A scatola chiusa // Di mia gatt - "Arte e Cultura: Poesia, Romanzo, Scrittura, Musica e Teatro"

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A scatola chiusa // Di mia gatt


A SCATOLA CHIUSA
Commedia in 3 atti di Georges Feydeau
Traduzione e adattamento di Giuliano Mangano e Carlo Iori

Personaggi
PACAREL
DUFAUSSET
Dr. LANDERNAU
LANOIX DE VAUX
MARTA (moglie di PACAREL e matrigna di GIULIA)
AMANDINE (moglie di LANDERNAU)
GIULIA (figlia di PACAREL)


ATTO I
Scena Prima
AMANDINE, MARTA, GIULIA, PACAREL, LANDERNAU
PACAREL – Eccellente, quest’anatra!
MARTA – La ricetta è del dottor Landernau.
LANDERNAU – Eh! Parbleu, è l’anatra alla borgognona! Tutto il segreto sta nel modo di
ucciderla….E’ molto semplice…..bisogna premere con le dita sul collo della bestia… così…
AMANDINE (si dimena)
LANDERNAU – Cosa c’è?
AMANDINE – Soffoco
LANDERNAU - Pardon! L’aria non penetra più nel torace e l’ematosi avviene in modo
incompleto causando dei travasi sanguigni nei tessuti cellulari che separano i muscoli sopra-ioidei e
sotto-ioidei, di conseguenza….
PACAREL – Sì, insomma, bisogna tirargli il collo…..questi medici, sono incapaci di parlare come
le persone comuni….comunque, è eccellente.
LANDERNAU – In questo modo l’anatra diventa di un tenero….
PACAREL – Ah! E’ stata acquistata personalmente da mia moglie.
MARTA – Sì….figuratevi che avevo anche dimenticato il mio portafoglio….e avevo già preso il
tram… fortunatamente c’era un giovanotto molto galante che mi ha prestato sei soldi….
AMANDINE – Ci sono sempre degli uomini al momento giusto.
PACAREL – Peccato che non ci siano momenti giusti per tutti gli uomini. Giulia, per favore,
portaci lo champagne.
GIULIA – Subito
AMANDINE – Ah! Io l’adoro….ma mio marito, il dottore, me lo proibisce….dice che mi eccita
troppo! Me lo concede solo per riempire la vasca da bagno.
LANDERNAU – Si capisce, n’è vero? E’ una questione d’amore
MARTA – Diciamo pure che è una questione d’età
AMANDINE - Prego?
MARTA – Niente, mia cara… riflettevo…
PACAREL – Andiamo! Passatemi i vostri bicchieri…..e vedrete che vino!
LANDERNAU – Allora brindiamo!…
GIULIA – Sì…Sì…brindiamo!
PACAREL – Signori….. Signore….Domando la parola.
AMANDINE - Lasciate parlare il Signor Pacarel.
MARTA – Parla! …..Mio marito è un tribuno nato
PACAREL – Signori….. Signore…. È sempre un piacere ritrovarvi qui……
MARTA – A proposito di ritrovare, mia cara Amandine, ho ritrovato il vostro cesto di lavoro.
AMANDINE – Il mio cesto, ah! L’ho tanto cercato!
PACAREL – Signori, Signore…..
TUTTI – Sì.
PACAREL – Mi lasciate parlare?
MARTA – Prego, mio caro. (A Amandine) Ricordatemi di rendervelo subito.
PACAREL – Signori e Signore…..e soprattutto, tu, figlia mia…..vi preparo una sorpresa
TUTTI – Sorpresa!…. sorpresa … (in modo infantile)
PACAREL – Eccola….sarò breve….Giulia…..tu ti sei distinta nella nostra famiglia per aver scritto
un’opera…. Hai rifatto Faust dopo Gounod ….. Gounod, essendo nato prima di te, lo ha scritto per
primo. Ho deciso di far cantare il tuo Faust all’Opéra…..Io mi sono arricchito grazie alla
fabbricazione dello zucchero per diabetici…. Al nostro nome manca solo un po’ di lustro…..Bene!
Questo lustro me lo darai tu. Tu sei il mio capolavoro, questa opera è il tuo capolavoro. Ora, i
capolavori dei nostri capolavori sono i nostri capolavori, di conseguenza, Faust è il mio capolavoro!
TUTTI – Bravo! Bravo!
LANDERNAU – Ma con tutto questo non ci hai detto come farai per farla rappresentare.
PACAREL – Aspetta! ….L’altro giorno, ho saputo che l’Opéra aveva l’intenzione d’ingaggiare un
tenore eccezionale….una voce, sai ….. come ho sentito che ce n’era una disponibile…se avesse
voluto venire….questo tenore canta a Bordeaux…si chiama Fasolon e ha un avvenire immenso….
Cosa ho fatto?…ho telegrafato al mio vecchio amico Dufausset! “Ingaggiami, non importa a quale
prezzo, tenore Fasolon! Attualmente a Bordeaux e spedisci direttamente” Capite, una volta in
possesso di un tenore….io lo lego a me ….l’Opéra si getta ai miei ginocchi….E mentre gli cedo il
mio tenore gli impongo la mia opera ed ecco i Pacarel che passano alla posterità…..Signori,
Signore, alla vostra salute.
TUTTI – Hip! Hip! Hip! Hurrah!….
GIULIA – Ah! Papà come sono contenta! (lo abbraccia)
PACAREL – Fai attenzione al mio collo….puoi anche abbracciare senza appenderti….Tieni,
abbraccia la tua matrigna, piuttosto. (Giulia va ad abbracciare Marta, poi esce)
MARTA – Per cortesia non dire sempre la tua matrigna, mi fa sentire un’arpia brutta e malvagia,
una specie di conserva.
AMANDINE – Hè! Hè! Le conserve a volte sono migliori delle primizie!
PACAREL – (a parte) Senti come difende la sua categoria, la signora Landernau.
Scena Seconda
GLI STESSI, DUFAUSSET
GIULIA – C’è un signore che arriva da Bordeaux. Viene da parte del signor Dufausset.
PACAREL – Da parte di Dufausset! E’ lui! E’ Fasolon…. Ah, amici miei….vi prego….. fategli
una bella accoglienza….Sapete, un tenore , è abituato alle ovazioni…..Marta, al piano. Madame
Landernau e tu Giulia, voi battete sui bicchieri con dei cucchiai…..non abbiate paura di fare
rumore. Tu, Landernau, sali su una sedia in faccia a me, e con il tuo tovagliolo, noi faremo un arco
di trionfo. Avete capito bene? Ai vostri posti. (Eseguono)
DUFAUSSET – (entrando) Una casa di matti!…..Mi sono sbagliato (fa per uscire)
PACAREL – (scendendo dalla sedia) Dove andate?
DUFAUSSET – Non vi scomodate (a parte) Non bisogna contrariarli (alto) Continuate vi prego.
PACAREL – (a parte) Ah! Ah! Gli piacciono le ovazioni. (ad alta voce) Forza, riprendiamo
(Dufausset cerca di scappare) Ma non scappate….che tipo strano!
DUFAUSSET – Ma non scappo (a parte) comincio a preoccuparmi, sono troppo numerosi.
PACAREL – Ed ora parliamo…..ma prima permettetemi di presentarvi gli altri. Il Signore e la
Signora Landernau, nostri amici intimi che vivono qui da noi, mia moglie, mia figlia….
MARTA – Ah! Il signore del tram che mi ha prestato i soldi!
DUFAUSSET – La signora che aveva dimenticato il suo porta-monete….com’è possibile? In una
casa di pazzi! Povera donna!
PACAREL – Bene! Le presentazioni sono state fatte…..Ah! Sono contento di vedervi….
Dufausset sta bene?
DUFAUSSET – Papà?
00PACAREL – Papà! Ha detto papà! Perché ha detto papà? No io veramente vi domandavo se
Dufausset
DUFAUSSET – Dufausset?….Ah!…..Ma allora….
PACAREL – Allora?
DUFAUSSET - Voi siete il Signor Pacarel?
PACAREL – Ma certo, che diamine (a parte) E’ proprio una bestia, mi ha fatto una paura!
DUFAUSSET – Ed io che credevo di essere finito in un manicomio.…
PACAREL – Cosa?
DUFAUSSET – Vi ho trovato tutti là, sulle sedie, sulla tavola…..si sarebbe po tuto pensare che
giocavate alle belle statuine…..musicali.
LANDERNAU – Vi volevamo fare una bella accoglienza.
DUFAUSSET – Ah! È stato per …..che strano modo di ricevere!
AMANDINE – (a parte) Questo giovanotto mi ha guardato.
DUFAUSSET – Così voi siete il signor Pacarel ….molto piacere! Ah! A proposito, ho una lettera
per voi, purtroppo è in fondo al mio baule.
PACAREL – Di Dufausset ….Ah! Quel caro amico….come sta?
DUFAUSSET – Benissimo! Sta benissimo, mio padre….
PACAREL – Perché mi chiama padre? Sarà stato allevato dai gesuiti. Allora, come lo trovate il
mio tenore?
AMANDINE – Maestoso.
LANDERNAU – Ha l’aria un po’ patita, ma lo curerò io. (Si scambiano le loro impressioni)
DUFAUSSET – Che gente divertente! Papà ieri, a Bordeaux mi ha detto: figlio mio….vai a fare i
tuoi studi di diritto a Parigi…..ma siccome non ti voglio lasciare tutto solo in quella grande città
piena di piaceri sfrenati e corruzione facile, ti mando dal mio vecchio amico Pacarel …..pregandolo
di vegliare su di te….Sii bravo con lui…..non lo contrariare…..vedrai, è un uomo molto
simpatico…..Questo è vero, io credo che mi intenderò bene con lui.
PACAREL - Voi non sapete quanto sono felice di vedervi…. Ditemi, avete pranzato?
DUFAUSSET – Il fatto è che questa mattina…
PACAREL – Oh! Ne ero sicuro….cosa posso offrirvi: un uovo sodo, dei finocchi lessi?
DUFAUSSET – No, grazie…..preferisco altre cose (a parte) ma che razza di cucina fanno a Parigi?
MARTA – Eppure, qualche volta, per la voce è meglio prendere qualcosa di leggero.
DUFAUSSET – Ah! Se è solo per questo. Sapete, io faccio talmente poco caso alla mia voce.
AMANDINE – Non tutti sono come voi!
DUFAUSSET – Non ne dubito, signora…(a parte) questa deve essere una cantante.
AMANDINE – Che sbruffone!
MARTA – Bene, vi daremo quello che ci sarà in cucina. Me ne occupo io! Nel frattempo brindate
alla nostra salute… (porge lo champagne)
DUFAUSSET – Ah, signora, sono confuso!
MARTA – Signore….
DUFAUSSET – E’ arrossita! Mi ha riconosciuto! Che donna affascinante! Ma con chi è maritata?
E’ la moglie di Pacarel o dell’altro? Accidenti a lui…mi ha presentato tutti in blocco….
DUFAUSSET – (con lo champagne) Signori, Signore….alla vostra salute.
MARTA – Ecco, ho dato gli ordini, stiamo per servirvi qualcosa (a Amandine), mi sono ricordata
del tuo cestino
PACAREL – Naturalmente alloggerete da noi…..starete al primo piano, di fianco alla mia
camera….vista sul giardino….c’è anche un pianoforte.
DUFAUSSET – Oh! Che bello!
PACAREL – Vi anticipo che è “a coda”.
DUFAUSSET – Poco male, occupa un po’ di spazio, ma può servire per appoggiare la biancheria.
GIULIA – Un po’ di caffè, signore?
DUFAUSSET – Molto volentieri
PACAREL – No, è un eccitante….servitegli un latte di gallina.
DUFAUSSET – Ma io lo detesto…..
LANDERNAU – Non importa….schiarisce le corde vocali….
DUFAUSSET – Ma io non devo schiarire niente….
AMANDINE – Deve obbedire.
DUFAUSSET – Accidenti, qui mi mettono a dieta….
GIULIA – Vado a prenderlo
PACAREL – Brava, cura il tuo futuro interprete, la vedete? Questa è la bella fanciulla che ha fatto
l’opera.
DUFAUSSET – Ah! Me ne compiaccio….
PACAREL – (basso a Giulia) Ha detto: “me ne compiaccio”, hai sentito?
GIULIA – Sì, questo giovane è proprio gentile! Molto più del mio fidanzato. Vi riempirò la stanza
di fiori. (Via)
MARTA – Un goccio di liquore, signore?
DUFAUSSET – Oh! Signora, avete una mano così bianca e delicata…(basso) E’ una donna
deliziosa (alto) Che cos’è? (legge l’etichetta) “Olio di fegato di merluzzo” non si disturbi, grazie.
MARTA – Non vi preoccupate, è solo una vecchia bottiglia.
DUFAUSSET – Meno male!
PACAREL – E ora, amici miei, non è per mandarvi via, ma ho bisogno di discutere a quattrocchi
con il signore.
LANDERNAU – Non ti preoccupare devo tornare al lavoro.Venite, signore. A presto! (escono)
Scena terza
PACAREL, DUFAUSSET
PACAREL – E ora, parliamo seriamente. Andrò diritto al fatto! Ecco quello che vi
propongo…senza lesinare! Volete 3000 franchi al mese, nutrito, alloggiato, scaldato e curato?
DUFAUSSET – Cos’è questa storia! Vi state prendendo gioco di me?
PACAREL – Io prendermi gioco di voi…. assolutamente no, (a parte) Per la miseria! Sono
diventati esigenti i tenori! (alto) Insomma cosa vi davano a Bordeaux?
DUFAUSSET – Mio padre….
PACAREL – Mio padre…Continua a chiamarmi padre. Vi ho domandato quanto vi davano.
DUFAUSSET – Cento franchi!
PACAREL – E allora? Non fanno 3000 franchi?
DUFAUSSET – Cosa vuol dire 3000 franchi?
PACAREL – Vedo che non è molto forte in matematica: in un mese ci sono trenta giorni, trenta
volte cento fanno 3000….
DUFAUSSET – Permettetemi di dirvi che…..
PACAREL – Va bene, avevo detto che non avrei lesinato. Diciamo 3500. Accettate 3500 franchi al
mese?
DUFAUSSET – Se accetto! E’ incredibile! (a parte) Papà mi aveva detto che era una persona
gentile, ma non credevo che lo fosse così tanto.
PACAREL – Accettate?
DUFAUSSET – Accetto…eccome se accetto!
PACAREL – Bene, allora siamo d’accordo…..firmiamo un contrattino?….un contratto in regola
…perché così ognuno conosce i suoi diritti…..voi lo sapete: il diritto prima di tutto.
DUFAUSSET – Bene, allora sarete vo i ad aiutarmi per preparare le interrogazioni
PACAREL – Non conosco questi modi di dire del mondo del teatro….per iniziare fissiamo una
forte penale …40.000 franchi se voi mi lasciate.
DUFAUSSET – Non abbiate paura, non vi lascerò mai!…E cosa dovrei fare in cambio di tutto ciò?
PACAREL – Cantare quando e dove riterrò più opportuno!
DUFAUSSET – Cantare! Questa sì che è un’idea divertente!
PACAREL – Voi siete pagato per questo!
DUFAUSSET – Ditemi, voi volete fare uno scherzo a qualcuno?
PACAREL – Sì, al teatro dell’Opera!…
DUFAUSSET – Facendomi cantare?
PACAREL – No! Io vi farò… (a parte) Inutile che lo sappia, potrebbe cambiare idea (alto)
insomma quello che ho in mente non è importante….Accettate?
DUFAUSSET – A questo prezzo, lo credo bene…..una cosa del ge nere non me la sarei mai
aspettata! Quando penso che a Bordeaux, quando canto, mi dicono che faccio piangere i gatti!
PACAREL – Bene, allora firmate questo piccolo impegno scritto, è valido per dieci anni (a parte),
per me è lo stesso tanto io lo girerò all’Opéra (alto) …3500 franchi contro una penale di 40.000.
Fatto! “Davanti a noi X e Y”, metteremo i nomi dei testimoni in un secondo tempo, “sono comparsi
il signor Pacarel Francesco Stefano, fabbricante di zucchero per diabetici e il signor Fasolon”.
DUFAUSSET – Chi è questo Fasolon?
PACAREL – Ma siete voi! Non è il vostro nome?
DUFAUSSET – Fasolon! ….ma questo è un nome da personaggio teatrale!
PACAREL – Ah! E’ il vostro pseudonimo….ma allora come vi chiamate?
DUFAUSSET – Come mio padre….
PACAREL – Vorrei ben vedere! E quindi….
DUFAUSSET – Dufausset, accidenti!
PACAREL – Dufausset!non c’è bisogno di continuare, poveretto.Ho capito: Dufausset è tuo padre!
DUFAUSSET – Ebbene sì …..visto che lo dite voi!(a parte) Ma è fuori di testa?
PACAREL – (al pubblico) Dufausset suo padre, ha un figlio! Lui, un uomo sposato, padre di
famiglia! Oh! Che disonore!…. Non me l’avesse mai detto… Eccolo qui il frutto del suo peccato!…
DUFAUSSET – E’ mio padre che mi ha detto: vai a trovare Pacarel ….
PACAREL – “Mio padre” ti permette di chiamarlo padre….
DUFAUSSET – E’ logico.
PACAREL – E tu sei sicuro che è veramente tuo padre?
DUFAUSSET – Accidenti!
PACAREL – Ma cosa dice sua moglie?
DUFAUSSET – Ma cosa volete che dica?
PACAREL – Lei lo sa che sei suo figlio?
DUFAUSSET – La mamma?….(a parte) Ma è proprio una bestia!
PACAREL – La mamma!…Ti permette di chiamarla mamma? (a parte) Povera donna! Lo ha
riconosciuto …legittimato! ….Questo sì che è eroismo!
DUFAUSSET – Non c’è che dire, in questa famiglia sono tutti suonati!
PACAREL – Ma il figlio….cosa dice il figlio….vedendoti prendere nella famiglia un posto che
appartiene a lui solo?
DUFAUSSET – Il figlio!…. Quale figlio?
PACAREL – Ma il figlio di tuo padre….
DUFAUSSET – Di mio padre? …Papà ha un figlio?
PACAREL – Ma certo, l’ho conosciuto 13 anni fa. Aveva dodici anni…..è molto più piccolo di te.
DUFAUSSET – Un figlio!…..ma di chi?
PACAREL – Eh! Parbleu, di sua moglie! Tu non l’hai mai visto?…
DUFAUSSET – Mai!
PACAREL – Che sia morto?
DUFAUSSET – Ah! Questo è troppo! Scrivo subito a papà.
PACAREL – (fermandolo) Non farlo, infelice! Ci manca anche questa, la rivolta dell’adulterino
contro il legittimo!… Continuiamo, dunque… davanti a me..na,na,na… in qualità di membro…
DUFAUSSET – (picchiando il pugno sul tavolo) Dovrò pur sfogarmi in qualche modo….
PACAREL – Oh, accidenti! Mi avete fatto sporcare il membro… Non t’agitare….non vi
agitate!….Quel che è fatto è fatto….Per quanto mi riguarda io ignoro tutto….Tenete, non parliamo
più di loro e firmiamo il contratto. Allora voi firmate Dufausset? Povero Dufausset! Per piacere,
mettete di fianco “detto Fasolon”…in modo da non sbagliarsi….
DUFAUSSET – Va bene così?
PACAREL – Perfetto! Ecco la vostra copia, ed ecco la mia: ed ora voi siete il mio tenore privato!
DUFAUSSET – Ebbene spero che ne sarete soddisfatto….
PACAREL – Seguitemi, vi mostro la vostra camera…. A proposito, una piccola raccomandazione:
non suonate il piano troppo presto la mattina.
DUFAUSSET – Non abbiate paura! … Io ho del rispetto…
PACAREL – Per gli altri!
DUFAUSSET – Per il piano soprattutto!
PACAREL – Sapete, alle signore piace dormire.
DUFAUSSET – (a parte) Le signore!… Lei è una di queste signore!….Signora…..Come si
chiama?….E’ da quando l’ho incontrata che ne sono completamente cotto.
PACAREL – Venite? (esce di scena)
DUFAUSSET – Ecco il suo cestino del cucito...Ah! Le scriverò due parole! “Da quando vi ho
sfiorato, vi amo” Là, ed ora dentro il cestino….
PACAREL – (rientrando in scena) Ah! Anche questa! Si può sapere cosa state facendo con il
cestino della signora Landernau?
DUFAUSSET – Io, niente (a parte)… La signora Landernau! E’ la moglie dell’altro, allora niente
scrupoli!
PACAREL – Voi state guardando il suo cestino con degli occhi da merluzzo fritto!
DUFAUSSET – Signor Pacarel, siete capace di mantenere un segreto?
PACAREL – Se non posso fare altrimenti.
DUFAUSSET – Io trovo che la Signora Landernau sia incantevole!
PACAREL – Voi! Ma andiamo!…. non è possibile, ma non l’avete vista!…ha un petto! Che non
finisce mai….a questo mondo tutto finisce tranne il petto della signora Landernau! Più che un petto
è un davanzale…
DUFAUSSET – Cosa volete, ne sono stato colpito….
PACAREL – (a parte) E’ un amante dell’architettura … (alto) Va bene, sarà per la rarità dello
