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Anna De Pietri sfulcitt

SFULCÌTT:  ENEA BIUMI E L’INGANNO DEL VIVERE

Il poeta Enea Biumi si sofferma sugli inganni del tempo de della Natura utilizzando le sfumature del nostro dialetto nella sua ultima silloge di componimenti dal titolo Sfulcìtt, traducibile col termine inganni.
Pubblicato da Lupi editore e vincitore del Premio Poesia Città di Legnano Giuseppe Tirinnanzi 2023 nella sezione dialetto, il volume sarà presentato nella Sala Morselli della Biblioteca Civica di Varese, stasera, alle 18.
Dialogheranno con l’Autore Gianfranco Gavianu e Gianfranco Galante con letture di Adele Boari.
Enea Biumi, all’anagrafe Giuliano Mangano, è un poeta narratore varesino che risiede a Cadrezzate. Dopo la Laurea in Lettere Moderne e l’insegnamento in Istituti Superiori, dove ha diretto anche un laboratorio di Teatro, da anni è un prolifico e sensibile autore di poesia, narrativa e teatro.
Biumi ha infatti pubblicato numerosi libri e fa parte del Cenacolo dei e Prosatori varesini e varesotti e del Gruppo Folk Bosino di Varese. Con Sfulcìtt si allontana dal terreno delle bosinate per concedersi una serie di riflessioni, tra dubbi, asserzioni e sogni, elaborati nella concretezza delle azioni quotidiane e dei ricordi, accompagnati dalla presenza della Natura.
Enea, quali sono gli inganni a cui fa riferimento?
Il tempo si prende gioco di noi perché sembra poterci far vivere in eterno ma non è così. Anche la Natura sembra buona ma può essere ingiusta, come del resto le persone che ci stanno attorno.
Tra i suoi versi spuntano anche Lucrezio e Kant. Che cosa vuole esprimere nelle sue poesie?
Ci sono istanti di dolcezza, ma sempre bilanciati da prese di coscienza. C’è anche la contemplazione della Natura, che in un posto come Varese affascina ma che poi sa ance svelare il suo lato negativo.
Lei ha usato il dialetto per interrogarsi sull’esistenza…
Il dialetto non è di nicchia, ma va visto per la sua musicalità, per i suoi contenuti e per la sua espressività. Recupera suoni che nell’italiano non ci sono ed è adatto per descrivere non solo un mondo d’altri tempi ma anche il presente. Il dialetto fa parte delle mie tradizioni, anche se in realtà l’ho conosciuto nel tempo, con il teatro di Guido Bertini, e lo apprezzo molto anche in poeti di altre regioni. Il mio uso del dialetto non è così spontaneo, perché cerco costantemente di migliorare quello che scrivo.
Novità all’orizzonte?
Certamente, sia in dialetto che in italiano.
Anna De Pietri
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