La luna nel pozzo // La lüna in dul pozz - eneabiumi

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La luna nel pozzo // La lüna in dul pozz

      LA LUNA NEL POZZO
Di Giuliano Mangano
(commedia in tre atti, da un atto unico di E. Labiche “Le Misantrope e l’Auvergnat”)

Personaggi

PEREGO cavalier Giuseppe, ricco borghese di Milano
AMBROGIO, netturbino, ossia operatore ecologico
MARIUCCIA, domestica
Commendator CAZZANIGA, un amìco
Signora CAZZANIGA, sua moglie
IRINA, vedova redenta

La scena rappresenta un salotto borghese ben arredato, con al centro un trespolo sul quale c’è una gabbia con dentro un pappagallo

ATTO PRIMO

Scena prima
(La scena è vuota. Si ode il suono d’un campanello e si vede Mariuccia correre da una parte all’altra del palco. Successivamente esce col cavaliere)

(PEREGO – MARIUCCIA)

PEREGO  - Quando ti dico che non ci sono per nessuno non devi venir qui a disturbarmi… hai capito? M’à tu bièn entendü? Te lo dico anche in francese, caso mai non capissi… e se vuoi anche in inglese o in portoghese… oppure in un italiano per sordi: (sillabando) non  mi devi disturbare … capito?
MARIUCCIA – Sì, signor cavaliere … ho capito
PEREGO – E allora perché sei venuta di là a chiamarmi?
MARIUCCIA – C’è un signore alla porta…
PEREGO – (interrompendola) Basta! Se c’è un signore alla porta, tu la porta non la apri… Non voglio vedere nessuno! Nemmeno il Papa, se dovesse presentarsi
MARIUCCIA – ma…
PEREGO – Ohei! Sei ben dura di comprendonio! Adesso tu vai di là… alla porta… e dici… a chiunque  esso sia… mi raccomando… il signor cavaliere è uscito per una breve passeggiata… siamo intesi?
MARIUCCIA – Sì… vado.. (Via)
PEREGO -  Ecco… brava… obbedisci al tuo padrone… che se impari ad obbedire, poi sarai capace anche di comandare… o Dio, di comandare già lo sei, capace
MARIUCCIA – Ordine eseguito … era..
PEREGO -  non voglio sapere chi fosse… piuttosto dai da mangiare a questa povera bestia (indicando il pappagallo) … va’ come patisce… poverino! (via)
MARIUCCIA – poverino… sì… e intanto le figuracce presso i suoi amici o presso i suoi creditori le faccio io… se non fosse buono lo stipendio che mi dà… beh! Me ne sarei già scappata da questa casa… ma tra quello che mi dà il cavaliere, una qualche mancia che mi procuro, e un po’ (si guarda in giro circospetta) e un po’ di cresta che faccio sulla spesa,  non mi sembra proprio il caso di lasciar qui tutto ed andarmene via… dove poi? Con i chiari di luna che ci sono di questi tempi… Prima, per esempio, alla porta c’era l’orefice… quello di via Roma… un mese fa era quello di via Firenze che picchiava l’uscio… ha cambiato città, il signor cavaliere… ma non ha cambiato il vizio di non pagare i suoi creditori…  Almeno avesse una donna, una fidanzata, un’amante… che so io… per poterle regalare tutti i gioielli che compera… macchè! Il matrimonio non fa per lui… “li tengo da parte in caso di una recessione” dice… “stanno bene dove stanno… in cassaforte e non sul collo o fra le dita di una donna”… così però ogni santo giorno che ha creato Dio o l’orefice o il sarto o il macellaio o qualche altro creditore son qui a battere cassa… ma il cavalier Perego Giuseppe… zitto zitto… non si fa trovare in casa … e chi ci va di mezzo?  io, naturalmente, la domestica, la Mariuccia….  Le ingiurie che mi mandano i suoi creditori però le sento solo  io… e le bugie che devo raccontare per mandarli via…! Certo che è in bel tipo il signor cavaliere!? Il mio… datore di lavoro … La cassaforte è piena zeppa di gioielli… In banca ha più di un milione… lo so perchè ogni tanto gli guardo la posta… non per curiosità… no…. Lui la abbandona lì sul tavolo e… il mio occhio scappa proprio lì… sul dare e avere… d’altra parte… sono o non sono la sua domestica di fiducia… lui è solo, poverino… e bisogna pure che ci sia qualcuno che lo protegge… o no? Ecco… però con tutti i soldi che ha, ha il braccino corto … taccagno, avaro e selvatico come pochi… selvatico, sì come un orso di montagna… vuole stare tutto il giorno solo soletto… non vuole vedere nessuno… si alza dal letto che è quasi mezzogiorno… stanco e rimbambito che quando si fa la barba si taglia perfino il mento… per me ha bisogno di una donna… ma chi vuole un animale simile? A proposito di animali … mi stavo dimenticando di dare da mangiare al suo pappagallo… povero uccellino… come lo chiama lui… (prende dello zucchero) tieni, tieni… uccellino del mio signore, tieni uccellino bello… Ahi! (il pappagallo le dà un morso sul dito) Te la faccio pagare questa… eh!? Te la faccio… oh! Sta arrivando il padrone… in faccia mi sembra più nero del solito come se fosse andato a un funerale… iesus per lui… come si dice… è meglio che me ne vada, altrimenti mi fa una predica ed oggi ne ho già sentite troppe… (via)
PEREGO – Scampato pericolo… devo ammettere, eh!? … la Mariuccia è capace di togliermi le castagne dal fuoco… è per questo che la tengo qui con me… altrimenti l’avrei già licenziata da un pezzo… quasi quasi sembra mia figlia: cinica, forte, intraprendente… sì, ma… devo fare attenzione anch’io… i sotterfugi che lei adopera con glia altri, li adopera anche con me… non c’è fine all’indecenza umana… l’umanità… mi fa schifo…è fatta di delinquenti, ladri, bugiardi… per esempio: ieri sono andato dal mio barbiere… avevo bisogno di un rasoio nuovo… “ qquesto taglia che è un piacere!” mi ha detto… e invece…. Niente… non taglia proprio niente… anzi… mi ha tolto in pezzo di pelle… guardate qui… però l’ho pagato un sacco di soldi… vai a fidarti dell’umanità… la gente è capace solo di cacciare balle d’inferno… ecco l’umanità… che schifo che mi fa l’umanità!  Che schifo! Altro esempio… vado a comprare un ombrello… ero  uscito senza ed iniziava a piovere… “Quanto costa?” domando alla commessa “diciassette euro” risponde…. Le do 50 euro e come resto me ne molla 30 … “E gli altri tre?” “Oh! Mi scusi…” mi risponde con una voce da chioccia “ non mi sono accorta… sorry…  mi perdoni” … perdono? Che pardono d’Egitto… hai fatto apposta, te e il tuo sorry, imbrogliona che non sei altro! E intanto sono uscito tutto incazzato… no, no…. Non ci si può fidare delle persone… bugiarde e false… come l’asino del presepio… “Ma è la verità” mi dice la commessa… la verità? La verità è stat bandita… la verità… sì… è come la luna nel pozzo… prova a prendere la luna che si specchia nel pozzo… niente, niente, niente… rimani solo con l’acqua far le mani … (forte) Mariuccia! Mariuccia!... (con tristezza) acqua e nient’altro…
MARIUCCIA – Sì?
PEREGO – Che faccia ha fatto l’orefice?
MARIUCCIA – L’orefice?
PEREGO – Sì, l’orefice … quell’uomo che è appena andato via
MARIUCCIA – Ah! Era l’orefice? L’avevo scambiato per un uno che cercava la carità
PEREGO – Non fare la nesci, per favore… è più di un mese che suona ogni santo giorno alla mia porta
MARIUCCIA – Ma cosa devo sapere io? Lei mi ordina di non far passare nessuno e ed io non sto lì a chiedere chi è e chi non è… io non faccio passare nessuno… come vuole lei!
PEREGO – Va bene! Non stiamo qui a fare discussioni , tanto vinci sempre tu…. Che faccia ha fatto quest’uomo quando è andato via?
MARIUCCIA – Non era una faccia da persona allegra… insomma non brillava di contentezza, via!
PEREGO -  Bene, bene, bene  (sta per uscire, ritorna sui suoi passi) … ti sei ricordata almeno di dar da mangiare il mio pappagallo?
MARIUCCIA – Come no? Quattro zollette di zucchero e una beccatina
PEREGO – Beccatina?
MARIUCCIA – Sì, mentre mettevo la mano nella gabbia per dargli lo zucchero, mi ha beccato il dito… guardi un po’ qua…
PEREGO – Non vorresti mica metterti in malattia per quello?
MARIUCCIA – In malattia no… però se mi viene un’infezione? Capirà… non potrò più sposarmi… chi vorrà sposare un’invalida al giorno d’oggi? E senza pensione…
PEREGO – Va là, va là…. Adesso il tuo dito va in cancrena per una beccatina!...  sei capace solo di ingrandire le cose dicendo un mucchio di bugie… a proposito di bugie…. Come mi trovi stamattina?
MARIUCCIA – Stamattina? … Stamattina sembra più giovane del solito
PEREGO -  Ecco: un’altra bugia…
MARIUCCIA – ma no… mi deve credere… è fresco come una rosa
PEREGO -  Come una rosa, eh? Hai una bella faccia tosta…
MARIUCCIA – Ma è la verità
PEREGO – Non parlare di verità! Sulla tua bocca è una bestemmia… la verità
MARIUCCIA – Ma signor cavaliere!
PEREGO – Mi sono pesato cinque minuti  fa… e sono diminuito di mezzo etto
MARIUCCIA – Non sembrerebbe… così a prima vista
PEREGO – Mi sento debole, fiacco, molle come un biscotto immerso nel latte
MARIUCCIA – Sarà un po’ di pressione bassa… prenda del miele… o una grana di zucchero
PEREGO – Giusto, hai ragione! (va alla zuccheriera e apre) … Ohei! Quante grane di zucchero hai dato al pappagallo?
MARIUCCIA - Quattro
PEREGO – Quattro? Ma se ce n’erano dentro otto e adesso son solo due? Che fine hanno fatto le altre due?
MARIUCCIA – Mi sarò sbagliata… senza accorgermi gliene avrò date sei… a mia insaputa
PEREGO – No! Cara la mia bellezza amara! Le altre te le sei sbaffate tu!
MARIUCCIA – Ma cosa dice signor cavaliere? Le giuro..
PEREGO – Non giurare che si fa peccato… soprattutto quando si giura il falso….
MARIUCCIA – Ma è la verità…
PEREGO – Alt! Non pronunciare quella parola, per favore… non pronunciarla…
MARIUCCIA – Ma..
PEREGO – Ma… Va bene… ti credo… e visto che sei in vena di verità…. Dimmi un po’…. Se mi dovessi sposare, crederesti tu che mia moglie mi farebbe (Accenna alle corna)…
MARIUCCIA – Oh no, signor cavaliere… proprio no!
PEREGO – Dici sul serio? Sei sicura?
MARIUCCIA – Sicura come sono sicura di essere qui davanti a lei!
PEREGO – E perchè? Da dove arriva questa tua sicurezza?
MARIUCCIA – Ma perché lei signor padrone è cavaliere di nome e di fatto… è un uomo così bravo e gentile….
PEREGO – Bene, bene, bene
MARIUCCIA – (sola) L’ho condita via bene!
PEREGO – Senti un po’, cara figliola…  lo sai che io ti tengo sul palmo della mano… per me tu sei, come si dice, il non plus ultra…
MARIUCCIA – Non è il caso…
PEREGO – Il non plus ultra dei racconta palle e delle facce di bronzo!
MARIUCCIA – Ma..
PEREGO – I medici hanno fatto il giuramento d’Ippocrate… tu hai fatto il giuramento d’ipocrita!
MARIUCCIA – Ma..
PEREGO – Sei bugiarda e falsa
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Mangi il mio zucchero, mi fai la cresta sulla spesa e mi cucini delle minestrine e del pancotto con la scusa della dieta
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Ma a me sta bene così… ti tengo volentieri… mi fa piacere averti qui la mio servizio…
MARIUCCIA – Il signore è molto generoso
PEREGO – No… non sono generoso… io ti tengo qui  perché voglio imparare da te come si  fa a essere così imbroglioni, ladri e voltagabbana!
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Ma un bel niente! (cantando come se fosse un canto di chiesa) Non avendo più  nulla da narrare, ti prego vattene e più non disturbare! (Mariuccia sta per uscire viene fermata) No! Ferma! Sta qui a spolverare il salotto… che ti pago anche per questo…. Vado via io! (via)

Scena due
(Mentre Mariuccia è intenta svogliatamente a spolverare entra il comm Cazzaniga, Mariuccia
gli volta le spalle e al suo richiamo si spaventa)

(CAZZANIGA E DETTI)