spettacolo!…..(a parte) A me non fa nessun effetto, sarà perché ci sono abituato…..povero
Landernau, amico mio!
Scena quarta
LANOIX, poi GIULIA
LANOIX – (solo) Mamma mi ha detto: vai a portare un mazzo di fiori alla tua fidanzata….si usa
così quando si fa la corte ad una ragazza….Io l’avevo acquistato quel benedetto mazzo di
fiori….ma, venendo, ho fatto una puntatina da Camélia….e lei lo ha voluto. E’ carina Camélia! E’
alla buona….con lei non ho bisogno di girare la mia lingua in bocca sette volte….non è come
qui….dove la mamma mi ha raccomandato di farlo tutte le volte che devo parlare….E’ stata proprio
una bella idea quella di volermi sposare…è stupida…anche Camélia la trova stupida….mi ha detto:
guarda io mi sto forse maritando? E poi ha aggiunto: “Se io acconsentissi a maritarmi non sarebbe
che con te!” e ha chiamato la sua cameriera….per farmi fare le carte…Sapete cosa mi hanno detto,
le carte: “ Se Lanoix de Vaux si sposa….sarà infelice; se resta con la sua Camélia, sarà sempre
felice!” E questo mi è costato 20 franchi per la cameriera! Capirete bene che io non voglio andare
contro al destino!….
GIULIA – (entrando) Papà mi ha detto: va a ricevere il tuo fidanzato….mi annoia il mio
fidanzato…è balbuziente…e, ha aggiunto ….stai attenta, stai diritta e conta due volte fino a quattro
prima di parlare.
LANOIX – La piccola Pacarel!….Giriamo sette volte la lingua. (esegue) Buongiorno signorina,
come va?
GIULIA – Uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro. Molto bene, grazie, e voi?
LANOIX – (a parte) Ma che cos’ha? (gira sette volte la lingua) Vi avevo portato un mazzo di fiori
(gira la lingua) ma mi sono accorto che erano appassiti (stesso gioco) allora li ho buttati!…
GIULIA – (a parte) Dio! Com’è irritante quel suo tic! (alto) Uno, due tre, quattro…uno, due, tre,
quattro.. siete troppo gentile!
LANOIX - (a parte) Deve essere una musicista… batte il tempo tutte le volte…
GIULIA – Uno, due, tre, quattro….uno, due, tre, quattro… e vostra madre sta bene?
LANOIX – (a parte) Com’è esasperante! (alto, girando la lingua) Molto bene, ma la sua povera
sorella è molto malata. Così ha perso la sua migliore amica! E’ così dispiaciuta,non sa più cosa fare!
GIULIA – Uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro. Andiamo tutti di bene in meglio! (a parte)
Deve avere una paralisi della lingua!
LANOIX – (a parte) Dico, ma mi vedete incastrato per tutta la vita con questa ochetta? Dopo che
ho passato cinque minuti con lei non trovo più niente da dirle…
GIULIA – (a parte) Sarebbe proprio un bel marito (alto) Uno, due, tre, quattro….uno, due, tre,
quattro … sembrate soprappensiero.
LANOIX – (gira la lingua) E’ nella mia natura! Sono uno spirito riflessivo….cerco sempre il
perché delle cose…e proprio in questo momento sto facendo degli studi…. Per trovare la
spiegazione di un fenomeno che anche voi avrete notato…
GIULIA – Uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro…Sarebbe?
LANOIX – (gira la lingua) Perché la mollica di pane, che è bianca, quando la si rigira tra le dita
diventa nera?
GIULIA – (a parte) Ma che imbecille è il mio fidanzato! (alto) Uno, due, tre, quattro…uno, due,
tre, quattro….Non ho mai fatto degli studi speciali a proposito!…(a parte) E si vuole che io lo
sposi….Mai!
LANOIX – (a parte) Piuttosto che prenderla in moglie mi faccio frate! (insieme)
GIULIA – Signore
LANOIX – Signorina?
LANOIX – Cosa avete detto?
GIULIA – Parlate!…
LANOIX – Dopo di voi!
GIULIA – Silenzio! La Signora Landernau. A dopo!
Scena quinta
Gli stessi, AMANDINE
LANOIX – Buongiorno signora!
AMANDINE – Non vi scomodate!…Fate come se io non ci fossi!…(a parte) Il signor Pacarel mi
ha pregata per buona creanza, di gettare un colpo d’occhio, ma senza disturbarli, con l’aria di non
aver l’aria; Marta verrà dopo.
LANOIX – (gira la lingua) Lei non mi crederà, signorina, a causa di questo caldo, bagno anche
quattro gilets di flanella al giorno!
AMANDINE – (rovistando nel cestino) Ah! Mio Dio!
GIULIA – Cosa c’è?
AMANDINE – Niente (leggendo il biglietto) “Da quando vi ho sfiorato, vi amo” E’ lui,….è il
tenore….Ah! Dio!…L’imprudente, mi scrive…allora è vero che mi guardava intensamente. “Dopo
che vi ho sfiorato”…Ma quando mi ha sfiorata?…Dio! Deve essere lo sconosciuto che ho incrociato
un giorno di temporale sulla Tour Eiffel…faceva talmente buio, non l’ho potuto vedere…ma ho
sentito la sua voce, siccome si lamentava: “Accidenti! Hanno chiuso la scala!” Ah! Sì, lui mi ha
sfiorata,veramente mi è quasi caduto addosso! Povero giovanotto, sarò impietosa,bisognerà vedere!
LANOIX – Signora!
AMANDINE – Non vi scomodate, ragazzi…
Scena sesta
GIULIA, LANOIX, poi MARTA
GIULIA + LANOIX - Ebbene! Cosa volevate dirmi?
GIULIA – Io non oso! Parlate prima voi.
LANOIX – Anch’io non oso.
GIULIA – Preferisco scrivervelo.
LANOIX – Anch’io.
GIULIA – Ecco un foglio di carta.
GIULIA + LANOIX – Ecco fatto!
GIULIA + LANOIX – (leggono) “Non forziamo i nostri sentimenti” Cosa!
GIULIA – Forse ci siamo dati il pezzo di carta sbagliato?
GIULIA + LANOIX – “Non forziamo i nostri sentimenti! Non siamo fatti l’uno per l’altra!”
GIULIA – (scoppiando a ridere) Ah! Questo è proprio divertente!
LANOIX – E’ veramente buona.
GIULIA – Allora è vero! Voi non mi amate?
LANOIX – Neanche voi?
GIULIA – Ah! Sapeste come sono felice!
LANOIX – E io allora!
GIULIA – Veramente io dovrei offendermi…il fatto che io non vi ami è comprensibile…ma
voi…questo mi umilia…
LANOIX – Io potrei dire esattamente la stessa cosa.
GIULIA – Ma non abbiate paura, io non ve ne voglio…Ditemi, dunque…dov’è finito il vostro tic?
LANOIX – Il mio tic?
GIULIA – Sì, questo qui… (imita il tic)
LANOIX – Ma non è un tic…è una precauzione…è la mamma che me l’aveva ordinato…
GIULIA – Ah! Bene. E’ come per me, il mio”Uno, due, tre, quattro” E’ una raccomandazione di
papà.Sono proprio contenta, perché mi dicevo:Oh! Questo povero giovanotto, è proprio disgraziato!
LANOIX – E io pensavo: non è possibile, forse ha ingoiato un metronomo!
GIULIA – Ma tu guarda come ci intendiamo bene adesso che non ci sposiamo più.
LANOIX – Lo credo bene…(tendendo la mano) Amici?
GIULIA – Amici. Ma adesso dobbiamo essere diplomatici…fino a nuovo ordine, per tutti gli altri
noi restiamo quello che siamo…E’ il solo me zzo per conservare la nostra libertà, e poi avremo tutto
il tempo di prendere una decisione.
LANOIX – Intesi…dunque, come se niente fosse…
GIULIA – Attenzione! Ecco la mia matrigna.
LANOIX – Signora…
MARTA – Non vi disturbate…non vi disturbate. Dimmi, hai visto il tenore, cara?
GIULIA – No
MARTA – Lo cerco…bisogna che gli renda i suoi sei soldi…Vediamo, non c’è un pezzo di carta
per avvolgerli…è più conveniente per consegnare dei soldi.
LANOIX – Allora è convenuto…noi restiamo fidanzati agli occhi del mondo…Ed ora…uno, due,
tre, quattro…uno, due, tre, quattro. Vi domando il permesso di lasciarvi.
GIULIA – (gira la lingua sette volte) Prego, fate pure, caro signore!
LANOIX – E’ proprio carina.
GIULIA – E’ molto meglio come amico (esce)
MARTA – Ve ne andate, signore?
LANOIX – Controvoglia, signora…perché…mamma…mi aspetta!(esce)
Scena settima
MARTA, poi DUFAUSSET
MARTA – (cerca tra le carte) Una vecchia lettera d’Amandine quando era in Italia con suo
marito.(leggendo) “Se voi sapeste quanti soprammobili ho acquistato…delle casse piene…sto
facendo delle follie e penso che ne farò ancora; non dite niente a mio marito…neanch’io dirò
niente…prendetevi cura del mio uccellino, e se volete proprio essere adorabile, acquistatemi un
paio di giarrettiere blu… Vi abbraccio – Amandine Landernau ” Sì, questa lettera non ha più alcuna
importanza (ne strappa un pezzo avvolge i soldi) – Bene, così impacchettati…sono più eleganti.
DUFAUSSET – (con una sciarpa attorno al collo) Uffa, che caldo! Prendere il raffreddore è
praticame nte impossibile.
MARTA – Il tenore!…Guarda, guarda! Avete freddo?
DUFAUSSET – (a parte) La signora Landernau! (alto) Io? Per niente, è il signor Pacarel che lo ha
voluto espressament, in modo che io non prenda freddo (a parte) Ha toccato il cestino, deve aver
trovato il biglietto
MARTA – (a parte) Bisogna che gli renda i soldi. (alto) Signore!
DUFAUSSET – Signora…
MARTA – Vi cercavo a causa di quello che ho ricevuto da voi.
DUFAUSSET – (a parte) Il mio biglietto. (alto) Oh! Signora, non vi siete offesa?
MARTA – Non ci si offende mai per una galanteria.
DUFAUSSET – Beh! Quello che ho fatto è un po’audace…
MARTA – Per niente…
DUFAUSSET – Ah! Voi non lo avete trovato audace…(a parte) Diavolo! E’ pronta a tutto! (alto)
Se lo avessi saputo prima…ma siccome non conosco la gente non ho osato fare di più.
MARTA – Oh! Non ce n’era bisogno…la tariffa e niente più.
DUFAUSSET – La tariffa! …Ah! C’è una tariffa?
MARTA – Come? A Bordeaux non è così?
DUFAUSSET – Mio Dio! No…(a parte) Non riesco a capire una parola di quello che dice! Dovrò
abituarmi ai modi di dire di Parigi.
MARTA – Non ci sono tariffe!…Deve essere molto scomodo…non ci si intenderà mai…
DUFAUSSET – Ah! Sì…è una questione di simpatia!….
MARTA – Con il conducente?…Ma non può essere vero!…
DUFAUSSET – Lo chiama conducente?….E’ veramente un tipo strano…Fa niente, io sono felice
che voi non vi siate offesa…
MARTA – Io! Ma perché avrei dovuto offendermi?…Dopo tutto voi non mi avete obbligata.
DUFAUSSET – Certamente, io …(a parte) Ha un modo di dire le cose…
MARTA – Non importa! Non volevo essere in debito con voi, e a mia volta, ecco! (porge i soldi).
DUFAUSSET – Un biglietto!…mi ha risposto…Ah! Non si perde tempo a Parigi…si brucia…si
brucia…E’ la nevrosi, la famosa nevrosi…Ma perché ci ha messo dentro dei sassi…
MARTA – E ora, vi lascio.
DUFAUSSET – Ah! Lo conserverò per tutta la vita…
MARTA – Fate come volete…la parsimonia è una gran bella qualità…arrivederci e grazie!..
Scena ottava
DUFAUSSET, poi AMANDINE
DUFAUSSET – (solo) Cosa mi può dire? Guarda! Non sono dei sassi…è denaro! Ah! I sei
soldi…Li avrebbe potuti tenere. (legge) “ sto facendo delle follie e penso che ne farò
ancora”.(parlato) Ma è possibile! Ah! Dolce angelo! (legge) “non dite niente a mio marito”
(parlato) Fossi scemo! (legge) “neanch’io dirò niente” (parlato) Lo spero bene…(legge)
“prendetevi cura del mio uccellino” (parlato) Il suo uccellino? Questo deve essere suo marito…ha
un modo di chiamare le cose…Certamente lo curerò il tuo uccellino…lo curerò molto
bene…(legge) “e se volete proprio essere adorabile”(parlato) Vediamo? (legge) “acquistatemi un
paio di giarrettiere blu!” (parlato) Cosa? Un paio di…ma certo! E’ intrigante…un paio di…queste
cose succedono solo a Parigi…Corro a compragliene un vagone pieno…(legge) “Vi abbraccio
firmato Amandine Landernau “ Ah! (entra Amandine)
AMANDINE – Il tenore…sono emozionata…
DUFAUSSET – Ah! Amandine, cara Amandine!…
AMANDINE – Pensa a me…
DUFAUSSET – Sì, ti regalerò delle giarrettiere…
AMANDINE – Mi vuole regalare delle giarrettiere…
DUFAUSSET – Ne farò venire una partita. Ah! Ma tu mi amerai, dimmelo, Amandine, mi amerai?
AMANDINE – Ma signore!….Io amo mio marito!
DUFAUSSET – Cosa! Voi!…ma io non ne dubito, signora…(a parte) Ma chi gli ha chiesto niente?
Ancora un’altra svitata!…
AMANDINE – (a parte) L’ho intimidito, povero ragazzo…(alto) Volevo dire che amo mio marito,
ma non trascuro le altre amicizie…
DUFAUSSET – Ah! Davvero? (a parte) Non me ne potrebbe fregare di meno.
AMANDINE – Non arrossite, giovanotto…
DUFAUSSET – Ma io non arrossisco!…
AMANDINE – Così quando vado sulla Tour Eiffel…non diventate bianco giovanotto!
DUFAUSSET – Ma io non divento bianco!
AMANDINE – Spesso ci si incrocia, ci si incontra…una volta o l’altra…lui scendeva, io salivo…io
mi sono scansata…
DUFAUSSET – Andiamo dunque! Cosa è successo?
AMANDINE – Mi ha sfiorata…non diventate vermiglio giovanotto!
DUFAUSSET – Ma io non divento vermiglio!…Questa qui mi fa ripassare tutti i colori
dell’arcobaleno!
AMANDINE - E da questo sfioramento è scaturita la scintilla…Io, lui non l’ho visto!…Ma ho
sentito la sua voce (imperativa) Giovanotto!…
DUFAUSSET – Bene! Quale colore adesso?
AMANDINE – Giovanotto! Facciamo una prova, dite:”Guarda hanno chiuso la scala!”
DUFAUSSET – “Guarda hanno chiuso la scala!”
AMANDINE – Questa non somiglia per niente a quella voce…E’ dovuto senza dubbio al fatto che
ci manca la scala della Tour Eiffel! Ma non può essere che lui…non ce ne sono stati tanti che mi
hanno sfiorata!…
DUFAUSSET – Ma perché mi racconta tutto questo?
AMANDINE – Non vi dirò quanto questo incontro sulla scala mi abbia sconvolto, schiacciato…
DUFAUSSET – Questo non mi sorprende, è così stretto là dentro!…
AMANDINE – Oltre a ciò questo ricordo mi ossessiona…Allora, sento delle ondate di sangue che
montano…e delle palpitazioni qua e là….si sente: “ brououou” dappertutto.
DUFAUSSET – (a parte) Poverina! (alto) Ho conosciuto una signora che aveva gli stessi
sintomi…gli hanno dato dei purganti molto forti…e dopo qualche mese ha partorito.
AMANDINE – Che il cielo me ne scampi! (a parte) Credo di essere stata un po’ troppo precipitosa.
Scena nona
Gli stessi, PACAREL, LANDERNAU, MARTA, GIULIA
PACAREL – Ah! Cari amici, sono al settimo cielo…ha una voce…una voce….
LANDERNAU – Lo hai fatto cantare?
PACAREL – No, ma l’ho sentito tossire! Così, ho scritto immediatamente ai direttori dell’Opéra
per domandare un’audizione.
MARTA – Se tu lo pregassi di cantare qualcosa…
PACAREL – Volentieri…mio caro Dufausset …
TUTTI – Dufausset?
PACAREL – Sì, silenzio!…io non ve l’ho detto…è il figlio naturale di Dufausset …ma non
parlatene con lui, lo addolora molto…
LANDERNAU - Oh! Povero ragazzo!(stringe la mano a Dufausset) Credetemi, mi dispiace molto
DUFAUSSET – Voi siete troppo gentile!(a parte) Che cos’ha il medico?(alto)A proposito di cosa?
LANDERNAU – Niente, scusatemi!…Non voglio riaprire delle ferite…
DUFAUSSET – Avete ragione, è un lavoro da chirurghi. Ma guarda che famiglia strana!
PACAREL – Sentite, ci cantereste qualcosa?
DUFAUSSET – Io? Ma non pensateci nemmeno!…
PACAREL – Vediamo, non è una cosa così drammatica.
DUFAUSSET – Tutto per quella stupida mania che hanno di volermi sentir cantare!
MARTA – Oh! Signore, voi non potete rifiutarlo, a me!
DUFAUSSET – (a parte) Lei! (alto) Ma vi assicuro che non ho voce…
AMANDINE – Andiamo! Sempre questa scusa!
GIULIA – Vi accompagnerò io…
DUFAUSSET – Dove, signorina?
GIULIA – Ma al piano.
DUFAUSSET – Non vi preoccupate, ci vado da solo…
GIULIA – Ma no, io vi suonerò l’accompagnamento.
DUFAUSSET – Ah! Voi mi….perfetto…però volevo dirvi che i pianoforti , sono tutti stonati, se
paragonati alla mia voce.
MARTA – Infine, proveremo.
DUFAUSSET – Allora voi volete che…Bene! Peggio per voi, siete voi che l’avete voluto!
TUTTI – Ah!
DUFAUSSET – (a Marta, basso) Ah! Mi avete dato proprio una bella prova d’affetto!
MARTA – Io!…
DUFAUSSET – Sì, ma ne riparleremo dopo che vi avrò regalato le giarrettiere…
MARTA – A me! Ma questo è matto!
GIULIA – Che cosa ci volete cantare?
DUFAUSSET – Per me è lo stesso…Io so un po’ “Era casta e pura come un fior”
GIULIA – Ah! La conosco, l’ho già suonata altre volte.
AMANDINE – (a Marta) Che cosa vi ha detto?
MARTA – Non capisco…mi ha offerto delle giarrettiere!
AMANDINE – Guarda, anche a me! Deve essere una mania dei tenori.
GIULIA – Siete pronto?
DUFAUSSET – Eccomi (basso a Marta passando) Vi amo!…
MARTA – Ah! Mio Dio! Sono amata da un tenore.
LANDERNAU – Fa la corte a Marta!…Lo sorveglierò.
DUFAUSSET – (tossisce per schiarire la voce) Hum! Hum!
PACAREL – Che bello! Come si sente che è un gran tenore.
AMANDINE e MARTA – Ah!
AMANDINE – E’ affascinante
LANDERNAU – Silenzio!
DUFAUSSET – (cantando) “Era casta e pura come un fior!” (fa una stecca)
LANDERNAU – Ahia…sembra un gatto!
PACAREL – Dove!…dove!…fatelo uscire subito!
AMANDINE e MARTA – Silenzio!
DUFAUSSET – “Era casta e pura come un fior!” (stecca)
GIULIA – No, permettete…voi scendete…mentre qui sale.
DUFAUSSET – Per quanto mi riguarda io scendo sempre.
PACAREL – Sì, è sempre così per i grandi cantanti…si cambia! Bravo! Bravo!
TUTTI – Bravo! Bravo!
DUFAUSSET – (saluta e ringrazia) Volete ricominciare, signorina, la seguo.
TUTTI – Ah! (Si sente un organino in strada)
TUTTI – Oh!
PACAREL – Che il diavolo lo porti!
MARTA – C’è un mendicante sotto la finestra.
AMANDINE – Bisogna gettargli dei soldi per farlo andare via.
PACAREL – Facciamolo.(gettano delle monetine) Via!…Via!…
TUTTI – (gettando monetine) Via!…Via!…
PACAREL – Ah! Se ne va.
LANDERNAU – Non sembrava troppo infelice. (si risiedono)
PACAREL – Prego, se volete ricominciare… (ricomincia l’organino)
TUTTI – No! Ancora! (tutti verso la finestra)
DUFAUSSET – Non si può cantare così! Lui suona un’aria, io ne canto un’altra, c’è una corrente
d’arie insopportabile….
PACAREL – Una corrente d’aria! Ah! Mio Dio! Ha ragione! Potrebbe prendere freddo! Svelti!
Chiudete le porte! (a Dufausset) Copritevi! (agli altri) Copriamolo!
DUFAUSSET – Ma cosa gli prende?
PACAREL – (con un mantello in mano) Una corrente d’aria! Questa proprio non ci voleva!
LANDERNAU – (nel mezzo della confusione generale) In fondo io non sarò un esperto, ma mi
sembra che quel giovanotto più che un cantante sia una campana stonata!

