Sandro Gros-Pietro (maris ast)
Enea Biumi è scrittore, drammaturgo, regista e attore: un intellettuale alacre, che non ha mai perduto di vista il significato della nozione di impegno civile esercitato nella scrittura letteraria. Impegno significa avere rispetto della realtà e una certa dose di diffidenza per le edulcorate visioni idealiste di una presunta società perfetta. La realtà è il grido di allarme Maris ast -Ci sono feriti- in lingua pashtu riportato da Gino Strada nel libro Buskasshi: viaggio dentro la guerra (Feltrinelli, 2002), resoconto dall’Afghanistan, divorato dalla violenza. L’impegno civile in letteratura è stata la bandiera del realismo di Elio Vittorini, Cesare Pavese, Vasco Pratolini, Giuseppe Fenoglio, Primo Levi, Pier Paolo Pasolini, tanto per pronunciare i primi nomi che si accendono subito nella mente. Quella di Enea Biumi è una mente la cui luce di impegno non si è mai affievolita. Ci sono feriti è un viaggio nel tempo che testimonia la reiterazione del massacro dell’umanità fatto dagli uomini a danno di loro stessi, senza indicazioni ideologiche del Bene e del Male, ma con indicazione puntuale, pervicace, implacabile dei carnefici che infliggono e delle vittime che procombono. È un grido netto, crudo, spoglio di esacerbazione contro l’infamia degli inganni e la protervia della violenza, come chi dicesse “non provate vergogna a continuare su questa strada? Non vi crediamo più per niente”. Il viaggio di denuncia riguarda tutto il Novecento e le prime propaggine del Duemila. Il libro è illustrato da una splendida prefazione di Gianfranco Gavianu ed è arricchito da una curata ricostruzione biobibliografica del percorso umano e delle opere di Enea Biumi, pseudonimo di Giuliano Mangano.