CAZZANIGA – Buongiorno, bellezza mia!
MARIUCCIA – (trasalendo) Oh che spavento mi ha fatto prendere!
CAZZANIGA – Ti spaventi per poco, bellezza mia… avrai la coscienza sporca
MARIUCCIA – Coscienza o non coscienza come ha fatto ad entrare?
CAZZANIGA – Con i piedi!
MARIUCCIA – Non ho detto con cosa, ma come
CAZZANIGA – Attraverso la porta
MARIUCCIA – Quello me l’ero immaginato, visto che non è un fantasma che attraversa i muri… gli rinnovo la domanda… come ha fatto
CAZZANIGA – Come, come come… bellezza mia… la porta era aperta…
MARIUCCIA – Aperta? O signore, se lo sa il cavaliere!
CAZZANIGA – E tu non dirglielo
MARIUCCIA – Bravo! Se la vede qui in casa, è capace di pensare che gli ho aperto io la porta
CAZZANIGA  - E che male c’è? Bellezza mia… tu sei la domestica e…
MARIUCCIA – E ho l’ordine tassativo di non aprire a nessuno
CAZZANIGA – E perchè?
MARIUCCIA – Perchè così mi ha ordinato… di dire che il signor cavaliere non è in casa
CAZZANIGA – Perchè?
MARIUCCIA  -  Perchè la gente lo infastidisce e non vuole avere nessuno tra i piedi
CAZZANIGA – Nemmeno gli amici?
MARIUCCIA – Soprattutto gli amici… li vede come il fumo negli occhi…
CAZZANIGA – Non dire stupidate… ho un invito per stasera…
MARIUCCIA – Un invito?
CAZZANIGA – Sì
MARIUCCIA – Per stasera?
CAZZANIGA – Sì, bellezza mia
MARIUCCIA – Ah! Adesso capisco il perchè…
CAZZANIGA – Cosa capisci, quale perchè?
MARIUCCIA – Niente… niente…ma vada via subito e di corsa, altrimenti una lavata di testa non me la leva nemmeno il papa
CAZZANIGA -  Sta’ tranquilla, bellezza mia… sarai ripagata a dovere
MARIUCCIA – E come?
CAZZANIGA – (Dandole del denaro) Così va bene?
MARIUCCIA – L’inflazione è aumetata… l’ha detto anche il telegiornale
CAZZANIGA – (idem) e così?
MARIUCCIA – E’ aumentata del doppio dell’anno scorso
CAZZANIGA – (idem) è l’ultima offerta
MARIUCCIA – Bene, farò la tonta… A ben vederla, signor commendatore (via)
CAZZANIGA – Non c’è una persona in tutta Milano più furba e scaltra di Mariuccia… quella lì… è, chiedo scusa della parola, culo e camicia col suo padrone, ma quando può… viene a  patto anca col diavolo
PEREGO – (uscendo) Ho dimenticato di dire una cosa importante a Ma… (vedendo Cazzaniga) Porco Giuda il Cazzaniga… come avrà fatto ad entrare? Oh! Quando vedo la Mariuccia gliene dico quattro!
CAZZANIGA – Ecco qui il mio grande amico Perego Cavalier Giuseppe
PEREGO – Piano coi titoli, eh?
CAZZANIGA – Perché, non sei cavaliere?
PEREGO – Cavaliere sì, grande amico mi sembra un po’ troppo
CAZZANIGA – Oh! Caspiterina! Diciamo allora… amico… o è troppo anche questo?
PEREGO – Passi l’amico… ma come hai fatto ad entrare?
CAZZANIGA – Semplice… ho suonato, la tua domestica, una bella figliola devo dire, mi ha aperto… ed eccomi qua
PEREGO – Ma io le avevo raccomandato…
CAZZANIGA – Lo so… di non far entrare nessuno… Ma io non sono nessuno…sono il tuo amico Piergiorgio  e allora…
PEREGO – E allora la Mariuccia sentirà le sue
CAZZANIGA – Ma non metterla giù dura, diamine! Ho ricevuto l’invito per stasera e volevo sapere l’ora precisa… qui non sta scritto (mostra l’invito)
PEREGO –  Come no? Questo che è? (segnando sull’invito)
CAZZANIGA – Ma guarda un po’ (fingendo meraviglia) Non l’avevo notato
PEREGO  -  (solo) Lo noterai bene a mezzanotte! quando ti butterò fuori di casa a pedate nel sedere (a Cazzaniga) Soddisfatto? Ora puoi andare (cercando di spingerlo fuori)
CAZZANIGA – (facendo resistenza) C’è in giro la voce che darai una festa coi fiocchi… una roba da mille e una notte
PEREGO – Chissà chi ha messo in giro queste voci… insomma… sì… ci sarà un sorpresina
CAZZANIGA – Ah sì!? Lo sai che mia moglie non sta più nella pelle…
PEREGO – Ah sì!? Non sta più nella pelle? Sono contento
CAZZANIGA  - Lo sai… le donne come sono fatte… davanti alle feste non ne possono più… ne approfittano per farsi notare… farsi ammirare coi vestiti all’ultima moda… parlare bene o male di questo o di quello a seconda delle simpatie o delle antipatie
PEREGO – E’ una bella signora tua moglie… carina
CAZZANIGA – Insomma…
PEREGO – Intelligente… certe volte mi chiedo come abbia fatto a sposarti… (Cazzaniga tenta di reclamare ma viene fermato) Si fa per dire, pour parler… ha un non so che… un fascino … negli occhi, nei capelli… ha un bell’andare di corpo, insomma… è onesta?
CAZZANIGA – Oh questo è poco ma sicuro
PEREGO – Perchè, vedi, ci sono al mondo tante donne che non sono oneste
CAZZANIGA – A Milano?
PEREGO – No! In Cornovaglia!
CAZZANIGA – (solo e inquieto) Perché mi dice questo? (alto) Scusa, eh?! Hai sentito forse qualche diceria sul conto di mia moglie?
PEREGO – Oh no, no! Sta’ tranquillo… se avessi sentito delle voci, te l’avrei detto… immediatamente
CAZZANIGA – oh! Mi hai tolto un peso dallo stomaco… tu sì che sei un vero amico… sono proprio contento della tua amicizia
PEREGO – (solo) Mi liscia un po’ troppo… certamente  adesso mi chiederà un qualche favore
CAZZANIGA – A proposito… avrei un favore da domandarti
PEREGO – Bingo! Se mettevo al lotto vincevo
CAZZANIGA – Tu sai cha alla domenica mi piace andare a San Siro
PEREGO – Non sapevo che ti piacesse il calcio
CAZZANIGA – Macchè calcio d’Egitto! A San Siro non c’è solo lo stadio… ci sono anche … (fa l’imitazione di un cavaliere in sella ad un cavallo)
PEREGO – Le prostitute
CAZZANIGA – Ma no! Diamine, ti sembro il tipo? (Perego lo guarda)
PEREGO – Effettivamente….
CAZZANIGA – Come stavo dicendo, a San Siro ci sono…(ripete l’imitazione del cavallo)
PEREGO –  I cavalli da corsa!
CAZZANIGA – Ecco! Mi piace vedere e mi piace…
PEREGO  - Giocare
CAZZANIGA – Bravo!
PEREGO – E allora?
CAZZANIGA – Ho avuto una dritta… un cavallo che va come il vento! Lo danno vincente… ma…
PEREGO – Ma?
CAZZANIGA – Sono nudo… nudo
PEREGO – (lo guarda) Nudo?
CAZZANIGA – Sì, sì… nudo nudo
PEREGO – Non capisco… cosa c’entra la tua nudità con i cavalli da corsa?
CAZZANIGA – Non ho nemmeno un centesimo in tasca per poter scommettere, sono completamente al verde
PEREGO – E tu vorresti che io ti allungassi qualche biglietto per poter…
CAZZANIGA – Bravo!
PEREGO – Bravo un corno! Sono più nudo io di te
CAZZANIGA – Ma la Mariuccia…
PEREGO – Lascia stare quel pasticcio d’una domestica… in questo momento non ho valsente
CAZZANIGA – Cosa?
PEREGO – Non ho valsente
CAZZANIGA – E cosa c’entra il valsente col prestito che t’ho richiesto?
PEREGO – Oh signore! Sei commendatore per niente! Valsente significa denaro… contante… cash, come si usa dire al giorno d’oggi… Non lo sai?
CAZZANIGA – Veramente … no! Ma… proprio niente, niente?
PEREGO – Niente di niente! Te lo dico anche in francese… rien … e se vuoi anche in giapponese
CAZZANIGA – O diamine! Sai anche il giapponese?
PEREGO – Sì, me l’ha insegnato uno della Bovisa
CAZZANIGA – Dunque…
PEREGO – Dunque… niente, rien… eccetera… A proposito come mi trovi questa mattina?
CAZZANIGA – Oh! Diamine… mi sembri più in gamba del solito! Sei davvero un giovanotto… hai una pelle liscia e profumata… sei fresco come una rosa
PEREGO- Piano piano… chi ti loda più di quel che suole …  piano coi complimenti
CAZZANIGA – Ma non è un complimento! è la verità!
PEREGO – (solo) E dai con la verità…. (alto) ascoltami bene: sto aspettando di portare a termine un affare… ritorna dopo pranzo che forse un qualche bigliettone riesco a trovarlo… va bene così?
CAZZANIGA – Certo, certo…. Tu sì che sei un vero amico…  e non preoccuparti troppo del tuo aspetto … sei ancora un giovanottone!
PEREGO – (solo) Canaglia! Altro che amico!  Bugiardo e falso come l’asino del presepio!
CAZZANIGA – (uscendo) E su con la vita! Hai una cera da far invidia ai ragazzini! Scamperai cent’anni!
PEREGO – (solo) Cent’anni per qualche centinaia di euro… Canaglia!  E poi si vuole che io ami il genere umano… che creda all’amicizia! No, no, no… menzogne su menzogne, ecco che cos’è il mondo, l’umanità, gli uomini e naturalmente anche le donne…. Vedere la Mariuccia per credere…
MARIUCCIA – (Rientrando) E io sarei un pasticcio di domestica, eh?!
PEREGO – Hai sentito?
MARIUCCIA – Sì
PEREGO – E hai fatto male… non si spia dal buco della serratura… non si ascolta dietro le porte…
MARIUCCIA – ma io non stavo ascoltando… stavo spolverando la maniglia della porta e per caso, ma proprio per caso…
PEREGO – Va bene… lasciamo perdere… piuttosto  quando torna il signor commenda Cazzaniga tu gli dirai che io sono andato a… a Varese
MARIUCCIA – A Varese?
PEREGO – Sì… sono stato chiamato improvvisamente lì… anzi no, gli dirai che lì a Varese io ho un’uccelliera
MARIUCCIA – Un’uccelliera?  A Varese?
PEREGO – Un’uccelleria, sì… a Varese… dove tengo in custodia i pappagalli…
MARIUCCIA – Se lo dice lei… che è il padrone… a me sembra una bugia troppo grossa
PEREGO – Taci e ubbidisci! E adesso continua a pulire il salotto che io ho da fare quattro conti di là  (via)
Scena terza

(MARIUCCIA, AMBROGIO,  PEREGO )