II ATTO
Scena I
AMANDINE, LANOIX
AMANDINE – Aggiustiamo questo lavoro… Cielo! Ancora un biglietto di Dufausset!
L’imprudente! Lo mette nel mio cestino. Non vorrei che lo trovassero… vediamo!
LANOIX – Non c’è dunque nessuno in questa casa…
AMANDINE – (leggendo senza vederlo) “Bisogna assolutamente che vi parli”
LANOIX – Signora ….
AMANDINE – (leggendo) “Voi mi avete voluto incoraggiare… ebbene io rischio”
LANOIX – Mi sembra che abbia l’aria di non sentirmi… signora!
AMANDINE – Lui rischia! Non comprendo questo ragazzo! E’ così loquace nei suoi scritti e così
laconico nei suoi discorsi
LANOIX – Lei è dunque sorda come una zappa… (gridando) Signora
AMANDINE – Eh!? Cosa!? Perché gridate come un carrettiere?
LANOIX – Vi chiedo scusa, ma ho sussurrato per ben due volte… allora ho un pochino alzato i
miei sussurri… ma voi state bene signora?
AMANDINE - Sì, certo, come no… (leggendo)” Io rischio”
LANOIX – per quanto mi riguarda ho sofferto tutta la notte
AMANDINE – Andiamo, tanto meglio, tanto meglio
LANOIX – Vi ringrazio (a parte) Non ha più l’aria d’occuparsi di me
AMANDINE – Di giorno non è sicuro… accordatemi questa notte un incontro nella serra… Eh!?
LANOIX – Non potreste dirmi, almeno, dove potrei trovare la mia fidanzata?
AMANDINE - Nella serra
LANOIX – Nella serra… grazie… La raggiungerò nella serra
AMANDINE – Nella serra!… Non sospetta di nulla (leggendo) Vi giuro che tutto si svolgerà con
rispetto… E’ una scemenza… Riflettete… sono un galantuomo… Sì, molto galante, molto
galante… Se voi consentiste, dite a vostro marito d’agitare il suo fazzoletto quando mi vedrà,
cantando a vostro gradimento o “lumaca lumacone fa uscir il tuo cornone” oppure “Cucu! Cucu,
magnifico cucu!” (due volte) e voi indicherete l’ora attraverso dei segni che traccerete sulla sua
schiena… Mi farete molto felice… è eloquente nei suoi scritti… A proposito ho trovato delle
giarrettiere… ma mi si chiede la misura… Ci tiene alle sue giarrettiere!
Scena II
AMANDINE, LANDERNAU
LANDERNAU – Cosa stai leggendo, gattina?
AMANDINE – Io? Niente
LANDERNAU – Come niente? Ti ho ben vista… Che cos’è questa lettera che mi nascondi
AMANDINE – Niente… ti dico… un documento senza importanza
LANDERNAU – Allora perché l’hai nascosto così rapidamente al mio arrivo?
AMANDINE – E’ che
LANDERNAU – Allora mostramela
AMANDINE – Non posso
LANDERNAU – Ah! Cara mia,tu mi fai supporre delle cose! Stai attenta! Voglio questo biglietto!
AMANDINE – Non l’avrai mai
LANDERNAU – Io non l’avrò mai? Amandine … tu mi inganni… questa lettera è una lettera
d’amore. Ah! Ed io che non sospettavo di niente… Dammela!
AMANDINE – (a parte) Sono persa…(alto) No!
LANDERNAU – Eh! Dammela … ti dico
AMANDINE – Ah! Tieni… Otello!
LANDERNAU – La scrittura del tenore… Anche lei!
AMANDINE –Non leggere!(a parte)Ah! Mio Dio, tanto peggio!(alta) Questa lettera non è per me!
LANDERNAU – Non è per te? E per chi è?
AMANDINE – E’ per… (a parte) Ah! Che idea! (alta) Sei capace di conservare un segreto fino
alla morte?
LANDERNAU – Ed anche dopo!
AMANDINE – Ebbene questa lettera è per la signora Pacarel
LANDERNAU – Eh! Per…? E’ vero quello che mi dici? Prima di tutto, questo non mi
meraviglia… Lui le ha detto, davanti a me: vi amo … Dunque, è possibile… Aggiusterò le cose
AMANDINE – In che modo?
LANDERNAU – Portando il biglietto alla signora Pacarel
AMANDINE – Eh!? Tu non lo farai
LANDERNAU – Io lo farò…
AMANDINE – Non puoi
LANDERNAU – E perché? Questo biglietto è per lei… io glielo porterò… E’ così semplice
Scena III
Gli stessi, MARTA
AMANDINE – Lei! Ah! (via)
MARTA – Buongiorno dottore
LANDERNAU – Signora
MARTA – Ebbene? Ho fatto fuggire vostra moglie
LANDERNAU – Sì!… Eh!… No! E vostro marito come sta?
MARTA – Non è ancora rientrato… E’ all’Opéra… Il signor Dufausset sta facendo la sua
audizione, e mio marito ci ha tenuto ad assistere al suo trionfo
LANDERNAU – E lui l’avrà… Ha una voce così meravigliosa… Secondo quanto dice Bordeaux…
perché io… insomma….ho dei gusti diversi…
MARTA – E’ il metodo italiano
LANDERNAU – Apparentemente… A parte ciò, è un ragazzo affascinante
MARTA – Mio marito l’adora
LANDERNAU – (a parte) Non mi sorprendo… è sempre così! (alto) A proposito di lui… ecco un
piccolo messaggio che mi ha incaricato di darvi… ed io…
MARTA – Vediamo… Bisogna assolutamente che io vi parli… L’imprudente… Sì, sì… so
cos’è… è un’informazione che gli avevo chiesta
LANDERNAU – Ah! E’ una inf…
MARTA – Sì… vi ringrazio molto (Landernau via)
Scena IV
MARTA, LANOIX, AMANDINE
MARTA – (sola) Non si può affidare delle lettere così compromettenti ad una terza persona.. Meno
male che Landernau non è diffidente.
LANOIX – Ebbene! Sapete, non era nella serra. Toh! è la signora Pacarel.
MARTA – Questo Dufausset ha un’audacia
LANOIX – Signora
MARTA – Ma che cosa mi può scrivere?
LANOIX – Signora (a parte) Ecco… anche lei è sorda come l’altra
MARTA – Bisogna a tutti i costi che vi parli. Eh!?
LANOIX – Ed anche lei legge… sono finito in una biblioteca?
MARTA – Bisogna assolutamente che vi parli.. Voi avete ben voluto… Ben voluto…
LANOIX – Ben voluto incoraggiarmi… io rischio…
MARTA – Eh!? Voi! Ma come sapete…
LANOIX – Oh! Così… faccio delle supposizioni (a parte) deve essere una circolare
MARTA – Ma allora l’avete letta?
LANOIX – No! Non conosco che questa frase… ecco tutto… qualche lettera di qualche postulante,
vero? Non ha importanza
MARTA – Sì, giusto… (a parte) mi ha fatto una paura!
LANOIX – E voi state bene, oggi, cara futura suocera?
MARTA – Ma come? Si ferma? (alto) Sì, sì. Molto bene… Vi ringrazio
LANOIX – Io ho sofferto tutta la notte
MARTA – Via! Tanto meglio
LANOIX – Figuratevi… sto cercando la mia fidanzata per porgerle questo bouquet… La signora
Landernau mi ha detto che era nella serra… ma non c’era nella serra
MARTA – No, no, in effetti… di giorno non si può star tranquilli
LANOIX – Voi non sapete dove la posso trovare?
MARTA – Mio Dio, come è noioso! (alta) Chi?
LANOIX – La mia fidanzata!
MARTA – (a parte) Oh! (alta) In soffitta
LANOIX – In soffitta? Che strana idea… Corro! Signora……
MARTA – Ciò mi sta bene…. Leggiamo…. Accordatemi per questa notte un incontro nella serra…
Ma è pazzo! Per chi mi prende? Vi giuro che tutto si svolgerà con rispetto…Ah Bene! Tutto con
rispetto… Direi anch’io così… Riflettete… io sono un galantuomo… No, no…. Io non posso… che
cosa direbbero di me? Di notte è troppo pericoloso… altro che tutto rispetto…Sì, però da un’altra
parte, se non andassi… gli farei uno sgarbo, visto che mi ha detto: io sono un galantuomo…
Potrebbe pensare che io dubiti di lui, invece andando….. si troverebbe obbligato e sarà più gentile
con me… E poi… e poi… non sarà certo seccante… Se voi acconsentiste, dite a vostro marito
d’agitare il suo fazzoletto quando mi vedrà, cantando a vostro gradimento o “lumaca lumacone fai
uscire il tuo cornone” oppure “Cucu! Cucù, magnifico cucù” … Ah! bisognerà che … E’ lui che
darà il segnale… voi indicherete l’ora attraverso dei segni che traccerete sulla sua schiena… Oh!
No, questo no, non oserei mai… segnare mio marito… come una lavagna… A proposito ho trovato
delle giarrettiere… ma mi si chiede la misura.Decisamente, deve essere azionista di qualche atelier!
AMANDINE – Marta!… Non deve sapere nulla!… Devo vederci chiaro
MARTA – Amandine! (Si siede accanto)
AMANDINE – Come siete invadente!
MARTA – Io?
AMANDINE – Ah! Là! Ecco fatto !… Oh !…(Silenzio imbarazzante) Avete visto mio marito?
MARTA – Ma certo…
AMANDINE – Vi ha consegnato una lettera…
MARTA – Eh!? Come lo sapete?
AMANDINE – Lo so, perché l’ho avuta tra le mie mani
MARTA – Ah! Voi l’avete avu… (a parte) Ma è veramente pazzo questo Dufausset… Non è mica
il caso di fare una catena di san Antonio con quelle cose lì…
AMANDINE – Oh! … ma, sapete, quel biglietto… io non l’ho mica letto
MARTA – Ah!… voi…. Respiro!
AMANDINE – Non più di voi… spero
MARTA – Io! Ma per chi mi prendete?… Io non leggo per niente i biglietti
AMANDINE – Nemmeno io… ho dei principi
MARTA – (a parte) Non dubita di nulla… sono salva
AMANDINE – (a parte) Non ha letto nulla… sono tranquilla… (alta) Ma questo biglietto?
MARTA – L’ho strappato… Che volevate che ne facessi?
AMANDINE – Ah! Avreste potuto ridarmelo
MARTA – (a parte) Guarda, guarda, guarda…. (alta) Ho trovato più dignitoso strapparlo
AMANDINE – (a parte) Dopo tutto… me ne infischio… l’ho letto! (alta) Ditemi dunque… era
senza dubbio qualche dichiarazione d’un timido innamorato?
MARTA – Quel biglietto? Oh, no!
AMANDINE – Uno non è responsabile dei sentimenti che ispira…
MARTA – Non illudetevi…bisognerebbe che questo innamorato fosse di bocca buona …
L’oggetto non vale veramente la pena…
AMANDINE – (a parte) Sarei io “l’oggetto”…che screanzata…(alto) che cosa vorrebbe dire: “non
vale la pena”?
MARTA – Non è il caso che voi ve la prendiate così… Ma non c’è da illudersi… Vedete, una si
deve ridimensionare… ad una certa età non si è più donna atta a suscitare passioni…
AMANDINE – (a parte) Che impertinente! (alta) Sappiate che si ha ancora l’età per suscitare delle
passioni… che certe persone…
MARTA – E’ vano pensarlo…
AMANDINE – La gente non pensa come voi… se la Tour Eiffel potesse parlare…
MARTA – la Tour Eiffel non ha niente a che fare con questo
AMANDINE – Vi chiedo scusa… io so quello che dico e ne ho le prove.
MARTA – Non capisco…
AMANDINE –Alle corte, mia cara, penso che voi abbiate torto, ed io non mi faccio scrupolo a
dirvelo
MARTA – (a parte) che cara amica! Mi difende contro me stessa! (alta) Andiamo… vediamo…
ammettiamo che io non abbia detto niente…
AMANDINE – Permettete… voi avete detto: oggetto
MARTA – Ebbene… lo ritiro….
AMANDINE – Davvero?… tanto meglio… perché mi facevo degli scrupoli…..
MARTA – Che cuore!
AMANDINE – E voi non direte più che non si è donna atta a suscitare delle passioni
MARTA – No! Certo, ciò, ciò l’ho detto tanto per dire, per non avere l’aria di fare dei complimenti
AMANDINE – Ma cosa importa? … Tra di noi…
MARTA – Ebbene… Dirò, se lo volete, che si è la più bella, la più affascinante, la più squisita tra
tutte le donne…
AMANDINE – Oh! Passate da un eccesso all’altro… no… passabile… solamente
MARTA – Come… passabile?
AMANDINE – Non si ha più delle attrattive... però vi assicuro che si può comprendere benissimo
un uomo non troppo vecchio…. Anzi: piuttosto giovane: che non ha certo l’imbarazzo della scelta.
MARTA – Oh! Ma … lei mi sta seppellendo adesso…
AMANDINE – Infine…sono cose che succedono sulla Tour Eiffel
Scena V
Gli stessi, LANDERNAU, GIULIA, PACAREL,
LANDERNAU– Sta arrivando Pacarel! Ha un’aria così abbattuta!
MARTA – Perché?
AMANDINE – Ah! mio Dio… Che cosa è successo?
GIULIA – Che c’è?
PACAREL – Ah! Amici miei! Portatemi qualcosa di forte… soccorretemi! Non ce la faccio più…
Ah! Che colpo! Ah!…..Ecco, lui l’ha passata la sua audizione… bella roba! Cari amici, un disastro!
TUTTI – Ah!
PACAREL – Ah! se già mi fossi fermato ieri…. Quando l’abbiamo fatto cantare, io mi dicevo….
Sarà… ed anche tu Landernau, tu me lo dicevi… è buffo…n’è vero?… ma io pensavo: il fatto è che
noi non siamo musicisti… se lui è celebre, avrà pure una bella voce… Ah! Ti assicuro che lui è ben
sopravvalutato… E’ così che si procurano dei meriti nel Mezzogiorno… Avrei dovuto diffidare
prima di tutto…. Quelli di Bordeaux… sono dei contapalle…
TUTTI – Allora?
PACAREL – Noi arriviamo dunque all’Opera: i dirigenti ci ricevono e si passa nella sala audizioni.
C’eravamo solo noi due e la giuria. Questa giuria era composta dai direttori, dal capo orchestra e da
un pompiere che camminava avanti e indietro… quest’ultimo doveva solo essere una voce
consultiva, poiché, non ha per nulla dato il suo giudizio. Il capo orchestra era incaricato
dell’accompagnamento… Chiede a Dufausset quali sono le arie che desidera provare… Risponde
che sa abbastanza bene “La vispa Teresa avea tra le erbette”. Gli si fa notare che ciò non appartiene
al repertorio classico… Lui dice: tanto peggio… e si rifugia nel suo pezzo forte: era casta e pura
come un fior. Io mi sento prendere dall’inquietudine perché non l’aveva eseguito molto bene ieri,
qui. Infine, mi dico: speriamo in Dio… e si è messo a cantare… se ciò si può chiamare cantare…
era stonato… e per nulla a tempo… E ha avuto la bella pretesa di affermare che era il piano che era
stonato e l’accompagnatore che andava troppo in fretta… ciò non ha fatto presa… i direttori si sono
guardati inorriditi…
GIULIA – E il pompiere…..
PACAREL – Il pompiere? Quale pomp…ah! Lui, non diceva niente… Ma non aveva l’aria
soddisfatta… Quanto al pianista, era un sudore unico… Faceva: andate dunque, ma andate
dunque… Alla fine Dufausset ha detto: trombone… E io sentivo che tutti mi guardavano. Ero
coperto di ridicolo e di vergogna, e quando me ne sono andato… mi hanno detto che il teatro non è
un circolo di fumatori d’oppio… Ah!… Disgraziato
GIULIA – Calmati, papà
PACAREL – Calmati… calmati! E’ facile a dirsi… Che me ne faccio, io di questo buono a nulla?
Perché infine ho un contratto con lui… un contratto che mi lega come un montone… 3500 franchi
al mese… se credi che sia poco… per un tenore che non ha voce… e poi la tua opera, allora, chi la
interpreterà? Certo non Landernau… io nemmeno… ed io non posso contattare con tutti i tenori
liberi l’ingaggio per trovarti un interprete… Fondiamo un’agenzia teatrale, allora!
MARTA – Vediamo… non esagerare nelle cose… Forse Dufausset è un po’ stanco… il
cambiamento di clima… Non si sa mai… il viaggio… è arrivato solo ieri. Non gli hai lasciato il
tempo d’abituarsi… capirai che, se è celebre a Bordeaux, vuol dire che possiede del talento
PACAREL – Ah!… Uh!… E’ una nullità! Ecco la verità! Ho fatto un acquisto incauto! … Lui!
Lasciatemi solo con lui!
Scena VI
PACAREL, DUFAUSSET
DUFAUSSET – Eccomi
PACAREL – Ah! Siete qui, signore?
DUFAUSSET – Sì… Muoio di fame
PACAREL – Voi morite di fame… è giusto… E sono io che dovrei nutrire le bocche inutili… Non
arrossite del vostro stato di parassita?
DUFAUSSET – Parassita? Ebbene… spiegatevi
PACAREL – Spero che non andiate in giro a vantarvi di essere stato brillante all’Opéra
DUFAUSSET – Mio Dio!
PACAREL – Ah!… Trovate che non ci sia niente da dire? Siete di bocca buona… Non avete visto
la faccia che faceva il pompiere… E’ vergognoso, signore!
DUFAUSSET – L’errore è vostro… non dovevate farmi cantare
PACAREL – Mi pare che i tenori non siano fatti per lucidare le botti
DUFAUSSET – Giusto… a ciascuno il suo mestiere…. Era facile veder che non ero nello stato….
PACAREL – Ebbene, potevate avvisarmi… abbiamo avuto del tempo
DUFAUSSET – Ho creduto che non fosse serio… Noi altri a Bordeaux diciamo: ballista come un
parigino,allora ho fatto questa riflessione:Pacarel vorrà fare qualche scherzo all’Opéra. Seguiamolo
PACAREL – E’ veramente graziosa la vostra riflessione… Ma adesso che cosa vi faccio fare,eh?!
Vedete bene che non vi posso certo ospitare e pagare per i vostri begli occhi… Quanto all’Opéra…
non bisogna più pensarci.Che cosa sapete fare, vediamo? Sapete scrivere bene? Sapete far di conto?
DUFAUSSET – Euh… euh…
PACAREL – vediamo... 35 più 9, quanto fa?
DUFAUSSET – 35… e 9… 35,36,37…
PACAREL – Ma avete bisogno di contare sulle dita?
DUFAUSSET – No… solamente che sulle dita… è più comodo
PACAREL – Oh! Più comodo! … Basta che a uno manchi un dito …allora… non si può fare
un’operazione giusta… No!… (a parte) Ma cosa me ne faccio di un imbecille simile? (alto) Non
so… vi farò fare qualcosa… qualche commissione ad esempio… e poi al mattino aiuterete a mettere
a posto le camere da letto… passerete con la scopa…
DUFAUSSET – Io?
PACAREL – Sì, voi! Bisogna pure che siate utile in qualcosa… assumere dei tenori a 3500 franchi
come domestico è grossa, eh!
DUFAUSSET – Io? Dufausset … a pulire le camere? Vado subito a scrivere a papà
PACAREL –(a parte) Ah! se potessi sbolognarlo a qualche imbecille!
Scena VII
DUFAUSSET, GIULIA
DUFAUSSET – E’ troppo! Umiliarmi fino a questo punto… Questa mattina, mi vezzeggiava, mi
faceva indossare dei foulards ed ora mi riceve come un cane in chiesa… oh!
GIULIA – Siete arrabbiato, signor Dufausset?
DUFAUSSET – E’ vostro padre. Signorina… vuole che io pulisca le camere, che lucidi i parquet,
vostro padre…
GIULIA – Oh!
DUFAUSSET – Ancora un po’ e sono il suo tirapiedi
GIULIA – Povero ragazzo! Papà non pensa quello che dice… (a parte) Come si può umiliare un
così bel ragazzo?
DUFAUSSET – Oh! Signorina! Mi ha profondamente ferito… e se io non mi fossi trattenuto per il
fascino di una persona….
GIULIA – (a parte) E’ possibile? (alto) Una giovane persona?
DUFAUSSET – Una giovane persona… ma io non la posso nominare
GIULIA – No… non nominatela… mi fareste arrossire
DUFAUSSET – Non ce ne sarebbe motivo… (a parte) Amandine deve aver ricevuto il mio
biglietto ora, chissà cosa penserà?
GIULIA – Sono ben contenta della confessione che voi mi avete appena fatto… Ah! Ben felice…
E vi sono grata per la vostra discrezione
DUFAUSSET – La discrezione è la prima qua lità di un uomo (a parte) ciò non toglie che lei
vorrebbe ben sapere chi è, la piccola …(via)
Scena VIII
GIULIA, AMANDINE, MARTA
AMANDINE – Chi sta uscendo da quella parte?
GIULIA – Il signor Dufausset … ha avuto un battibecco con papà.. è profondamente fe rito… è
andato a mangiare
MARTA – Ciò prova che ha del cuore
AMANDINE – e dell’appetito
MARTA – Tuo papà non è là?
GIULIA – No. Lo stai cercando?
MARTA – Sì… avrei bisogno di lui… (a parte) per segnarlo
AMANDINE – Anch’io devo trovare mio marito… (a parte) Mi sono procurata un gesso nella sala
del biliardo
Scena IX
Gli stessi, PACAREL DUFAUSSET
PACAREL – Va bene… voi mangerete più tardi… Andate a disinfestare le rose dai maggiolini…
altri parassiti inutili… ma almeno quelli si sconfiggono.
MARTA – Oh! Che villania è quella che dici!
GIULIA – Povero ragazzo!
AMANDINE – Lo state umiliando!
DUFAUSSET – Che umiliazione! Se non avessi una ragione per trattenermi! (a Marta) Allora…
volete che mi curi del vostro uccellino
MARTA – Eh!?
AMANDINE – Fate attenzione, mio marito ha dei sospetti, credo che dubiti del vostro amore
colpevole
DUFAUSSET – Benissimo… gliel’ho detto io!
AMANDINE – Voi? Oh poveretto! E come l’ha presa?
DUFAUSSET - Lui!? Ma cosa volete che gliene importi? Ha detto solamente… Ah!… Ebbene,
sarà per la rarità del fatto…
AMANDINE - Come ha detto solo… che insolente… Evabbene! Avrei ben torto se avessi degli
scrupoli… Signore… aspetto le vostre giarrettiere.. ho il 58 di gambe..
DUFAUSSET – Ah! Io… voi… 58… voi portate il 58… mi fa piacere… (a parte) Hanno dunque
la mania delle giarrettiere in questa casa?
PACAREL – Andiamo… non perdete tempo… Andate a disinfestarmi le rose… Sbrigatevi…
perché dopo ho una commissione da farvi fare
DUFAUSSET – Io? Ma datemi almeno del tempo!
PACAREL – No, Vi do del ladro!... Voi… dovrete andare a cercarmi un paio di giarrettiere, ne ho
una delle mie che si è rotta
DUFAUSSET - Anche lui ! … Via…. Ce l’avranno nel sangue
Scena X
Gli stessi, meno DUFAUSSET
MARTA – Come? Tu lo lasci partire?
GIULIA – Oh povero ragazzo!
PACAREL – Ma dove sta il povero ragazzo? Sai che cosa guadagna per quello che fa, il povero
ragazzo? 3500 franchi al mese, e tu lo piangi… ebbene… Che cosa dirai allora di Tiburzio che ne
guadagna solo 50?
AMANDINE – non è una ragione sufficiente per umiliarlo
GIULIA – Tu lo hai ferito profondamente!
MARTA – Vuoi che ti dica che sei solo un egoista?
AMANDINE .- E anche un gran villano!
PACAREL – Villano, io?
LE TRE DONNE – Sì… villano…villano…villano!
PACAREL – Là… là… là…calmatevi
GIULIA – Povero ragazzo… vado a cercarlo in giardino… per portargli una parola di consolazione
AMANDINE – Io… corro a cercare mio marito… devo segnarlo per bene…. Ah! Gli devo
ricambiare: per la rarità del fatto
Scena XI
PACAREL, MARTA, LANOIX
PACAREL – Siete capaci, voi, di compiangerlo… io trovo che sono io che devo essere
compianto… Mi chiedo un po’ se ci sarà qualche teatro che lo vorrà
MARTA – Chissà? Cercando…
PACAREL – Chi vuoi che si prenda un tenore che non ha voce
MARTA - In ogni commercio c’è sempre un mezzo di rimettere in circolazione i fondi di
magazzino… Mio padre, che era venditore di cavalli, quando aveva un ronzino da vendere… gli
metteva un peperoncino sotto la coda e l’affare era concluso…
PACAREL – Ti ringrazio, se non hai che questo da propormi
LANOIX – Futuro suocero… futura suocera
MARTA – Siete venuto per la vostra fidanzata?
LANOIX – Sì, figuratevi, non ho fortuna. L’ho aspettata in solaio, ma non era là
MARTA – E’ in giardino
LANOIX - (a parte) Attenzione a non dire cretinate .. Il consiglio di mammà (forte) Vorrei portarle
questo bouquet…. Alla mia fidanzata…. Sarei così felice di vederla
MARTA – (a parte) Ma che cos’ha? (alto) Ma questo vi capita sovente? (a parte) Giulia me
l’aveva ben detto… non me ne ero mai accorta (alto) Se volete vedere Giulia … è in fondo al
giardino… sta guardando i maggiolini
LANOIX – Ne avete tanti di maggiolini?
MARTA – Ah! ma… è esasperante con questo tic (alto) Ma non c’è rimedio per questo?
LANOIX – Sì… si prende dell’acqua bollente e si scotta… ciò uccide radicalmente
MARTA – Eh! Che trattamento barbaro!… No, io, conosco un altro mezzo. Ho inteso parlare
d’uno specialista… si chiamava Demostene… metteva dei sassolini… potreste provare
LANOIX – Per i maggiolini?
MARTA – Ma no! Per il vostro difetto… lì
LANOIX – Oh! Per il mio… Oh! Ciò… ciò non è nulla… non preoccupatevi… vado a ritrovare la
signorina Giulia
Scena XII
PACAREL, MARTA
PACAREL – (a parte)Ah! Se lui potesse almeno trovare solo per 24 ore la sua voce… Se si
potesse con del peperoncino, come per i cavalli… dopo, perbacco, non me ne importerebbe un fico
secco se non avesse più la voce, una volta accasato….
MARTA – Sarebbe ora che parlassi a mio marito per il segnale…. Si tratterebbe di fargli dire… oh!
Ma come?… Come? Ah! Che idea!… sì… (alto) Dimmi, dunque… tu proprio vorresti che
Dufausset ritrovi la sua voce? Ebbene! Io avrei un mezzo… non garantisco nulla… però… te lo
dico per quello che è… no… non oso… ti metterai a ridere…
PACAREL – No… no… dimmi pure
MARTA - E’ una formula empirica… me l’ha rivelato una cartomante… sembrerebbe infallibile…
quando un cantante perde la sua voce, c’è un mezzo molto semplice per fargliela riacquistare
PACAREL – Ebbene?
MARTA – Ebbene… ecco… Quando Dufausset entrerà, tu agiterai un fazzoletto così… dicendo tre
volte “Cucu cucu magnifico cucu”
PACAREL – Così? E poi?
MARTA – E’ tutto
PACAREL – Solo questo? E’ stupido il tuo rimedio
MARTA – Non costa niente provare
PACAREL – E’ un rimedio da comari… infine… proverò, questo non potrà peggiorargli la voce
MARTA – (a parte) Ah! E l’ora da segnalare? … le due… è un’ora buona (alta) Ah!
PACAREL – Che c’è?
MARTA – Girati
PACAREL – Ma perché?
MARTA – Uno, due … ecco! Alle due!
PACAREL – Ah! tu mi fai il solletico… Che fai?
MARTA – Niente… Mi è sembrato di vedere una piccola bestia sulla tua giacca
PACAREL – E allora?
MARTA – E allora… no… Ho visto male (a parte) E adesso Dufausset sa quando venire
all’appuntamento
Scena XIII
LANDERNAU, AMANDINE
AMANDINE – Così… .hai capito bene?
LANDERNAU – Sì… sì… Micetta… (a parte) Ah! se per caso questo esperimento riuscisse, io
rinuncerei alla medicina. E’ idiota! Dio mio, come sono credulone le donne!
AMANDINE –Ho fissato l’incontro per le tre:Tre segni! E’ l’ora in cui mio marito russa (alto) Ti
lascio
Scena XIV
PACAREL, LANDERNAU, DUFAUSSET
PACAREL – Che fai col tuo fazzoletto in mano?
LANDERNAU – E tu col tuo?
PACAREL – Io…? Niente… aspetto di starnutire
LANDERNAU – Io, invece… Ebbene, non hai idea della bestialità … E’ Dufausset che aspetto con
PACAREL – Davvero? Ti voglio dire la verità… anch’io
LANDERNAU – Sembra che agitando il fazzoletto, gli faccia venire la voce
PACAREL – Sì, precisamente
LANDERNAU – (a parte) Come… ma allora è vero?!
PACAREL – Lui… un uomo di scienza… questo mi rassicura
LANDERNAU – Allora… basta agitare…
PACAREL – Sì… dicendo tre volte “Cucu, cucu, magnifico cucu”
LANDERNAU – Ah! No
PACAREL – Sì
LANDERNAU – No… Micetta non mi ha detto così
PACAREL – L’avrà dimenticato
LANDERNAU – Per niente… Lei mi ha detto che bisogna cantare “lumaca lumacone fa uscir il
tuo cornone”
PACAREL (a parte) – Ah! Forse ci sono delle varianti... ci sono tante branche nella medicina
LANDERNAU – Bene, bene… questa è bella!
PACAREL ( a parte) – Questo non l’avrei mai creduto
LANDERNAU – Attenzione!… Eccolo là!
DUFAUSSET – E voilà! Spero che siate contento ! Li ho ammazzati tutti i vostri maggiolini….
Ma… Che cosa vi prende?
PACAREL e LANDERNAU (insieme) – Cucu… Lumaca…
DUFAUSSET – Ah! Il segnale ! E’ il segnale ! Oh! Che gioia! Lei accetta!
PACAREL – Vedete come si agita?
LANDERNAU – E’ l’inizio della crisi
DUFAUSSET – Povera donna… crede che suo marito non basti… ha cercato dei rinforzi
PACAREL – Va tutto bene? Provate qualcosa?
DUFAUSSET – Ah! Lo credo bene… mi sembra che tutto in me si dilati
PACAREL – E’ l’effetto del rimedio
LANDERNAU – sembra incredibile
PACAREL – Criticate ancora gli empirici?
LANDERNAU – Devo provare questi metodi con i miei ammalati
PACAREL e LANDERNAU – Cucu… Lumaca…
DUFAUSSET – Oh! Ma non affaticatevi… è sufficiente
PACAREL – Fate silenzio voi!… Più ce n’è, meglio è
LANDERNAU – Ma sì, è per il vostro bene
DUFAUSSET – Ah, sì? E’ per il mio… è stupefacente questo marito… Uno, due…
l’appuntamento è alle due
PACAREL – Cucu…
DUFAUSSET – Uno, due, tre…. Santo cielo! Qui ce ne sono tre… Oh! Sarà alle due… o alle tre?
LANDERNAU – Lumaca…
DUFAUSSET – Eh no! La signora ha diviso tra i due ... bisogna sommare. Due più tre, due più tre
PACAREL – Cinque… due più tre…. Cinque
DUFAUSSET – Era casta e pura come un fior
LANDERNAU – Ha ritrovato la voce
PACAREL –Ed io ritrovo il mio tenore …E’ meraviglioso! Oh Dufausset, carissimo Dufausset!
DUFAUSSET – Ma che cosa gli prende, adesso ?
Scena XV
Gli stessi, LANOIX
PACAREL – Ah! Amico mio… ascoltate… ha ritrovato la voce
LANOIX – Chi?
PACAREL – Il mio tenore
LANOIX – Ah! Davvero?
PACAREL – Un momento! Ricominciate, così lui vi può ascoltare. Landernau, il tuo fazzoletto…
anche voi, Lanoix, agitate il fazzoletto, rinforzate il rimedio
LANOIX – Ma cosa canta?
PACAREL – Cosa canta? … era casta…. Adesso lo ascolterete… Forza Dufausset
DUFAUSSET – Ah! Volete che io.... Bene! Era casta…
PACAREL – Allora? Non è meraviglioso?
LANOIX – Sì, sì… era casta
PACAREL e LANDERNAU – Anche lui!
DUFAUSSET e LANOIX – era casta…..
PACAREL – Ma questo talismano è meraviglioso… Ehi! Giulia, Marta, Amandine!

