Anna de Pietri
SPARISCE LA FIGLIA DEL SACRISTA, GIALLO IN PROVINCIA
Fra le pieghe della provincia varesina, su un biglietto sono scritte parole che racchiudono il mistero di una sparizione: "Rosa fresca aulentissima". Proprio questo il titolo dell'ultimo romanzo di Giuliano Mangano, poeta, scrittore, regista ed attore varesino noto anche con lo pseudonimo di Enea Biumi fresco vincitore del riconoscimento per inediti "dignità di stampa" all'ultima edizione del concorso 'I Murazzi' indetto dall'Associazione Elogio della Poesia. Un giallo di fantasia, quello di Mangano, che ha preso forma quasi per caso da un incrocio di ispirazioni, che mostra la familiarità dell'autore con i vari colori della lingua insieme alla sua capacità di restituire un mondo periferico di provincia percorso da luci e ombre. Mangano ha affiancato alla sua carriera di professore — per 25 anni ha insegnato all'Isis Stein di Gavirate - la passione per la scrittura, il dialetto e il teatro. Negli anni'80 il primo approccio con la pubblicazione, seguito da diversi lavori come il romanzo "Bosinata" del 2000, vari racconti, dal volume "Le rovine del Seprio" edito da Macchione nel 2010, e da altre raccolte poetiche come "La sumenza de la nocc" del 2014. Nel 1999 ha fondato la compagnia teatrale "Il volto di velluto" che oggi vede alla regia Emanuela Legno e Alessia Agostino. Fa parte del gruppo folk Bosino di Varese come fisarmonicista e del Cenacolo dei Poeti e scrittori varesini e varesotti. Con il romanzo" Rosa fresca aulentissima" (ed. Genesi) la nostra provincia si tinge di giallo... Si tratta di un episodio inventato ambientato in un paesino qualsiasi, dove ritroviamo un immaginario che appartiene al nostro territorio. Senza anticipare troppo, nel romanzo si parla della sparizione della ragazza più bella del paese, che è la figlia del sacrestano. «Lo spunto c'era già in una bosinata che avevo composto trent'anni fa. C'è un maresciallo siciliano che conduce le indagini e ci sono tanti sospettati: dal fidanzato ex-seminarista, al maestro del coro, all'organista e così via.» Com'è nato l'approccio con la scrittura? E con il dialetto? «Prima è nata la passione per la poesia, il dialetto l'ho riscoperto poi grazie alle canzoni dei Gufi e al teatro. Appartengo alla generazione anni '50 a cui il dialetto era stato proibito. Mi interessavano gli spettacoli di Guido Bertini. Anche in questo romanzo c'è del dialetto, non solo varesino, visto che nella storia ci sono anche un farmacista genovese e un maresciallo siciliano». Prosa, poesia, nella scrittura emergono diversi lati della tua personalità... «Nel romanzo c'è la passione per lo scrivere, il fatto che questo sia diventato un giallo è venuto così. Nella mia poesia invece c'è ironia, soprattutto nelle bosinate». Forte anche la sua passione per il teatro. In passato ha fondato la compagnia Il volto di velluto, «Nel 1999 recitavamo soprattutto in italiano. Nel tempo la compagnia ha continuato il suo percorso e ci sono stati dei cambiamenti. Oggi sono con loro come attore. Il 9 giugno saremo a Casalzuigno con lo spettacolo "A piedi nudi nel parco" di Neil Simon in cui ho un ruolo da un minuto. In passato ho insegnato teatro ai ragazzi di Gavirate e per un paio d'anni sono stato anche regista della compagnia di Bogno. Ora insegno Laboratorio teatrale all’Unitre di Sesto Calende».
Anna De Pietri