MARIUCCIA – A Varese? Un’uccelliera? Ma chi vuole prendere per il bavero?
AMBROGIO  – (entra con la scopa in mano e per tutta la commedia evidenzierà una leggera balbuzie) Abita qui il signor cavaliere?
MARIUCCIA – Accidenti! Ho di nuovo lasciata aperta la porta
AMBROGIO  – Allora carina…. Ti ho fatto una domanda
MARIUCCIA – Ho capito, ho capito… ma entri in questo salotto con la tua scopa?
AMBROGIO  – Eeeeeh!... il cuoco ha il suo mattarello, il soldato il suo fucile, lo spazzacamino il suo scovolo, lo straccivendolo la stadera … e il netturbino ha la sua scopa… carina
MARIUCCIA – E cosa vuoi dal signor cavaliere, netturbino, si può sapere?
AMBROGIO  –  Ambrogio, mi chiamo…. carina
MARIUCCIA – E va bene, Ambrogio
AMBROGIO   - Ho necessità di parlare al cavaliere… non farmi ripetere le stesse cose che a volte balbetto e faccio fatica  a parlare correttamente
MARIUCCIA – Il cavaliere non c’è
AMBROGIO  – Beh! Allora ciao…  tornerò quando sarà in casa
MARIUCCIA – Dillo a me quello che vuoi dal cavaliere che riferisco
AMBROGIO  –  Allora non mi sono spiegato bene!  Io devo parlare col cavaliere non con te (alza il tono della voce)
MARIUCCIA – Sì, ma io sono la sua domestica di fiducia… parlare con me o con il cavaliere è la stessa cosa (risponde con lo stesso tono alto)
AMBROGIO  – No, carina, è una questione di privaci (quasi urlando)
MARIUCCIA – Appunto…. Di me il cavaliere si fida (stesso tono)
AMBROGIO  – No, no, no…. Sono io che non mi fido di te
MARIUCCIA – Bene, allora se le cose stanno così… fuori da questa casa e alla svelta! (urla)
PEREGO – Perché si urla così, cosa c’è? Non si può nemmeno riposare un momento
MARIUCCIA – E’ questo tipetto qui… prepotente e maleducato…. (ad Ambrogio ) adesso lo senti… io ad ogni buon conto me la svigno (fa per andare)
PEREGO – Ferma lì! Come mai questo signore è entrato in casa mia?
MARIUCCIA – Mi ha detto: “sono l’idraulico” e io ho aperto la porta e lui… zac… come uno stratega è saltato dentro
AMBROGIO  - Nooooo!
MARIUCCIA – Come noooo? è la verità
AMBROGIO  - Nooooo!
PEREGO – Allora? Si può sapere come siano andate veramente le cose?
AMBROGIO  – La porta era già aperta
MARIUCCIA – Ma non lo ascolti, signor cavaliere… è un bugiardo nato…  lei mi conosce bene, no?
PEREGO – Ed è perché ti consoco bene che sono propenso a credere a questo bu… pardon… al signore qui presente…
MARIUCCIA – Ma cavaliere….
AMBROGIO  – Ehi, carina! Guarda che io di bugie non ne ho mai dette e non ne dirò mai
PEREGO -  Calma! Calma e calma!  Tu non dici mai bugie?
AMBROGIO  – E’ la verità!
PEREGO – Allora sentiamo un po’… come mi trovi questa mattina?
AMBROGIO  – La verità?
PEREGO – Sempre e solo la verità
AMBROGIO  – E’ brutto come i rospi dell’Olona
MARIUCCIA – Linguaccia!
PEREGO – Zitta tu! e se per caso io mi sposassi, crederesti che mia moglie mi metterebbe le… (gesto significativo)
AMBROGIO  – O questo è poco ma sicuro
PEREGO – E perchè?
AMBROGIO  – Ma non si è mai guardato allo specchio? Ha un viso da far paura, gobbo dietro  ma anche davanti… gambe ad arco… via! Non mi faccia ridere per piacere!
PEREGO – D’accordo… ma le donne guardano di più all’intelligenza d’un uomo, e non solo all’elemento estetico
AMBROGIO  – Certo… e un uomo che si lascia imbrogliare dalla serva, non dimostra tanta intelligenza secondo me…
MARIUCCIA – Ehi tu villano al cubo!
PEREGO – Ti ha fatto una bella radiografia, però…
MARIUCCIA (alza le spalle) Anche a lei se è solo per quello
PEREGO  - Comunque perchè sei venuto qui a casa mia, senza preavviso… cosa vuoi da me? Sappi che non ho favori da fare
AMBROGIO  – E’ una cosa privata… un segreto
PEREGO – (A Mariuccia) Beh! Cosa fai ancora qui? Smammare!
MARIUCCIA -  Io smamo, sì… però quando avrà bisogno di me… uh!(tra sé) Segreto, segreto… io non ho segreti con lui (via)
PEREGO – Dunque… a noi
AMBROGIO  – Non ha per caso perso qualcosa, lei?
PEREGO – Io? No… non credo
AMBROGIO  – E’ sicuro?   Guardi bene, controlli… anche le sue tasche
PEREGO – (si tasta la giacca e le tasche) O porca miseria! Il mio portafoglio… ho perso il mio portafoglio
AMBROGIO  – e io l’ho ritrovato… eccolo qui
PEREGO – (stende la mano per riaverlo)
AMBROGIO   - fermo lì!
PEREGO – Prego?
AMBROGIO    - Quello che ho detto… fermo lì… prima bisogna accertarsi della identità… è lei il signor cavaliere Giuseppe Perego?
PEREGO – Sono io
AMBROGIO    - Favorisca i documenti
PEREGO – Ma i documenti sono dentro lì, nel portafoglio
AMBROGIO    - Già… è vero… Lei è il cavalier Giuseppe Perego della targhetta?
PEREGO – Della targhetta?
AMBROGIO     - Ma sì la targhetta che è appesa all’ingresso del portone, placcata oro
PEREGO  - Ah sì, sono io quello della targhetta (a parte) ma si può sapere cosa vuole da me questo imbecille?
AMBROGIO    - E’ disposto a giurare che lei è veramente il signor cavaliere Perego Giuseppe?
PEREGO – Se vuoi dei testimoni vado a chiamare la domestica..
AMBROGIO  – No, non mi fido di quella là… mi fido di più di lei, cavaliere
PEREGO – Allora, lo giuro
AMBROGIO  – Bene! De che colore è il portafoglio?
PEREGO – Nero tendente al bleu
AMBROGIO  – Bene! Quanti euro contiene?
PEREGO – Mille
AMBROGIO  – Bene! Allora è suo (glielo consegna) Missione compiuta… io vado
PEREGO – Un momento … (solo) ma non è normale quest’uomo…  domani nevica… (ad Ambrogio) Aspetta un secondo… senti… tieni almeno cento euro
AMBROGIO  – E perchè?
PEREGO – Come ricompensa
AMBROGIO  – Oh! Signor cavaliere non è il caso … Ho fatto semplicemente il mio dovere
PEREGO – Appunto… tieni
AMBROGIO  – No, no… grazie lo stesso
PEREGO – (solo) Ma è un miracolo… vengono meno tutte le mie certezze così… Uh! Che grand’idea che ho avuto! Adesso lo metto di nuovo alla prova… (Alto) senti un po’… Tu un momento fa hai dato un giudizio su di me non troppo lusinghiero…
AMBROGIO  – Non si sarà mica offeso? Le domando scusa… ma  sa… mi ha ordinato lei di dire la verità
PEREGO – Tranquillo… è proprio la verità che mi interessa.. per questo sono disposto a darti centocinquanta euro al posto di cento
AMBROGIO  – No, no… i netturbini sono gente onesta… sporchi e coi calli sulle mani, ma onesti
PEREGO –  duecento
AMBROGIO  – Ho detto di no! Lei alza il prezzo per potermi ricattare meglio… e io dovrei venire lì ad inginocchiarmi ai suoi piedi e strisciare come un verme… no, no…
PEREGO – Non è quello che pensi… dimmi un po’… Come ti chiami?
AMBROGIO  – Ambrogio
PEREGO – Bene, Ambrogio, meriti un encomio
AMBROGIO  – In manicomio? IO devo andare in manicomio? Ma in manicomio andrà lei, brutto borghesuccio da quattro soldi
PEREGO – Ma no! Cos’hai capito? Ho detto: encomio… una lode, un elogio, insomma, per la tua sincerità
AMBROGIO  – Ah! Certo, io non sono capace di mentire
PEREGO – Ed è appunto per questo che mi devi ascoltare… senti… io ho bisogno di un amico sincero, di uno che cura questa casa come fosse la sua
AMBROGIO  – ma non c’è già (scimmiottando) la domestica?
PEREGO – La Mariuccia? No, quella è più furba del diavolo… quella cura se stessa non la casa
AMBROGIO  – E allora perché la tiene a suo servizio? Perchè non la licenzia?
PEREGO – No, non posso… ho bisogno di una come lei, che conosce tante malizie e che mi aiuta a districare un po’ le faccende… io prenderei te al mio servizio per un’altra missione
AMBROGIO  – Non capisco … un’altra missione? Cioè?
PEREGO – Tu mi devi dire sempre la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità
AMBROGIO  – (picchia col manico della scopa il piede del cavaliere) Lo giuro!
PEREGO – (saltando dal dolore) La scopa!
AMBROGIO  – Però è un mestiere dove non si suda nemmeno un po’
PEREGO – Sì, ma devi sempre stare all’erta! C’è del lavoro, te lo dico io! Farai come un cacciatore… con discrezione e in silenzio odori bene la tua preda, gli stai appiccicato notte e giorno… e appena che c’è in giro aria di truffa e di imbrogli… pam! Sparerai senza pietà!
AMBROGIO  – Senza pietà!  (di nuovo picchia la scopa sul piede del cavaliere)
PEREGO  - Pietà!
AMBROGIO   - Mi sembra un lavoro inutile… e poi… se l’imbroglione è lei?
PEREGO – (tra sé) Mi dà dell’imbroglione! Bene Bene! (ad Ambrogio) Questo non ti deve fermare! sparerai a raffica… Va bene così? Qua la mano… tra amici è abbastanza una bella stretta di mano e siamo a posto
AMBROGIO  – (sta quasi per stringere la mano) No! Io sto bene col mio lavoro da netturbino e con la mia scopa…(picchia di nuovo il manico della scopa per terra ma questa volta il cavaliere fa un salto e schiva la battuta)  
PEREGO – Senti… facciamo così… quanto guadagni col tuo lavoro da netturbino?
AMBROGIO  – Milleduecento euro al mese
PEREGO – Bene! Prima t’ho offerto duecento euro… adesso mi impegno per duemila euro al mese… va bene? Vitto e alloggio compresi! D’accordo?
AMBROGIO  – No… dopo lei è capace di darmi una bella scopata e… addio… mi sbatte sulla strada… così io resto senza lavoro e con una mano davanti e una dietro… no, no…
PEREGO – Credi che io non sia capace di mantenere la parola data?
AMBROGIO  – Off! Le parole sono come neve al sole… si sciolgono come niente
PEREGO -  Non ti fidi di me?
AMBROGIO  – Come si fa a fidarsi di un uomo che non si fida della gente? E poi… la fiducia è come la luna nel pozzo… fai scendere il secchio e quando lo sollevi… niente …. Nel secchio rimane solo l’acqua… e la luna invece è sopra nel cielo che se la ride di noi! E tu rimani lì cin niente fra le mani
PEREGO – Ragioni come me, lo sai?… Così siamo ancora più vicini… Però se non hai fiducia… ecco… facciamo un contratto… scritto e firmato,
AMBROGIO  – Scritto e firmato (toglie dalla tasca una penna) ho giusto qui una penna..
PEREGO – e io ho la carta…
AMBROGIO  – Ha detto duemila euro, vero?
PEREGO – Sì e aggiungiamo anche una penale di trentamila euro se tu vai via o se io ti scaccio… va bene?
AMBROGIO  – Passi per la penale… (solo) e chi abbandona più un posto come questo? (alto) scriviamo il contratto che poi firmo
PEREGO – Ecco: (legge) Il sottoscritto Perego cavalier Giuseppe, nato… eccetera eccetera…. Di professione… si impegna ad assumere nella qualità di… nella qualità di….
AMBROGIO  – netturbino
PEREGO – Ma no!
AMBROGIO  – Operatore ecologico
PEREGO – Ma no!
AMBROGIO  – Operatore della verità
PEREGO – Ecco, bravo… operatore della verità… il signor …
AMBROGIO  – Ambrogio
PEREGO – Ambrogio… e il cognome? Non posso mettere solo il nome
AMBROGIO  – Beee… beee…
PEREGO – Pecora
AMBROGIO  – Noooo… beeee…. Beeee ..
PEREGO – Pecorella
AMBROGIO  – Noooo. …Beee…
PEREGO – Beee…. Cosa?
AMBROGIO  – Berino!
PEREGO – E va bene… Ambrogio Berino…  il seguente eccetera, eccetera… di trentamila….
AMBROGIO  -  Eh! (fa segno di no)
PEREGO – Cosa c’è adesso? Abbiamo deciso trentamila o no?
AMBROGIO  – In lettere ed in cifre…
PEREGO -  Va bene in lettere e in cifre…. Nel caso di licenziamento  senza motivo alcuno… eccetera…Tieni: firma (Ambrogio esegue) una a me e una a te… siamo a posto?
AMBROGIO  – (cantando felice) milleduecento euro al mese e trentamila di penale… non è male, non è male, non è male…
Scena quarta

(MARIUCCIA, PEREGO, AMBROGIO)

MARIUCCIA – (entrando di corsa e trafelata) Signor cavaliere, signor cavaliere!
PEREGO – Cosa c’è adesso?
MARIUCCIA – Ho appena visto passare il suo amico…
PEREGO – Amico? Sappi Mariuccia che i non ho amici… l’unico amico è  il qui presente Ambrogio
MARIUCCIA – Il netturbino?
PEREGO – D’ora in avanti l’Ambrogio non sarà più un netturbino… io l’ho innalzato al rango di … amico…e operatore de verità
AMBROGIO  – (cantando felice) milleduecento euro al mese e trentamila di penale… non è male, non è male, non è male…
PEREGO – Sssst! Deve essere un segreto fra me e te… non dire queste cose davanti alla Mariuccia lei non deve sapere nulla del nostro contratto
MARIUCCIA – Cosa cosa cosa? Cosa non devo sapere io?
PEREGO – Ma niente! Stupidaggini! Piccolezze
AMBROGIO  – (cantando felice) milleduecento euro al mese e trentamila di penale… non è male, non è male, non è male…
MARIUCCIA – Perché non posso sapere? Mi pare di essere trattata come il manico della scopa
PEREGO – Non parlare di manico della scopa che ne ho avuto abbastanza! (accennando ai piedi)
AMBROGIO  – (cantando felice) Scritto e sottoscritto… firmato controfirmato… vitto alloggio e ben pagato…
PEREGO – Basta! Non continuare a ripetere …. che la Mariuccia non è scema…
MARIUCCIA – (piangendo) allora il signor padrone ha intenzione di mandarmi via
PEREGO – Non posso mandarti via… e sai il perchè
AMBROGIO  – Signor cavaliere vorrei domandargli una cosa che mi sta proprio qui sul piloro
PEREGO – Parla, caro… fa come se io fossi tuo fratello
AMBROGIO  – Ecco proprio qui volevo arrivare… vorrei darti del tu, come tu lo dai a me… come due fratelli appunto
PEREGO – Ma certo! Come no! Dammi pure del tu
MARIUCCIA – (sola) Anche del tu… ma è diventato ubriaco d’un colpo il mio padrone? Cosa ha bevuto? L’acqua santa al posto del latte?
PEREGO – E adesso cara la mia Mariuccia, visto che sei qui, fammi vedere i conti della casa… (ad Ambrogio) e tu sta’ attento… raddrizza bene le orecchie e… spara come da contratto! ( Perego si siede alla scrivania e Ambrogio alla sua sinistra e Mariuccia a destra)
MARIUCCIA – (leggendo sul libro della spesa) Pane… cinque euro
PEREGO – Cinque euro per il pane?
MARIUCCIA – E’ di nuovo aumentato
AMBROGIO  – Ma dove è aumentato…? Se non è mai diminuito?
MARIUCCIA – Capello da prete… dieci euro
PEREGO – Dieci euro per il cappello da prete?
AMBROGIO  – Questa è bella!
MARIUCCIA – E’ aumentato anche lui
PEREGO – Il cappello?
MARIUCCIA – No
PEREGO – Il prete?
MARIUCCIA – Ma no… la carne…è aumentata… patate, fagioli, piselli… sei euro… pollo sette…
AMBROGIO  – E’ troppo! E’ troppo! Così non va!
MARIUCCIA e PEREGO – (all’unisono) Cosa è troppo?
AMBROGIO  – Il pane non è aumentato… la carne tanto meno… Il pollo poi… (a Perego)  sei tu il pollo, caro mio!
PEREGO – Racconta, racconta!
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Tu zitta! Lascialo parlare!
AMBROGIO  – Ma sono stato anch’io dal macellaiio! Il pollo lo fa pagare solo cinque euro (litigando in crescendo)
MARIUCCIA – Taci, brutta bestia!
AMBROGIO  – Perché vuoi imbrogliare un uomo così bravo?
MARIUCCIA – Ma cosa stai dicendo? Non voglio imbrogliare nessuno!
AMBROGIO  – Hai raccontato una gran sfilza di bugie!
PEREGO – (separandoli e  stando nel mezzo) basta! (poeticamente) Ma che bella scenetta: da commedia! Da una parte la verità… e dall’altra la menzogna!  E io, il cavaliere Perego Giuseppe nel mezzo… calmo e sereno come una giornata di  primavera!
AMBROGIO  – (ritornando la lite) Tu l’hai pagato cinque euro!
MARIUCCIA – Io devo rispondere solo al mio padrone!
PEREGO – Caro il mio Ambrogio  mi hai convinto! Sei forte come Garibaldi, il braccio, e nobile come Cavour, la mente! Bravo… Hai superato la prova… Promosso a pieni voti! Ma và di là a lavarti che sei sporco come un ladro! E puzzi di spazzatura! Va’! Va’! E .. mi raccomando…  spara, eh!... spara senza pietà! (Ambrogio  via) (sta andando via anche Mariuccia)  No! Tu no! Tu rimani qui!
MARIUCCIA – Non darà mica retta a quell’imbecille di un netturbino?
PEREGO – Tu non pensare a lui! Dunque, fai la cresta al tuo padrone, eh?! rubi al cavalier Perego Giuseppe, eh?!
MARIUCCIA – O signore! VColevo dirle la verità
PEREGO – La verità (le accarezza la gola) Mi piacciono le tue parole
MARIUCCIA – Ma lei signor cavaliere mi ha detto che per stasera…
PEREGO – Che bella ladra che mi sono messo in casa
MARIUCCIA – Capisco che vuole trovare una scusa per licenziarmi
PEREGO – Io? No! Non mi passa nemmeno per l’ombra del cervello
MARIUCCIA – Io sono una ragazza onesta
PEREGO – Sì, sì… quanto hai sul libretto della cassa da risparmio?
MARIUCCIA – la praivasi…
PEREGO – Non prendere scuse
MARIUCCIA – Quindicimila euro
PEREGO – Bravissima! Guadagni mille euro al mese…e sei al mio servizio da circa otto mesi… brava… mi piaci… grandissima risparmiatrice, eh!?
MARIUCCIA – Ho eredittato
PEREGO – Ereditato? Tu? Tieni… ti do cento euro per la tua faccia tosta: mi piaccione le tue menzogne, dimmene ancora… te le pagherò…
MARIUCCIA – Capisco che il signore non ha fiducia in me
PEREGO – Fiducia? Eh!? Non farmi arrabbiare…. Non farmi ammattire… Va’… piuttosto hai preparato bene le cose per stasera? I miei ordini sono stati rispettati?
MARIUCCIA – Oh! Quelli sì, certamente! (a parte) Non oso dirglielo
PEREGO – Brava! Nel riso galleggiano i vermicelli?
MARIUCCIA – Sì
PEREGO – E quanti giorni hanno le torte?
MARIUCCIA – Trenta giorni
PEREGO -  Oh! Ma sono ferschissime!   E la carne com’è?
MARIUCCIA – Dura come la suola delle scarpe
PEREGO -  Benissimo! oh! Come son contento… che bella sorpresina che avranno i miei amici
MARIUCCIA - Però … non si trattano così gli amici… io avrei un’idea…
PEREGO – Che te ne frega dei miei amici? Imbrogliona e bugiarda! Va’ di là, adesso! (cantando a mò di ecclesistico) Non avendo più nulla da narrare ti prego vattene e più non disturbare (Mariuccia via)  Ed ora aspetto proprio che vengano a trovarmi i miei amici e che venga la mezzanotte! Perchè quelli non sono amici… no… sono delle canaglie di amci, altro che… con la scusa che oggi è il mio compleanni, vogliono venir qui a festeggiare in casa mia! Vogliono divertirsi, far baldoria, tirarmi le orecchie… e io come ricompensa tirerò loro dell’acqua marcia! gli farò una sorpresina… sì… gli darò da mangiare gli avanzi di una settimana fa… con la muffa e i vermi per contorno! E quando suonerà la mezzanotte gli dirò: canaglie… diete delle canaglie senz’arte né parte… ne ho abbastanza dei vostri salamelecchi… andatevene… via! Via da casa mia!  E quando se ne saranno andati tutti, allora festeggerò… ballerò… canterò… mi ubriacherò… Ci sarà da ridere, ve lo dico io!