ATTO III
Scena prima
LANDERNAU, PACAREL
LANDERNAU – Eh! Arrivi finalmente
PACAREL – Eccomi… hai visto Dufausset?
LANDERNAU – Non ancora
PACAREL – Non sai se per caso tiene ancora la sua voce?
LANDERNAU – Ah! cribbiolino, non l’ho più visto da ieri sera
PACAREL – Dopo tutto, sono tranquillo, noi abbiamo il mezzo per… Cucu etc.…Ah! Mio Dio,
però così non possiamo andare alla Opera!
LANDERNAU – In fede mia, credo che invece ci possiamo andare…. Non mi si leva dalla testa
che quel Dufausset ti abbia voluto tirare un pacco.
PACAREL – Dici che non è tenore?
LANDERNAU – Al contrario…. Solo che deve avere qualche motivo per nascondercelo
PACAREL – Credi?
LANDERNAU – Perbacco! Capirai, non è ammissibile che si sia fatto una reputazione di gran
cantante: è completamente afono…per me ha subodorato l’inganno… ha saputo che la Opera
voleva ingaggiarlo, allora, pentito d’aver già firmato con te, non ha trovato altro mezzo per portarti
a rescindere l’ingaggio che quello di farti credere di non aver voce.
PACAREL – Oh! Non è malvagia l’idea… Dufausset ha saputo tutto… meno male che tu l’hai
scoperto subito… è che noi non siamo mica imbecilli…
LANDERNAU – Accidenti… è chiaro come il sole…. Una voce non si perde in due giorni… Mio
Dio! Che lui alla lunga la perda, potrebbe accadere… anche perché c’è qualcosa in lui… è molto
libertino, il ragazzo. E tu sai, per la voce…
PACAREL – Ah! Tu credi che
LANDERNAU – Lui!… ma basta che abbia sentore di qualche festa da ballo… ma come? Non hai
notato niente? Tu?… Ebbene… c’è una donna di mezzo!
PACAREL – Come, non ho visto niente… (a parte) è sua moglie, perbacco
LANDERNAU – Oh! Io non farei mai il suo nome
PACAREL – No! Nemmeno io…
LANDERNAU – (a parte) Io non la farei mai perché è sua moglie
PACAREL – (a parte) Come faccio a dirglielo? E’ sua moglie…
Scena II
Gli stessi, DUFAUSSET
DUFAUSSET – Eccomi qua!
PACAREL – Ah! Mio caro Dufausset, vi ho sentito fare dei gorgheggi poco fa…
DUFAUSSET – Io? Mai in vita mia
PACAREL – Come, mai in vita mia!
LANDERNAU – No… dice la verità… era lo scarico del b agno!
PACAREL – Ah! Era lo scarico del… Canta bene… come voi del resto… Perché voi avete una
voce. Ah! Burlone:avete fatto un bel dietrofront.Brillante.Ah!Ah! Ah! siete un bel mattacchione
DUFAUSSET – Io? Non più di loro, signori…
PACAREL – Via! Vediamo… niente segretucci… eh! Siamo dei volponi, noi! Non bisogna
provare a farcela… lasciatela dunque uscire…
DUFAUSSET – Chi?
PACAREL – Ma la vostra voce, diamine! Il vostro do di petto
DUFAUSSET – il vostro?
PACAREL – Do di petto
DUFAUSSET – Grazie, avevo inteso bene
LANDERNAU – Andiamo… N’è vero? Sappiamo tutti che voi siete un tenore di gran valore
DUFAUSSET – Io? Ma è una cosa da ridere
PACAREL – Dai, dai, dai … non fate l’innocente… lo so bene che state menando il can per l’aia
LANDERNAU – E’ inutile! Non vi molla
PACAREL – Non vale la pena che vi ostiniate
DUFAUSSET – (a parte) Senti chi parla
PACAREL – Fate un po’… (canta la scala) a.a.a…
DUFAUSSET – (canta) a.a.a.a……
PACAREL – Più forte
DUFAUSSET – (gridando) a.a.a.a….. (a parte) Mi hanno scambiato per un organetto
PACAREL – Eh! Bene, ecco, così ci siamo… è ancora un po’ stonato, ma è perchè ci sono delle
correnti d’aria… quando ci sarà il suo bel bersot sul di dietro…
LANDERNAU – Vi accorgerete di avere una voce da Dio
DUFAUSSET – Io
PACAREL – D’altra parte la fama ed il successo che vi siete fatti a Bordeaux
DUFAUSSET – Non è il caso…
PACAREL – Ma è ben per questo che io vi ho offerto un così brillante ingaggio.. pensateci bene…
DUFAUSSET – Ma allora è vero! State parlando sul serio
PACAREL – Perbacco
DUFAUSSET – Ma io non avrei mai dubitato che…
LANDERNAU – E’ infantile volercelo nascondere
DUFAUSSET – Oh! Vi assicuro che finora… Cosa volete che vi dica… Sentivo di avere una bella
voce … ma mi si scoraggiava sempre quando cantavo… Mi si diceva: Fermati, stai facendo
piangere i gatti.
LANDERNAU – Ci sono sempre degli invidiosi che contrastano le vocazioni
DUFAUSSET – Do, re, mi…. Era casta e pura….
PACAREL – Accidenti! Sempre la stessa canzone… La potreste anche variare un po’
DUFAUSSET – Non abbiate paura! Ne imparerò delle altre
PACAREL – E’ così bello…. Una voce divina
DUFAUSSET – Lo credo bene…. In Francia non la trovate… bisogna andare in Italia… Se voi
foste stati come me alla Cappella Sistina
LANDERNAU – Eh! Voi… alla…
DUFAUSSET – E come no!
PACAREL – Alla ca… ca… ca
DUFAUSSET – Perché mi parlate in arabo?
PACAREL – No, non parlo arabo… stavo dicendo … alla ca.. ca… Che avete detto?
DUFAUSSET – Ho detto: Se voi foste stati come alla Cappella Sistina
LANDERNAU – Ho capito bene… Come, voi siete stato alla Cappella Sistina? Voi… ed avete
eseguito tutte quelle cantate?
DUFAUSSET – Che cosa?
LANDERNAU – Ho detto cantate
DUFAUSSET – (a parte) Cantate! Oh! Vuole ancora che canti! (alto) Certo, certo… Era casta….
PACAREL – Basta!
DUFAUSSET – Bene
LANDERNAU – Mi ha detto: certo, avete capito?
PACAREL – Sì… non riesco a capacitarmene, povero ragazzo
DUFAUSSET – Per ritornare alla Cappella Sistina… voi sapete senza dubbio che i cantori sono…
PACAREL – Sì, sì, sappiamo, sappiamo…
DUFAUSSET – Voi non potete immaginare quale sia l’intensità dell’armonia che scaturisce da
quelle voci così pure, così all’unisono, che cantano la loro parte con un’anima…
PACAREL – Ci Mettono tutto il loro sentimento
DUFAUSSET – Certamente!
LANDERNAU – Ma un ragazzo come voi come ha potuto avere l’idea di entrare là dentro?
DUFAUSSET – Dove? Alla Cappella Sistina? Ecco… voi sapete… ero a Roma… avevo già un po’
di malinconia… ed apprendo che la mia fidanzata, una donna che mi aveva giurato eterno amore,
stava con un odontotecnico napoletano
PACAREL – Odontotecnico
DUFAUSSET – Sì
LANDERNAU – Napoletano
DUFAUSSET – Sì!
PACAREL + DUFAUSSET – Eh! Un dispiacere d’amore !
DUFAUSSET – Mettetevi nei miei panni
PACAREL + LANDERNAU – Grazie
DUFAUSSET – Capirete bene… il mio umore…. Per dimenticare allora…. Mi sono messo a
percorre le vie di Roma, solo, scoraggiato, disgustato dalla vita e dalle donne…
LANDERNAU – Sì,Sì
DUFAUSSET – Tutto a un tratto, che cosa vedo davanti a me? La Cappella Sistina,Signori! Per un
uomo che è tutto solo a Roma con una malinconia in più ed una fidanzata in meno era una risorsa
PACAREL – Mediocre…
DUFAUSSET – Ho detto: Diamine! E’ il cielo che me la manda! Entriamo nella Cappella Sistina
PACAREL – Ma pensa te!
LANDERNAU – Guardate la vocazione a volte come nasce
DUFAUSSET – Non me lo sono mai dimenticato!
PACAREL - Mai?
DUFAUSSET - Mai! Posso dire di aver provato lì una delle più grandi scosse della mia vita
LANDERNAU - Vi credo bene
DUFAUSSET – Non ero ancora entrato del tutto, signore, che mi sentivo preso ad quel canto
celestiale… vinto, stregato… Non ero più un uomo, signore… ero… Ah! io non so più cos’ero…
PACAREL – Non approfondite…. Povero ragazzo
DUFAUSSET - Infine, mi credereste se vi dico che ho pianto? Sì signore… come un pollo
PACAREL – Ma guarda! Io non avrei mai pensato che i polli in quel momento…
LANDERNAU – E’ senza dubbio la prospettiva del cappone lesso
DUFAUSSET – Era tanta l’estasi, che non ho fatto nemmeno attenzione a quello che mi succedeva
PACAREL – Che stoico
DUFAUSSET – Non lo dimenticherò mai (cantando) O salutaris ostia
PACAREL – E’ tutto chiaro
DUFAUSSET – Ma ciò non ci dà che una flebile idea
PACAREL –(prendendolo a parte)Ditemi, ed io che credevo che faceste la corte alla signora
Landernau.
DUFAUSSET – Non capisco il rapporto
LANDERNAU - (prendendolo a parte) Ditemi, figuratevi che ero persuaso che voi coltivaste la
signora Pacarel.
DUFAUSSET – Si sono passati la parola
LANDERNAU + PACAREL – (dandogli la mano) Oh! Povero amico
PACAREL – Ed ora scriverò all’Opera… voi vi sforzerete d’essere brillante…ora che so il vostro
segreto non m’importa nulla… ci proviamo?
LANDERNAU – Proviamoci (agitano il fazzoletto)
PACAREL + LANDERNAU – Cucu…..
DUFAUSSET – Oh ! no, grazie… non tutto il tempo … ne ho abbastanza
PACAREL – Avete ragione…è meglio attendere le grandi occasioni (a parte) Povero ragazzo
(alto) Landernau andiamo a scrivere la nostra lettera
LANDERNAU – Andiamo Pacarel
Scena III
DUFAUSSET – MARTA
DUFAUSSET – Oh! Sì, ne ho abbastanza! Mi hanno già preso in giro ieri, ma ora non riusciranno
più! (cantando) Era casta….. Però è vero, eh, ho una bella voce… e dire che c’ho messo 24 anni ad
accorgermene! (canta) Questa mattina, alle cinque, come si era convenuto, dopo una notte in bianco
o pressappoco… perché ho avuto sempre degli incubi… ho sognato ippopotami… alle cinque, salto
giù dal letto e ,tutto eccitato, scendo nella serra…Mi dico:Lei sta per arrivare, l’aspetterò….
Ebbene, ho aspettato fino alle otto… Vi chiedo…. Se lei non aveva l’intenzione di venire, non
aveva bisogno di stressare il marito e l’altro per fargli agitare dei fazzoletti…
MARTA – Ah! Siete qui, signore!
DUFAUSSET – Ah! Voi… vi stavo domandando la stessa cosa
MARTA – Pensate che sia gentile far aspettare una signora invano?
DUFAUSSET – Mi piace questa!
MARTA – Un’ora, signore! Un’ora vi ho aspettato! E avrei potuto aspettarvi anche di più se non
fosse per la mia amica
DUFAUSSET – L’amica?… Ah! quella grossa!
MARTA – La mia amica si, alle tre col pretesto che aveva un male ai denti che non la lasciava
dormire è venuta nella serra… Allora, io le ho detto che a mia volta avevo una nevralgia, per
salvare le apparenze… abbiamo passeggiato tutte e due… in lungo e in largo… Infine, siccome lei
non aveva l’aria di volersene andar via, anzi mi consigliava d’andare a dormire, sono dovuta partire
per non insinuarle dei sospetti…
DUFAUSSET – No, no, signora… tre ore, io, tre ore che vi ho aspettato… Non si tratta di un’ora
MARTA – Voi mi avete aspettato? Voi?
DUFAUSSET – Perfettamente
MARTA – Nella serra?
DUFAUSSET – Sì, nella serra… non ce ne sono molte, suppongo
MARTA – Bugiardo!
DUFAUSSET – Vi assicuro… Ma voi vorreste farmi passare dalla parte del torto
MARTA – Non fate troppo quell’aria da innocente
Scena IV
GLI STESSI, PACAREL
PACAREL – Ebbene! Che avete?
MARTA – Niente…si discuteva del più e del meno…
DUFAUSSET – E’ la signora che mi accusa…..
MARTA - Ah! Bene!… Prendiamo allora il signor Pacarel come giudice… Parlando in generale…
si capisce… una signora accorda un appuntamento galante a un singore… n’è vero… Ebbene,
questo signore ha il buon gusto, dopo aver sollecitato l’appuntamento, di non farsi vedere
PACAREL – Questo signore è un villano
MARTA – Ecco!
DUFAUSSET – Permettete? Ma quando è la signora che…
PACAREL – Non importa… è sempre l’uomo che ha torto… Per esempio, supponiamo che mia
moglie… vi posso mettere di mezzo perchè so che per voi ciò è senza importanza… mia moglie
dunque vi dà un appuntamento… Voi non ci andate… voi siete un villano… oltre che sistiniano…
Io, come marito, ve ne sarei grato… n’è vero… ma voi siete un villano lo stesso. Villano e
cretino…. Oh! Ma a proposito di chi stavate discutendo?
MARTA – Ma… a proposito di una signora che Dufausset conosce bene e che ha la debolezza…
PACAREL – Ah! una signora… una donna sposata…
MARTA – Sì
PACAREL – Ah! E’ curioso… e il nome del cornuto?
MARTA – No, no… non si può dire
PACAREL – Non andrò in giro a dirlo
MARTA – (a parte) Lo credo bene…
PACAREL – (a parte) Dopo tutto lo so… E’ Landernau … Ah! Questi mariti, che tipi… tutti
ciechi! (alto) Era vostro l’appuntamento, eh!? Bel colpo per Amandine. D’altra parte capisco che
voi abbiate rinunciato a fare il suo nome… (a parte) In quelle condizioni!
MARTA – Andate! Voi siete condannato!
Scena V
DUFAUSSET – AMANDINE
DUFAUSSET – No, no…è troppo! Sono io che ho ragione e invece passo dalla parte del torto…
Mi si prende per i fondelli… e mi si fa anche delle scenate.
AMANDINE – Ah!Eccovi, signore!
DUFAUSSET – Bene, si è presentata anche l’altra
AMANDINE – Siete un bel briccone, voi!
DUFAUSSET – Cosa? Che volete dire? (a parte) non si sa mai quello che vuole quella matta lì
AMANDINE – Che volete dire? Che volete dire? (picchiandolo sulla testa) Ma che cosa avete
dentro lì?
DUFAUSSET - (a parte) Potrei fargli la stessa domanda io
AMANDINE – Amo pensare che il vostro cucù sia sfasato
DUFAUSSET – La più sfasata delle due non è quella che si pensa
AMANDINE – Come fa un cucù che batte le tre
DUFAUSSET – Fa cucù… (a parte) penso che bisogna internarla (alto) ma se volete tenermi un
corso di orologeria… (fa per andarsene)
AMANDINE – (fermandolo) Che facevate dunque, signore, alle tre di stanotte?
DUFAUSSET – Alle tre? Che cosa facevo alle tre? Dormivo
AMANDINE – Voi dormivate… alle tre … lui osava dormire
DUFAUSSET – Signora, è l’ora quella in cui si dorme… e si sogna
AMANDINE – Basta! Non provate a farmi credere che voi sognavate di me
DUFAUSSET – No! Sognavo degli ippopotami… c’è una leggera sfumatura
AMANDINE – Ah! Così! Voi non sognavate di me! Ebbene, mentre voi preferivate degli
ippopotami, io ero sveglia, io!
DUFAUSSET – Sì, mi è stato appena detto… un mal di denti
AMANDINE – Ma no! Era un pretesto! Io ero sveglia, vi dico… Che mi rispondete?
DUFAUSSET – Perbacco!Ma non è mica colpa mia! (a parte) Com’è acida quando non ha dormito
AMANDINE – Sì, signore, è colpa vostra… ed io camminavo in lungo e in largo come un’oca
DUFAUSSET – State esagerando
AMANDINE – Sì, signore, come un’oca! Non mi contraddite! Non è educato
DUFAUSSET – Se voi ci tenete ad essere oca…
AMANDINE – Insultatemi! Insultatemi pure! Prima il danno e poi la beffa
DUFAUSSET – Come mi annoia!
AMANDINE – Dufausset! Voi avete abusato della mia buona fede! Mi avete ingannata… sedotta e
abbandonata
DUFAUSSET – Ma no, ma no! (a parte) Ci vuole del coraggio! (alto) Vediamo, dite di non aver
dormito… ebbene lo so… è molto deprimente
AMANDINE – Purtroppo
DUFAUSSET – Ciò non è niente… mi è già capitato altre volte
AMANDINE – Davvero! Dufausset , anche tu hai provato… anche voi avete provato? (a parte)
Dunque mi ama ancora
DUFAUSSET – Ma sì… n’è vero… si rimane agitati… ci si gira di qua e di là
AMANDINE – Sì, sì
DUFAUSSET – Si ha troppo caldo, la pelle ci brucia…. Si rigira il cuscino… non si sa come
mettersi…e alla fine ci si alza
AMANDINE – E’ proprio così
DUFAUSSET – So anche il motivo… è il caffè… voi non dovreste prendere il caffè alla sera
AMANDINE – Il caffè! Oh l’infame
DUFAUSSET – Alla mia portinaia di Bordeaux faceva lo stesso effetto
AMANDINE – Ti odio
DUFAUSSET – Ah! Tu… ( parte) Ma cosa le prende? non è cattiva… è solo completamente fuori
di testa
Scena VI
DUFAUSSET – MARTA
MARTA – Siete ancora lì, signore?
DUFAUSSET – Ah signora, spieghiamoci
MARTA – E’ inutile… il signor Pacarel che non è interessato alla questione ha già emesso la
sentenza: siete colpevole
DUFAUSSET – Ma vi assicuro che non ho niente da rimproverarmi … sono arrivato nella serra
alle cinque precise… e voi non c’eravate più
MARTA – Niente di tutto questo! Tre ore di ritardo! Se è questo che voi chiamate ora esatta…
Come, venite alle cinque quando l’appuntamento era fissato per le due
DUFAUSSET - Scusatemi, alle cinque.
MARTA – Alle due, voi lo sapevate bene
DUFAUSSET – Ma no! Alle cinque! Ho contato i segni
MARTA – Il fatto è che non sapete contare
DUFAUSSET – O che voi avete fatto troppi segni
MARTA – Io non ho fatto che due segni
DUFAUSSET – Due su di uno, tre sull’altro…. Che fanno cinque
MARTA – Su quale altro?
DUFAUSSET - Perbacco! Tre su Landernau, e due su Pacarel
MARTA – Scusate, io non ho segnato Landernau
DUFAUSSET – Non si sarà mica segnato da solo
MARTA – Si sarà sporcato di bianco, contro qualche muro
DUFAUSSET – Un muro che scrive particolarmente bene
MARTA – Cosa volete che vi dica? Io ho messo solo due segni
DUFAUSSET – Davvero?
MARTA – Lo giuro
DUFAUSSET – Allora, rimango stupito… Gridiamo al miracolo e ricevete le mie scuse
MARTA – Le accetto
DUFAUSSET – Ed io che vi maledicevo
MARTA – Ed io allora, che credevo che voi credeste…
DUFAUSSET – Oh! Amandine… mia Amandine
MARTA – Amandine …mi chiama Amandine
DUFAUSSET – Sì, Amandine … mia Amandine
MARTA – Ancora… ma non vi accorgete che vi state contraddicendo?
DUFAUSSET – Mi sono contraddetto io… non capisco…. Dove?
MARTA – Sì, perché mi chiamate Amandine
DUFAUSSET – Perché questo nome mi è dolce… perché io l’amo la mia Amandine
MARTA – Traditore! … e lo venite a dire a me
DUFAUSSET – E a chi volete che lo dica?
MARTA – Lasciatemi… infame… andate via
DUFAUSSET – Andarmene… io? Quando vorrei passare la giornata ai vostri piedi…. Mai…
Eccomi, ai vostri piedi
Scena VII
GLI STESSI, PACAREL - LANDERNAU - AMANDINE–
PACAREL – Ah!
MARTA – (a parte) Mio marito! (alto) Ma alzatevi, accidenti!
DUFAUSSET – Non importa… lo sa… lo sa
MARTA – Cosa?
LANDERNAU – Cosa? Dufausset … in ginocchio davanti alla signora Pacarel. Ma non vedete
Pacarel? Pazzo, alzatevi!
DUFAUSSET – Il marito! Beccato
LANDERNAU – Ma sì, il marito… voi siete pazzo… non avete visto che Pacarel vi ha visto?
DUFAUSSET – Ah è perché Pacarel mi ha visto che…
LANDERNAU – (a Pacarel) Non credere a quello che hai visto, tu sai (a parte) Che imprudente!
PACAREL – Lasciami! E’ divertente… il sistiniano (a Dufausset) Millantatore! Vai, vai!
LANDERNAU – L’ha presa bene
MARTA – (a Pacarel) Amico mio, non pensare male
PACAREL – Non vedi che sto ridendo
DUFAUSSET – (a Landernau) Non credete a ciò che avete visto… io non amo vostra moglie
LANDERNAU – O certo, parbleu!
DUFAUSSET – Confesso che le apparenze sono contro di me…ma è per salvare una situazione
imbarazzante… è sua moglie che amo
LANDERNAU – Non avete bisogno di dirmelo… si vede benissimo
DUFAUSSET – E se mi avete visto ai piedi della signora, era per sviare la gelosia di Pacarel
LANDERNAU – Bella trovata!
MARTA – (a Pacarel) Volete proprio che ve lo dica? La vostra calma mi ferisce più della vostra
collera
PACAREL – Ti dico che sono calmo perché non è pericoloso
AMANDINE – Ah! No…no.. il caffè … non me lo danno a bere
DUFAUSSET – Lei!.. è il cielo che la invia (a Pacarel) Sapete, ve lo dico in anticipo, di vostra
moglie… non me ne importa un fico
PACAREL – Prego?
DUFAUSSET – Solamente, vi chiedo perdono di quello che sto per fare… E’ per salvare la
situazione… agli occhi del marito … (ad Amandine) Ah! Marta, Marta, io ti amo…
AMANDINE – O mio Dio!
LANDERNAU – Cosa? Mia moglie!
AMANDINE – Voi siete pazzo!, mio marito
DUFAUSSET – Non vi preoccupate, l’ho già avvisato
LANDERNAU – Signore, voi state perdendo la testa
DUFAUSSET – Ma vi dico che l’ho avvisato (a Amandine) Ah Marta! Come sei affascinante!
Marta! Mi chiama Marta! Io mi chiamo Amandine, signore!
DUFAUSSET – Eh? Amandine?
MARTA – Sono io che mi chiamo Marta, signore… Marta Pacarel
DUFAUSSET – Cosa? Marta … Paca.. Marta … Pacarel. Siete voi? E Amandine è… mentre io…
Ah! Che pasticcio
MARTA + AMANDINE – (Escono e si mostrano la lingua)
LANDERNAU - + PACAREL – (ridono)
DUFAUSSET – Ah! Signori…. Vi assicuro… credetemi…
PACAREL – Continuate pure, mio caro amico…sistiniano… di voi mi posso fidare
LANDERNAU – Via, via… noi non siamo gelosi…
Scena VIII
DUFAUSSET, poi LANOIX
DUFAUSSET – Non c’è che dire…si prendono gioco di me…io non capisco più niente…in questi
due giorni ci sono stati tali e tanti cambiamenti….Ma come, mi si presenta una grossa Marta e
un’affascinante Amandine ed ecco che la grossa Marta diventa una grossa Amandine e
l’affascinante Amandine diventa un’affascinante Marta …La moglie di Pacarel diventa la moglie
dell’altro e viceversa….non si capisce più niente…devono essere loro che si
sbagliano…impossibile!…Oppure è un gioco di passami- la-tua che io ti passo- la-mia come nelle
carte…ma allora io non so più…a chi devo fare la corte? Quale marito è stato sul punto di essere
tradito? Qual è l’uccellino che bisogna curare?…Infine, come si è potuta sposare tutta quella
gente?…Ah! può essere che mettono in comune le donne…il libero scambio nel matrimonio! Con il
progresso: questo e altro!
LANOIX – Buongiorno, Signor Dufausset.
DUFAUSSET – Oh! Buongiorno…
LANOIX – Avete visto il signor Pacarel?
DUFAUSSET – Se ne è appena andato. (cantando) Ah! Ah! Ah! Ah!
LANOIX – Voi state soffrendo, volete una pastiglia alla menta?
DUFAUSSET – No, grazie. Mi sto facendo la voce.
Scena IX
LANOIX, DUFAUSSET, PACAREL, GIULIA
PACAREL – Mi hanno detto che eravate arrivato, caro Lanoix…e mi sono precipitato per
stringervi la mano e portarvi la vostra fidanzata…
GIULIA – Buongiorno, signor Lanoix.
LANOIX – Buongiorno, signorina.
GIULIA – (gira la lingua) State bene?
LANOIX – Ma…uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro, molto bene.
PACAREL – Allora ragazzi miei, io vi lascio (a Dufausset) Mio caro, rendetevi utile…nella vostra
situazione ve lo posso domandare…sono due fidanzati…bisogna lasciarli alle loro effusioni…ma,
allo stesso tempo, è conveniente di non lasciarli completamente a loro stessi, è l’abitudine, è
l’etichetta…Voi li sorveglierete…per la forma…avendo cura di non disturbarli…camminando in
lungo e in largo senza intervenire nei loro discorsi…per no n rovinare il loro tete-a-tete….
DUFAUSSET – E così eccomi trasformato in balia asciutta per adulti.
Scena X
Gli stessi, meno PACAREL
GIULIA – Allora, niente di nuovo?
LANOIX – Niente….aspetto un’occasione…fino a nuovo ordine, continuiamo a dissimulare.
GIULIA – Io non oso parlarne a papà…preferisco che la cosa parta da voi.
LANOIX – Per me è la stessa cosa, per quanto riguarda mia madre, preferirei che la cosa partisse
da voi.
DUFAUSSET – Devo aver l’aria di una pantegana….
GIULIA – E’ evidente che voi no n siete assolutamente il mio tipo
LANOIX – Lo stesso dicasi per voi: siete molto gentile e niente di più.
GIULIA – Per esempio avete il naso troppo lungo.
LANOIX – A me, invece, piacciono solo le more.
DUFAUSSET – Ma che momento di tenero abbandono!….
GIULIA – E poi non mi piacciono i pittori…Non si può toccarli senza sporcarsi.
LANOIX – Ebbene, io, come pittore, amo soltanto le cocotte, perché là si è sicuri di sporcarsi.
GIULIA – Oh! Oh! Voi avete detto “cocotte”.
LANOIX – Perdonatemi , mi sono dimenticato di girare la lingua.
GIULIA – Non importa…è la stessa cosa! Tanto non ho la minima idea di cosa siano.
DUFAUSSET – (vocalizzando) Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
LANOIX – Ditemi, perché il signore è così agitato? Non vi tocca il cuore questa sua pena?
GIULIA – Oh! Povero ragazzo….è così geloso…crede che io vi stia per sposare….e lui mi
ama….si capisce perfettamente.
LANOIX – Benissimo….e voi?
GIULIA – Mio Dio….Non mi spiacerebbe!
LANOIX – Allora fateglielo capire!….Cosa aspettate?
GIULIA – Come….davanti a voi?
LANOIX – Oh! La cosa non mi tocca minimamente…farò finta di non ascoltare!
GIULIA – Dopotutto, voglio solo rassicurarlo….non si ha il diritto di lasciar soffrire il prossimo
quando abbiamo la possibilità di calmare la sua sofferenza. (a Dufausset) Pssst!!
DUFAUSSET – Scusi, dice a me?
LANOIX – Andate! Andate! (Dufausset si mette al posto di Lanoix, vicino a Giulia. Lanoix
comincia a camminare in lungo e in largo al posto di Dufausset).
DUFAUSSET – Mi state chiamando, signorina?
GIULIA – Sì, ci tenevo a rassicurarvi….siete sui carboni ardenti. Bene, calmatevi. Il signor Lanoix,
che credevate fosse il mio fidanzato, non sarà mai mio marito.
DUFAUSSET – Come?
LANOIX – No, mai! Mai!
DUFAUSSET – Ma perché mi dite questo?
GIULIA – Ma perché….perché, dopo la vostra confessione, io non ho il diritto di continuare con
questo gioco crudele che vi fa soffrire.
DUFAUSSET – Cosa?
GIULIA – Io non sono per niente una cocotte, io…..e trovo malvagio oltre ogni dire che qualcuno
che….che ha della simpatia per voi….si prenda il piacere di darvi un dolore sottoponendovi ad una
prova inutile che ha la sola ragione di stimolare i vostri sentimenti.
DUFAUSSET – Guarda! Guarda! Guarda!
GIULIA – Adesso ho visto….quanto siete rattristato e indignato….voi scalpitate!….Può essere che
io stia facendo un errore a parlarvi in questo modo….la signora Landernau mi ha sempre detto: “in
amore bisogna saper aspettare….” Ma, insomma, il primo passo lo avete già fatto voi…adesso tocca
a me.
DUFAUSSET – (a parte) Ma com’è affascinante…ed io che non me n’ero neppure accorto…(alto)
vi prego continuate a parlarmi in questo modo….
LANOIX – Ah! C’è del tenero!
DUFAUSSET – Devo dire, signorina, che bisogna essere completamente ciechi per venire in
questa casa senza cadere immediatamente innamorati del vostro fascino.
GIULIA – Sì, ma questo non è il vostro caso.
DUFAUSSET – Io!
GIULIA – (a Lanoix) E’ piuttosto per voi che si può dire questo! Prendi!
LANOIX – Per cortesia vediamo di non buttarla nel personale!
GIULIA – (a Dufausset) Oh! No, questo non è proprio il vostro caso….perché voi mi avete notata
immediatamente….ma anch’io, sapete….Così quando mi avete confessato i vostri sentimenti….
DUFAUSSET – Io? Io vi ho confessato….ma quando?
GIULIA – Ah! Non se ne ricorda….ma qui! Quando eravate in collera con papà…allora, vi è
scappato….voi mi avete detto: ”Ah! Sono io che me ne andrei, se non fossi trattenuto dal fascino di
una giovane…” allora, ho capito. L’avete detto, sì o no?
DUFAUSSET – Sì, sì….ma certo che l’ho detto e non lo ritiro….lo ripeto…io vi amo….
GIULIA – Ebbene, anch’io vi amo, con tutto il cuore….
DUFAUSSET – E’ deliziosa (cadendo ai suoi piedi) Ah! Giulia!
Scena XI
Gli stessi e PACAREL
PACAREL – Ma bene! Eccovi ancora per terra. Se continuate così mi consumerete il pavimento
con le ginocchia!
DUFAUSSET – Ah, l’amore….
PACAREL – Vi prego non restate ai miei piedi.
DUFAUSSET – Veramente dicevo che: l’amore è un sentimento improvviso…..un istante è stato
sufficiente per farmi invaghire follemente della signorina Giulia.
PACAREL – Cosa! Cosa mi sta raccontando?….Ma come è possibile che…(a Lanoix che continua
a camminare in lungo e in largo e passa di fianco a Pacarel) Ebbene, voi cosa state facendo!
LANOIX – Gli ho dato il cambio.(ricomincia a camminare)
PACAREL – Ah! Bravo, avete proprio un bel modo di fa re la corte a mia figlia.
DUFAUSSET – Signore! Voi siete l’amico di mio padre…voi non potete respingermi!…Ho
l’onore di domandarvi la mano di vostra figlia.
PACAREL – Come…come…Ma andiamo! non diciamo fesserie!
DUFAUSSET – Cosa vuol dire questo?
GIULIA – Oh! Papà, sii gentile. Dopotutto tu mi vuoi maritare…..io lo capisco! E’ il tuo
problema….ma con il matrimonio tu mi dai un marito….e questo è un mio problema….almeno
dammi la possibilità di scegliere.
PACAREL – No…. No , Giulia ….io non te lo posso dire, ma….Ah! Questa è proprio bella!
(rivolto a Dufausset) Sistiniano, vai!
DUFAUSSET – Ma cos’ha da ridere in quel modo?…
Scena XII
Gli stessi, LANDERNAU
LANDERNAU – Pacarel! Ah! Eccoti….tieni, leggi qui!
PACAREL – Un giornale….Ah! Va bene, più tardi….Figurati….Ah! Non lo indovinerai
mai….Dufausset mi ha domandato la mano di Giulia!
LANDERNAU – Davvero! Lui! Questa è bella. (a Lanoix che continua a camminare) Ah! E’
proprio buona questa!
DUFAUSSET – Ora mi stanno veramente irritando, non capisco proprio cosa ci sia di così
divertente.
LANDERNAU – (tornando serio) E adesso basta ridere, leggi questo.
PACAREL – (continuando a ridere) Che cos’è? Cosa? “E’ stato annunciato l’ingaggio….”Oh! ma
questo è troppo! (a Dufausset) Leggete qui.
DUFAUSSET – “E’ stato annunciato l’ingaggio da parte del teatro dell’Opéra del famoso tenore
Fasolon che percepirà uno stipendio di 6000 franchi al mese…” Ebbene! Che me ne importa!
PACAREL – Ah! Che ve ne importa!….Fate male, voi mi dovete quarantamila franchi.
DUFAUSSET – Io?
PACAREL – la penale!
DUFAUSSET – La penale?…quale penale! ….io non vi lascio!
PACAREL – Voi non potete stare con me e con l’Opéra allo stesso tempo.
DUFAUSSET – Ma io non vado all’Opéra! Io non sono mica Fasolon, io….
LANDERNAU – Cosa?
PACAREL – Cosa vuol dire tutto questo….allora cosa fate qui….mangiapane a tradimento
DUFAUSSET – Ah! Signore!
PACAREL – Perché mi avete detto di chiamarvi Dufausset?
DUFAUSSET – Dufausset non è Fasolon.
PACAREL – Fasolon è lo pseudonimo. Ma mi avete detto di essere il figlio naturale di Dufausset.
DUFAUSSET – Io, il figlio naturale?….Beh, ditemi dove avete scovato questa idea.
PACAREL – Ma, siete stato voi….e poi Dufausset ha un solo figlio….
DUFAUSSET – Eh allora?….Io non vi ho mai detto di avere un fratello….quel figlio sono io…
PACAREL – Come, siete voi il….un bambinetto che, a tredici anni, era alto così….ma allora,
ditemi…voi non siete tenore?….
DUFAUSSET – Io? …Io non so cantare!
PACAREL – Ma perché vi siete fatto passare per tenore?….Ah, questo è troppo….io domando a
Dufausset d’ingaggiarmi un cantante d’opera e lui lo sostituisce con suo figlio!….
DUFAUSSET – Mio padre mi ha inviato qui per studiare diritto….ma non mi ha parlato di
tenori….mi ha soltanto raccomandato a voi….ho la lettera in fondo al baule…voi mi avete
immediatamente offerto uno stipendio straordinario e ho accettato perché non mi piace fare troppe
cerimonie….
PACAREL – E il mio telegramma?
DUFAUSSET – Mio padre non ha ricevuto niente.
PACAREL – Lanoix! Signor Lanoix de Vaux!
Scena XIII
Gli stessi, LANOIX
LANOIX – Eccomi, signor Pacarel!
PACAREL – Cosa mi dite del telegramma che vi ho dato l’altro giorno?
LANOIX – Oh! Il telegramma… (a parte) Me ne sono completamente scordato! (alto) Il
telegramma… Sì l’altro giorno mi avete dato un telegramma…
PACAREL - Lo so che vi ho dato un telegramma… vi chiedo cosa ne avete fatto?
LANOIX – Cosa ne ho fatto…
PACAREL – Avanti!
LANOIX - (si guarda attorno incerto)
PACAREL - Avanti!
LANOIX - Oh! Ma se avete ospiti, ne riparliamo dopo
PACAREL - Avanti! Lo dico a voi! Proseguite, spiegatevi…
LANOIX - (gettandosi ai suoi piedi) (velocissimo, quasi gramelot) Ebbene io effettivamente ero
andato in posta quel giorno per spedire il telegramma, ma Camelia, non il fiore, ma quella che
vende i fiori che poi è un fiore lei stessa, mi ha fermato e mi ha detto: dove vai, ed io ho risposto:
vado in posta a spedire un telegramma, il telegramma del signor Pacarel, e lei mi ha detto: ma chi è
questo signor Pacarel che non lo conosco ed io le ho detto: è il mio futuro suocero che mi ha
incaricato di spedire…
PACAREL – Ho capito! Il telegramma non è partito! Che bestia sono stato a fidarmi di voi!
LANOIX – Su! Non dite così
PACAREL – Sì bestia, bestia, bestia!
LANOIX - Se proprio ci tenete…
LANOIX e DUFAUSSET – Bestia!
PACAREL – Eh!?
LANOIX - Eccovi il vostro telegramma
PACAREL – Al diavolo! Lo potete stracciare!
DUFAUSSET – Non c’è da stupirsi se papà non ha ricevuto niente…ed ora vi domando di nuovo la
mano di vostra figlia….
PACAREL – Questo assolutamente no.
DUFAUSSET – Che cosa mi manca per essere degno di vostra figlia?
PACAREL – Ma come, mi domandate cosa vi manca, dopo aver cantato alla cappella Sistina!
DUFAUSSET – Chi! Io?
LANDERNAU – Siete voi che l’avete detto.
DUFAUSSET – Ho detto che ci ero stato….non che ci avevo cantato….
Scena XIV
Gli stessi, AMANDINE (da destra), MARTA (da sinistra)
MARTA – Che cosa succede ancora….perché tutto queste discussioni?
DUFAUSSET – Ah! Signora, intercedete per me con il signor Pacarel perché mi accordi la mano
della signorina Giulia.
AMANDINE – Cosa?
MARTA – Ah! No! Permettetemi….io mi oppongo!
DUFAUSSET – (basso a Marta) Oh! Signora, voi mi lusingate facendomi credere di essere gelosa!
MARTA – (basso a Dufausset) Gelosa, io! Voi siete un mascalzone! (a Pacarel) Voi siete il padre,
sta a voi prendere la decisione definitiva…
PACAREL – Ma è stata promessa al signor Lanoix!
LANOIX – Mio Dio….Signor Pacarel ….io ne sono molto onorato….ma, la signorina ama il
signore, non bisogna opporsi alle inclinazioni….io domando la mano della vostra seconda figlia.
PACAREL – Ma Giulia è figlia unica!
LANOIX – Non ho fretta.
PACAREL – Se le cose stanno così… non dico di no, ma dovrò riflettere sulla cosa.
AMANDINE – (a parte) E dire che io non ho voce in capitolo…..Scellerato!
PACAREL – (basso a Dufausset) Voi mi dovete una spiegazione, io vi ho beccato ai piedi di mia
moglie!
DUFAUSSET – (basso a Pacarel) Sst! Sì è vero! L’ho fatto per confondere il signor
Landernau….avevo un capriccio per sua moglie.
LANDERNAU – (basso a Dufausset) Ditemi, amico mio….perché vi siete permesso di abbracciare
mia moglie?….io non ho detto niente….perché ho pensato….
DUFAUSSET – Silenzio…..è stato per sviare le supposizioni del signor Pacarel.
LANDERNAU – Davvero? Allora va bene.
PACAREL – Tutto è finito per il meglio….fa niente se non ho avuto la fortuna di avere il mio
tenore…anzi, questo mi servirà da lezione….state attenti amici….sia che voi vogliate acquistare
delle rape oppure un tenore…domandate sempre di vedere la merce….non si sa mai quello che può
accadere quando si compra a scatola chiusa.
DUFAUSSET – Era casta e pura….
TUTTI – Oh No!


