Maria Grazia Ferraris (Seprio)
Da una corrispondenza privata
(…) splendida la prima raccolta che dà il titolo al volume <Le rovine del Seprio> in terzine dantesche. Tanto più le apprezzo perché sono in sintonia con la mia interpretazione della storia e con il mio gusto poetico.
Ci sono certi passaggi “silenzio di cose contemplate”… “apolide senso del dolore”, certi versi , che diventano una metafora universale di ogni distruzione personale, individuale e collettiva che ci portiamo dentro. Ah, davvero, come la storia non è magistra vitae!
Ho ammirato anche la strutturazione delle parti, da <Serigrafie a Quaderni> (belli i titoli) ed ancora una volta mi ritrovo nella sezione <Corrispondenze>, con grande coinvolgimento. Alcuni personaggi letterari come Majakovskji e Neruda li ho molto studiati ed ammirati anch’io, avendoli proposti alla Università UNITRE e al nostro GODOT gaviratese. Tu hai saputo mettere tra parentesi l’enfasi vitalistica che caratterizza entrambi in molte liriche e che talvolta mi disturba per l’eccessività, per cogliere l’essenza poetica coinvolgente, poetica e drammatica. Ci sono anche versi illuminanti del tuo mondo fantastico- interpretativo:
“c’incontreremo, un giorno…nella sua paziente impazienza”….” Né padri né madri né amori né gloria/ se non un forte abbraccio/ di Poesia”
I riferimenti alla tua storia personale, fascinosi, sempre così leggeri, discreti, emergono da un quotidiano distillato, ripensato emotivamente, controllato e filtrato dalla cultura.
“Fra le conchiglie la voce/ del mare aumenta frenesie,
mentre il sistro sussurra/ melanconiche fantasie”.
Rivelano una matura sensibilità umana ed artistica:
“ecco cosa resta:…. E la clessidra/ che mai più s’arresta, capovolta solo per me:/ ribelle”.
C’è- mi sembra- tutta una storia personale di studio, decanto ed elaborazione della voce dei grandi maestri, a cominciare da Ungaretti, che passa per Montale, Saba, ma soprattutto Dante, che evidentemente ami molto. (…)
Maria Grazia Ferraris