Fine  primo atto












ATTO  SECONDO

Scena prima

(AMBROGIO,   PEREGO )

AMBROGIO   – Vieni qua, grande bugiardo che non sei altro… vieni qua che ti faccio imparare a vivere… io
PEREGO  – Stai parlando di me?
AMBROGIO   – No, signor cavaliere, non mi permetterei mai di usare queste parole contro di te
PEREGO  – Allora cos’è tutto questo affanno che mostri? Forse qualcuno ti ha schiacciato la coda?
AMBROGIO   – Ce l’ho col portinaio … figurati, neh?! Gli ho sentito dire: “O signò cavaliè no sta accà!”
PEREGO  – E a chi lo diceva?
AMBROGIO   – A un tale che parlava con la erre moscia e, per dire la verità, mi pareva un po’ moscio anche lui… era una specie di fru fru
PEREGO  – Con la erre moscia? Fru fru? Ah! Ho capito! Era il mio sarto.. glielo avevo chiesto io al portinaio di prendere quella scusa se vedeva il mio sarto
AMBROGIO   – Allora gli son corso dietrp..
PEREGO  – Al portinaio ?
AMBROGIO   – Ma no… al fru fru … e ho iniziato a gridare: “O signore… o signore si fermi! Che cosa vuole dal cavaliere?” E lui si è fermato, mi ha squadrato per bene, davanti e… dietro, mi ha sorriso e mi ha risposto dicendomi: “Ho qui il conto dei suoi arretrati” “Lo dia a me che sono un suo amico” gli rispondo…. E lui: “Oh! Grazie, bellezza mia…. Molto volentieri… tieni… oh! Che bell’ometto… sei libero stasera?” Io naturalmente gli ho detto di no e allora lui, quasi offeso, mi ha lasciato il conto, ha girato i tacchi se se n’è andato… Ed ecco qui il tuo conto… è perfino profumato… all’eau de Coulogne
PEREGO   (prendendo il biglietto) Grazie! (triste) Più profumato di così!
AMBROGIO   – Mi sembra che non sei contento! Hai una faccia!
PEREGO    - Ma sei scemo bene! Ma  non hai capito che sono stato io a raccomandarmi al portinaio che dicesse…
AMBROGIO   – Una bugia… o cavaliere! Non si agisce così… non è bello…
PEREGO     - Oh! Per  una bugia! Una bugietta!
AMBROGIO   – Tu mi hai detto di sparare alto ed io ho sparato! Altissimo!
PEREGO  – Sì però hai colpito in basso…. Va beh… lasciamo perdere per ora… (si toglie la vestaglia) Piuttosto portami il mio vestito nuovo… è appeso lì, vicino all’uccello
AMBROGIO   – (scoppia a ridere) Oh! Per san Valentino! L’ha fatto lui?
PEREGO  – Beh!? Cosa c’è da ridere così di gusto?
AMBROGIO   – Mi fa proprio schifo ! Per san Lorenzo!
PEREGO  – Oh questa è bella! (solo) incomincia a rompermi questo intrigante d’un netturbino! (alto) aiutami ad indossare il gilet… dai
AMBROGIO   – sarà una bella impresa, per santa Prada!
PEREGO  – Ahi! Non fare il pistola! Pae san Vittore!  Sta attento a dove metti le mani!
AMBROGIO   – Ohè! Non sono mica il sarto io! Eh! Le mani le tengo al mio posto, ma se devo aiutarti a vestirti… ecco… hai un po’ di lardo che cresce! Debordi!
PEREGO  – A me se,bra di non essere più brutto di altri… a confronto…
AMBROGIO   – Ma ti sei mai guardato allo specchio? Guarda che bella pancia… una  bella gobba  e… le gambe si confondono con le piastrelle … Devo ammettre che il tu sarto ha fatto dei miracoli! E’ proprio un artista
PEREGO  – Ricordati che sono un artista anch’io
AMBROGIO   – Sì… a tutto tondo… scommetto che Giotto si è ispirato a te nel fare la sua famosa “o”
PEREGO  – Non dire stupidaggini… taci! E va di là a prendermi la mia nuova parrucca
AMBROGIO   – Una parrucca? Una parrucca? … e questi capellacci che hai?
PEREGO  – Ma va di là, accidenti!
AMBROGIO   – Una parrucca? Creperò dal ridere! Per san tupè! (via)
PEREGO  – Uh! Che noioso… incomincia  a darmi sullo stomaco…e non sono così mal fatto da buttar via… mi pare di non essere più brutto di un altro

Scena seconda

(MARIUCCIA,  PEREGO,  SIGNORA CAZZANIGA)

MARIUCCIA  – (entrando) Signor cavaliere!
PEREGO  – Cosa c’è ancora!?
MARIUCCIA  – (misteriosa) E’ arrivata la signora Cazzaniga, è di là, nell’anticamera, desidera parlare con lei… in segreto
PEREGO  – La moglie di quel rompiballe d’un Cazzaniga? Una così bella donna in casa mia? Non facciamola aspettare… Oh! Peccato che sono sprovvisto della mia nuova parrucca… Falla venire avanti! Va’!
MARIUCCIA  – Che si accomodi, signora (esce incrociandosi con la signora)
SIGNORA – Cavaliere
PEREGO  – Signora… sieda
SIGNORA – No! Ho fretta… Come faccio a sedermi?
PEREGO  – Prende questo qui (accenna al sedere) e lo mette sulla sedia
SIGNORA – No, grazie… non è necessario… mi fermo solo un minuto
PEREGO  – (solo) E’ ancora più bella da vicino… tȇte à tȇte
SIGNORA – Cosa ne dice della mia visita qui… in casa sua,  senza mio marito?
PEREGO  – Eh… cosa devo dire?
SIGNORA – Sono stata sfacciata, vero?
PEREGO  – Ma no! Cosa dice? Anzi… vederla qui adesso così da vicino… tȇte à tȇte … per me è…
SIGNORA – Stamani ha visto mio marito, il signor Cazzaniga, vero?
PEREGO  – Vero (solo) ma perchè tira in ballo suo marito ?
SIGNORA – Voleva un prestito, vero?
PEREGO  – Vero (solo) ho capito… il commenda ha mandato in avan scoperta sua moglie per cercarmi i denari… e io che credevo fosse ventuta qui per me… bisognerà agire con indifferenza
SIGNORA – Dunque…
PEREGO  – Dunque… sì… ma è stata una cosa vaga… un pur parler, come si dice…
SIGNORA – Mio marito mi ha detto…
PEREGO  – (solo) sì, sì… lo so cosa ti ha detto
SIGNORA – E allora mi sono permessa di venir qu senza nemmeno avvisarlo
PEREGO  – (ironico) sì, di nascosto
SIGNORA – (sola) Ha cambiato atteggiamento, perchè? (alto) Io la prego, la scongiuro…
PEREGO  – (solo) Nemmeno se fai la lap dance ti darò un centesimo… a te e a quel minchione di tuo marito
SIGNORA – (si inginocchia) Mi umilio qui, in ginocchio, davanti a lei
PEREGO  – (solo) Vediamo quale altra menzogna è capace di dirmi…(alto) sono tutto orecchi
SIGNORA – Non dia nemmeno un centesimo a mio marito, non lo ascolti
PEREGO  – (stupefatto) Ah! Ba! Oh! Sì… no… (con premura) Ma si alzi,diamine…  che sieda, dai, non stia lì così scomoda… una signora come lei (la signora si siede quasi spossata dalla domanda)
SIGNORA – Me lo giura su quello che ho di più caro?
PEREGO  – (si slancia sul divano per abbracciare la signora, ma ella si alza e il cavaliere sbatte sui cuscini, poi un po’ stordito) Oggi è il giorno dei giuramenti
SIGNORA – Me lo giura?
PEREGO  - Glielo giuro
SIGNORA – (sta per abbracciarlo poi si ferma) Grazie
PEREGO  – Certo che per me è un sacrificio enorme, eh!? Rifiutare un piacere ad un amico così caro come il commendator Cazzaniga… ma non me la sento di contraddirla… sia fatta la sua volontà… amen per i mille euro
SIGNORA – Amen… il fatto è che lei non sa…no,  faccio male a dirglielo
PEREGO  – Cosa non so?
SIGNORA – Mio marito ha un orribile difetto
PEREGO  – Beve?
SIGNORA – No…
PEREGO  – Spende…?
SIGNORA – no…
PEREGO  – Ha un amante…?
SIGNORA – No… Impazzisce per i cavalli da corsa
PEREGO  – Oh! Cosa devo sentire? I cavalli da corsa…
SIGNORA – Sì, sono diventati i suo compagni preferiti… passa la sua vita insieme a loro… la mia casa è invasa dai cavalli
PEREGO  – O cribbio?! E dove li mette, nella camera da letto?
SIGNORA – No… è invasa… si fa per dire… una metafora
PEREGO  – Ho capito … metà fuori e metà dentro
SIGNORA – Ma no!
PEREGO  – Scherzavo… andiamo… per sollevarle il morale… certo però che rincorre quelle bestie… in mezzo a quella puzza da stalla… vivere come le patate… nel letame
SIGNORA – Io, per mio conto, mi sono data delle privazioni, … ho rinunciato perfino a comprarmi un cachemire… capirà
PEREGO  – Capisco!
SIGNORA – (piangendo) e lui invece, il signor commendator Cazzaniga… si è regalato un poni
PEREGO  – (le offre un fazzoletto) Oh! Povera martire dell’equitazione! (La signora sta per mettere via il fazzoletto) Il fazzoletto è mio
SIGNORA – (restituisce il fazzoletto) Oh! Mi scusi
PEREGO  – Scusata!
SIGNORA – Allora non gliela dà quella somma, vero?
PEREGO  – Ma nemmeno per idea! E poi come posso rifiutare un piacere ad una donna come lei? Ma che si sieda un attimo…
SIGNORA – No grazie!
PEREGO  – Staremo più comodi nel parlare
SIGNORA – No vado… perché se mio marito dubitasse…
PEREGO  – (esaltato) Oh! Si fermi ancora qualche istante… un minuto… solo un minutino! Si lasci contemplare! (le gira attorno) il suo profilo bizantino… il suo naso… modellato come una statua greca… e questi occhi…. A mandorla… dolci… dolci… (le prende un braccio e la bacia fino al collo)
SIGNORA – O cavaliere! Lei è brutto… Ma sa parlare al cuore di una donna
PEREGO  – Che bel complimento!
SIGNORA – E pensare che mio marito continua a dirmi che sono una donna finita
PEREGO  – Sì, finita con lui… ma venga più in qua, alla luce, così riesco a contemplarla meglio… così…(le prende l’altro braccio e la bacia fino al collo) Che bei capelli sembrano tante onde diel lago… accecano come la neve al sole… mi confondono l’anima, le idee…
SIGNORA – Anche i suoi capelli però sono vaporosi
PEREGO  – (solo) Non si è accorta che porto la parrucca… (alto) Beh … insomma la natura non ha badato a spese… con me
SIGNORA – Oh! (sospira)
PEREGO  - Oh! (sospira. I due stanno quasi per baciarsi quando entra lo spazzino)