DÌ MÌA GATT SA L’È NO ‘N DUL SACCH
di George Feydeau
libera traduzione e adattamento di
Giuliano Mangano

CARLO COLOMBO, industrial milanes de zucur par diabetici
MARTA, la so segunda mièe e madregna de Giulia
ANNIBALE BERETTA, dutur e amis dul Colombo
AMANDA, mièe dul dutur
GIULIA, tusa dul Colombo
ROBERTO DEL FOSSO, murus de la Giulia
GIOVANNI CARUGATI, fiö d’un amis dul Colombo
LUCHO, dumestigh perüviàn

ATTO I
Scena Prima
AMANDA, MARTA, GIULIA, COLOMBO, BERETTA

COLOMBO – Che güst, che squisitezza, che delizia st’anatra salvadiga !
MARTA – La ricetta l’è dul dutur Beretta.
BERETTA – Eh! Parbleu, l’ho truvada in dul libar dull’Artusi
COLOMBO – Artu…No?!
BERETTA – Artu..si!
COLOMBO – No?!
BERETTA – Sì, sì… Artusi!
MARTA – Fa’ no ul solit ciapatùn, Carlettu… quel che l’ha scrivü ul libar al sa ciama Artusi… se te süguitet a dì Artu…no?
COLOMBO – Te set tì che te fet cunfüsiun, cara… ul mè no a l’eva una esclamaziùn
BERETTA – (tagliando corto) Sì, sì… va ben! Tüt ul segrét al cunsist ‘n du la manera de mazàla .. l’è semplice….. a bögn schiscià par ben cui did in sül coll du la bestia… inscì… (preme sul collo di Amanda)
AMANDA (si dimena) Ah!!
BERETTA – Sa ghè?
AMANDA – Sufeghi!
BERETTA - Pardon! L’aria la cessa de andà dentar in dul stomigh e l’ematosi la sa ferma al primm livèll … inscì sa furman di travasi sanguigni in di cell che separan i muscoli sopra-ioidei e sotto-ioidei, da cunseguènza….
COLOMBO – Sì, insomma, a bögn savé tiragh ul coll…..’sti dutur, hinn mia bun de parlà cume la gent nurmal…. Bisogna dì però che l‘anatra l’eva eccellente.
BERETTA – In sta manera la carna la diventa muresina…. Bona da mastegà anca senza dent
COLOMBO – Ah! l’è stada la mè miè che l’ha catada föra... ammò viva, pora bestia
BERETTA – Sa ved che l’è pratiga de besti
COLOMBO – E pö hinn mia robb che sa po fa fà a la servitù! No?!
MARTA – Sì….
COLONBO – Cum’è sì?
MARTA – Sì… nel senso de no… Uff! Figürevas che avevi desmentegà a cà ul purtaföi
… e sevi già sura ul tram… par furtüna gh’eva lì un giovinott… molto galante,eh!? Che’l m’ha prestà un quai ghel
AMANDA – Sa tröva sempar di oman al mument giüst.
COLOMBO – Peccà che ga sian mia mument giüst par tütt i oman.
GIULIA – Anche lo spumante era eccellente
COLOMBO – Sì! Un brut italiano
GIULIA – Oh! Pensavo fosse uno champagne francése
AMANDA – Ah! Mì l’adori ul champagne….ma ul mè marì, ul dutur, me le pruibis…. Al dis che al ma eccita trop! Me le lassa dumà par impienì la vasca dul bagn.
BERETTA – Se capiss, vera? Sa tratta d’una questiun d’amur
MARTA – Disem pür che sa tratta d’una questiun d’età
AMANDA - Cus’è?
MARTA – Nient, mia cara… riflettevi…
COLOMBO – Via, via via! Signori….. Signore…. Dumandi la parola.
AMANDA - Lassè parlà ul sciur Colombo.
MARTA – Parla! ….. Ul mè marì, fo no par dì, a l’è un tribuno nato
COLOMBO – Signori….. Signore…. L’è sempar un piasè sta chi in mezz a vialtar…
MARTA – A pruposit de mezz, cara Amanda, ho ritruvà ul tò cavàgn dul lavurà in mezz ai mè ropp.
AMANDA – Ul mè cavàgn?!, ah! L’ho cercà inscì tanto!
COLOMBO – Signori, Signore…..
TUTTI – Sì.
COLOMBO – Podi parlà sì o no?
MARTA – Parla, caro. (A Amanda) Regòrdum de dàtal indrè sübit.
COLOMBO – Signori e Signore….. ho prepà una surpresina
TUTTI – Surpresina!…. surpresina … (in modo infantile)
COLOMBO – Te la chì la mè surpresa…. (accenna a Giulia) Vöri no dilungàm….Giulia….. tì t’è pudü distingues in du la nostra famiglia parchè t’è scrivü un’opera…. Te rifai ul Faust dopo Gounod ….. Gounod, l’è nassü prima de tì, perciò l’ha scrivü par primm. Mì ho decidü de fa cantà ul to Faust a la Scara de Milan… Vedìi… Mì sunt diventà sciur grazie alla fabricaziun dul zucur per diabetici…. Al nostar nom manca dumà un po’ da lüstar…..
MARTA – Sa gh’entra ul lüstar adès?
COLOMBO – Ul lüstar che mi a cerchi l’è no quel di scarp… ghe mancarìa anca quell!
AMANDA – Ah! Eccu! Al disevi mì che gh’eva nient de fa cul bagalùn dul lüstar
BERETTA – Citu! Lasemal parlà
COLOMBO – Grazie! Dunca… ul lüstar che mi cerchi l’è la celebrità fra i oman de cultüra… e quel lüstar tel me daret tì, Giulia… Tì te set ul mè cap-d’opera, e ul Faust l’è ul tò cap-d’opera… giusta? Dunca, i cap-d’opera di nostar cap-d’opera a hinn i nostar capp-d’opera… ergo ul Faust a l’è ul mè capp-d’opera!
TUTTI – Bravo! Bravo!
MARTA – Ul ragionament al fa no una grinza
BERETTA – Ma cun tütt sto ragiunament a te nammò dit cume te faret a fà mett in scena a la Scara ul Faust du la tò tusa
COLOMBO – Spècia! Fa’ no la gata pressùsa…. Propi ier sera, ho savü che la Scara la gaveva intenziun de ingaggià un tenur ecceziunal….una vus, tel set de quei che al dì d’incö ghe n’è in gir pocch….. cume ho sentì che ghe n’eva vün libar e dispòst… sto tenur al canta al Sociale de Lüìn… al sa ciama Fasolòn e par che’l gabbia un avvenire immenso…. Cusa ho fai?…ho telegrafà
BERETTA – A Fasolòn?
COLOMBO – No! al mè vecc amis Carugati! Emm fai ul militar insema… pö lü l’è andà a stà de cà a Lüìn
MARTA – Al semm.. e alura?
COLOMBO – Alura gò mandà a dì: “Ingaggiami, non importa a quale prezzo, stop, tenore Fasolòn! Stop. Attualmente a Luino, stop, e spedisci direttamente, stop. A Milano, stop” Avì capì?
BERETTA – stop
COLOMBO – ul telegrama l’è finì
BERETTA – Pardon!
COLOMBO - Una volta che mì sunt in pussès dul tenur…. al lighi man e pè a mì… La Scara la sa bütta ai mè ginöcc….E chì mì ghe cedi ul mè tenur, ghe imponi la mè opera ed eccu i Colombo che passan alla posterità…..
TUTTI – Bravo, bravo…
GIULIA – Ah! Papà come sono contenta! (lo abbraccia)
COLOMBO – Fa’ attenziun ! Ringrazia anca la tò madregna. (Giulia abbraccia Marta)
MARTA – Par piasè dì mia sempar la tò madregna, te me fet sentì un’arpia brüta e malmustusa, una specie de cunserva. (campanello)
AMANDA – Hè! Hè! I cunsèrvi di volt a hinn püssè bun di primizi!
COLOMBO – (a parte) Sent cume la difend la sò categuria, la sciura Beretta.

Scena Seconda
GLI STESSI, CARUGATI

LUCHO – (rientrando) Ay un segnor che riva da Luino. Ha dicho che vien de parte del segnor Carugati, amigo de vosotros
COLOMBO – Da part dul sciur Carügà?! L’è lü! L’è Fasolon…. Fal vegnì a ultra
LUCHO – Bien, segnor, come vos quiere
COLOMBO - Ah, amici miei…. va preghi….. cerchèmm de fagh una bella accoglienza…. Savìi, a l’è un tenur, l’è bitüà ai uvaziun….. Marta, al piano. Sciura Beretta e ti Giulia, vi altar battì ul temp cui man. Tì, Annìbal, chichinscì… no chichinscì (Eseguono un paio di volte scambiandosi il posto)
CARUGATI – (entrando) Una cà de matt!….. Ma sunt sbaglià (fa per uscire)
COLOMBO – (scendendo dalla sedia) Due ‘l va?
CARUGATI – Comodi, comodi (a parte) Bisogna no cuntradìi (alto) Andè pür avanti a fa… (gesticola)
COLOMBO – (a parte) Ah! Ah! A ga piàsan i uvaziùn. (ad alta voce) Forza, ricumìncium (ricomincia la sceneggiata) (Carugati cerca di scappare) Ma ca’l scàpa no, caro sciur…. Uhela! che strano tipu ca l’è!
CARUGATI – Ma no, sunt mia drè a scappà (a parte) incuminci a vess preoccupà, hin in tanti püssè de mì
COLOMBO – E adès parlèmm…..ma prima che ‘l ma permetta de presentagh i mè amis. Ul sciur e la sciura Beretta, vivan chì insema de nüm, la mè miè, la mè tusa….
MARTA – Ah! Ul giuvinott dul tram che’l m’ha prestà i danè!
CARUGATI – La sciura ca l’aveva desmentegà ul purtaföi… ma cuma l’è pussibil? In d’una cà de matt! Oh, pora dona!
COLOMBO – Bene, bene bene! I presentaziùn hinn stai fà….. Ah! Cume sunt cuntent de vedell! E … ul mè amis Carugati al sta ben?
CARUGATI – Papà?
COLOMBO – Papà! L’ha ditt papà! Parchè l’ha ditt papà? No mì verament ghe dumandavi se ul sciur Carugati
CARUGATI – CarugatiI?….Ah!…..Ma alura….
COLOMBO – Alura?
CARUGATI – Lü al sarìa ul sciur Colombo?
COLOMBO – Ma cert, che diamine (a parte) Al ma par un pu scemu!
CARUGATI – e mì che credevi de vess finì in d’un manicomi.…
COLOMBO – Cosa?
CARUGATI – A v’ho truvà lì tücc insema, una massa de giupitt che bala e che canta in d’una manera … disèmm… mia tant nurmal
BERETTA – A vurevum fagh una bella acoglienza.
CARUGATI – Ah! L’è stai per …. .che strana manera de ricev la gent!
AMANDA – (a parte) Quel giuvinott chì al m’ha vardà.
CARUGATI – Inscì lü a l’è ul sciur Colombo …. molto piacere! Ah! A pruposit, go una letra par lü, pürtrop a l’è in fund a la mè valisa.
COLOMBO – Dul sciur Carugà ….Ah! Quel car amis…. Cume al sta?
CARUGATI – Benissim! Al sta benissim, papà….
COLOMBO – Perché al ma ciama papà? Al sarà stà tirà sü da piccul in d’un quai orfanatrofi. Alura, se ‘n disìi dul mè tenur?
AMANDA – Maestus.
BERETTA – Vedèmm un pu (prende una sedia e di colpo fa sedere Carugati in mezzo alla sala, lo ausculta, batte col martelletto sulle sua ginocchia e altre cose simili)
COLOMBO – Alura?
BERETTA – al gà l’aria un pu giò, la faccia che la par un pagn de bügada… ul stomigh mia tant a post… i riflessi lenti… ma ghe starò drè mì… savarò mì tiràl sü de corda. (gli altri si scambiano le loro impressioni)
CARUGATI – Che gent alegra! Papà ier, a Lüìn al m’aveva ditt: car ul mè bagai…. Te vörat andà a studià giurisprudenza a Milan…..ma podi no lassat in da par tì in quela gran città pièna de distraziùn, vizzi e coruttèla, te mandi dal mè amis Colombo …..al pregarò de stà attent a tì, fa ul bravo cun lü…. Fal mia inrabì ….. te vedaret che l’è un omm simpatich… sü la simpatia ul mè pà al gaveva rasun, pensi de andà d’acordi facilment cil sciur Colombo
COLOMBO - Lü al sa no come sunt cuntent che l’è rivà…. L’ha già mangià?
CARUGATI – Ul fatto l’è che sta matina…
COLOMBO – Oh! Ho induvinà… cusa l’è che podi uffrìgh: un öv in cereghin, di finocc lessà?
CARUGATI – No, grazie…..preferissi un àltar mangià (a parte) ma che razza de cüsina fann a Milan?
MARTA – Epür, di volt, par la vus l’è mei tö sü un quaicoss de ligèr.
CARUGATI – Ah! Se l’è dumà par quest. Al sa, a ga fo mia tant cas a la mè vus.
AMANDA – Mia tütt hinn cume lü!
CARUGATI – Ghe credi sciura…(a parte) chesta chì la dev vess una cantante.
AMANDA – Che baüsciùn d’un cagazibett!
MARTA – Bene, ghe darèmm quel che ghè in cüsina. Ghe pensi mì!
CARUGATI – Ah, sciura, la ma manda in cunfüsiùn!
MARTA – che’l sa preocupa no….
CARUGATI – L’è diventada rossa! La m’ha recugnussü! Che gran dona ca l’è! Che fascino! Ma chi l’è ul so marì? L’è la miè dul Colombo o de quell’altar? Orcu sciampìn… al m’ ha presentà tüta la famiglia in blocch….
MARTA – Eccu, ho cumandà, adès ghe servissum un quaicoss (a Amanda), me sunt regurdada del tò cavàgn
COLOMBO – Natüralment lü alluggiarà chì da nüm….. ghè una bela stanzetta al prim pian, propri de fianch a la mè stanza…. vista sül giardìn…. Ghè anca un pianoforte.
CARUGATI – Oh! Che bel!
COLOMBO – A l’è un piano “a coda”.
CARUGATI – Poc mà, al òcupa un pu de spazi, ma al po vess bun par mett sü la biancheria.
GIULIA – Un po’ di caffè, signor Carugati?
CARUGATI – Vulentèra
COLOMBO – No, ul caffè l’è un eccitante…. Dagh un pu de lacc de galina.
CARUGATI – Ma a mì al ma pias no…..
BERETTA – Fa nagott…. Al s’ciarìss la vus….
CARUGATI – Ma mì devi s’ciarì un bel nient….
AMANDA – Al dev übidì.
CARUGATI – Cricu de gess, chichinscì me fan fa la dieta….
GIULIA – Vado subito a prenderlo
COLOMBO – Brava, abbi cüra del tò tenur!La ved? Chesta chi l’è la tusa che l’ha fai u l’opera.
CARUGATI – Ah! congratulasioni….
COLOMBO – (basso a Giulia) T’è sentì? L’ha ditt: “congratulazioni”
GIULIA – Sì, questo giovanotto è proprio gentile! Molto di più del mio fidanzato. Gli riempirò la stanza di fiori. (Via)
MARTA – Un gott de grapa?
CARUGATI – Oh! sciura, la gà una man inscì bianca e delicada…(basso) a l’è una dona deliziusa (alto) Che marca l’è? (legge l’etichetta) “Olio di fegato di merluzzo” ca la se incomuda mia, grazie.
MARTA – Ghè no de preucüpass, l’è dumà na vegia butelia.
CARUGATI – Menu mà!
COLOMBO – E adès, cari i me gent, l’è no par mandav via, ma go bisogn de parlà a quattröcc cun che’l sciur chi.
BERETTA – Sta mia fa cumpliment. Capìsum la situaziun! (escono)

Scena terza
COLOMBO, CARUGATI

COLOMBO – E dèss, a pàrlum seriamènt. Eccu quell che podi uffrì senza tanti ball! 3000 franch al més, sagulàa, lugàa, lavàa, stiràa…
CARUGATI – Sa l’è ‘sta burlanda?! A l’è adré a töm in gir parchè vegni da Lüìn?
Da COLOMBO – No! me permetarìa mai, caro lü…. propi no, (a parte) Cricu de gess! Hinn diventà leccard i tenur! (alto) Insomma sa ga davan cus’è a Lüìn?
CARUGATI – papà….
COLOMBO – Papà… Al süguita a ciamàm papà. Gò dumandà sa’l ciapava cus’è a Lüìn.
CARUGATI – Cent franch!
COLOMBO – E alura? A fann no 3000 franch?
CARUGATI – Sa’l vör dì cus’è 3000 franch?
COLOMBO – Vedi che l’è mia tant fort in matematica: in un mes a ghinn trenta dì, trenta volt cent a fann 3000….
CARUGATI – Mi me paremettarìa da dì…..
COLOMBO – Va ben, ho ditt che tirarò no sül prezzi. Disem 3500. Hin assè 3500 franch al mes? I e cètta?
CARUGATI – Se cetti?! Al par mia vera! (a parte) Papà al m’aveva dì che l’era un omm gentil, ma credevi no che ‘l füdes inscì tanto liberal.
COLOMBO – Alura… cettìi?
CARUGATI – Cetti, cetti… e come se cetti!
COLOMBO – Ben, alura se semm d’accordi, a fissum una penal …40.000 franch se lü al ma lassa
CARUGATI – Ca’l gabbia mia paüra, che mì le lassarò mai!… E sa dovarìa fà in scambi de tüta sta grazia de Diu?
COLOMBO – Cantà quand e dua ve’l disarò mì!
CARUGATI – Cantà! Questa sì che l’è un’idea divertenta!
COLOMBO – Lü a l’è pagà par quest!
CARUGATI – Lü al vör fa un scherz a quaividün?
COLOMBO – Sì, al teatar du la Scara!…
CARUGATI – E mì duvarìa cantà a la Scara?
COLOMBO – No! Mì al farò… (a parte) L’è inütil che ghe disa la rava e la fava, al pudarìa cambià idea (alto) insomma quel che go in ment l’è no impurtant…. Al cetta?
CARUGATI – A sto prezzi, se po no tirass indrè…..una roba dul genar me la sarìa mia speciada! Quand pensi che a Lüìn, quand canti, ma disan tücc che fo piang i gatt!
COLOMBO – Ben, alura ca’l firma scià… Ecco: “Davanti a noi X e Y”, metarem i nom di testimoni in un segund temp, “sono comparsi il signor Colombo Carlo, fabbricante di zucchero per diabetici e il signor Fasolon”.
CARUGATI – Chi l’è sto Fasolon?
COLOMBO – Ma l’è lü, diamine! L’è mia ul so nom?
CARUGATI – Fasolon! ….ma quest chì a l’è un nom da teatar! Un nomm de plüm, cume sa dis…
COLOMBO – Ah! A l’è ul so pseudonimo…. ma alura lü cume al sa ciama, sa po savè?
CARUGATI – Cume ul mè pà….
COLOMBO – Vurarìa ben vidè! E quindi….
CARUGATI – Carugati, me ciami Carugati!
COLOMBO – Carugati !ghè mia bisogn de andà avanti, oh, por crist!.. .Ho capìi: ul sciur Carugati l’è ul to papà!
CARUGATI – Ebbene sì …..vist che la dis lü!(a parte) al ma par un pu bamba
COLOMBO – (al pubblico) Carugati l’è ul so pà, ul mè amis Carugati al gà un fiö… ! Lü, un omm spusà, un padar de famiglia, tütt casa e gesa, probi viro dell’Aci! Oh! Che disunur!…. L’avarìa mai pensà… e te’la chì la pröva dul so peccà!… oh Signur se gò mai da vidè?!
CARUGATI – l’è ul mè papà che’l ma ditt: va’ a Milan a truvà ul mè amis Colombo ….
COLOMBO – “Ul mè papà”… al ta permett de ciamàl papà….
CARUGATI – l’è natüral.
COLOMBO – E tì te set cert che l’è verament ul tò papà?
CARUGATI – Ghe mancarìa anca quela!
COLOMBO – Ma sa la dis la so mièe?
CARUGATI – Ma sa ‘l vör ca la disa?
COLOMBO – Lee la sa che te set ul so fiö?
CARUGATI – La mamma?….(a parte) Ma l’è davera un bamba!
COLOMBO – La mamma!… la ta permett de ciamala mamma? (a parte) Pora dona! L’ha recognüssüü … legittimàa! …. Quest sì che l’è eroismo! Eroina pura!
CARUGATI – Ghè no dübbi, in ‘sta famiglia chì a hinn tütt matt da ligà!
COLOMBO – Ma ul fiö ….sa ‘l dis ul fiö?…. vist che tì te ciapàa in famiglia un post che l’eva dumà sò e da nissün altar?
CARUGATI – Ul fiö!…. Quale fiö?
COLOMBO – Ma ul fiö dul tò papà….
CARUGATI – D’ul mè papà? …Papà al gà un fiö?
COLOMBO – Ma cert, l’ho cognüssüü 13 ann fà. Al gaveva 12 ann ….. l’è püssè piscinìn de tì
CARUGATI – Un fiö!…..ma da chi?
COLOMBO – Eh! Sacc furmentu, da la so mièe, no?! Tì l’è mai vist ?…
CARUGATI – Mai!
COLOMBO – Che’l sia mort?
CARUGATI – Ah! L’ è trop! Scrivi sübit al papà.
COLOMBO – (fermandolo) Fall no, fall no! Ghe mancaria anca questa, la rivolta dell’adulterino cuntra ul legittim!… Andèmm avanti a scrivv ul cuntrat… dunca… davanti a me..na,na,na… in qualità di membro…
CARUGATI – (picchiando il pugno sul tavolo) A duvarìa pür dà sfogo al la mia rabbia in una quai manera….
COLOMBO – Oh, porcu sciampìn! Al m’ha fai spurcà ul membro… l’è mia ul cas de fa cagnara ….sta calmo!….Quel che l’è fai l’è fai…. Per quel che me reguarda mi so nagott de sta burlanda …. tegn ul föi e firma, parlemen pü… firma… ma… te vörat propi firmà Carugati? Poer Carugati! Par piasè, scriv sü da part “detto Fasolon”… de manera che podum no sbagliass
CARUGATI – Va ben inscì?
COLOMBO – Perfetto! Eccu la tò copia, ed eccu la mea: ed adèss tì te set ul mè tenur privàa!
CARUGATI – speri che ‘l sarà suddisfai….
COLOMBO – Vegnum adrè… te vöri fà vidè la so stanza…. A pruposit, una piccola preghiera: sona no ul piano tropp prest a la matina.
CARUGATI – ca’l gabbia no paüra! … mì gò dul rispett…
COLOMBO – Per la gent!
CARUGATI – Per ul piano sura tütt!
COLOMBO – Te’l set, ai donn ghe pias durmì.
CARUGATI – (a parte) I donn!… Lee l’è vüna di sti donn!….sciura…..Come la sa ciama?…. l’è da quand l’ho vista che ho perdü ul cò par lee.
COLOMBO – Andemm? (esce di scena)
CARUGATI – Ecco ul sò cavàgn dul lavurà...Ah! ghe scrivarò dò parol! “Da quando vi ho sfiorato, vi amo” Là, dentar dul cavàgn….
COLOMBO – (rientrando in scena) Ah! Anca questa, adèss! Sa po savè se te set adrè a fa cul cavàgn du la sciura Beretta?
CARUGATI – Mi, nagott (a parte)… La sciura Beretta! L’è la mièe dell’altar pan poss, alura niente scrupoli!
COLOMBO – Te sevat adrè a vardà ul cestin cun di öcc de pess less!
CARUGATI – Sciur Colombo, l’è bun de tegn un segreto?
COLOMBO – Se podi no fa diversament.
CARUGATI – mi trövi che la sciura Beretta la sia incantevole!
COLOMBO – Te trövat….! Ma andèmm!…. l’è mia pussibil, te l’è vista ben?!… la gà una bùmbula dul stòmigh che la finiss pü… a sto mund tütt al finiss menu ul stòmigh du la sciura Beretta! Püssè che un stomigh l’è un davanzal…
CARUGATI – Sa’l vör, al m’ha culpìi….
COLOMBO – (a parte) sa ved ca l’è un amante dell’architettüra … (alto) Va ben, sarà per la rarità dul spettacul!…..(a parte) A mì ma fa no nissùn effett, sarà parché ma sun assüefà…..povar Beretta, povar amis!


Scena quarta
ROBERTO, poi GIULIA

LUCHO - Con chièn tiene ablar segnor Roberto ?… el segnor Colombo tiene impegno con un ospite… quiere ablar con la segnorita Giulia?
ROBERTO – Grazie, Lucho…. Posso sapere chi è questo nuovo ospite?
LUCHO – el segnor Colombo no quiere che se sappia in giro… ma
ROBERTO - Ma…
LUCHO – Ma par che si tratta d’un artista
ROBERTO – Ah! Un ritrattista! Un pittore, dunque, come mio padre
LUCHO – Perché suo padre è ritrattista?
ROBERTO – Sì… soprattutto di animali… E’ lui che ha fatto il ritratto al signor Colombo… Una somiglianza!
LUCHO – Ah! Una somiglianza perfetta… si capisce che è un esperto di animali… (esce)
ROBERTO – (solo) Mamma mi ha detto: vai a portare un mazzo di fiori alla tua fidanzata…. Si usa così quando si fa la corte ad una ragazza…. Io l’avevo acquistato quel benedetto mazzo di fiori…. ma, venendo, ho fatto una puntatina da Camélia…. e lei l’ha voluto. E’ carina Camélia! È alla buona…. con lei non ho bisogno di girare la lingua in bocca sette volte…. non è come qui…. dove la mamma m’ha raccomandato di farlo tutte le volte che devo parlare…. È stata proprio una bella idea quella di volermi sposare… no è stata una stupidaggine… anche Camélia la trova una stupidaggine … mi ha detto: guarda, io mi sto forse maritando? E poi ha aggiunto: “Se io acconsentissi a maritarmi non sarebbe che con te!” e ha chiamato la sua cameriera…. per farmi fare le carte… sapete cosa hanno detto le carte?: “ Se Roberto del Fosso si sposa…. sarà infelice; se resta con la sua Camélia, sarà sempre felice!” E sto consulto mi è costato 20 franchi per la cameriera! Capite bene che non voglio andar contro il destino
GIULIA – (entrando) Mamma mi ha detto: va ‘ a ricevere il tuo fidanzato…. Mi annoia il mio fidanzato… tartaglia… e, ha aggiunto …. Sta’ attenta, sta’ su dritta e conta due volte fino a quattro prima de parlare.
ROBERTO – La piccola Colombo!…. Giriamo sette volte la lingua. (esegue) Buongiorno Giulia, come va?
GIULIA – Uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro. Molto bene, grazie, e tu?
ROBERTO – (a parte) Ma cos’ha? (gira sette volte la lingua) ti avevo portato un mazzo di fiori (gira la lingua) ma mi sono accorto che erano appassiti (stesso gioco) allora li ho buttati!…
GIULIA – (a parte) Dio! Com’è irritante quel suo tic! (alto) Uno, due tre, quattro…uno, due, tre, quattro.. sei troppo gentile!
ROBERTO - (a parte) Deve essere una musicista… batte il tempo tutte le volte…
GIULIA – Uno, due, tre, quattro…. uno, due, tre, quattro… e tua madre sta bene?
ROBERTO – (a parte) Com’è esasperante! (alto, girando la lingua) Molto bene, ma la sua povera sorella è molto malata. Così ha perso la sua migliore amica! E’ così dispiaciuta,non sa più cosa fare!
GIULIA – Uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro. Andiamo tutti di bene in meglio! (a parte) Deve avere una paralisi della lingua!
ROBERTO – (a parte) Dico, ma mi vedete incastrato per tutta la vita con questa ochetta? Dopo che ho passato cinque minuti con lei non trovo più niente da dirle…
GIULIA – (a parte ironica) Sarebbe proprio un bel marito (alto) Uno, due, tre, quattro….uno, due, tre, quattro … sembri soprappensiero.
ROBERTO – (gira la lingua) E’ nella mia natura! Sono uno spirito riflessivo….cerco sempre il perché delle cose…e proprio in questo momento sto facendo degli studi…. Per trovare la spiegazione di un fenomeno che anche tu avrài notato…
GIULIA – Uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro…Sarebbe?
ROBERTO – (gira la lingua) Perché la mollica di pane, che è bianca, quando la si rigira tra le dita diventa nera?
GIULIA – (a parte) Ma che imbecille è il mio fidanzato! (alto) Uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro….Non ho mai fatto degli studi speciali a proposito!…(a parte) E si vuole che io lo sposi….Mai!
ROBERTO – (a parte) Piuttosto che prenderla in moglie mi faccio frate! (insieme)
GIULIA – Roberto
ROBERTO – Giulia?
ROBERTO – Cosa hai detto?
GIULIA – Parla!…
ROBERTO – Dopo di te!
GIULIA – Silenzio! La Signora Beretta. A dopo!

