José MARTI'
(da “Versi sinceri”)
V
Se vedi un monte di spume,
è il verso mio che vedi:
il verso mio è un monte ed è
un ventaglio di piume.
Il verso mio è un pugnale
dal cui pugno sboccia un fiore:
il verso mio è uno zampillo
che offre acqua di corallo.
Il verso mio è un verde chiaro
ed un roseto carminio:
il verso mio è un cervo ferito
che ai monti chiede rifugio.
Il verso mio al forte fa piacere:
il verso mio breve e sincero
ha la forza dell’acciaio
che fonde la spada.
VII
Per Aragòn, in Ispagna,
ho io nel mio cuore
un posto tutto Aragòn
franco, fiero, fedele, senza astio.
Se vuole uno sciocco sapere
perché lo tengo, glielo dico
che lì ebbi un buon amico
che lì volli una donna.
Là, nella pianura fiorita,
quella dell’eroica difesa,
per mantenere ciò che pensa
gioca la gente con la vita.
E se un alcalde(1) la opprime
la molesta un re musone,
si mette una coperta il contadino
e muore con il suo fucile.
Amo la giallastra terra
che bagna l’Ebro fangoso:
amo il Pilar azzurrino
di Lanuza e di Padilla.
Stimo chi con un golpe
butta per terra un tiranno,
lo stimo se è un cubano,
lo stimo se aragonese.
Amo gli umbratili cortili
con scalinate trapunte,
amo le navi silenti
e i vuoti conventi.
Amo la terra fiorita,
musulmana o spagnola,
donde ruppe la sua corolla
il breve fiore della mia vita.
(1) sindaco