Scena terza

(DETTI, AMBROGIO E CAZZANIGA)

AMBROGIO  – (cantando con un parrucca in mano) Sono un barbiere di qualità…. Et voilà!
PEREGO  – Proprio sul più bello!
AMBROGIO  - Le stavi controllando le tonsille?
PEREGO  - Non fare il bamba
AMBROGIO  - Oh! Ma andate pure avanti a fare i vostri comodi…
PEREGO  - Asino!
AMBROGIO  - A me non date fastidio!
SIGNORA– (imbarazzata) Ma che cos’è?
AMBROGIO  – Questa qui? E’ la parrucca del cavaliere
PEREGO  – Ma nemmeno per sogno! Io non porto delle parrucche
AMBROGIO  – Ma sì
PEREGO  – Ma no
AMBROGIO  – Ma sì
PEREGO  – Taci !! Bestia!
AMBROGIO  – Mi dice di tacere… dunque è sua
SIGNORA– (Soffocando il suo riso) O cavaliere! Lei porta una parrucca?
PEREGO  – (incerto) No… sì… ma dsolo durante il carnevale… quando mi metto in maschera (alla signora) Non crederà forse alle parole di quel cretino?
SIGNORA– (salutando) Io devo andare… non lo dirò a nessuno, mi creda… può contare sulla mia discrezione
PEREGO  – (salutando)  signora… (solo) ah! Quella bestia d’un netturbino mi ha fatto perdere un’occasione importante
MARIUCCIA – Signor cavaliere! Sta arrivando il commendator Cazzaniga
SIGNORA– (spaventata) Oh! Signore! Mio marito! Se mi trova qui con lei non so cosa sia capace di fare
PEREGO  – Cosa?
SIGNORA– E’ più geloso dell’Alfio della cavalleria rusticana… La ucciderà, signor cavaliere! La ucciderà! Ci ucciderà
MARIUCCIA – (imitando l’opera) Hanno ammazzato compare Turiddu… anzi no: compare Giuseppe, cavalier Perego ! Hanno ammaz…
PEREGO  – Zitta! Iettatrice!... Piuttosto corri di là a dire che non ci sono!
AMBROGIO  – Bell’esempio! Obbligare questa bella figliola a dire delle bugie (correndo alla porta) Signor commenda! Signor commenda! Il suo amico cavaliere è qui… venga pure avanti
PEREGO  – Ma ti sei ammattito del tutto (si nasconde sotto il tavolo)
SIGNORA– E io cosa faccio?
MARIUCCIA – Mi segua, di là in cucina
AMBROGIO  – Venga, venga signor commenda, venga avanti… (cercando) ma Ma dove si è nascosto? (lo trova) Ah! Eccolo qui il suo amico (lo fa uscire dal nascondiglio)
CAZZANIGA  – Buongiorno, amico caro!  Disturbo forse?
PEREGO  – (impacciato) No… no… Stavo uscendo, mi fai compagnia?
CAZZANIGA  – Sotto al tavolo?
PEREGO  – Ma no! Ho sbagliato porta! Capirai … l’emozione nel vederti!
CAZZANIGA  – Passavo di qui e per caso mi son detto… Salgo dal mio amico, lo saluto e gli chiedo i soldi che mi ha promesso per il mio cavallo… così prendo due piccioni con una fava… ho ragionato giusto?
PEREGO  – Sì, no… hai fatto i conti senza l’oste
CAZZANIGA  – Prego?
PEREGO  – Non c’è niente da pregare… quei denari non li ho… quell’affare di cui ti ho parlato è andato a monte… anzi, guarda, son pieno di debiti (mostra il conto del sarto)
AMBROGIO  – (solo) quei denari non li ho (al cavaliere) Ma perché dici queste bugie? (al commendatore) Li ha, li ha quei denari… e come! Il fatto è che non vuole prestarglieli
PEREGO  – Ma interessati dei tuoi di affari!
AMBROGIO  – Ma come, cavaliere?
PEREGO  – Ti giuro, caro amico, che se avessi una tal somma, te la darei con tutto il cuore
AMBROGIO  – Oh! Ma se è tutto qui il problema (va alla scrivania)
PEREGO  – Quel mio subalterno non conosce quello che possiedo e quello che non possiedo… sono proprio al verde… nudo, come dici tu… mi è rimasto solo qualche centesimo per poter mangiare
AMBROGIO  – (mettendosi tra i due) Voilà i mille euro
PEREGO  – Ma hai un fuco femmina che ti passeggia nel cervello
CAZZANIGA  – Ma cos’è questa storia?
AMBROGIO  – E’ il portafoglio del cavaliere che io ho ritrovato e che gli ho riportato
PEREGO  – (confuso) ah! Sì… me l’ero dimenticato… dimenticato nel cassetto… (solo) ma è la mia disgrazia questo netturbino (scaglia il portrafolgio al commendatore) Tè! Prendi il valsente
CAZZANIGA  – (mettendo il denaro in tasca) Sento già il profumo della vittoria
PEREGO  – E io sento il profumo della sconfitta!
CAZZANIGA  – Caro amico mio, mille ringraziamenti!
PEREGO  – Mille non c’è di che
CAZZANIGA  – Ci vediamo stasera, allora… adesso ho un po’ di fretta (Prende il suo cappello e vede l’ombrello della moglie) Oh! Ma guarda tu! Che sorpresa!
PEREGO  – Orco giuda! Ha dimenticato l’ombrello
CAZZANIGA  – (tornando indietro) Di chi è?
PEREGO  - Guarda!... (si allontana veloce) il mio pappagallo!
CAZZANIGA  - (prendendolo per il bavero) Ti ho chiesto di chi è!?
PEREGO  - (imbarazzato) E’… è… è… un ombrello!
CAZZANIGA   - Lo vedo anch’io che è un ombrello… ti ho domandato di chi è
PEREGO  - E’… è… è… di una mia nipotina… un regalo che dovrei farle per i suoi vent’anni
CAZZANIGA   - (pensieroso) Se è così…
AMBROGIO  - Non gli creda, sa?… sta raccontando delle grandi frottole
CAZZANIGA – Come?
AMBROGIO – E’ l’ombrello di una signora che portava anche un cappello nero
CAZZANIGA – Un cappello nero? Come quello che ho regalato a mia moglie
PEREGO  - Ma no! E’ il fuco femmina che…
AMBROGIO – e con uno scialle bianco ricamato
CAZZANIGA – Come quello che regalato a mia moglie… che coincidenza!
PEREGO   - Ma no! E’ sempre il fuco femmina che…
AMBROGIO – e poco prima il signor cavaliere le controllava le tonsille… oh! Dobveva vedere che occhietti dolci le faceva… e con la parrucca…eh! Quella bella nuova
CAZZANIGA -  E dove sta adesso questa signora?
PEREGO    - Ti… ti spiegherò tutto
CAZZANIGA – Non tu! Le spiegazioni le voglio da lui… perchè tu (allo spazzino) tu dici sempre la verità, vero?
AMBROGIO – sempre!
CAZZANIGA – Dunque, parla! Dove sta questa signora?
AMBROGIO – Questa signora l’ho vista… ma adesso non so dove sia andata
PEREGO    - (solo) Respiro!  Il fuco femmina è sparito
CAZZANIGA –  Torno a casa di corsa e se mia moglie non ha l’ombrello (esce)
SIGNORA – (entrando) La porta è chiusa e non c’è la chiave… come faccio ad uscire? (Vede lo spazzino) Oh ancora lui (via)
AMBROGIO – Oh eccola qui… eccola qui…
PEREGO  - Gli è ritornato il fuco
CAZZANIGA – (rientrando) Dov’è? Dov’è?
PEREGO  - Non fare pagliacciate, per favore, ricordati che sei in casa mia
CAZZANIGA – Tu tenevi qui in casa tua mia moglie…
PEREGO  - Ma ti sbagli di grosso

Scena quarta
(entra Mariuccia con lo scialle ed il cappello della signora Cazzaniga. Lo scialle le copre il volto)

(GLI STESSI)
AMBROGIO – Si è accorciata
MARIUCCIA – Ciao zietto!
PEREGO  - (solo) Mariuccia! O che figliola intelligente e scaltra
CAZZANIGA – (gli si avvicina) Prego?
PEREGO  - Niente! Dicevo alla mia nipotina… perché questa figliola è mia nipote… vero?... prendi pure un taxi e saluta tuo marito per me… con sentimento
MARIUCCIA -  Sì, zietto (accenna ai soldi) per il taxi e..  per il sentimento
PEREGO  - Non li ho! Quell’asino d’un netturbinome li ha fregati
MARIUCCIA – e allora senza (accenna ai soldi) io scopro gli altarini
PEREGO  - No! tieni… mi è rimasto qualcosa
MARIUCCIA – Grazie, zietto… ci vediamo dopo (accenna sempre ai soldi)
PEREGO  - Prego, sanguisughetta
MARIUCCIA – (spostando bruscamente sia lo spazzino che il commendatore) Pardon, il mio ombrello… che bel regalo, zietto!
CAZZANIGA -  (meravigliato le porge l’ombrello) Signora…(Mariuccia esce accompagnata dallo spazzino) Mah! Sarà davvero sua nipote? Mah! Visto che non è mia moglie…
AMBROGIO – Guardi che questa signora non è quella di prima
CAZZANIGA – Come, come?
AMBROGIO – Quell’altra era più alta, meno stropicciata
PEREGO  - E’ ritornato il fuco
CAZZANIGA – (solo) Sarà vero? Boh! Comunque se c’è sotto qualche imbroglio verrò a saperlo… ho i mezzi per farlo (forte allo spazzino) Tu… fra due minuti ti aspetto al bar di fronte… cento euro per te se mi dici la verità
PEREGO  -  (al commendatore) Dai, non fare quella faccia da funerale… si è sistemato tutto, no?
CAZZANIGA – Insomma
PEREGO   -  Ma smettila di fare il geloso! Dimmi un po’ … chi vuoi imitare… l’Alfio o l’Otello?
CAZZANIGA – Ti chiedo scusa… dubitare di un caro amcio come te… il fatto è che io so come gira il fumo, essendo un uomo di… vita
PEREGO   - Non capisco
CAZZANIGA – Ti spiego… io con le donne sono… un vulcano
PEREGO   - eh?!
CAZZANIGA – Sono tutto un fuoco…
PEREGO    - Oh dai!
CAZZANIGA -  sì, le donne con me non resistono… cedono
PEREGO    - Oh questa è bella! Non ti conoscevo come il nuovo Casanova
CAZZANIGA – Ho un fascino latino che le tramortisce
PEREGO   - Ah!... ancche il fascino latino, adesso… ma se la tua mogliettina si accorgesse?
CAZZANIGA – Non si può accorgere… io conosco tutti i trucchi di questo mondo per sviare i sospetti su di me… senti… una volta le ho detto: mi sento un formicaio qui sul braccio sinistro… sai è il più delicato… vado dal medico per un controllo… e il medico era la mia amante… hai capito?
PEREGO   - Sì, ma non riesco a capire la tua gelosia
CAZZANIGA – Quella è un altro conto… lì si tratta di difendere il mio onore, la mia rispettabilità, come marito e come commendatore…
PEREGO   - Bella morale! Sono ben strani i tuoi ragionamenti… sta attento che un bel giorno ne riceverai pan per focaccia
CAZZANIGA – Non è possibile, mia moglie non si azzarderebbe mai a tradirmi
PEREGO   - Come fai ad essere così sicuro?
CAZZANIGA – Perché se vengo a sapere che mia moglie mi tradisce, anche solo col pensiero…. Non ci penserei un seocndo
PEREGO   - A fare cosa?
CAZZANIGA – A ucciderla, prima lei e poi l’amante… pam, pam, pam
PEREGO   - O madonna! Ancche l’amante… Mi viene la pelle di gallina
CAZZANIGA – (solo) E’ diventato bianco come un lenzuolo appena lavato… che ci sia davvero sotto una tresca con mia moglie? (forte) Dunque io vado… In guardia!

Scena quinta

(PEREGO, AMBROGIO E MARIUCCIA)

PEREGO   - (allo spazzino che rientra) Hai visto che cosa hai combinato, asino che non sei altro? Chi ti ha detto che dovevi parlare? Perché ti sei intromesso, somaro?!
AMBROGIO – Ma io ho detto semplicemente la verità… secondo accordi
PEREGO  - Ma che accordi d’Egitto… io ti licenzio… e smammi immediatmente…
AMBROGIO – Dammi prima la penale che mi aspetta e poi smammo, come vuoi
PEREGO  -  Trentamila euro? Ma proprio no… piuttosto mi faccio monaco buddista
AMBROGIO – Ripensaci, allora… intanto io vado a fare una passeggiatina … al bar qui di fronte…   a buon intenditor poche parole (via)
PEREGO  - Va’, va’… bestia! (solo) Che idea! Uh che  idea che mi è venuta… (rientra Mariuccia)
MARIUCCIA  - Ho riportato l’ombrello alla signora Cazzaniga… Per il momento è salva…  Era tutta spaventata e tremava come una foglia… dev’essere un bel rospo suo marito
PEREGO  -  E anche un assassino
MARIUCCIA  - O mamma! Che non me lo dica, signor cavaliere che vado in terra dallo spavento
PEREGO  -  Invece te lo dico…
MARIUCCIA  - O mamma! (fa  per svenire)
PEREGO  -  Con me non attacca, dai… non fare la finta tonta… siediti se sei stanca, e ascoltami bene
MARIUCCIA  - L’ascolto
PEREGO  - Senti… tu oggi ti sei comportata magistralmente.. e io ho avuto una grande idea… guarda… mi sembra d’avere qualcosa di mefistofelico nell’occhio
MARIUCCIA  - Gli è entrato qualcosa nell’occhio?
PEREGO  - Ma no! E’ un modo di dire
MARIUCCIA  - Ah!
PEREGO  - Noi dobbiamo riuscire a fara cadere le mura di Gerico
MARIUCCIA  - Perché vuol far cadere le mura? Gli impediscono la luce?
PEREGO  - Ma no! E’ un modo di dire
MARIUCCIA  - Ah!
PEREGO  - Come trovi il mio amico Ambrogio?
MARIUCCIA  - Per dire la verità non è male il ragazzo.. a parte quella sua ostinazione di dire sempre e solo la verità
PEREGO  -  Sono contento che la pensi in questo modo… perché io voglio incrociare la razza… voglio dartelo in isposo
MARIUCCIA  - E’ un modo di dire
PEREGO  - No, no.. stavolta è la realtà
MARIUCCIA  - Ma io non so..
PEREGO  - Zitta!
MARIUCCIA  - Non parlo
PEREGO  - Vedi, Mariuccia, tu possiedi la stoffa di una Lucrezia Borgia
MARIUCCIA  - Ma chi era?
PEREGO  - Una che uccideva i mariti
MARIUCCIA  - No, no… non voglio essere complice d’un delitto… non voglio sposarlo per poi ucciderlo
PEREGO  - Zitta!
MARIUCCIA  - Non parlo
PEREGO  - appunto! Non parlare! Prima lascia che ti spieghi… dunque… io ti concedo l’Ambrogio solo se gli farai imparare ad essere bugiardo e falso, traditore e disonesto… coem il tuo carattere del resto
MARIUCCIA  - E’ un modo di dire
PEREGO  - No, no… è la verità… se ci riesci la tua fortuna è assicurata… e adesso va, fallo diventare bugiardo, gentile, leccapiedi… mi raccomando, Mariuccia: bugiardo, gentile, leccapiedi… (via)
MARIUCCIA  - Fargli imparare ad essere bugiardo?? Che strana idea! Quelle cose, di solito non si imparano… vengono da sole!