Scena quinta
Gli stessi, AMANDA

ROBERTO – Buongiorno signora!
AMANDA – Comodi, comodi!… Fate come se mì fudessi mia chì!…(a parte) Ul sciur Colombo al m’ha pregà per buona creanza, de dagh un öcc, ma senza disturbarli, con l’aria di non aver l’aria; Marta la vegnarà dopu.
ROBERTO – (gira la lingua) tu non mi crederài, Giulia, a causa di questo caldo, bagno anche quattro gilets di flanella al giorno!
AMANDA – (rovistando nel cestino) Ah! Signur di poaritt!
GIULIA – Cosa c’è?
AMANDA – Nagott (leggendo il biglietto) “Da quando vi ho sfiorato, vi amo” L’è lü,…. L’è ul mè tenur….Ah! Signur!… L’imprudente, al ma scriiv… alura l’è vera che’l ma vardava intensament. “Dopo che vi ho sfiorato”… Ma quand al m’ha sfiuràa?…Dio! Forsi l’è quel sconosciuto che ho incuntràa un dì de tempural sül Domm… propi sota la Madunina… a l’eva talmente scür, che ho mia pudüü vidèl… ma ho sentìi la so vus, che’l sa lamentava: “Accidenti! Hanno chiuso la scala!” Ah! Sì, lü al m’ha sfiuràa, verament al m’è quasi bürlàaa adoss! Povero giovanotto, sarò impietusa, bisognarà vidèe!
ROBERTO – Signora!
AMANDA – comodi, comodi…

Scena sesta
GIULIA, ROBERTO, poi MARTA

GIULIA + ROBERTO - Ebbene! Cosa volevi dirmi?
GIULIA – Io non oso! Parla prima tu.
ROBERTO – Anch’io non oso.
GIULIA – Preferisco scrivervelo.
ROBERTO – Anch’io.
GIULIA – Ecco un foglio di carta.
GIULIA + ROBERTO – Ecco fatto!
GIULIA + ROBERTO – (leggono) “Non forziamo i nostri sentimenti” Cosa!
GIULIA – Forse ci siamo dati il pezzo di carta sbagliato?
GIULIA + ROBERTO – “Non forziamo i nostri sentimenti! Non siamo fatti l’uno per l’altra!”
GIULIA – (scoppiando a ridere) Ah! Questo è proprio divertente!
ROBERTO – E’ veramente buona.
GIULIA – Allora è vero! tu non mi ami?
ROBERTO – Neanche tu?
GIULIA – Ah! Sapessi come sono felice!
ROBERTO – E io allora!
GIULIA – Veramente io dovrei offendermi…il fatto che io non ti ami è comprensibile…ma tu… questo mi umilia…
ROBERTO – Io potrei dire esattamente la stessa cosa.
GIULIA – Ma non aver paura, io non te ne voglio… Dimmi, dunque… dov’è finito il tuo tic?
ROBERTO – Il mio tic?
GIULIA – Sì, questo qui… (imita il tic)
ROBERTO – Ma non è un tic…è una precauzione…è la mamma che me l’aveva ordinato…
GIULIA – Ah! Bene. E’ come per me, il mio”Uno, due, tre, quattro” E’ una raccomandazione di papà. Sono proprio contenta, perché mi dicevo:Oh! Questo povero giovanotto, è proprio disgraziato!
ROBERTO – E io pensavo: non è possibile, forse ha ingoiato un metronomo!
GIULIA – Ma tu guarda come ci intendiamo bene adesso che non ci sposiamo più.
ROBERTO – Lo credo bene…(tendendo la mano) Amici?
GIULIA – Amici. Ma adesso dobbiamo essere diplomatici…fino a nuovo ordine, per tutti gli altri noi restiamo quello che siamo…E’ il solo mezzo per conservare la nostra libertà, e poi avremo tutto il tempo di prendere una decisione.
ROBERTO – Intesi…dunque, come se niente fosse…
GIULIA – Attenzione! Ecco la mia matrigna.
ROBERTO – Signora…
MARTA – Comodi, comodi…. Dimmi, t’è vist ul mè tenur, cara?
GIULIA – No
MARTA – Al cercarò… devi propi ridagh indrè i so danèe… Vidèmm, un tocch de carta par fai sü… l’è püssè edücà par consegnà i danèe.
ROBERTO – Allora è convenuto…noi restiamo fidanzati agli occhi del mondo…Ed ora…uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro. ti domando il permesso di lasciarti.
GIULIA – (gira la lingua sette volte) Prego, fa’ pure, caro Roberto!
ROBERTO – E’ proprio carina.
GIULIA – E’ molto meglio come amico (esce)
MARTA – Al va già via sciur Roberto?
ROBERTO – Controvoglia, signora…perché…mamma…mi aspetta!(esce)

Scena settima
MARTA, poi CARUGATI

MARTA – (cerca tra le carte) Una vegia lettra de l’Amanda… quand l’eva in Italia cul so marì.(leggendo) “Se tu sapessi quanti soprammobili ho acquistato…delle casse piene…sto facendo delle follie e penso che ne farò ancora; non dire niente a mio marito…neanch’io dirò niente…prenditi cura del mio uccellino, e se vuoi proprio essere adorabile, acquistami un paio di giarrettiere blu… ti abbraccio – Amanda Beretta ” Sì, sta lettra l’ha gà pü nissüna impurtanza (ne strappa un pezzo avvolge i soldi) – Bene, inscì impacchettàa… hinn püssè eleganti.
CARUGATI – (con una sciarpa attorno al collo) Uffa, che cald! Ciapà ul raffreddur l’è praticament impussibil.
MARTA – Ul tenur!…varda, varda! Al gà frecc?
CARUGATI – (a parte) La sciura Beretta! (alto) Mì? Per nient, a l’è ul sciur Colombo che l’ha vurüü espressament, in modo che mì ciapa no frecc (a parte) l’ha tuccàa ul cavàgn, forsi l’ha truvàa ul bigliett
MARTA – (a parte) A bögn che ghe daga indré i danèe. (alto) Sciur Carugati!
CARUGATI – Sciura…
MARTA – Al cercavi per via de quell che ho ricevüü da lü.
CARUGATI – (a parte) Ul mè bigliett. (alto) Oh! sciura, la sa sarà mia uffendüda?
MARTA – L’è mia ul cas d’ufendass par una galanteria.
CARUGATI – Beh! Quel che ho fai disemm a l’è un pu audace…
MARTA – Par nient…
CARUGATI – Ah! Lee la tröva no audace…(a parte) Diavul! L’è prunta a tütt! (alto) Se l’avessi savü prima… ma siccome cugnossi mia la gent de Milan ho mia vurü fa de pü.
MARTA – Oh! Ghe n’eva mia bisogn…la tariffa e nient de pü.
CARUGATI – La tariffa! …Ah! Ghè una tariffa?
MARTA – Come? A Lüin l’è mia inscì?
CARUGATI – O signur no! No…(a parte) Riessi no a capì una parola de quell che la dis! Duvarò bitüamm ai manèr de Milan.
MARTA – a g’hinn no i tariff!…al dev vess scomud… senza tarifa l’è no pussibil intendas…
CARUGATI – Ah! Sì… l’è una questiun de simpatia!….
MARTA – Cunt ul choffeur?…
CARUGATI – Le ciama choffeur?…. l’è propi strana… Fa nagott, mi sunt cuntent che lee la s’è no ufendüda
MARTA – Mì! Ma parché avria duvüü ufendum?… Dopu tütt lü al ma mia ubligà.
CARUGATI – Certament, mì…(a parte) la gà una manera de dìi i robb…
MARTA – Fa nient! Vurevi no vess in debat cun lü, e a mia volta, eccu! (porge i soldi).
CARUGATI – Un bigliett!… la m’ha respundü…Ah! Sa perd propi mia temp a Milan… sa brüsa … sa büsa… a l’è la nevrosi, la famosa nevrosi della metropoli… Ma parché la gà mettü dentar di sass?
MARTA – E adès, le lassi.
CARUGATI – Ah! Al cunservarò par tütta la vita…
MARTA – Ca’l faga cume ‘l vör…la parsimonia l’è na gran bella qualità… arrivederci e grazie!..

Scena ottava
CARUGATI, poi AMANDA

CARUGATI – (solo) Cosa la ma po’ dì? Varda! Hinn mìa di sass… è denaro! Ah! I des franch… l’avarìa podü tegnìssei. (legge) “ sto facendo delle follie e penso che ne farò ancora”.(parlato) Ma l’è pussibil?! Ah! Dolce angelo! (legge) “non dite niente a mio marito” (parlato) Füdessi scemo! (legge) “neanch’io dirò niente” (parlato) al speri ben…(legge) “prendetevi cura del mio uccellino” (parlato) Il suo uccellino? Quest chi al dev vess ul so marì… l’ha gà una manera de ciamà i robb…Certament al curarò ul tò uccellino…al curarò par bèn…(legge) “e se volete proprio essere adorabile”(parlato) Vedémm? (legge) “acquistatemi un paio di giarrettiere blu!” (parlato) Cosa? Un paio di…ma cert! A l’è intrigante…un paio di…sti robb succedan dumà a Milan…Vo de cursa a töghen un vagun strapièn…(legge) “Vi abbraccio firmato Amanda Beretta “ Ah! (entra AMANDA)
AMANDA – Ul tenur…sun emoziunada…
CARUGATI – Ah! Amanda, cara Amanda!…
AMANDA – Al pensa a mì…
CARUGATI – Sì, ta regalarò i giarrettiér…
AMANDA – Al ma vör regalà di giarettiér?…
CARUGATI – Na farò rivà una partiva intéra. Ah! Ma tì te m’amaret, dìmal, Amanda, mi amerai?
AMANDA – Ma sciur!….mì ami ul mè marì!
CARUGATI – Cosa! Lee?!…ma ghè mìa bisogn de dübità, sciura…(a parte) Ma chi gà dumandà un quaicoss? Tè chi un’altra scema!…
AMANDA – (a parte) L’ho fai stremì, poer fiö…(alto) vurevi dì che mì ghè vöri ben al mè marì, ma lassi mìa perd i altar amicizi…
CARUGATI – Ah! Davera? (a parte) e mi cosa me importa?.
AMANDA – ca’l diventa mìa ross, giuvinott…
CARUGATI – Ma mì sun no adrè a diventà ross, sciura!…
AMANDA – Inscì quand vo sül Domm… ca’l diventa mìa bianc ,giuvinott!
CARUGATI – Ma mì sun mia adré a diventà bianc, sciura!
AMANDA – Magàri sa sbatt ul co…una volta o l’altra…lü al vegnìva da bass, mì andavi da sura…mì ma sun fada da part…
CARUGATI – Andèmm dunca! Sa l’è sücess?
AMANDA – ca’l diventa mìa giald, giuvinott!
CARUGATI – Ma mì diventi no giald, sciura!…Questa qui la ma fa passàa tütt i culuur de l’arch-in-ciéel
AMANDA - E da quél tucà legér ghè vegnì fö cumè una firapula…mì lü l’ho mìa vedüü ..Ma ho sentìi la so vuus (imperativa) Giuvinott!…
CARUGATI – Bene! Che culurr la vör adèss?
AMANDA – Giuvinott! Fèmm una pröva, ca’l disa un bot:”Tè! Hann saràa sü la scara!”
CARUGATI – “Tè! Hann saràa sü la scara!”
AMANDA – la ga suméia no a quela vuus… ga manca senz’altar la situaziùn… ul Domm e tütt ul rest… Ma al po no vess che lü… ghe n’è mìa in gir tanti che m’hann tucada!…
CARUGATI – Ma parché la ma dis sti robb chì?
AMANDA – Ve disi no che quèla tucada là in sü la scara l’ha m’ha infularmada, schisciada CARUGATI – Ghe no da meravigliàss, l’è inscì strecc dentar lì!…
AMANDA – Quel record al ma lassa mìa durmì… senti ul sangh che’l ma büiss in di ven…e di palpitaziùn qua e là…. A senti: “brououou” dapartütt.
CARUGATI – (a parte) Poverina! (alto) Ho cugnussüü ‘na sciura che l’ha pruvàa i medesim sintomi… gan dàa una pürga bela forta…e dopu un para da mes ghè nassüü un bel fiö.
AMANDA – Che ul ciéel ma na libera! (a parte) a pensi d’avée precipitàa un pu trop i robb


Scena nona
Gli stessi, COLOMBO, BERETTA, MARTA, GIULIA

COLOMBO – Ah! Cari amici, sunt al settim ciéel… al gà una vuus, ma una vuus!
BERETTA – Te le fai cantà?
COLOMBO – No, ma l’ho sentìi tussì! Inscì ho scrivüü direttament ai pufessur du la Scara par utegnì un’audiziùn
MARTA – Se te’l pregassat de cantà un quaicoss…
COLOMBO – Vulentéra…mio caro Carugati …
TUTTI – Carugati?
COLOMBO – Sì, citu!…ve l’avevi mia ditt… l’è ul fiö illegittim dul Carugati …ma diseghel mia a lü.. al sa vergogna
BERETTA - Oh! Povero fiö!(stringe la mano a Carugati) Ca’l ma creda, ma dispiass immensament
CARUGATI – L’è trop bun da parte sua!(a parte) Ma sa’l gà ul dutur?(alto) ma parchè?
BERETTA – Nient, dumandi scüsa!…a vöri no dervì ‘na quai feriva
CARUGATI – Al ga credi ben… a l’è un lavurà da chirurghi quel lì…. Ma varda tì che famiglia strana
COLOMBO – Sent… te piasaria cantà un quaicoss?
CARUGATI – Mì? Ma nanca par idea!…
COLOMBO – Vedèmm, l’è mia pö un dramma.
CARUGATI – Riessi no a capì quela mania de famm cantà!
MARTA – Oh! Sciur, al po no refüdam sto piasé! A mì!
CARUGATI – (a parte) Lee! (alto) Ma mì gò no una vuus…
AMANDA – Andèm, via! Semper ‘sta scusa malarbetta!
CARUGATI – Pegg par vialtar, mì ghe c’entri mia!
TUTTI – Ah!
CARUGATI – (a Marta, basso) Ah! Sciura, l’ha m’ha dai una bela pröva d’amuur!
MARTA – Mì?!…
CARUGATI – Sì, ma sa sentirèmm dopu che gavrò töi i giarettier
MARTA – A mì! Ma sto fiö l’è matt!
GIULIA – Che cosa ci volete cantare?
CARUGATI – Par mì l’è istess… mì so ‘na quai nota de “Era casta e pura come un fior”
GIULIA – Ah! La conosco, l’ho già suonata altre volte.
AMANDA – (a Marta) Se’l va ditt?
MARTA – Capissi mìa .. al vör damm di giarettier!
AMANDA – Ma pensa tì… anca a mì! Al dev vess una mania di tenuur.
GIULIA – E’ pronto?
CARUGATI – Eccomi (basso a Marta passando) Vi amo!…
MARTA – Ah! Signur! A sun amada da un tenuur.
BERETTA – Al fa la curt a Marta!… ghe starò atent.
CARUGATI – (tossisce per schiarire la voce) Hum! Hum!
COLOMBO – Che bell! Cume sa capiss ca l’è un gran tenuur.
AMANDA e MARTA – Ah!
AMANDA – L’è maestuus
BERETTA – Citu!
CARUGATI – (cantando) “Era casta e pura come un fior!” (fa una stecca)
BERETTA – Ahia…al par un gatt ca’l mogna !
COLOMBO – Dove!…dove!…cascèmal via immediatament!
AMANDA e MARTA – Citu!
CARUGATI – “Era casta e pura come un fior!” (stecca)
GIULIA – No, permette… lei scende… mentre qui sale.
CARUGATI – Per quel che ma riguarda, mì vo sempar gió, mai sü
COLOMBO – Sì, l’è sempar inscì par i grand artista…sa cambia, sa cambia! Bravo! Bravo!
TUTTI – Bravo! Bravo!
CARUGATI – (saluta e ringrazia). (Si sente un organino in strada)
TUTTI – Oh!
COLOMBO – Che… che diavul l’è?!
MARTA – A ghè un barbùn sota la finestra.
AMANDA – A bögn butagh giò un quai ghel inscì al va via.
BERETTA – No! Tiremal sü, al fèmm cantà…
MARTA – Ma nüm ul nostar tenur ga l’emm già
COLOMBO – Prego, se te vörat tacà de növ… (ricomincia l’organino)
CARUGATI – Sa po no cantà in sta manera chi! Lü al sonna un’aria, mì na canti un’altra, ghè una curent d’aria insuppurtabil
COLOMBO – Una curent d’aria! Ah! Mio Dio! Al gà resùn! Al podarìa ciapà frecc! Svelti! Sarè sü i port! (a CARUGATI) ca’l sa quata sü par ben! (agli altri) Quatèmal sü!
BERETTA – (nel mezzo della confusione generale) Mì sarò mìa un espert, ma me par che quel giuvinott al sia stunàa ‘mè ‘n bòia!
ATTO II
Scena I
AMANDA, ROBERTO

AMANDA – Mettèm a post ‘sto lavurà… O Signùr! Ancamò un bigliétt dul tenùr! L’imprudente! El bel l’è che l’ha mettüü in dul mè cavàgn. Vurarìa no che un quavidün le vidéss! Eccu… inscì… cià ca’l leggi
ROBERTO – Non c’è dunque nessuno in questa casa…
AMANDA – (leggendo senza vederlo) “Bisogna assolutamente che le parli”
ROBERTO – Signora ….
AMANDA – (leggendo) “Lei mi ha voluto incoraggiare… ebbene io rischio”
ROBERTO – Mi sembra che abbia l’aria di non sentirmi… signora!
AMANDA – Lü al ris’cia… e mì?! Al capissi no ‘sto bagài! A l’è inscì loquace quand al scriiv e inscì stitich quand al parla
ROBERTO – Lei è dunque sorda come una zappa… (gridando) Signora
AMANDA – Eh!? Cosa!? Parchè al vusa mè un strascé?
ROBERTO – Le chiedo scusa, ma ho sussurrato per ben due volte… allora ho un pochino alzato i miei sussurri… ma lei sta bene signora?
AMANDA - Sì, cert, come no… (leggendo)” Io rischio”
ROBERTO – per quanto mi riguarda ho sofferto tutta la notte
AMANDA – Andèm, andèm… méi inscì, méi inscì
ROBERTO – La ringrazio (a parte) Non ha più l’aria d’occuparsi di me
AMANDA – “Di giorno non è sicuro… mi accordi per questa notte un incontro nella serra…” Eh!? Cus’è? In du la serra?
ROBERTO – Non potrebbe dirmi, almeno, dove potrei trovare la mia fidanzata?
AMANDA – In du la serra
ROBERTO – Nella serra… grazie… La raggiungerò nella serra
AMANDA – Nella serra!… alùra al sa nagott (leggendo) “Le giuro che tutto si svolgerà con rispetto…” l’è una scemada… “Rifletta… sono un galantuomo” Sì, molto galante, molto galante… “Se lei acconsentisse, dica a suo marito d’agitare il suo fazzoletto quando mi vedrà, cantando a suo gradimento o “lumaga lumaghìn tira fö ul tò curnìn” oppure “Cucu! Cucu, che bel ul mè cucu!” (due volte) e lei indicherà l’ora attraverso dei segni che traccerà sulla sua schiena… Mi farebbe molto felice…” l’è propri precìs quand al scrììv… “A proposito ho trovato delle giarrettiere… ma mi si chiede la misura…” Ciumbia… al gà tégn ai so giarettiér!

Scena II
AMANDA, BERETTA

BERETTA – Sa te set adrè a legg cus’è, micetta?
AMANDA – Mì? Nagott
BERETTA – Come nagott? T’ho vista ben… Sa l’è quela letra che te me scundet drè alla schèna?
AMANDA – Nient… ta disi… un documento senza importanza
BERETTA – Alura parchè te l’ett scundüü inscì de pressa quand sun rivàa??
AMANDA – L’è che…
BERETTA – Fàmala vidé
AMANDA – Podi mìa
BERETTA – Ah! Cara mia,tu te me fet pensà mal! Sta’ tenta! A vöri sto bigliett!
AMANDA – te ghe l’avaret mai
BERETTA – mì l’avrò mai? Amanda … tì te me buzònat… sta letra chì l’è na letra d’amùr. Ah! E mì che suspetàvi nagott… Dàmala!
AMANDA – (a parte) Sun perdüda…(alto) No!
BERETTA – Eh! Dàmala … ta disi
AMANDA – Ah! Tè… Otello!
BERETTA – La scrittüra dul tenùr… Anca lee!
AMANDA –Légg no!(a parte)Ah! Signùr! Pegg d’inscì(alta) ‘sta letra chì l’è no par mì!
BERETTA – L’è mìa par tì? E par chi l’è?
AMANDA – L’è par… (a parte) Ah! Che idea! (alta) Te set bun de tegnì un segreto fina a la mort?
BERETTA – E anca dopu!
AMANDA – Ebèn ‘sta letra chì a l’è par la sciura Colombo
BERETTA – Eh! Par…? L’è vera quel che te ma disat? Prima de tütt, l’è no de meravigliàss… Lü al gà ditt in d’una uregia, davanti a mì: vi amo … ho sentüü ben… Dunca, l’è possibilìssim… Agiüstarò mì i robb
AMANDA – In che manéra?
BERETTA – a purtarò ul bigliett a la sciura Colombo
AMANDA – Eh!? Fa mia una bambanada simil
BERETTA – mì la farò…
AMANDA – te podet no
BERETTA – E parché? ‘sto bigliett chì l’è indirizzàa a lee… e mì ga’l purtarò… l’è inscì facil…

Scena III
Gli stessi, MARTA
AMANDA – Lee?! Ah! (via)
MARTA – Buongiorno sciur dutur
BERETTA – Sciura bundì
MARTA – Ebèn? Ho fai scappà la so mièe
BERETTA – Sì!… Eh!… No! E ul so marì come al stà?
MARTA – A l’è nammò turnà a cà… l’è ‘ndai a la Scara… ul sciur Carugati l’è dré a fa la so audiziun, e ul mè marì l’ha vursüü vess presènt al sò triunf
BERETTA – E lü ga l’avrà… al gà una vuus inscì meraviglusa… Segund quel che sa dis a Luìn… parché mì… insomma…. Segund i mè urecc, la pensi diversament…
MARTA – E’ il metodo italiano
BERETTA – Forzi… lassèm a bui, l’è un fiö galant
MARTA – Ul mè marì l’adora
BERETTA – (a parte) ghè no de dübità… l’è sempar inscì! (alto) A pruposit dul tenùr… ecu un fuiét che’l m’ha ditt de dagh…
MARTA – Vedèm… “Bisogna assolutamente che le parli…” oh! Sa l’è sfacciàa… Sì, sì… al so de che sa tratta… a l’è una roba che gavevi dumandàa
BERETTA – Ah! L’è una roba…
MARTA – Sì… al ringrazi tanto (Beretta via)

Scena IV
MARTA, ROBERTO, AMANDA

MARTA – (sola) Sa po no mett in dì man una letra inscì cumprumetenta ad una terza persona.. Menu mal che ul dutùr Beretta l’è mìa diffident.
ROBERTO – Ebbene! Lo sa che Giulia non era nella serra. Toh! è la signora Colombo.
MARTA – Ma che faccia tosta che’l gà sto tenùr
ROBERTO – Signora
MARTA – Ma cus’è che’l ma po scrìiv?
ROBERTO – Signora (a parte) Ecco… anche lei è sorda come l’altra
MARTA – “Bisogna a tutti i costi che le parli.” Eh!?
ROBERTO – Ed anche lei legge… sono finito in una biblioteca?
MARTA – “Bisogna assolutamente che le parli.. lei ha ben voluto… Ben voluto… “
ROBERTO – Ben voluto incoraggiarmi… io rischio…
MARTA – Eh!? Lei! Ma come sa…
ROBERTO – Oh! Così… faccio delle supposizioni (a parte) deve essere una circolare
MARTA – Ma alura l’ha legiüda?
ROBERTO – No! Non conosco che questa frase… ecco tutto… qualche lettera di qualche postulante, vero? Non ha importanza
MARTA – Sì, giust… (a parte) al m’ha fai ciapàa un stremìzzi!
ROBERTO – E lei sta bene, oggi, cara futura suocera?
MARTA – Ma come? A l’è ancamò chi? (alto) Sì, sì. Molto bene… la ringrazi
ROBERTO – Io ho sofferto tutta la notte
MARTA – Via! Tant mèi
ROBERTO – si figuri… sto cercando la mia fidanzata per porgerle questo bouquet… La signora Beretta mi ha detto che era nella serra… ma non c’era nella serra
MARTA – No, no, in effetti… ma sa po mìa veggh un pu de pas durante ul dì
ROBERTO – lei non sa dove la posso trovare?
MARTA – Signùr ‘mè l’è nuiùs! (alta) Chi?
ROBERTO – La mia fidanzata!
MARTA – (a parte) Oh! (alta) In soffitta
ROBERTO – In soffitta? Che strana idea… Corro! Signora……
MARTA – Che’l vaga…. Vedèm un pu sa’l scrìiv…. “Mi accordi per questa notte un incontro nella serra…” Sa l’è matt?! Par chi al ma ciàpa? “Le giuro che tutto si svolgerà con rispetto…” Vurarìa ben dì! Tutto con rispetto… Disarìa anca mì inscì… “Rifletta… io sono un galantuomo…” No, no…. Podi no… cusa pensarla de mì? De nocc, pö, a l’è trop periculùùs… altar che tutto rispetto… Sì, però da un’altra part, se g’andassi no… ghè farìa un sgarbo, vist che’l m’ha ditt: io sono un galantuomo… al pudaria pensaà che gò mia fiducia de lü, inveci se vo….. a l’oblighi a vess gentil cun mì… E pö… e pö… al sarà mìa de cert un garbüj… “Se lei acconsentisse, dica a suo marito d’agitare il suo fazzoletto quando mi vedrà, cantando a suo gradimento o “lumaga lumaghìn tira fö ul tò curnìn” oppure “Cucu! Cucu, che bel ul mè cucu!” (due volte) e lei indicherà l’ora attraverso dei segni che traccerà sulla sua schiena… Mi farebbe molto felice…” … Ah! A duvarò … l’è lü che’l dà ul via…”Lei indicherà l’ora attraverso dei segni che traccerà sulla sua schiena…” Oh! No, quest no, sarà mai bona de fa na roba cumpagna… segnà ul mè marì… come una lavagna… “A proposito ho trovato delle giarrettiere… ma mi si chiede la misura.” Decisament, al dev vess un azionista de qualche atelier!
AMANDA – Marta!… Bisogna nascundigh tüscoss!… devi videgh ciàr
MARTA – Amanda!
AMANDA – (Si siede accanto) Come l’è invadenta!
MARTA – Mì?
AMANDA – Ah! Là! Ecco fatto !… Oh !…(Silenzio imbarazzante) l’ha vedüü par cas ul mè marì?
MARTA – Ma cert…
AMANDA – al gà cunsegnàa una letra…
MARTA – Eh!? Come la sa?
AMANDA – Al so, al so, parché ga l’ho avüda in di mè man
MARTA – Ah! Lee la gà avü… (a parte) Ma l’è propri matt ‘sto tenùr… l’è mia ul cas de fa na cadena de sant’Antoni de chì robb chi
AMANDA – Oh! … ma, la sa, quel bigliett… mì l’ho nanca legiüü
MARTA – Ah!… lee…. A fiàdi!
AMANDA – e lee?
MARTA – Mì! Ma par chi la ma ciàpa?… Mì a legi no sti missìv
AMANDA – Mì nemèn… a gò di princìpi… mì
MARTA – (a parte) la dübita de nagott… sunt a post
AMANDA – (a parte) l’ha legiüü nagott… mèi par mì… (alta) Ma ‘sto bigliet?
MARTA – L’ho bütàa via… sa la vurèva che ne fasessi?
AMANDA – Ah! L’avarìa pudüü dàmal indré
MARTA – (a parte) Varda, varda, varda…. (alta) Ho truvàa püssé giüst bütàl via
AMANDA – (a parte) Dop tütt… me ne freghi… ( si alza)l’ho legiüü! (alta) che la ma disa dunca… a l’eva senza dübi una quài dichiaraziùn d’un quài innamuràa?
MARTA – Quel bigliet? Oh, no!
AMANDA – Vün l’è no respunsàbil di sentiment che l’ispira… (si alza)
MARTA – ca la sa illüda no…al sarìa necessari che ‘sto innamuràa al füdess de boca bona … la roba la var no la pena…
AMANDA – (a parte) Saria mì la roba…che bucàscia…(alto) sa la vurèss dì cun: “la var no la pena”?
MARTA – A l’è mìa ul cas de ciapàsela inscì tanto… Ma ghè no de fass di illüsiùn… (siede) La ved… vüna la dev fa sü una crùs…. ad una certa età… una dona l’è no bona de fa sgurgà la passiùn
AMANDA – (a parte) Che betòniga! (alta) che la sappia che mì gò anmò l’età par fa sgurgà di passiùn… (siede al tavolo) a gò un’età
MARTA – (si alza) Geologica
AMANDA – Tra mì e lee ghe sarà la diferenza de una para d’ann
MARTA – la disa pür de una para de quinquenni
AMANDA – (si alza) Ah! Se ul Domm de Milan al pudèss parlà
MARTA – Ul Domm de Milan al gà nient a che vedè cun ‘sta roba chi (siede)
AMANDA – Mì so quel ca disi e gò anca i pröv (si avvicina)
MARTA – Capissi mia
AMANDA – Ah lee la capiss no!? Ebèn (allontanandosi un po’) L’amùr, cara lee… l’amùr… Certo che par lee…..
MARTA – Par lee … cosa? (si avvicina)
AMANDA – Lee la sa no duè che’l stà de cà l’amùrr …lee
MARTA – Adèss pö ! (siede al divano)
AMANDA – (incalzandola da dietro il divano) La ma vurarà mìa dì che lee l’ha spusàa ul sciur Colombo per amore!?
MARTA – (si alza avanzando verso il pubblico) se ne sa lee?
AMANDA – (la segue) al so, al so… sa ved… piscinìn, gras, peràa ‘mè na mundela, vecc… al par ul sò pà…
MARTA –(a parte) Che malmustusa!
AMANDA – L’è propi vera ul pruverbi ca’l dis: l’amore è cieco
MARTA – (a parte) L a s’è mai vardàva in dul specc, lee! (alto) sa l’è dumà par quest anca ul dutùr Beretta, ul so marì, al gà no ‘na vista tant bona
AMANDA – (a parte) Che ganàssa! (alto) Mì sun certa che sa po capì benissim un òmm mìa tropp vecc… anzi pütost giùvin… che’l gà no l’imbarazzo du la scelta.
MARTA – L’è dré a parlà dul tenùr par cas?
AMANDA – (a parte) L’eva ura che te’l capissat (alto) ul tenùr, ul sciur Carugati, la dis? Al m’ha interessa propi mìa (al divano)
MARTA – (a parte) Che büsarda! (alto) Ah! Vurèvi ben dì, mì! (le si avvicina) Parché lü a l’è giuvin.. lü!
AMANDA – (a parte) E dai cul giuvin (alto) Infine… hinn robb ca sucèd dumà sül tecc dul Domm (siede)
MARTA – Ah! Sicür! Dumà sül tecc dul Domm… in ‘sta cà no de cert! (al divano in piedi)

Scena V
Gli stessi, BERETTA, GIULIA, COLOMBO

LUCHO – Està gliegando el segnor Colombo! Ha un’aria mas abbattuta!
MARTA – Ah! Signùr… sa l’è sücès cus’è?
AMANDA– Parché ‘sta facia?
GIULIA – Che c’è? (entrando da sinistra)
BERETTA – Sa ghè? (entrando da destra)
COLOMBO – Ah! Amici miei! Dèmm scià un quaicos da fort… soccorretemi! Ghe la fo pü… Ah! Che culp! Ah!….. (Si siede su una sedia che gli passa dopo un po’ di mosse Beretta. Lucho va a prendere un bicchier d’acqua che passa a Beretta.. Beretta lo beve… stessa scena un paio di volte) Ecu, lü l’ha pasada la sua audiziùn… bella roba! Cari amici, un disastar!
TUTTI – Ah!
COLOMBO – Ah! se già ma füdessi ferà ier…. Quand l’hemm fai cantà, mi me disevi…. Sarà… ed anca tì Beretta, te mel diseati… è buffo…n’è vera?… ma mi pensavi: il fatto l’è che nüm semm no musicisti… se lü l’è famùs, al gavarà senz’altar na bela vus… Ah! Te sicü che lü l’è ben sopravalütàa… a l’è inscì che sa procüran di meriti certa gent… duvevi diffidà…. Oh! Che casciaball de l’ostrega!
TUTTI – Alüra?
COLOMBO – dunca, semm rivà a la Scara: i dirigenti ma ricevan e sa passa immediatament nella sala audizioni. A serum lì dumà nüm dü e la giuria. Questa giuria a l’era composta dal direttur, dal capo orchestra e da un pompiere che’l caminava avanti e ‘ndrèe. Il capo orchestra al dumanda al Carugati quali even i arij che’l desiderava pruvà… Al respund che’l cugnoss abbastanza bene “La vispa Teresa avea tra le erbette”.
GIULIA – Ma non appartiene al repertorio classico…
COLOMBO – Giust…e al sa mett adrèe a cantà ul suo pezzo forte:
BERETTA - Era casta e pura come un fior.
COLOMBO - Prori quela lì. A mì m’è ciapà adoss una squagia, perché l’aveva mia cantada tan ben ier, chicginscì. A la fin, ma diso: sperèmm in Dio… e al s’è mettüü drè a cantà… se sa po ciamà cantà quela nenia lì… l’eva stunàa… e föra tèmp… E al pretendeva che l’era il piano che l’era stunàa e ul pianista che l’andava tropp de pressa… ma ghè stà nient de fa… la giuria a l’eva strcüntada
GIULIA – E il pompiere…..
COLOMBO – Il pompiere? Quale pomp…ah! Lü, al diseva nagott… Ma sa videva che l’era mìa cuntent… E mì me sentivi tütt i öcc adòss. Ma pareva da vess un paiasc, o un ladar catà in sul flagrante…e quand sunt vegnüü via tücc a vusamm adrè che ul teatar l’è no un circul dua sa füma mariuana o un centro di recupero per drugàa… Ah!… Disgraziàa
GIULIA – Calmati, papà
COLOMBO – Calmati… calmati! L’è facil da dì… se’n fo adess de sto delinquent? Perché mì gò un contratto cun lü… un contratto che’l ma liga man e pèe cume ‘n asan… 3500 franch al mes… ho cumprà a scatola chiusa… l’è prpi vera ul pruverbi che’l dis : dì mia gatt se te ghe l’è no in dul sacc
MARTA – Vedèmm… te sett sempar esageràa in di ropp… Forse ul Carugati l’è un pu stracc… ul cambiament dul clima… se sa mai… ul viagg… l’è rivà dumà ier. Te ghe mia lassà ul temp d’ambientass… te capisaret chese l’è una celebrità a Luin, al vör dì che’l gà dul talento, no?
COLOMBO – No!Ah!… Uh!… l’è una nullità! Disgraziàa!!

