motivazioni
PREFAZIO
Circa quindici anni fa * (anno più anno meno) a Laveno Mombello (in provincia di Varese) nasceva per merito di due amici – Matteo Pergolari e Giuseppe Musolino – una rivista dall’impegnativo titolo “il Majakovskij”.
Per chi non conosce la zona dirò che Laveno giace (è proprio il caso di dirlo) sulla sponda est del Lago Maggiore (quella cosiddetta magra, per intenderci). Con tutte le eccezioni del caso si può affermare che si tratta di una ridente cittadina, ecc. ecc… Ma ciò potrebbe anche non significare nulla.
Il fatto è che – nonostante la magrità della zona (che è tutta da discutere comunque) – questo pezzo di terra dell’alto varesotto ha vissuto – e spero stia ancora vivendo – una fase di ricchezza artistica notevole. Si pensi al nobel Dario Fo,a Vittorio Sereni, a Piero Chiara, a Guido Morselli, a Salvini – tanto per citare i più conosciuti, e chiedendo venia per gli esclusi la cui assenza è dettata dalla mia ignoranza.
Ora lascerò agli altri deciderne le cause e gli effetti, le verità e le illusioni. Qui mi preme solo far notare come quella vitalità culturale non risiede in pochi eletti, ma va oltre.
La rivista “il Majakovskij” era una di queste realtà.
Qualche anno fa – per problemi economici – la rivista vide gli ultimi respiri e poi morì. In silenzio. Com’era nata. Ma la memoria non cessa. E rinnovarne il ruolo e le funzioni non è mai troppo tardi. Già. Ma come?
Se l’arte è comunicazione, oggi, una via straordinaria di comunicazione è internet. Perché non cedere alla tentazione? I costi sono quelli di un normale abbonamento (27 euro all’anno), di un normale collegamento (un euro all’ora). Il tempo poi ce lo gestiamo noi: è quello per scrivere, leggere, correggere, riflettere, giudicare.
E’ da qui che è sorta l’idea di una rivista on-line. Una cosa semplice. Che raggruppa gli amici di ieri e di oggi. Che insieme vogliono continuare quel cammino in una fase più avanzata della loro esistenza. Nel nuovo secolo che vogliamo comprendere e in cui vogliamo inserirci. Con autorevolezza e dignità. Consapevoli che ciò che consegniamo è ricerca di verità. E di scrittura. E di poesia.
I poeti nomadi hanno dunque incominciato il loro viaggio. Da queste terre di confine, in una giornata grigia di piogge e di malinconia, i poeti nomadi si aprono al mondo. Verso altre terre, verso altri confini.
E chissà che qualcuno non ne accolga la voce, la passione, l’utopia. In un viaggio senza fini e senza tempo. In quell’infinito leopardiano che già pronosticava naufragi e dolcezza di naufragi. Alla ricerca di un porto, magari sepolto, da dove, raccolte le ultime vestigia, ripartire. Ubriacati dal continuo debordare del mare.
Alla ricerca di nuove terre. Di nuove poesie.
* negli anni novanta