Fine secondo atto



ATTO TERZO

Scena prima

(AMBROGIO, MARIUCCIA)

AMBROGIO – Il commendatore Cazzaniga è proprio un galantuomo! Mi ha promesso cento euro se gli mostro la donna che era col cavalier Perego! Benissimo! Se la scovo – gli ho detto – gliela porto immediatamente… cos’ cento euro da una parte , più di mille dall’altra mi metto via la dote e mi sposo anch’io… A proposito di sposalizio… sto leggendo la bella storia dei Promessi sposi… commovente! E che donna la Lucia! Come riesce bene a tener testa all’Innominato! Ah! Vorrei trovare anch’io una donna simile!
MARIUCCIA  - Ah! Sei qui?! Ti stavo cercando dappertutto
AMBROGIO – Sto leggendo, lasciami in pace
MARIUCCIA  - E cosa leggi di bello?
AMBROGIO -  Non ti riguarda
MARIUCCIA  - Perché mi tratti così male? Mi odi fino a tal punto?
AMBROGIO – No  non ti odio… ma se continuerai a dire bugie non potrai certo essermi amica
MARIUCCIA  - Non fare lo schizzinoso, dai… (A. si allontana) E sta’ qui vicino a me… dove stai andando? Così potremo parlare più liberamente
AMBROGIO – sto leggendo, non ho tempo per le chiacchiere
MARIUCCIA  - Oh senti! (gli strappa il libro) fammi un po’ vedere… I promessi sposi… oh! Ma come Carlo Cotenna
AMBROGIO  - non importa se è vecchio… c’è sempre modo di imparare qualcosa
MARIUCCIA  - E tu, di grazia, cosa vuoi imparare?
AMBROGIO   - (con trasporto) L’amore
MARIUCCIA  - O santa Genoeffa del Canton Ticino! Ma l’amore non si impara sui libri
AMBROGIO   - No?! E dove allora?
MARIUCCIA  - Vieni con me che te l’insegno io… l’amore
AMBROGIO   - No… non posso
MARIUCCIA  - E non fare lo schizzinoso (lo solletica sotto il collo)
AMBROGIO   -  No! (si allontana)
MARIUCCIA  -  (c.s.) Non hai piacere?
AMBROGIO   -  Non dico questo…  ma… mi fai il solletico (si allontana e legge) Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma …
MARIUCCIA  - (gli ruba il libro e lo butta sul divano) Basta! Possibile che un bel giovanotto come te abbia bisogno di storie di mille anni fa??
AMBROGIO   -  Ma come farò a imparare allora, se non leggo quelle storie?
MARIUCCIA  - Ti spiego io ogni cosa
AMBROGIO   - Ma dai?! E hai imparato anche tu coi promessi sposi?
MARIUCCIA  - No! Con la spazzatura
AMBROGIO   - Davvero?
MARIUCCIA  - (solleticandolo) Certo!
AMBROGIO   - (si allontana) No!
MARIUCCIA  - O santa Lucia! Non ti piaccio?
AMBROGIO   - Sì… ma voglio sapre come va a finire la storia
MARIUCCIA  - (lascia cadere un fazzoletto) (sola) Questo funziona sempre… (entrambi cercano di raccoglierlo e rimangono faccia  a faccia)
AMBROGIO   - Pardon! (si allontana veloce rinanendo però in ginocchio)
MARIUCCIA  - Oh! (delusa) e’ più duro del manico della sua scopa
AMBROGIO   - Tu mi vuoi imbrogliare, così dopo vai dal cavaliere e m i denunci
MARIUCCIA  -  No!
AMBROGIO   -  E dopo lui mi licenzia
MARIUCCIA  - Ma no! ( con seduzione) Ma non scappare, santo Iddio! (lo solletica scompigliandogli i capelli) Ti ha mai detto nessuno che sei bello?
AMBROGIO   - Sì… (ci pensa) La mia mamma… quando mi pettinava e mi faceva il ciuffo sulla testa
MARIUCCIA  - Solo tua mamma?
AMBROGIO   - (ci pensa) No!... anche il mio parucchiere…  anche lui quando mi metteva a posto il ciuffo e mi faceva lo sciampo… una volta mi ha detto: (alla fru fru) o sai che hai una bella testa, bellino, bellino, bellino? Perché non fai l’abbonamento!? Una seduta ti costa dodici euro… trenta sedute sedute cinquanta euro… E io ho fatto l’abbomento! Ho una bella testa sì o no?
MARIUCCIA  - Sì… da imbecille… (lo butta sul divano e gli va addosso)  hai paura di me?
AMBROGIO   -  Un po’ sì
MARIUCCIA  - E perchè?
AMBROGIO   - Perchè mi sento … mi sento … tutto sotto sopra… e…
MARIUCCIA   -  E…?
AMBROGIO   - E se tu volessi… (accenna al solletico solleticando lui stesso la gola di M. )
MARIUCCIA   - (si scosta) Ad una condizione sola
AMBROGIO   - Quale?
MARIUCCIA   - Che tu non faccia la spia al cavaliere ma…
AMBROGIO   -  Ma allora devo dire le bugie
MARIUCCIA   - Oh! Santa polenta! Per una qualche bugietta! Che male c’è?
AMBROGIO   - No, no… poi diventerò come te
MARIUCCIA   - Perchè? Non ti piace come sono fatta?
AMBROGIO   - Non è quello è che…
MARIUCCIA   -  (lo solletica)  e allora cos’è?
AMBROGIO   -  Mmmm…
MARIUCCIA    - (smette il solletico)
AMBROGIO   -  Mmmm… perché hai smesso?
MARIUCCIA    - Perché sei un imbranato…
AMBROGIO   -- Ti prego… va’ avanti a fare… (fa segno il solletico)
MARIUCCIA    - Tu mi hai appena offesa
AMBROGIO   - Ah! Ti ho offesa?  Ho detto solo la verità…
MARIUCCIA    - e cioè?
AMBROGIO    -  che sei una ladra… Non ti ricordi?… quando hai detto al cavaliere che il pollo costava sette euro
MARIUCCIA   - Oh! E’ per quello?  Ma è per la festa di questa sera
AMBROGIO   -  Cerca di non inventare dele scuse… adesso ho capito tutto il tuo impegno per coprire i tuoi interessi
MARIUCCIA   - Ma no… è il cavaliere… vuole offrire ai suoi cosiddetti amici tutte pietanze avariate… ma io non sono disposta a a passare per una domestica sciattona e così ho alzato un po’ i prezzi per per comperare roba fresca e genuina… senza che lui se ne accorgesse …
AMBROGIO   - Ah! È per questo? Oh allora sei davvero onesta… ti domadno scusa se ho pensato male di te… qua… facciamo la pace (tenta di abbracciarla)
MARIUCCIA   - (divincolandosi) Oh! Ma non è onesto abbracciarsi senza prima conoscerci
AMBROGIO   -  (c.s.)  Allora conosciamoci… prima (la butta sul divano)
MARIUCCIA   - (grida) Ah! Accidenti!
AMBROGIO – Cosa c’è? T’ho fatto male?
MARIUCCIA   - No, mi è caduta la pentola stamattina e nel raccoglierla ho colpito col braccio lo spigolo della cucina… guarda com’è viola questo braccio… guarda… (si rimbocca la manica)
AMBROGIO – O beata pentola!  Po… posso vedere? (le prende il braccio)
MARIUCCIA   - Piano… non stringere così forte
AMBROGIO – Oh! Com’è delicato… morbido… liscio… come la pelle del coniglio
MARIUCCIA   - Che belle parole… vedi che anche senza libri sei capce di romanticheggiare?
AMBROGIO – Non sto capendo più niente… ho la testa che mi gira
MARIUCCIA   - Va’ là… bellino, bellino, bellino (sola) Era ora!
AMBROGIO – (partendo dalla mano e andando verso il volto) mm… mmm… dammi un bacetto, te ne prego!  Mariuccia! La tua boccuccia! (si sente un fischio)
MARIUCCIA   - Apri un po’ la finestra
AMBROGIO – (va ad aprire) Hai caldo?
MARIUCCIA   - No! E’ un segnale! Vuol dire: Mariuccia, il tuo padrone è uscito, posso venire a trovarti?
AMBROGIO – Porca miseria… ma chì è quel villano che fischia?
MARIUCCIA   - E’ il mio innamorato
AMBROGIO – Come? Tu hai un innamorato? Ma io… io…
MARIUCCIA   -  (sola) Adesso scoppia!
AMBROGIO – Il tuo inna… inna… mo..
MARIUCCIA   - Ma sì… il cameriere del bar qui di fronte… e quando apro la finestra significa: puoi venire tranquillamente perché il padrone non è in casa
AMBROGIO – Per santa gelosia… e tu mi hai fatto aprire la finestra? (va  a chiudere) Ma io la richiudo subito
MARIUCCIA   - (sola) Ce l’ho in pugno  (alto) Non volevo dirtelo perché è una cosa delicata… personale… lui… lui mi ha chiesto in isposa
AMBROGIO – Eh no… anch’io… anch’io voglio chiederti in isposa
MARIUCCIA   - Tu? Ma non farmi ridere, per piacere… tu sei troppo un impiastro
AMBROGIO – Io? Io ti farò vedere cosa son capace di fare…
MARIUCCIA    - Lascia perdere… è una competizione persa in partenza…
AMBROGIO – No, no… diventerò anch’io come lui
MARIUCCIA    - Ma lui è sveglio
AMBROGIO – Diventerò anch’io sveglio
MARIUCCIA    - Lui è forte
AMBROGIO – Diventerò anch’io forte
MARIUCCIA    - Lui è furbo
AMBROGIO – Diventerò anch’io furbo
MARIUCCIA    - Lui è bugiardo
AMBROGIO – Diventerò anch’io bu… ah no… bugiardo no… è impossibile
MARIUCCIA  - Allora apri la finestra
AMBROGIO -  (solo) La finestra…. No…
MARIUCCIA  -  (sola)  è cotto!
AMBROGIO  - Ma a te cosa importa se dico  la verità?
MARIUCCIA  - Mi importa e come!… perché quando io sarò vecchia, quando la mia pelle sarà come la carta vetrata, e la mia faccia una ruga sola e i miei occhi gonfi e tirati perché non ci vedono più… non vorrei che mio marito mi dicesse… Mariuccia mi fai schifo solo a vederti!
AMBROGIO  -  Ma io non te lo dirò mai
MARIUCCIA  - Allora dirai una bugia
AMBROGIO  - sss…. No! Mai! Una bugia mai!
MARIUCCIA  -  però quando si tratta di non offendere una persona che ti sta cuore … una bugia… piccola piccola… anzi… quando si tratta di far felice una persona che ti vuole bene… (lo accarezza)
AMBROGIO  - (debole) In effettti… (esita)  mi piace quando mi fai il solletico…
MARIUCCIA  - Ma se si dicessesempre la verità si passerebbe il tempo a buttarsi in faccia solo parolacce e ingiurie… capirai non è un aprspettiva tanto bella… (sempre accarezzandolo)
AMBROGIO  - Ma… certo… che… (risoluto divincolandosi dalle carezze) no! IO di bugie non ne dirò mai e poi mai
MARIUCCIA  - (sola) Non posso dargliela vinta… se perdo non posso più chiamarmi Mariuccia  (alto gettando un grido)  Ahi! Il livido!! Ahia che male! (mostra sotto il naso di A. il braccio)
AMBROGIO  - Dammi! Fa’ vedere! (riprende ad accarezzarlo e poi lo bacia)
MARIUCCIA  - (si scosta bruscamente) Se tu volessi, questo braccio sarebbe tuo
AMBROGIO   - E per averlo dovrei dire una bugia?
MARIUCCIA  - Non c’è niente di male… (lo solletica)
AMBROGIO   - (deciso) No… una bugia mai… addio! (si stacca)
MARIUCCIA  -  (sola) Ma cosa avrà quell’uomo?
AMBROGIO   - Che peccato… però… è una gran bella ragazza! (via)

Scena seconda

(DETTI E PEREGO)