Scena VI
COLOMBO, CARUGATI

CARUGATI – Sunt chì
TUTTI – Lui!
COLOMBO – Tì! Disgraziàa (lo insegue)(inseguimento generale, poi tutti escono tranne i due)
CARUGATI – Möri da la famm
COLOMBO – Ah! Tì te mörat da famm… l’è giüst… E sunt mì quel che duvarìa impienì i bocc inütil… parassita, mangia pan a tradiment?
CARUGATI – Parassita? Che’l sa spiega
COLOMBO – Speri che te se vantarett mìa de vess stà brillante a la Scara
CARUGATI – Mio Dio!
COLOMBO – Ah!… Te sett no se dì? Te sett da boca bona… te mìa vista la facia che’l faseva ul pumpier… l’è na vergogna caro ul mè giuvinott!
CARUGATI – ul sbali lè stai ul sò… al duveva mìa famm cantà
COLOMBO – Ma par che i tenur a sian mìa fa par lustrà i scarp
CARUGATI – Giusto… ufelè fò ul tò mestèe…. L’eva facile verificà che mì s’evi mìa in di cundiziun….
COLOMBO – al ma pudeva vertì… ghèmm vü ul temp
CARUGATI – pensavi che’l füdèss mia seri… a Luin a dìsum: casciaball mè un milanes, alùra me sun dì: ul sciur Colombo al vurarà fò un quai scherzett a la Scara. Devi no cuntradìll
COLOMBO – gran bela pensada… Ma adès cusa te fò fà,eh?! Mì podi mìa tegnat chì par i tò bèi öcc… Quanto a la Scara… beh lassèm a büi. Se te sett bun de fa, vedèmm un pu? Te sett bun da scrìiv, da fa sü i cünt?
CARUGATI – Euh… euh…
COLOMBO – vedèmm... 35 più 9, quant al fa?
CARUGATI – 35… e 9… 35,36,37…
COLOMBO – Ma te ghet bisögn de cüntà süi did?
CARUGATI – No… solamente che süi did… a l’è püssè comud
COLOMBO – Oh! Püssè comud! … l’assèe che vün al sia sena un did …alura… sa po mìa fa un uperaziùn giüsta… No!… (a parte) Cusa podi fann d’un bamba cumpagn? (alto) so no… ta farò fa un quaicoss… una cumissiùn ad esempi… e pö la matina te darèt na man a fa sü i lecc… te farèt giò la pulvura…
CARUGATI – Io?
COLOMBO – Sì, tì! Bisogna pür che ta sìat ütil in quaicoss… pagà di tenur 3500 franc mè dumestigh l’è grossa, eh!
CARUGATI – mì? Carugati … a netà i cess? Vò sübit a scriv al papà
COLOMBO – Ma scriv anca al president della repubblica! O al papa, tant e tant l’è istess… chi ga smèna sunt mì
Scena VII
CARUGATI, GIULIA

CARUGATI – l’è tropp! Ümiliàm fina a chel punto chi… sta matina, al ma purtava sura na man sola, al ma metteva adòss di foulards e adèss al ma trata mè un can in gesa… oh!
GIULIA – Siete arrabbiato, signor Carugati?
CARUGATI – a l’è ul sò pà. Signorina… al vör che neta i stanz, i cess, che lüstra i parquet, ul so paparino….
GIULIA – Oh!
CARUGATI – ancamò un pu e sunt ul so tirapèe
GIULIA – Povero ragazzo! Papà non pensa quello che dice… (a parte) Come si può umiliare un così bel ragazzo?
CARUGATI – Oh! Signorina! Al m’ha ferì in dul prufund… e se mì ma fudessi mìa trategnü dal fascino d’una persona….
GIULIA – (a parte) E’ possibile? (alto) Una giovane persona?
CARUGATI – Una giovane persona… ma la podi mìa numinà
GIULIA – No… non nominatela… mi fareste arrossire
CARUGATI – vedi no ul parchè… (a parte) Amanda adès l’avrà già ricevüü ul mè bigliètt, chissà sa la pensarà?
GIULIA – Sono ben contenta della confessione che voi mi avete appena fatto… Ah! Ben felice… E vi sono grata per la vostra discrezione
CARUGATI – La discrezione l’è la prima qualità d’un omm (a parte) e lee la vurarìa savè chi l’è, la piscinina…(via)

Scena VIII
GIULIA, AMANDA, MARTA

AMANDA – Chi l’è drè a ‘ndà via da quela part?
GIULIA – Il signor Carugati … ha avuto un battibecco con papà.. è profondamente ferito… è andato a mangiare
MARTA – a l’è la pröva che al gà dul cör
AMANDA – e dell’appetit
MARTA – Ul tò pà l’è da là?
GIULIA – No. Lo stai cercando?
MARTA – Sì… gavarìa bisögn de lü… (a parte) per segnal
AMANDA – Anca mì devi truvà ul mè marì… (a parte) Ho fregà un gesètt in du la sala del biliard

Scena IX
Gli stessi, COLOMBO CARUGATI

COLOMBO – Va ben… tì te mangiarèt dopu… ades va’ a disinfestà i rös dai gübèl, anca lür besti inütil, mangia pan a tradiment… ma almen chì lì a sa destrügan.
MARTA – Oh! Te sett un bel vilàn quadar
GIULIA – Povero ragazzo!
AMANDA – A l’è un’umiliaziùn trop granda!
CARUGATI – Che umiliaziùn! Se gavèssi mìa una rasùn par restà chì! (a Marta) Alùra… la vör che ghe faga adrè al so üsèl?
MARTA – Eh!?
AMANDA – Che’l faga atenziùn, ul mè marì al suspeta un quaicoss, al s’è curgiüü dul so amùr culpevul🡩
CARUGATI – Benissim… ghe l’ho dit mì!
AMANDA – Lü? Oh signor di povarit! E come l’ha ciapàda?
CARUGATI - Lü!? Ma sa la vör che ghe ne frega? Lìha dì dumà… Ah!… sarà per la rarità dul spetàcul…
AMANDA - Come l’ha dì dumà… che vigliacc… Evaben! Ma farò mìa da scrüpul… Signore… speci i sò giaretier.. porti ul 58 da gamb..
CARUGATI – Ah! mì… lee… 58… lee la porta ul 58… ma fa piasèe… (a parte) a g’han e la mania di giaretier in sta cà chì? Ghe l’avràn in dul sang
COLOMBO – perd mia temp… va’ a disinfestàm i rös… svelt… (via Carugati)

Scena X
Gli stessi, meno CARUGATI

MARTA – Cum’è? Te’l mandat via?
GIULIA – Oh povero ragazzo!
COLOMBO – Ma dua sta il povero ragazzo? Te set se’l guadagna par qel zicch ca’l fa, il povero ragazzo? 3500 franc al mes, e tì te’l cumpatissat…
AMANDA – l’è no una rasùn sufficiente per tratàl inscì
GIULIA – Tu lo hai ferito profondamente!
MARTA – tì te set dumà un egoista e basta
AMANDA .- E anca un vilàn quadar!
COLOMBO – Vilàn, mì?
LE TRE DONNE – Sì… vilàn…vilàn…vilàn!
COLOMBO – Là… là… là…calmèvas un pu
MARTA – Omm senza sentiment! Te mai capì nagott
LE TRE DONNE – Nagott, nagott, nagott
COLOMBO – E l’è par chest che ho töi mièee: dü volt
GIULIA – Povero ragazzo… vado a cercarlo in giardino… per portargli una parola di consolazione
AMANDA – mì vo a cercà ul mè marì… devi segnàl par ben…. Ah! Gò da ricambià: per la rarità dul spetàcul

Scena XI
COLOMBO, MARTA, LUCHO, ROBERTO

COLOMBO – riessi no a capì cume se fa a cumpatì un mangia pan a tradiment…sunt mì che gò da vess cumpatì, altar che!… me dumandi se ghe sarà un quai teatar o circo equestre che’l vöraràn
MARTA – Chissà? Pröva a cercà… (entra Martine)
COLOMBO – Ma chi è che’l ciaparà un tenur senza vuus
LUCHO - Chiedo scusa ai signori… In ogni commercio c’è sempre un mezzo di rimettere in circolazione i fondi di magazzino… Mio padre, che era venditore di cavalli, quando aveva un ronzino da vendere… gli metteva un peperoncino sotto la coda e l’affare era concluso… Suggerisco questo rimedio al signore
COLOMBO – Sa po’ no
MARTA – Ma parché?
COLOMBO – I tenuur gàn mia la cùa
LUCHO – Oh! Stavo olvidando… ero venuto per annunciare la visita del signor Roberto
COLOMBO – Fall vegnì avanti
LUCHO – Bene, (esegue e poi si ritira)
ROBERTO – Futuro suocero… futura suocera
MARTA – l’è vegnüü chi per la so murùsa?
ROBERTO – Sì, figuratevi, non ho fortuna. L’ho aspettata in solaio, ma non era là
MARTA – A l’è in giardin
ROBERTO - (a parte) Attenzione a non dire cretinate .. Il consiglio di mammà (forte) Vorrei portarle questo bouquet…. Alla mia fidanzata…. Sarei così felice di vederla
MARTA – (a parte) Ma se’l gà cus’è? (alto) Al ghe capita de spèss? (a parte) Giulia ma l’veva dì, ma mì ma s’evi mai curgiüda (alto) Se’l vör vidèe la mè tusa …a l’è in fund al giardin… l’è drè a vardà i göbèl
ROBERTO – I cosa?
MARTA – Gübèl, cioè… i maggiolini
ROBERTO – Ne avete tanti di maggiolini?
MARTA – Ah! ma… podi no suppurtà quèl tic (alto) Ma ghè mìa rimèdi par quest?
ROBERTO – Sì… si prende dell’acqua bollente e si scotta… ciò uccide radicalmente
MARTA – Eh! Che trattament barbaro!… No, mì, cugnòssi un altar mezz. Ho sentü dì d’uno specialista… al sa ciamàva Demostene… al meteva di sasitt… al po’ pruvà anca lü
ROBERTO – Per i maggiolini?
MARTA – Ma no! Par ul sò difett… lì
ROBERTO – Oh! Per il mio… Oh! Ciò… ciò non è nulla… non preoccupatevi… vado a ritrovare la signorina Giulia

Scena XII
COLOMBO, MARTA

COLOMBO – (a parte)Ah! Se lü al pudèss almen truvà dumà par 12 ur la so vuus…
MARTA – l’è ura che ga parli al mè marì par ul segn…. Duvarìa fagh dì… oh! Ma come?… Come? Ah! Che idea!… sì… (alto) Dimm un pu… te vörat davera che ‘l Carugati al tröva la so vuus? Ebbene! Mì gò ul mezo… ta garantissi nagott… però… te’l disi par quel che l’è… no… gò vergogna… te sa metarèt adrèe a rid…
COLOMBO – No… no… dimm
MARTA – sa trata de una formula empirica… me l’ha rivelà una cartomante… a l’è infallibile… quand un cantante al perd la so vuus, ghè dumà un mezo molto semplice per fagala riturnà
COLOMBO – alura?
MARTA – alura… ecco… Quand ul Carugati al rivarà scià, tì te sventualet ul tò panèt inscì… e te disaret trì volt “Cucu! Cucu, che bel ul mè cucu!”
COLOMBO – inscì? E pö?
MARTA – l’è tütt
COLOMBO – dumà quest? A l’è un rimèdi stüpid
MARTA – al costa nient pruvà
COLOMBO – Ma… pruvarò, sa roba chi la pudarà mìa pegiurà la so vuus
MARTA – (a parte) Ah! E l’ura da segnà? …i dò… l’è un’ura bona (alta) Ah!
COLOMBO – Sa ghè anmò?
MARTA – Giras
COLOMBO – Ma parché?
MARTA – Vün, dü … ecco! Ai dò!
COLOMBO – Ah! Te me fet o ghilitti… se te set drèe a fà?
MARTA – Nient… m’è parüü da vidè una bestiulina sü la tò giacheta
COLOMBO – E alura?
MARTA – E alura… nagott… Ho sbalià a vidè (a parte) E ades ul Carugati al sa quand al dev vegnì par ul puntèll (escono)

Scena XIII
BERETTA, AMANDA

AMANDA – inscì… .te capì ben?
BERETTA – Sì… sì… Micetta… (a parte) Ah! se par cas sto esperiment chì al va in port, mì rinunciarò a l’arte medica. E’ idiota! O signur, cume hinn credulòn i donn
AMANDA –Ho fissà ul puntèll pa i trè:Trì segn! L’è l’ura che ul mè marì al runfa mè un sass(alto) Ta lassi

Scena XIV
COLOMBO, BERETTA, CARUGATI

COLOMBO – sa te fet cult ò panètt in man?
BERETTA – E tì cul tò?
COLOMBO – mì…? Nient… speci da starnüdì
BERETTA – mì, inveci… eccu, te ghet mìa idea du la scemada che gò de fà … l’è ul Carugati che speci
COLOMBO – Par starnüdì?
BERETTA – Ma no!
COLOMBO – eccu ta vöri dì la verità… anca mì a speci ul Carugati
BERETTA – Ma no! M’han dì che se agiti ul punett, la so vuus la resüscita mè un miracul
COLOMBO – Sì… bisogna dì tri volt Cucu! Cucu, che bel ul mè cucu!”
BERETTA – Ah! No
COLOMBO – Sì
BERETTA – No… Micetta la ma dì che bögn cantà “lumaga lumaghìn tira fö ul tò curnìn” e giragh aturna come la danza dul ventar…
COLOMBO – Du la pioggia, forzi
BERETTA – Ah! Sì! Atenziun!… te’l là!
CARUGATI – E voilà! Speri che’l sarà cuntent! I ho mazà tücc i so gübèl…. Ma… se gavì tücc e dü?
COLOMBO e BERETTA (insieme) – Cucu… Lumaga…
CARUGATI – Ah! Ul segnal ! Ul segnal ! Oh! Che gioia! Lee la cètta!
COLOMBO – Ta vedat cume al sa agita?
BERETTA – A l’è l’inizi dul cambiament
CARUGATI – Pora dona… la cred che ul so marì l’è mìa assè… l’ha cercà un rinforz
COLOMBO – come ‘l sa sent? Al pröva un quaicòss?
CARUGATI – Ah! Sì, sì… ma par da vèss al settimo cielo
COLOMBO – a lè ul rimedi
BERETTA – sunt ancamò un pu scettich, ma pruvarò sti metodi cunt i mè maràa
COLOMBO e BERETTA – Cucu… Lumaga…
CARUGATI – Oh! Ma basta… l’è assè
COLOMBO – Cittu, parla no!… püssè ga n’è mej a l’è
BERETTA – Ma sì, a l’è par ul tò ben
CARUGATI – Ah, sì? Par ul mè… so no se dì…
COLOMBO – Cucu…
CARUGATI - Vün, dü… ul puntèll a l’è par i dò
BERETTA – Lumaga…
CARUGATI – Vün, dü, trì….o signur! Chì ghè trì segn… Oh! Sarà ai dò… o ai trì? Eh no! La sciura l’ha dividüü ... a bögn fa la somma. Dü piü trì
COLOMBO – Cinqu… dü piü trì…. Cinqu
CARUGATI – Era casta e pura come un fior
BERETTA – L’ha ritruvà la so vuus
COLOMBO –E mì ho ritruvà ul mè tenuur …!

Scena XV
Gli stessi, ROBERTO

ROBERTO – Ma che succede?
COLOMBO – Ah! L’ha ritruvàa la so vuus
ROBERTO – Chi?
COLOMBO – Ul mè tenuur
ROBERTO – Ah! Davvero?
COLOMBO – Fermas un bott! Ritaca a cantà, inscì al po’ scultà anca lü. Beretta, ul tò panett… anca tì, Roberto, agita ul tò panett, rinforza ul rimèdi
ROBERTO – Ma cosa canta?
COLOMBO – sa’l canta? … era casta…. Adess scùltal… Forza Carugati
CARUGATI – Ah! Al vör che mì.... Bene! Era casta…
COLOMBO – Alùra? L’è un miracul
ROBERTO – Sì, sì… era casta
COLOMBO e BERETTA – Anca lü!
CARUGATI e ROBERTO – era casta…..

ATTO III
Scena prima
LUCHO, BERETTA, COLOMBO

LUCHO – Caramba! Come hè dormido male! Per tutta la noche mi è sembrato di sentire camminare arriba y abaco per la casa… Hè tenido incubos! Hè sognado che me stavo casando con la segnora Bereta! Era ancora mas grandote e grossote che in realtà…. Ma ecco tutto ad un tratto gliega davanti la suegra… che abìa la cara de la segnora Marta.. ed era contraria al esposalizio… e el cura abia la cara del segnor Bereta… che al posto della benedizione mi allunga un gran pugnasso… Allora jo me defendo come puedo e gli restituisco il pugnasso… lo sento ancora… devo aver pugnassato il muro… Ma… cosa significa quando si sogna el cura? Vediamo un po’ sulla Chiave dei sogni (estrae il libricino) E’ infallibile! Hè conosido una balia che gli era stato predetto che su hijo avrebbe maneggiato milioni su milioni… E’ diventato bancario… Vediamo… cura, cura vedi anche prete… prete, prete vedi anche scaldaletto…. Bene: scaldaletto, vedi prete…. Eh no! Asì non la finiamo più…
BERETTA – Ah! Lucho,
LUCHO - me diga,
BERETTA - Ul mè amis Colombo e il tenur hinn anmò in di so stanz?
LUCHO – No, e non riesco bene a capire… Ay pasado quasi le undici… e ninguno si è ancora fatto vedere… come se avessero vegliato toda la noche… Credo, tra noi, che se hoy dia si dorme così a lungo è porché, ieri, la cuoca avrà messo qualche calmante nella minestra..
BERETTA - Ma disèm mìa di bambanàd, Lucho … püttòst a l’è la to papa a la guancaina piena de scigol che la va sü e giò de nocc
LUCHO – Segnore no.. la me offende… el mangiare peruviano no fa del male
BERETTA – Lassèm a büi… püttost, vedi che te set a dré a fa giò la pulvur… l’è mei che staga un pu luntàn…. A vöri no ciapàm adòss tütt i microbi infett…
LUCHO – Oh! el segnore può restare… Quando io spolvero… faccio ben attenzione a non sollevare la polvere… e poi adesso hè degià terminado
BERETTA - Ah!
LUCHO – Sì, è la cosa bella de este trabajo... quando uno vuole, hè terminado
BERETTA - Oh! Ma ecco ul mè amis Colombo… va de là e lassum chi in de par nün
LUCHO – Bene, segnore
BERETTA – Eh! Te rivat finalment
COLOMBO – Eccomi… te vist ul Carugati?
BERETTA – no
COLOMBO – te set no se par cas al gabbia anmò la so vuus?
BERETTA – Ah! Crico de ges, l’ho pü vist da ier sira
COLOMBO – Dopu tütt, a sun tranquill, a ghemm ul mezo par… Cucu etc.…Ah! signor benedetto, però inscì a podum mìa andà a la Scara!
BERETTA – In fede mia, credi che inveci a podum andà…. Gò un dubi che ma passeggia in dul cervell …. Credi che quel Carugati lì al t’abbia vurüü ciapà pa’l cü.
COLOMBO – te disat che l’è mìa un tenur?
BERETTA – Al cuntrari…. Dumà che al dev avè una quai resùn per tegnil scundüü
COLOMBO – Ta credat?
BERETTA – Ciumbia! Te capisaret, l’è no pussibil che’l gabbia avüü na scì gran fama de gran artista: l’è cumpletament afono… par mì l’ha üsmàa l’ingann… l’ha savüü che la Scara la vureva ingaggià, alura, pentì d’avèe già firmà cun tì, a l’ha vurüü fat cred che al gaveva pü de vuus.
COLOMBO – Oh! L’è no un’idea malvagia… Carugati l’ha savüü… menu mà che tì te l’he capì subit…. Nüm semm mia imbecilli cume al cred lü…
BERETTA – Cricu de gess… l’è ciar cume ul su…. Una vuus la sa perd mìa in dü dì… Mon Dio! Che lü in fin de la fera la poda perd, forzi al po vess… anca parchè ghè un quaicoss in quel fiö lì… te’l set… è molto libertino, e par la vuus…
COLOMBO – Ah! Te credat che…
BERETTA – Lü!… ma basta che ‘l üsma una quai festa da ball… ma come? Te nutà nient? Tì?… Ebbene… a ghè una dona da mezz!
COLOMBO – Ho vist, ho vist… (a parte) l’è la so mièe, ciumbia
BERETTA – Oh! Mì farìa mai ul so nomm
COLOMBO – No! E mì nemmèn…
BERETTA – (a parte) mì al farìa no parchè l’è la so dona
COLOMBO – (a parte) cume fò a digal? L’è la so dona…

Scena II
Gli stessi, CARUGATI

CARUGATI – Sunt chì!
COLOMBO – Ah! caro ul mè fiö, t’ho sentü fa di gorgheggi poc fa…
CARUGATI – Mì? Mai in vita mia
COLOMBO – Cum’è, mai in vita mia!
BERETTA – No… al dis la verità… l’era ul scarich dul cess!
COLOMBO – Ah! L’era ul scarich dul… al scarèga ben… cum’è lü del rest… parchè tì te ghet una bela vuus. Ah! Balabiot! Ah! Te set un bel balabiot
CARUGATI – Mì? Mìa püssè de vialtar…
COLOMBO – Via! Vedèm un pu… ghè mìa bisogn de tanti segreti… e làssala vegnì föra
CARUGATI – Chi?
COLOMBO – Ma la tò vuus, diamine! Ul do di petto
BERETTA – Andèmm… N’è vera? Al semm tü che tì te set un gran tenuur
CARUGATI – Mì? Ma ma scappa da rid
COLOMBO – Fa’ un pù… (canta la scala) a.a.a…
CARUGATI – (canta) a.a.a.a……
COLOMBO – Püssè fort
CARUGATI – (gridando) a.a.a.a…..
COLOMBO – Eh! L’è ancamò un pu stunà, però…
BERETTA – Scherza, scherza… al ma tö in gir
CARUGATI –Mì?
COLOMBO – Ma sì… pensigh sü ben…a l’è la fama dul sücès che te fai a Luin che m’ha convinciü a uffrit un scì brillante ingagg..
BERETTA – te ghet una vuus da dio! L’è inütil che te’l scundat
CARUGATI – Oh! Ve sicüri che fina mò ma scuragiavan sempar quand tacavi a cantà… ma disevan: fermas un bott che te fet piang i gatt.
BERETTA – ghinn sempar di invidiuus che cuntrastan i vucaziun
CARUGATI – Do, re, mi…. Era casta e pura….
COLOMBO – cricu de gess! Sempar la stesa canzun…. Te podariat cambiala una quai volta
CARUGATI – al gabia mia pagüra! Na impararò di altar
BERETTA – cun quela vuus divina che te ghet…
CARUGATI – al credi ben…. Chichinscì a Milan la sa tröva no… bisogn anda a Roma… Se vialtar fudes stai cume mì a la Cappella Sistina
BERETTA – Eh! tì… a la… tì…
COLOMBO – Alla ca… ca… ca
CARUGATI – Parché a ma parlan in arabo?
COLOMBO – No, parli no arabo… sevi drè dì … alla ca.. ca… sa t’è dì cus’è?
CARUGATI – Ho dìt: Se vialtar fudes stai cume mì a la Cappella Sistina …a savì benissim che i cantori hinn…
BERETTA – (in falsetto) Voci bianche…
COLOMBO – Sì, sì, al semm…
CARUGATI – pudè mia imaginà l’intesità du l’armonia che la scatürìs da chì vuus inscì pure, inscì all’unisono, che cantan la sò part cunt un’anima…
BERETTA – Ma un giuvinott mè tì parchè l’è andà là dentar?
CARUGATI – Duè? Alla Cappella Sistina? Ecco… sevi a Roma… gavei un pu de malinconia… e vegni a savè che la mè murusa la stava insema a un odontotecnico napoletan
COLOMBO – Odontotecnico
CARUGATI – Sì
BERETTA – Napoletan
CARUGATI – Sì!
COLOMBO + BERETTA – Eh! Un dispiasèe d’amuur !
CARUGATI – Mettevas in di mè pagn
COLOMBO + BERETTA – Grazie no, no
CARUGATI – par dismentegà sunt abdai avanti e indrè par i stràa de Roma, in da par mì, scoraggià, disgustà da la vita e dai donn…
BERETTA – Sì,Sì
CARUGATI – tütt a un bott sa vedi denanz a mì? La Cappella Sistina! Par un omm che l’è in da par lü a Roma cunt una malinconia adòs in pü e una murusa in mèn l’è stai una liberaziun… Ho dì: Diamine! L’è ul ciel che ma la invia! ‘ndèmm dentar la Cappella Sistina
BERETTA – vardè come la nass di volt una vucaziun
CARUGATI – podi dì d’avèe truvà vüna de chì scoss pussèe grand du la mè vita
BERETTA – ta credi ben
CARUGATI – A sevi nammò dentar del tütt, che sentivi la mè anima ciapàda da quel canto celestiale… sevi avvinto, stregàa… sevi pü un omm… sevi Ah! So pü sa sevi…
COLOMBO – Lassa stà povar fiö, stà mia lì a pensagh a sura
CARUGATI – Infin, me credì se ve cunfessi che ho piangiüü? Sì, ho piangiüü mè un pulastar
COLOMBO – Ma varda! Mì avria mai pensà che i pulaster in quel mument…
BERETTA – L’è senza dübi la pruspetiva dul capùn lessàa
CARUGATI – L’eva tanta l’estasi, che ho neanca fa atenziùn a quel che ma capitava
COLOMBO – Che stoico
CARUGATI – Al desmentegarò mai (cantando) A…a….alleluja
COLOMBO BERETTA – In excelsis Deo!!
COLOMBO –(prendendolo a parte)Dimm un pu, e mì che credevi che te fasevat la curt a la sciura Beretta.
CARUGATI – Capissi mìa ul rapport
BERETTA - (prendendolo a parte) Dimm un pu, mì s’evi persuàas che te cultivavat la sciura Colombo.
CARUGATI – A s’hinn passà la parola chì dü chì
BERETTA + COLOMBO – (dandogli la mano) Oh! Povar fiö
COLOMBO – E adèss scriverò a la Scara… tì te se sfurzarèt de vess brillante…adèss che so ul tò segreto a ma importa pü nagott… a prövum?
BERETTA – Pruvèmm (agitano il fazzoletto)
COLOMBO + BERETTA – Cucu…..
CARUGATI – Oh ! no, grazie… gà n’ho assèe
COLOMBO – te ghet rasùn… l’è mei specià i grand ucasiùn (a parte) Povar fiö (alto) Beretta andèmm a scrivv la nostra letra
BERETTA – Andèmm Colombo

Scena III
CARUGATI – MARTA

CARUGATI – Oh! Sì, gò n’ho assèe! M’han già töi in gir assè iér, ma adèss ghe riüsiràn pü! (cantando) Era casta….. Però l’è vera, eh, a gò na bella vuus… ma pensa tì che gò mettüü 24 ann a corgium! (canta) sta mattina, ai cinq ur, come avevi stabilì, dopu una nott in bianc o presapoc… parché gò vüü sempar di incubi… ho sugnà ippopotami… ai cinq ur, salti giò dal lecc e, un südur ünich, vò de bass in la serra… Pensi: lee l’è drèe a rivà, la speciarò…. Ciao peppa, ho specià fina ai vott… ma dumandi…. Se la gaveva mia intenziùn de vegnì la gaveva mia bisogn de stressà ul marì e l’altar so amis par fagh agità i panett…
MARTA – Ah! L’è rivà!
CARUGATI – Ah! Lee… s’evi adrèe a dumandam la stesa roba
MARTA – Al cred che ‘l sia gentil fa specià una sciura par nagott?
CARUGATI – chesta chì la ma pias!
MARTA – Un’ura, caro el mè giuvinott! Un’ura l’ho specià! E avrìa pudü specià anca püssè se la füdes mia rivada scià all’impruvvisa la mè amisa
CARUGATI – L’amisa?… Ah! quela grossa!
MARTA – La mè amisa si, ai tre ur, cun la scüsa che la gaveva un mà de dent che la lasava no durmì l’è vegnüda in la serra… Alura, mì gò dì che gavevi una nevralgia, par salvà i apparenz… emm spaseggià tütt e dò… in lung e in larg… Infin, siccome lee la gaveva mia lìaria d’andà via, anzi la ma consigliava a mì d’andà a durmì, a sunt vegnüda via par mia insuspetìla
CARUGATI – No, no, sciura… trii ur, mì, tri ur mì l’ho spetada… a s atrata mia d’un’ura
MARTA – Lü al m’ha specià? Lü??
CARUGATI – Propi mì
MARTA – In du la serra?
CARUGATI – Sì, in du la serra… ghe n’è dumà vüna pensi
MARTA – Büsard mè giüda!
CARUGATI – Ghe giüri… Ma le la vör famm passà da la part dul tort
MARTA – Ca’l faga mia tropp quell’aria innucenta


Scena IV
GLI STESSI, COLOMBO
COLOMBO – E ben! Se ghè adèss da resià?
MARTA – Nient … sa parlava del pü e del menu…
CARUGATI – L’è la sciura che la ma acüsa ingiüstament…..
MARTA - Ah! Ben!… a ciàpum ul sciur Colombo come giüdas… Parlando in general… sa capiss… una sciura la gà dà un puntel galante ad un omm… n’è vera… E ben, sto sciur al gà no vergogna, dopu d’avèè sulecità ul puntel, da fass mìa vidè
COLOMBO – quel sciur lì l’è un viàn quadar
MARTA – Ecco!
CARUGATI – Al permett? Ma quand l’è la sciura che…
COLOMBO – Fa nagott… l’è sempar l’ommm che al gà tort… Per esempi, se la mè mièe… ta podi mett da mezz parchè so che par tì l’è senza importanza… se la mè mièe la ta dà un puntel… tì te ghe vet no… tì te set un vilan… ultra che sistinian… Mì, come marì, te ne sarìa ricunuscent… n’è vera… ma tì te set un vilàn istess. Vilan e bamba…. Oh! Ma a pruposit de chi te serat adrèe a resià?
MARTA – Ma… a pruposit d’una sciura che ul Carugati al cugnòss tant ben e al gavü l’ardire de…
COLOMBO – Ah! una sciura… una dona spusada…
MARTA – Sì
COLOMBO – Ah! L’è strana sta vicenda… e ul nom del cornuto?
MARTA – No, no… sa po’ mia dì
COLOMBO – Andarò mia in gir a dill
MARTA – (a parte) Al credi ben…
COLOMBO – (a parte) Dopu tütt al so… a l’è ul’ Beretta … Ah! sti marì, che tipi… tütt orbi! (alto) L’va ul tò ‘l puntel, eh!? Bel culp par Amanda. D’altra part a capissi che tì te rinuncià a fa ul so nom… (a parte) In chi cundiziùn lì!
MARTA – via! Ul giüdas al ta cundanà!

Scena V
CARUGATI – AMANDA
CARUGATI – No, no… l’è tropp! Sunt mì ad avegh resùn e inveci passi da la part dul tort… Ma sa ciapa par busard… e ma fann anca di scenà.
AMANDA – Ah! L’è rivà ul signorino!
CARUGATI – Ben, la s’è presentadad anca l’altra mata
AMANDA – A l’è un bel pelabròcch lü!
CARUGATI – Cus’è? Se la vör dì? (a parte) sa sa mai se la vö quel amata lì
AMANDA – Se la vör dì? (picchiandolo sulla testa) Ma cus’è gavìì in dul cervell, un fuco femmina?
CARUGATI - (a parte) Pudarìa fagh mì la stessa dumanda
AMANDA – Me piasarìa pensà che ul sò cucù al sia sfsà del tütt
CARUGATI – La püssèe sfasada l’è lee
AMANDA – Come al fa un cucù che’l batt i tri ur
CARUGATI – Fa cucù… (a parte) bisogna sarala sü in d’un manicomi e butà via la ciav (alto) se la vör tegnì un curs de orologeria… (fa per andarsene)
AMANDA – (fermandolo) se’l faseva cus’è, giuvinott, ai tri de stanott?
CARUGATI – Ai tri? Se fasevi cus’è ai trii ur? Durmivi
AMANDA – Lü al durmiva… ai tri ur … lü l’eva bun de durmì
CARUGATI – Sciura, a l’è un ura in cui se dorma… e sa sogna
AMANDA – Basta! Adèss l’è bun de famm cred che lü al sugnava de mì
CARUGATI – No! Sugnavi di ippopotami… ghè una leggera sfumadüra
AMANDA – Ah! Così! Lü al sugnava mia de mì! E ben, intant che lü al preferiva ippopotami, mì s’evi desedada, mì!
CARUGATI – Sì, me l’han apena dì… un mà de dent
AMANDA – Ma no! L’eva un pretest! Mì s’evi desedada, al sa?… Al ma respund no?
CARUGATI – Orcu sciampìn! L’è mìa culpa mea! (a parte) Cum’è l’è acida quand l’ha mìa durmì
AMANDA – Sì, giuvinott, l’è culpa sua… e mì caminavi in lung e in larg mè un’oca
CARUGATI – Esagerada
AMANDA – Sì, giuvinott, mè un’oca! Ca’l ma cuntradissa no! Contegno par piasèe
CARUGATI – Se lee la ga tegn a vess oca…
AMANDA – a pùssum agli insulti, adèss! Prima ul dann e pö la beffa
CARUGATI – La ma nösa!
AMANDA – Carugati! Lü a l’ha abüsà de la mia bona fed! Al m’ha ruvinà
CARUGATI – A sarn stà i ann e i intemperi a ruvinala
AMANDA – Al m’ha ingannà, inbruiàda… sedotta e abbandonata
CARUGATI – Ma no, ma no! (a parte) Ghe vör dul coragg par quel! (alto) Vedèm un pu, lee la aferma d’avèe mìa durmì… al so… l’è deprimente
AMANDA – Pürtropp
CARUGATI – Oh ma al fa nient… anca a mì m’è già capità, altri volt
AMANDA – Davera! Carugati , anca tì t’è pruvà… anca lü l’ha pruvà? (a parte) Dunca al ma vör ben ancamò
CARUGATI – Ma sì… n’è vera… sa resta agità… a sa gira de chì e de là
AMANDA – Sì, sì
CARUGATI – Sa gà trop cald, la pel la brüsa…. Sa rigira ul cusìn… se sa no cume pugiàss … e a la fin se liva sü
AMANDA – L’è propi inscì
CARUGATI – So anca la resùn… a l’è ul caffè… lee la dev mìa bev ul cafè a la sira
AMANDA – Ul caffè! Oh che mascalzùn
CARUGATI – A la mè purtinara de Luìn al faseva ul medèsim effet
AMANDA – Ta òdii
CARUGATI – Ah! lee… ( parte) Ma cusa l’ha gà? L’è no cattiva… l’è dumà cumpletament föra de cò
Scena VI
CARUGATI – MARTA
MARTA – L’è anmò chì giuvinott?
CARUGATI – Ah sciura, vurarìa spiegàmm
MARTA – L’è inütil… il sciur Colombo che l’è mìa interessà a la questiun l’ha già pronuncià la sentenza: culpevul
CARUGATI – Ma ghe sicüri che gò nagott da rimpruveràm … sun rivà in la serra ai cinq ur precis… e lee la ghera già pü
MARTA – No, no e no! Tri ur da ritard, altar che! Se lü la ciama ura esatta… Cum’è? Lü al riva scià ai cinq ur quand ul puntel l’eva fissà ai dò
CARUGATI – Che la ma scüsa… ai cinq.
MARTA – Ai dò
CARUGATI – Ma no! Ai cinq! Ho cüntà i segn
MARTA – Alura lü al sa no cüntà
CARUGATI – Forse l’è lee cha l’ha fa tropi segn
MARTA – Mì ho fa dumà dü segn
CARUGATI – Dü sura vün, trii sura l’altar
MARTA – Quale àltar?
CARUGATI – Cricu de gess! Tri sül sciur Beretta, e dü sül sciur Colombo
MARTA – Ehi! Disi! Mì ho mìa segnà ul sciur Beretta
CARUGATI – Al po mia vess che’l se sia segnà in da par lü
MARTA – Al se sarà spurcà de bianc sür un quai mür
CARUGATI – Un mür che’l scriv particularment ben
MARTA – Se’l vö che ghe disa? Mì ho metüü dumà dü segn
CARUGATI – Davera?
MARTA – Al giüri
CARUGATI – Alura, dumandi venia… che la cetta i mè scüs
MARTA – Le cetti
CARUGATI – E mì che s’evi drè a mandav tütt i malediziùn de sto mund
MARTA – E mì che credevi…
CARUGATI – Oh! Amanda… mia Amanda
MARTA – Amanda …al ma ciama Amanda
CARUGATI – Sì, Amanda … mia Amanda
MARTA – Ancamò… ma al sa corg no che l’è adrè a cuntradis?
CARUGATI – Me sunt cuntradì… mì… a capissi no…. Dua?
MARTA – Sì, parché al ma ciama Amanda
CARUGATI – Parché che’l nom chì a l’è dulz mè ul mel… parché mì ghe vöri ben a la mè Amanda
MARTA – Purscell! … e me la dis a mì?
CARUGATI – E a chi duvarìa dill alura?
MARTA – Che’l vaga via de chì… infame… via, via dai mè öcc
CARUGATI – Andà via… mì? Ma mì vurarìa passà i mè dì in genöcc da tì…. Ai tò pèe

Scena VII
GLI STESSI, COLOMBO - BERETTA - AMANDA –

COLOMBO – Buongiorno!
MARTA – (a parte) Cielo, ul mè marì! (alto) Ma leva sü, balabiott!
CARUGATI – Non importa… la sa… la sa
MARTA – Cosa?
BERETTA – (al pubblico) Oh! Che purcun! In ginöcc davanti a la sciura Colombo… Ma al ved no che ghe chì ul so marì? (avvicinandosi) Pazzo, leva sü!
CARUGATI – (cade) Ul marì! Colto in flagrante
BERETTA – Ma sì, ul marì… lü l’è matt… l’ha miì vist ul sciur Colombo che l’ha vist?
CARUGATI – Ah l’è parché ul sciur Colombo al m’ha vist che…
BERETTA – (a Colombo) cred no a quel che t’è vidüü, te’l set (a parte) Che imprüdent!
COLOMBO – Ma lassa büj! Me divertissi un mund… ul sistiniano (a Carugati) Millantatore! Vai, vai!
BERETTA – L’ha ciapada ben
MARTA – (a Colombo) Carissim, pensa mìa mà
COLOMBO – Ta vedat no che sunt drè a rid
MARTA – (a Colombo) La tò calma la ma ferìs püssè che la tò rabbia
COLOMBO – Sunt calmo parchè l’è mìa periculuus
CARUGATI – (a Beretta) Ca’l creda no quel che l’ha vist… mì vöri mìa ben a la so dona
BERETTA – O cert, parbleu!
CARUGATI – Cunfessi che i apparenz a hinn cuntra da mì…ma l’è par vegnì föra da una situazùn imbarazzanta… mì ghe vöri ben a la so dona
BERETTA – Ghè no bisogn de dimal… sa ved benissim
CARUGATI – E se ‘l m’ha vedü ai pèe du la sciura a l’eva par svià la gelusia dul sciur Colombo
BERETTA – Bella truvada!
AMANDA – Ah! No…no.. ul caffè … ghe credi mìa
CARUGATI – Lee!.. a l’è ul cièl che la manda (a Colombo) Ve’l disi prima, du la so sciura ma na frega nagott
COLOMBO – Prego?
CARUGATI – Dumà, ghè dumandi venia par quell che sunt drè a fà… a l’è par salvà la situaziùn davanti al marì … (ad Amanda) Ah! Marta, Marta, te vöri un ben du l’anima…
AMANDA – O Signur!
BERETTA – Cus’è? La mè dona!
AMANDA – Ma lü l’è matt!, davanti al mè marì
CARUGATI – Che la sa poreocupa no, l’ho già visà
BERETTA – Giuvinott, lü l’è adrèe a perd ul cò
CARUGATI – Ma ghe sicüri che lìho già visà (a Amanda) Ah Marta! Mè te set fascinante!
AMANDA - Marta! Al ma cuama Marta! Mì ma ciami Amanda, giuvinott!
CARUGATI – Eh? Amanda?
MARTA – Sunt mì Marta, giuvinott… Marta Colombo
CARUGATI – Cus’è? Marta …Co... Marta … Colombo. L’è lee? E Amanda l’è… inveci mì… Ah! Che pastiss
MARTA + AMANDA – (Escono e si mostrano la lingua)
BERETTA - + COLOMBO – (ridono)
CARUGATI – Ah! sciuri…. Ve sicüri… credetemi…
COLOMBO – al vaga pür avanti car amis, …sistiniano… da lü ma podi fidà
BERETTA – Via, via… nüm semm no geluus… (Via cantando in falsetto)

Scena VIII
CARUGATI, poi ROBERTO

CARUGATI – Ma tövan in gir… ma mì capissi pü nagott… in sti dü dì chì ghè stai un mücc de cambiament….Ma come, ma sa presenta una grossa Marta e un’affascinante Amanda ed eccu che la grossa Marta la diventa una grossa Amanda e l’affascinante Amanda la diventa un’affascinante Marta …La mièè dul Colombo la passa come mièè dul Beretta e viceversa…. Capissi propi pü nagott … ma… a saràn mìa adrèe a giügà a passum-la-tua che mì te passi-la-mea mè in di cart…ma alura mì a so pü a chi devi fa la curt? Chi è ca l’è ul cornuto? Qual è l’üselìn che devi cürà?…a la fin du la fera, cume han fai a spuàss tüta quela gent lì?…Ah! al po vess che metan in cumün i donn…il libero scambio nel matrimonio! Cunt ul prugne a l’è pussibil!
ROBERTO – Buongiorno, Signor Carugati.
CARUGATI – Oh! Buongiorno…
ROBERTO – Avete visto il signor Colombo?
CARUGATI – L’è andàa apena via mò. (cantando) Ah! Ah! Ah! Ah!
ROBERTO – Voi state soffrendo, volete una pastiglia alla menta?
CARUGATI – No, grazie. Cerchi de tirà sü la vuus.

Scena IX
ROBERTO, CARUGATI, COLOMBO, GIULIA

COLOMBO – M’han dit che l’eva rivà, caro Roberto… e e sunt vegnü scià sübit par strengich i man e cunsegnagh la so murusa…
GIULIA – Buongiorno, signor Roberto.
ROBERTO – Buongiorno, signorina.
GIULIA – (gira la lingua) State bene?
ROBERTO – Ma…uno, due, tre, quattro…uno, due, tre, quattro, molto bene.
COLOMBO – Alura bagai, mì vo de là (a Carugati) caro Sistiniano, rendas ütil… vist la tò situaziùn podi dumantatal…hin fidanzà fresc e nuvel… a bögn lassài ai so smancerii… ma, in dul stess temp, l’è bona norma lassài mia tropp de per lur, è l’etichetta…tì te i survegliarèt…par la furma… però metas mìa da mezz … cammina in lung e in larg senza intervegnì …par mìa ruvinà ul sò tete-a-tete….
CARUGATI – E inscì sunt stà trasfurmà in beibi sitter par adulti.

Scena X
Gli stessi, meno COLOMBO

GIULIA – Allora, niente di nuovo?
ROBERTO – Niente….aspetto un’occasione…fino a nuovo ordine, continuiamo a dissimulare.
GIULIA – Io non oso parlarne a papà…preferisco che la cosa parta da voi.
ROBERTO – Per me è la stessa cosa, per quanto riguarda mia madre, preferirei che la cosa partisse da voi.
CARUGATI – Devi vegh l’aria d’una pantegana….
GIULIA – E’ evidente che voi non siete assolutamente il mio tipo
ROBERTO – Lo stesso dicasi per voi: siete molto gentile e niente di più.
GIULIA – Per esempio avete il naso troppo lungo.
ROBERTO – A me, invece, piacciono solo le more.
CARUGATI – Ma che tenerezza!….
GIULIA – E poi non mi piacciono i pittori…Non si può toccarli senza sporcarsi.
ROBERTO – Ebbene, io, come pittore, amo soltanto le cocotte, perché là si è sicuri di sporcarsi.
GIULIA – Oh! Oh! Voi avete detto “cocotte”.
ROBERTO – Perdonatemi , mi sono dimenticato di girare la lingua.
GIULIA – Non importa…è la stessa cosa! Tanto non ho la minima idea di cosa siano.
CARUGATI – (vocalizzando) Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
ROBERTO – Ditemi, perché il signore è così agitato? Non vi tocca il cuore questa sua pena?
GIULIA – Oh! Povero ragazzo….è così geloso…crede che io vi stia per sposare….e lui mi ama….si capisce perfettamente.
ROBERTO – Benissimo….e voi?
GIULIA – Mio Dio….Non mi spiacerebbe!
ROBERTO – Allora fateglielo capire!….Cosa aspettate?
GIULIA – Come….davanti a voi?
ROBERTO – Oh! La cosa non mi tocca minimamente…farò finta di non ascoltare!
GIULIA – Dopotutto, voglio solo rassicurarlo….non si ha il diritto di lasciar soffrire il prossimo quando abbiamo la possibilità di calmare la sua sofferenza. (a Carugati) Pssst!!
CARUGATI – La dis a mì?
ROBERTO – Andate! Andate! (Carugati si mette al posto di Roberto, vicino a Giulia. Roberto comincia a camminare in lungo e in largo al posto di Carugati).
CARUGATI – l’è drèe a ciamàm, signorina?
GIULIA – Sì, ci tenevo a rassicurarvi….siete sui carboni ardenti. Bene, calmatevi. Il signor Roberto, che credevate fosse il mio fidanzato, non sarà mai mio marito.
CARUGATI – Come?
ROBERTO – No, mai! Mai!
CARUGATI – Ma parchè la ma dis sti ropp chì?
GIULIA – Ma perché….perché, dopo la vostra confessione, io non ho il diritto di continuare con questo gioco crudele che vi fa soffrire.
CARUGATI – Cosa?
GIULIA – Io non sono per niente una cocotte, io…..e trovo malvagio oltre ogni dire che qualcuno che….che ha della simpatia per voi….si prenda il piacere di darvi un dolore sottoponendovi ad una prova inutile che ha la sola ragione di stimolare i vostri sentimenti.
CARUGATI – Varda! Varda! Varda!
GIULIA – Adesso ho visto….quanto siete rattristato e indignato….voi scalpitate!….Può essere che io stia facendo un errore a parlarvi in questo modo….la signora Beretta mi ha sempre detto: “in amore bisogna saper aspettare….” Ma, insomma, il primo passo lo avete già fatto voi…adesso tocca a me.
CARUGATI – (a parte) Però a l’è affascinante…e mì che m’eri mìa curgiü(alto) la vaga avanti a parlàm in la stessa manera
ROBERTO – Ah! C’è del tenero!
CARUGATI – Devi dì, signorina, che bögn vess cumpletament orbi par vegnì chì in sta cà senza vess atirà dal so fascino.
GIULIA – Sì, ma questo non è il vostro caso. (a Roberto) E’ piuttosto per voi che si può dire questo! Prendi!
ROBERTO – Per cortesia vediamo di non buttarla nel personale!
GIULIA – (a Carugati) Oh! No, questo non è proprio il vostro caso….perché voi mi avete notata immediatamente….ma anch’io, sapete….Così quando mi avete confessato i vostri sentimenti….
CARUGATI – Mì? Ghe l’ho cunfessà….ma quand?
GIULIA – Ah! Non se ne ricorda….ma qui! Quando eravate in collera con papà…allora, vi è scappato….voi mi avete detto: ”Ah! Sono io che me ne andrei, se non fossi trattenuto dal fascino di una giovane…” allora, ho capito. L’avete detto, sì o no?
CARUGATI – Sì, sì….ma cert che l’ho dì e al ritiri mìa….le ripeti …mì ghe vöri benamo….
GIULIA – Ebbene, anch’io vi amo, con tutto il cuore….
CARUGATI – L’è deliziusa (cadendo ai suoi piedi) Ah! Giulia!

Scena XI
Gli stessi e COLOMBO

COLOMBO – Ma ben! De nüv par tera. Se te vet avanti inscì te me lüstrat ul paviment cunt i tò ginöcc!
CARUGATI – Ah, l’amore….
COLOMBO – Te preghi de mia restà lì ai mè ginöcc.
CARUGATI – Verament disevi che: l’amur a l’è un sentiment impruvvis…..un istante l’è stai assè par fam invaghì follemente du la signorina Giulia.
COLOMBO – Cosa! Cosa l’è adrè a cüntà sü?….Ma come l’è pussibil che…(a Roberto che continua a camminare in lungo e in largo e passa di fianco a Colombo) Ma tì se te set adrè a fa cus’è?
ROBERTO – Gli ho dato il cambio.(ricomincia a camminare)
COLOMBO – Ah! Bravo, te ghet propi una bela manera de fa la curt a la mè tusa.
CARUGATI – Sciur Colombo ! lü l’è un grand amis dul mè pà …al m’ha po’ mìa dì de no!… Gò ul piasèe e l’unur de dumandagh la man du la so tusa, Giulia.
COLOMBO – Come…come…Ma ‘ndèmm! Cüntà mìa sü di fesserii!
CARUGATI – Ma parchè?
GIULIA – Oh! Papà, sii gentile. Dopotutto tu mi vuoi maritare…..io lo capisco! E’ il tuo problema….ma con il matrimonio tu mi dai un marito….e questo è un mio problema….almeno dammi la possibilità di scegliere.
COLOMBO – No…. No , Giulia ….te’l podi mìa dì, ma….Ah! Chesta chì l’è propi bela! (rivolto a Carugati) Sistiniano, vai!
CARUGATI – Ma se’l gà cus’è de rid in chela manera lì?…

Scena XII
Gli stessi, BERETTA

BERETTA – Colombo! Ah! Eccu…. tegn, legg un pu scià!
COLOMBO – Un giornal….Ah! Va ben, püssè tardi….Figures tì….Ah! te l’è induvinarèt mai…. Ul Carugati al m’ha dumandà la man du la mè tusa Giulia!
BERETTA – Davera! Lü! Questa l’è bela. (a Roberto che continua a camminare) Ah! L’è propi bona questa!
CARUGATI – Adès me incazzi sül seri!, riessi no a capì parchè a ridan mè matt ai mè spall… che divertiment ca l’è?.
BERETTA – (tornando serio) E adess basta, basta rid, legg sta roba chì.
COLOMBO – (continuando a ridere) Sa l’è cus’è? Cosa? “E’ stato annunciato l’ingaggio….”Oh! ma quest l’è tropp! (a Carugati) Legg un pu scià.
CARUGATI – “E’ stato annunciato l’ingaggio da parte del teatro dell’Opéra del famoso tenore Fasolon che percepirà uno stipendio di 6000 franchi al mese…” Eben! A mì ma na frega nagott
COLOMBO – Ah! Ta na frega nagott!…. te fet mà… te ma devat 40000 franch.
CARUGATI – Mì?
COLOMBO – la penal!
CARUGATI – La penale?…quale penal! ….mì vò mia via da chì!
COLOMBO – Tì ta podat mìa stà cunt mì e cun la Scara in dul stess temp.
CARUGATI – Ma mì vò no a la Scara! Mì a sunt mia Fasolon, mì….
BERETTA – Cosa?
COLOMBO – Che pastrügnada mai l’è questa?….alura se te fet cus’è chichinscì…. mangiapan a tradiment
CARUGATI – Ah! Questa pö!
COLOMBO – Parché te me dit che te se ciamavat Carugati?
CARUGATI – Carugati l’è mia Fasolon.
COLOMBO – Fasolon a l’è un pseudonimo. Ma tì te me ditt da ves ul fiö natüral dul Carugati.
CARUGATI – Mì, ul fiö natural?….Beh, che’l ma disa due l’ha truvà sta idea chì.
COLOMBO – Ma, te set stà tì….e pö ul Carugati al gà dumà un fiö….
CARUGATI – Eh alura?….mì a gò mai dì d’avegh un fredèl….quel fiö sun mì…
COLOMBO – Come, te set tì quel fiurìn che, a tredas ann, l’eva valt inscì…. ma alura, dimm… tì te set mìa nanca un tenuur?….
CARUGATI – Mì? … ma mì so mìa cantà… sunt stunà mè na campana!
COLOMBO – Ma parché te set fai passà par tenuur?….Ah, l’è tropp…. Mì dumandi al mè amis Carugati de mandàm scià un tenuur e lü al ma manda ul so fiö!….
CARUGATI – Ul mè pà al m’ha mandà scià chì par stüdià diritto….ma al m’ha mia parlà da tenuur…. Al m’ha dumà racumandà a lü, sciur Colombo…. Gò anmò la letra de racumandaziùn in fund al baül… lüal m’ha ufert sübit un stipendi straurdinari e mì l’ho cettà anca parchè ma pias mìa fa tanti cerimoni….
COLOMBO – E ul mè telegramma?
CARUGATI – Ul mè pà l’ha ricevü nagott.
COLOMBO – Lucho !

Scena XIII
Gli stessi, LUCHO,

LUCHO – Eccomi, signor Colombo!
COLOMBO – Cosa ma disat dul telegramma che t’ho dà l’altar dì?
LUCHO – Oh! Il telegramma… (a parte) Me ne sono completamente olvidado! (alto) Il telegramma… Sì l’altro giorno mi avete dato un telegramma…
COLOMBO – Al so che t’ho dai un telegramma… ta dumandi par curtesia se te ne fai?
LUCHO – Cosa ne ho fatto…
COLOMBO – Avanti!
LUCHO - (si guarda attorno incerto)
COLOMBO - Avanti!
LUCHO - Oh! Ma se avete ospiti, ne riparliamo dopo
COLOMBO - Avanti! Te’l disi a tì! Spiegas un bott…
LUCHO - E’ di là… (esce a prendere il telegramma)
COLOMBO – Ho capì! Il telegramma l’è mai partì! Che bestia sun stai a fidamm de Lucho!
ROBERTO – Su! Non dite così
COLOMBO – Sì bestia, bestia, bestia!
ROBERTO - Se proprio ci tenete…
ROBERTO e CARUGATI – Bestia!
COLOMBO – Eh!?
LUCHO - Eccovi il telegramma de usted
COLOMBO – Al diavul! Te’l podat brüsà!
CARUGATI – Ghè mìa da meravigliàss se ul mè pà l’ha ricevü nagott… e adèss a ghe dumandi de növ la man de la so tusa
COLOMBO – Quest assolütament no.
CARUGATI – Sa ma manca par vess degn de la so tusa?
COLOMBO – Ma come, te ma dumandat cusa ta manca, dopu che t’è cantà alla cappella Sistina!
CARUGATI – Chi! Mì?
BERETTA – Te set tì che te le dì.
CARUGATI – Ho dì che s’vi stà a la cappella sistina … mìa che avevi cantà….

Scena XIV
Gli stessi, AMANDA (da destra), MARTA (da sinistra)

MARTA – Sa sücced anmò…. Parchè tütt sti paroll?
CARUGATI – Ah! Sciura, che la interceda par mì cul so marì parché al ma daga la man du la so tusa Giulia.
AMANDA – Cosa?
MARTA – Ah! No! Mì me upòni!
CARUGATI – (basso a Marta) Oh! Sciura, la sarà mìa gelusa? A l’è anmò inamurda de mì?
MARTA – (basso a Carugati) Gelusa, mì! Tì te set un gran rüfiàn! (a Colombo) Tì te set ul pà… stà a tì decìd
COLOMBO – Ma l’è stada prumessa al sciur Roberto!
ROBERTO – Mio Dio….Signor Colombo ….io ne sono molto onorato….ma, la signorina ama il signore, non bisogna opporsi alle inclinazioni….io domando la mano della vostra seconda figlia.
COLOMBO – Ma Giulia l’è figlia unica!
ROBERTO – Non ho fretta.
COLOMBO – Se i ropp a stann inscì… disi mìa de no.
AMANDA – (a parte) E mì gò mìa vuus in capitolo….. Vigliacc!
COLOMBO – (basso a Carugati) Tì te me devat una spiegaziùn… t’ho beccà ai pè du la mè dona
CARUGATI – (basso a Colombo) Sst! Sì lè vera! L’ho fai par cunfund ul sciur Beretaa…. Ma incapriccià du la sò dona.
BERETTA – (basso a Carugati) Dimm un pu, ….parché prima te sevat adrèa brascià sü la mè dona?….mì ho dì nagott parchè pensavi….
CARUGATI – Cittu….. a l’è stai par svià i suspett dul sciur Colombo.
BERETTA – Davera? Alura va ben inscì.
COLOMBO – Ghè finì tüscòss in d’una bola de savùn….fa nient se ho mia avüü la furtüna d’avegh ul mè tenuur…anzi, quest al ma servisarà da leziùn par la prossima volta…. Fè ben atenziùn, cari i mè amìs….sia che se trata de cumprà di ravanèi opür un tenuur… a bögn vardà la merce prima de töla…. Sa sa mai quel che ghe po ves dentar… cume dis ul pruverbi….
TUTTI – Dì mìa gatt sa l’è no in dul sacc.

CALA LA TELA




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