MARIUCCIA  - (sola) non ci riesco, non ci riesco….
PEREGO – Allora, hai ottenuto quello che volevi da quell’asino là, sì o no?
MARIUCCIA  - E’ più duro del manico della sua scopa…. Non ci riesco, non ci riesco… desisto
PEREGO – Cosa devo sentirti dire? Ti ritiri così presto? Non ti riconosco più
MARIUCCIA  - Non è colpa mia, io ce l’ho messa tutta
PEREGO – No, no… non hai fatto abbastanza
AMBROGIO   -  E’ arrivata una lettera… urgentissima… Per il cavalier Perego Giuseppe
MARIUCCIA  - Umm… Come è profumata! Sembra profumo di sandalo
AMBROGIO  - profumo di scandalo… altro che sandalo (esce)
PEREGO –  Me la invia la signora Cazzaniga… della bella, graziosa, generosa signora Cazzaniga (mentre pronuncia queste ultime parole compie un giro con entrambe le braccia, M. lo imita)
MARIUCCIA  - Oh! (sola) Che faccia da salame gli è venuta… adesso gli prende un infarto (forte) Su, andiamo, veloce! Non ho tempo da perdere, è solo una lettera….
PEREGO – (rianimandosi e leggendo) “Tutto è perduto” cosa è perduto? “Mio marito si ostina a a volermi portare alla tua festa… Si è accordato col tuo netturbino che ha giurato di riconoscere la donna che era in casa tua”
MARIUCCIA  - O santa Barbara! Ci sarà un macello!
PEREGO – “Post scriptum… non voglio essere disonorata… salvami per favore… ne va della vita…” ma come devo agire? Accidenti al netturbino! … “Ho soppresso mio marito…” Accidenti che donna… ha soppresso il marito…
MARIUCCIA  - Ma no… ho sorpreso…
PEREGO – Ho sorpreso mio marito… peccato, non ci sono più le donne d’una volta…. Eh! … “mio marito sta lucidando la sua rivoltella….” La rivoltella no… io son capace di tirare solo le freccette!
MARIUCCIA  - Ci sarà una carneficina!
PEREGO – E io che non riesco a convincere quella bestia…
MARIUCCIA  - A dire le bugie? E’ impossibile… è più testardo di un mulo
PEREGO – La verità, la verità… mi porterà dritto alla tomba (si inginocchia. A M. che si è inginocchiata pure lei) cosa fai?
MARIUCCIA  - Prego insieme a lei
PEREGO – Non ho bisogno di te… piuttosto io ti pago perché tu lavori… va di là a pulire la cucina, va’… so pregare da solo
MARIUCCIA  - Vedo che mi tratta come una serva… dopo tutto quello che ho fatto per lei (quasi piangendo)
PEREGO – Con me non attacca… hai la lacrima facile
MARIUCCIA  - (singhiozzando)  Se il signor cavaliere crede che faccia finta si sbaglia di grosso… io sono sincera sincera…
PEREGO – sì… sta attenta che il naso ti si sta allungando… dai, dai…
MARIUCCIA  - Sono davvero l’ultima ruota del carro
PEREGO – Va pure avanti a piangere che ti diventano gli occhi più belli
MARIUCCIA  - Vado di là… ma… (piange esageratamente) ma non si tratta così una donna di servizio come me… (sta per uscire poi ritorna sui suoi passi e con cipiglio)  mi deve cento euro
PEREGO -  Ne devo sentire delle belle quest’oggi!? Io sarei in debito con te?
MARIUCCIA  - Il taxi
PEREGO – Il taxi?
MARIUCCIA   - Sì, il taxi che sua nipote ha preso per andare dalla signora Cazzaniga
PEREGO – Ah! La signora… non mi ricordavo più
MARIUCCIA   - Io aspetto (facendo cenno al denaro)
PEREGO – Tieni! Rompina che non sei altro… (campanello)  IO non ci sono per nessunop (M. via) (solo) Sono in un bel pasticcio… quell’asino d’un Ambrogio spiffererà tutto al Cazzaniga e io non avrò più pace… Per santa gelosia! Ah! Una bugietta innocente vale più di una immensa verità … possibile che non è capace di capirla quell’asino d’un Ambrogio? … per esempio… se io dicessi ad un amico… mi sembra di vedere spunatre sulla tua fronte delle protuberanze strane… si direbbero corna… lui mi caccerebbe a pedate nel sedere, mi dirà delle grandi parolacce! L’amicizia  a questo punto salterebbe… questo è l’effetto della verità… Poniamo il caso invece che io dicessi ad una signora che hoo appena scoperto tradire il marito: signora non smetterò mai di elogiare la sua virtù, la sua modestia e la sua fedeltà…. Quale sarà la sua risposta? Mi dirà… Sarò in obbligo con lei per tutta la mia vita… e questo è l’effetto della menzogna… Il mondo va così… e io non potrò di certo cambiarlo… né io né la Mariuccia né l’Ambrogio… Bisogna guardare in faccia la realtà… sapere che la luna nel pozzo è solo un riflesso…e basta!... e non prendersela se non si può cogliere la luna, bisogna saper guardare la realtà… e accontentarsi dell’acqua
MARIUCCIA   - Alla porta c’è una signora che si fa chiamare Irina e  che cerca il signore…
PEREGO – Dopo quello che mi è capitato oggi non ho nessuna voglia di avere a che fare con altre donne…
MARIUCCIA   - Mi ha detto che si tratta di una visita di cortesìa..
PEREGO – No, no… di cortesie oggi ne ho già avute abbastanza… non vorrei che venisse in giro qualche marito e … pam, pam, pam…
MARIUCCIA   - Ma è una vedova
PEREGO – Sei sicura?
MARIUCCIA  - certamente
PEREGO – Dunque il marito è…
MARIUCCIA  - Morto (si mette in ginocchio. Il cavaliere la imita tentando di abbracciare M. che le dà uno schiaffo sulla mano)
PEREGO – Ahi! Che dolore!
MARIUCCIA  - Per la vedova?
PEREGO – No, per la mano!
MARIUCCIA  - Allora, signor cavaliere, la faccio accomodare?
PEREGO – E falla accomodare
MARIUCCIA  - Vnga signora… il cavaliere l’attende

Scena terza

(IRINA, PEREGO)

IRINA – Mi scusi, signor cavaliere, se ho invaso la sua privacy… la disturbo forse?
PEREGO – Sì… cioè no… lei è vedova… vero?
IRINA – Purtroppo… sì
PEREGO – Bene, bene… sono contento ….
IRINA – Come? E’ contento che io sia vedova?
PEREGO – Sì… cioè no.. voleco dire…  beh insoma, ho piacere che sia venuta a trovarmi …
IRINA – Ah! Ho capito… lei si domanderà come mai io abbia la faccia tosta di venire qui in questa casa, suppongo
PEREGO – La supposta è giusta… ma che si sieda…
IRINA -  Grazie… (siede) Dunque … per prima cosa mi presento…  Io mi chiamo …
PEREGO -  Irina… lo so… me l’ha già annunciato la mia domestica
IRINA – No, quello è un nome di battaglia… il mio vero nome è Spinaci Carla vedova Broccoli… mio marito faceva…
PEREGO –  il fruttivendolo di Porta cicca
IRINA – No!
PEREGO – Come no? Broccoli lui, spinaci lei…
IRINA -  Ma no, cosa c’entra? Mio marito era l’avvocato Broccoli Egisto e io, quando lui era ancora in vita (si segna) io… io… ah! (si asciuga una lacrima) povero Egisto, che fine amara ti ho fatto fare! Si è gettato dal Ponte della Ghisolfa
PEREGO – Ho capito… non vinceva nemmno una causa… e allora…
IRINA – No, no… non per quello… era uno dei più bravi avvocati di  Milano…
PEREGO – E allora?
IRINA – Allora… si è ucciso per causa mia… (piange)
PEREGO – Va beh! Ormai è fatta… che non si disperi, signora Prezzemolo…
IRINA – Spinaci,  prego…
PEREGO – Mi perdoni, signora… ho sbagliato verdura
IRINA – Vede (si alza) … il rimorso, dopo due anni, è qui ancora che mi prude (si batte il petto) e non mi dà pace… è per questo che sono venuta qui da lei, signor cavaliere
PEREGO – O bella! Ma cosa c’entro io? Mi ha scambiato per un medico che fa andar via il prurito? Quello, il medico voglio dire, abita al terzo piano… e non sono nemmeno un prete che caccia i rimorsi
IRINA – Mi spiego… io ero stanca di fare la signora Broccoli, moglie dell’avvocato più famoso… così, per non annoiarmi, ho affitttao un localino… a Varese … un pied a terre… dove davo appuntamento ai giovanotti … mi facevo chiamare Irina per l’occasione e…
PEREGO – Si sa … l’occasione fa l’uomo ladro e la donna..
IRINA – E la donna è stata sopraffatta
PEREGO – dall’occasione
IRINA – no dai giuvinotti… e mi sono completamente persa
PEREGO – Va bene… sono commosso per la sua testimonianza e la sua confessione…. ma non riesco acnora a capire perché sia venuta qui da me
IRINA – Insomma… ero come una canna sbattuta dal vento… un po’ di qui, un po di là, un po’ di su, un po’ di giù
PEREGO – e c’era tanto vento che la sbatteva…?
IRINA – Tanto, tanto… finchè un giorno il mio Egisto è venuto a saperlo
PEREGO -  Che c’era tanto vento?
IRINA  - Sì… e… per la vergogna si è suicidato… ed ecco, adesso io voglio riparare
PEREGO – e vuole ripare qui in casa mia?
IRINA – Da un certa parte, sì
PEREGO – Ma lei è matta, cosa c’entro io? signora barbabietola
IRINA – Spinaci, prego…
PEREGO – E’ uguale… cosa crede? Di coinvolgermi per la sua bella faccia?
IRINA – Ma non è come pensa… io mi sono pentita di quello che ho fatto… non voglio più tornare a fare quello che facevo di nascosto da mio marito… don Mario, qui, della chiesa di san Celso, mi ha (con enfasi) redenta… e da allora per salvare tante ragazze che potrebbe cadere nella palta come sono caduta io … mi sono impegnata a costituire la società della pera marcia
PEREGO – Ho capito… ha cambiato articolo… dalla verdura è passata alla frutta
IRINA – Per me è diventata una missione
PEREGO – Da escort a missionaria… ha tutta la mia stima… ma a me la sua frutta mi rimane sullo stomaco indigesta
IRINA -  Non dica così… la mia missione è quella di salvare tutte le pere … perché, si sa, che se in un cesto c’è una qualche pera marcia, quella pera lì farà marcire anche quelle altre… dunque
PEREGO – Dunque… in casa mia di pere marce non ce ne sono… ha sbagliato cestino
IRINA – Non ho mai detto che in casa sua ci siano delle pere marce… anzi…
PEREGO – Allora perché si è presentata qui?
IRINA – Ci crede se le dico che è stata una pura fatalità?
PEREGO – Cioè?
IRINA – Cioè… ho incontarato il suo amico Ambrogio… che mi ha detto che lei è un uomo generoso, altruista, nobile e buono… e io mi son detta: ecco è proprio l’uomo che fa per me
PEREGO – (schermendosi) no, no
IRINA – sì, sì… sono stata fortunata… adesso vado a casa sua, mi son detta, gli domando di fare una piccola donazione per le pere marce e…
PEREGO – (con forza) Eh no!
IRINA – Eh sì, ed io benedico il suo amico Ambrogio
PEREGO -  (solo)  e io lo maledico invece… quanto mai l’ho assunto al mio servizio
IRINA – Dunque… mi sono convinta che lei non è così indifferente come vuol far credere…  sotto quella scorza dura lei ha un cuore di nobile cavaliere
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Lei è così buono
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Così bravo
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Così altruista
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Così generoso
PEREGO – No… appena nato ho fatto un voto
IRINA – quale?
PEREGO – Di non prestare soldi a nessuno
IRINA – Ma nemmeno per la missione della pera marcia?
PEREGO – Tanto meno per quella
IRINA – Ma perchè? Il suo amico netturbino continua a dire ai quattro venti…
PEREGO – Non dia retta ai quattro venti… quello è più bugiardo di Giuda … anzi, Sa cosa le dico? Che porto l’ambrogio netturbino da don Mario, a san Celso… così magari il prevosto è capace di convertirlo … e intanto ne può approfittare, sa? … gli può far scopare il sagrato della c hiesa o la sacrestia… due piccione con una grana sola
IRINA – Ma la pera ?
PEREGO – Oh, quella bisogna toglirla dal cestino…
IRINA – Dunque?
PEREGO – Dunque, per il momento che si tolga lei… in seguito vedremo di toglire anche la pera
IRINA – Ma…
PEREGO – Mariuccia!
MARIUCCIA – Sì?!
PEREGO - La signora deve andare
IRINA – Ma…
PEREGO – E’ finita l’ora del parlatoio… Addio signora Carota
IRINA -  Spinaci
PEREGO – Spinaci, è la stessa cosa… ma sappia che io non sono un peperone … addio… e mi raccomando… venda bene la sua verdura (Irina via) e attenta che le pere quando sono mature cascano dai rami e se cadono sulla testa fanno male

Scena quarta

(MARIUCCIA, PEREGO, AMBROGIO)

MARIUCCIA – Ha fatto davvero un cattivop affare, questa mattina… eh? Signor cavaliere..
PEREGO – Non parlarmene, Mariuccia… che mi son già pentito… amaramente
MARIUCCIA – Vede cosa vuol dire non ascoltare dei buoni consigli? Mi voleva buttar fuori di casa per tenere quel muso da galera! E intanto si è messo nei pasticci
PEREGO – Hai ragione, Mariuccia, ma adesso non star qui a mettere il coltello nella piaga…
MARIUCCIA – Sssst! Sta arrivando il suo amico… buona furtuna… ad ogni buon conto io sto pronta a dargli una mano, se necessita
PEREGO – Grazie, Mariuccia, ti ricompenserò per gli extra che ti faccio fare (solo) Oh se potessi trovare una scusa per mandarlo via… almeno per stasera… domani si vedrà  (con dolcezza a Ambrogio) Eccolo qui, il mio amico Ambrogio… come ti va? Sei felice? Vuoi forse fare un giretto? Vuoi andare a trovare i tuoi amici netturbini? Vuoi conoscere meglio la città?
AMBROGIO – No, grazie… sto bene qui… e poi la città la la conosco come le mie tasche… i miei amici netturbini non sono così tanto amici… e per stasera ho un lavoro motlo importante da compiere
PEREGO – (solo) Col commendator Cazzaniga… lo so (con dolcezza, ad Ambrogio) Ma non sei stufo di star qui in questa casa, chiuso tra queste quattro mura?
AMBROGIO – No… e poi sono appena arrivato dal bar qui di fronte
PEREGO – (solo) Ha ragione Mariuccia… è più duro del manico della sua scopa
AMBROGIO – Oggi dovrei aiutare la Mariuccia
MARIUCCIA – Oh! Ma io non ho bisogno del tuo aiuto… c’è già il barista del bar qui di fronte che mi ha promesso il suo aiuto
AMBROGIO -  Il tuo innamorato?
MARIUCCIA – Il mio innamorato
AMBROGIO – (reagendo) E io gli darò una scopata in testa
MARIUCCIA – Non fare lo scemo… lui è pieno di premure per me… lui è capace di dire una piccola bugia per salvare il suo padrone
AMBROGIO – Una bugia… no
MARIUCCIA – Una bugia… sì… che male c’è?
AMBROGIO – (risoluto) No, no… una bugia… mai!
PEREGO – (solo) Mi è venuta  una gran idea! Ho trovato la scusa per mandarlo via velocemente (ad Ambrogio) Caro Ambrogio, amico mio, devo farti fare un lavoro urgente… anzi urgentissimo
AMBROGIO -  Per questa sera?
PEREGO – Ti sbrigherai in un attimo
AMBROGIO – Ma per questa sera non posso
PEREGO -  Sono sufficienti dieci minutini
AMBROGIO – Se è così non c’è nessun problema… cosa devo fare?
PEREGO – Ascoltami bene… scendi e prendi il tram numero uno
AMBROGIO – sì
PEREGO – subito dopo scenderai in piazza Cadorna
AMBROGIO – sì
PEREGO – Subiro dopo ancora andrai dritto e di corsa alla polizia ferroviaria
AMBROGIO – sì
PEREGO – Non continuare a dirmi di sì…a scolta piuttosto quello che ti sto dicendo
AMBROGIO – sì
PEREGO – Basta adesso! Dunque… vai alla polizia ferroviaria e gli dirai: “ Signora polizia devo andare a Lugano e non ho il passapporto”
AMBROGIO – … Non ho il passaporto… è la verità
PEREGO – E certo! Io non ti farò mai dire una bugia…e subito dopo tornerai
AMBROGIO – Dunque… “Signora polizia devo andare a Lugano e non ho il passaporto e subito dopo
PEREGO – Senza subito dopo
AMBROGIO -  Ho capito… “Signora polizia devo andare a Lugano e non ho il passapporto e senza subito dopo
PEREGO – No… sta attento una buona volta… dirai “Signora polizia devo andare a Lugano e non ho il passapporto” e basta…. chiaro?
AMBROGIO – Capito
PEREGO – Bene… allora va’!
AMBROGIO – E subito dopo tornerò?
PEREGO – di corsa….
MARIUCCIA – (a Perego sottovoce) E’ arrivato il signor commendatore Cazzaniga con sua moglie…
PEREGO – di corsa vai e di corsa torni… per fare più in fretta prendi l’ascnsore… va… sbrigati!
AMBROGIO – Volo! (via)

Scena ultima

(PEREGO, MARIUCCIA, AMBROGIO, CAZZANIGA E SIGNORA CAZZANIGA)

MARIUCCIA – Venga avanti signor commendatore… (con inchino) signora…
PEREGO – (solo) Appena in tempo! (forte) Oh! Ecco ui il mio grande amico Cazzaniga… signora i miei omaggi…. Sono felicissimo che site venuti a festeggiare il mio compleanno
CAZZANIGA – (aspro) Buonasera a te e… grazie per l’invito
PEREGO – (solo) E’ arrabbiato come una vespa
SCIURA C. – (sottovoce a P.) Hai ricevuto il mio biglietto?
PEREGO -  (sottovoce) Sì… e ho mandato via il netturbino… col direttissimo
SCIURA C. – Respiro
CAZZANIGA – (aspro)  Cosa stavi dicendo?
PEREGO – Nulla!
CAZZANIGA – (aspro)  Eppure ho visto che parlavi in un’orecchio e sottovoce a mia moglie
PEREGO – Ah! A tua moglie… stavo dicendo che mi sembri un po’ diverso dal solito
CAZZANIGA – (solo) In effetti.. non hai tutti i torti… (solo e guardandosi attorno) ma dove si è cacciato quel boia di un Ambrogio?
PEREGO – Cerca, su, cerca… (cazzaniga si muove cercando in ogni angolo e Perego lo segue divertito) acqua… acqua… acquetta… (solo) non lo troverai mai… (forte) acqua….
MARIUCCIA – Nel salone è già tutto preparato per la cena… aperitivi e stuzzichini… ce n’è per tutti i gusti… se i signori vogliono accomodarsi, possono seguirmi..
CAZZANIGA -  Un mumento! Prima di cominciare ho intenzione di fare una bella sorpresa
PEREGO – Oh la Peppa! Hai in mente qualche gioco di prestigio? O vuoi raccontare una barzelletta per farci schiattare tutti dalle risate?
CAZZANIGA – Riderà bene chi riderà per ultimo
SCIURA C. – Tremo tutta
PEREGO – Allora? Qual è la sorpresa?
CAZZANIGA – Chi vivrà vedrà
SCIURA C. – Sento che vengono meno le mie forze
PEREGO – (alla sciura C.) E le mie gambe fanno giacomo giacomo (ride forzatamente) Come è spiritoso il nostro commendatore!
CAZZANIGA – (solo) Ma dove è andato a ficcarsi questo bamba d’un Ambrogio?
PEREGO – Cerca, su, cerca… (Cazzaniga si muove cercando in ogni angolo e Perego lo segue divertito) acqua… acqua… acquetta… (solo) non lo troverai mai… (forte) acqua…. (alla signora C.) Non aver paura, l’Ambrogio è lontano mille miglia
CAZZANIGA – Non riesco a vedere il tuo amico netturbino
PEREGO – Sarà di là in biblioteca… si è appassionato ai libri… (vedendolo entrare) Lui?!
AMBROGIO -  Ehi! Ehi! Signor cavaliere…
SCIURA C. – (sola) O santa Redegonda, sono persa!
PEREGO – Tu?! Ma cosa fai qui? Non dovevi essere in piazza Cadorna?
AMBROGIO -  sì, ma non mi hai dato i soldi per il tram
PEREGO – Tieni, tieni… prendi il mio portafoglio… va via veloce…
CAZZANIGA – (fermando Ambrogio) Eccola qui la mia sorpresa! Te l’avevo promessa e adesso la vedrai
PEREGO – (fingendo sicurezza)  come è simpatico questa sera il mio amico commendator Cazzaniga!... (cambiando tono)  Mi sento male… mi sento male… ho bisogno un sostegno…
SCIURA C – E io sono morta
PEREGO – (cercando l’aiuto di Mariuccia) Il mio piano sta andando a rotoli…aiutami!
MARIUCCIA – (accennando ai soli) Dipende
PEREGO – Per favore!
MARIUCCIA -  da questa orecchia non ci sento molto
PEREGO – (dall’altro lato)  e da questa? (le dà i soldi)
MARIUCCIA – Sono guarita!
PEREGO – Furbona d’una furbona!
MARIUCCIA – Si fa quel che si può
CAZZANIGA – Dunque, Ambrogio, tu sai quel che mi hai promesso
AMBROGIO – Via! IUlnetturbino ha una parola sola!
CAZZANIGA – La verità?
AMBROGIO – La verità
CAZZANIGA -  (prendendo la mano della moglie) Riconosci questa signora?
SCIURA C. – E tu mi vuoi compromettere davanti alla servitü? Come se fossi una… (si ode un fischio)
AMBROGIO –(solo) Accidenti… l’innamorato di Mariuccia!
MARIUCCIA – Se parli lo sposo stasera stessa
AMBROGIO – (esitando)  Stasera? No…
CAZZANIGA – Allora? Questa verità? Parla, porca miseria!
AMBROGIO – (forzatamente) Vuola sapere la verità
PEREGO – (papagallescamente) Vuole sapere  la verità
MARIUCCIA -  (con forza accennando al moroso) Vuole sapere la verità
SCIURA C. – O santa Pudebonda, sto venendo meno
AMBROGIO – Insomma… beh… ecco…
CAZZANIGA - Parla
AMBROGIO – (si ode un altro fischio) No! Non è lei
PEREGO, MARIUCCIA, SCIURA C. – Oh!! (sospiro di sollievo)
AMBROGIO – L’altra era più bassa e un po’ gobba…
CAZZANIGA – Allora stamattina mi hai detto una bugia
AMBROGIO – Insomma… ecco… sì… le ho detto una bugia
PEREGO – O santi Moderato e Genziano … dice le bugie anche l’Ambrogio
SCIURA C. – (al marito) E tu mi volevi svergognare davanti a tutti… una donna così per bene come me…
PEREGO- (sottovoce alla signora Cazzaniga) Fa’ finta di svenire…
SCIURA C – Ah! (si lascia andare tra le braccia del cavaliere)
PEREGO – Hai visto cosa hai combinato? Grazie alla tua gelosia?
CAZZANIGA – Ma io… o no!  Su, su… ci vuole dell’aceto? Teresa, Teresina… mia bella
MARIUCCIA – Di là… in cucina… Ambrogio, va’ di là a prendere l’aceto
AMBROGIO – Di corsa
SCIURA C. – (sottovoce a Perego) Posso rinvenire?
PEREGO – Ancora no… aspetta un attimo
CAZZANIGA – Teresa, Teresina…
AMBROGIO – Ecco qui l’aceto
CAZZANIGA – (lo prende e lo fa respirare alla moglie) Su. Su. …
MARIUCCIA – (strappandogli la boccetta) Piano, piano … che violenza! Così la fai soffocare, povera mogliettina
PEREGO – (alla moglie di Cazzaniga sottovoce) Adesso puoi rinvenire
SCIURA C. – Ah! Piergiorgio dove sono?
CAZZANIGA – A casa del cavalier Perego, il mio amico, cara!
PEREGO – Che è stato accusato ingiustamente di essere il suo amante (sottovoce alla signora Cazzaniga) E adesso arrabbiati… in crescendo…
SCIURA C. – Come? Come? Io l’amante… (crescendo il furore) Eh no! Eh no! Eh no! Io , io… è un’offesa troppo grande! Io l’amante di… ie… quel rospo lì?
PEREGO -  (Come sopra) Con moderazione… non esagerare nei titoli…
SCIURA C. – Quando torneremo a casa dovrai fare i conti con me
CAZZANIGA – Conti, marchesi ducchi… ma adesso basta… non fare pagliacciate per favore!
SCIURA C. – Ah! Sarei io il pagliaccio?
CAZZANIGA – Ho sbagliato… lo confesso… chiedo perdono
PEREGO – Signora… gli perdoni… ha confessato… il meschino
SCIURA C. – (più calma) Ma si può sapere cosa volevi?
CAZZANIGA – Volevo conoscere la verità
AMBROGIO – La verità?
CAZZANIGA – Sì… la verità
TUTTI – La verità!?
AMBROGIO – La verità… è come la luna nel pozzo… impossibile da raccogliere…

FINE

LA LÜNA IN DUL POZZ
Di Giuliano Mangano
(commedia in tre atti, da un atto unico di E. Labiche “Le Misantrope e l’Auvergnat”)

Personaggi

PEREGO cavaliér Giüsepp, sciurùn de Milàn
AMBRÖS , spazzìn, ossìa operatore ecologico
MARIUCCIA, dòna de servìzi
Comendatùr CAZZANIGA, un amìs
Sciùra CAZZANIGA, la so mièe
IRINA, vedova redenta

La scena rappresenta un salotto borghese ben arredato, con al centro un trespolo sul quale c’è una gabbia con dentro un pappagallo

ATTO PRIMO

Scena prima
(La scena è vuota. Si ode il suono d’un campanello e si vede Mariuccia correre da una parte all’altra del palco. Successivamente esce col cavaliere)

(PEREGO – MARIUCCIA)

PEREGO - Quand mì te dìsi che ghe sunt par nissün, te devat mìa gnì da là a disturbàm… t’è capì? M’à tu bièn entendü? Te’l dìsi anca in francès, caso mai te capìsset no… e se te vörat anca in ingles o in portughes… oppure in buon taliàn: (sillabando) non mi devi disturbare … capito?
MARIUCCIA – Sì, sciùr padrùn… ho capì
PEREGO – E alura parchè te set vegnüa da là a ciamàm?
MARIUCCIA – A gh’è da föra un sciùr…
PEREGO – (interrompendola) Basta! Vöri vidè nissùn… nanca ul Papa se’l duvess vegnì a ultra!
MARIUCCIA – ma…
PEREGO – Ohei! Te set gnücca ben! Adès te vett de là e te ghe disat… a chiunque esso sia… me racumandi… ul sciùr cavalièr l’è andà föra a fà una spaseggiada… va ben inscì?
MARIUCCIA – Sì… a vo.. (Via)
PEREGO - Eccu… brava… obbedisci al tuo padrone… che se impari ad obbedire, pö te saret bona anca da cumandà… beh… de cumandà te set già bona
MARIUCCIA – Ordine eseguito … a l’eva..
PEREGO - Vöri no savè chi l’era… Püttost, dagh de mangià a sta pora bestia (indicando il pappagallo) … va’ ‘me ‘l patìss… póver patàn! (via)
MARIUCCIA – póver pàtan… sì… e intant i figür press i so amìs e i so creditur i e fo mì… Se’l fudess mìa bun ul stipendi che’l me dà… beh! A sarìa già mò andàda föra da stà cà… ma tra quél che me dà ul sciùr, una quai mancia che me procüri, e un pu (si guarda in giro circospetta) e un pu de cresta che ga fò in sü la spesa, ma par propi mìa ul cas de piantà chì tuscóss e andà via… Prima, par esempi, a la porta l’eva ul urevàs… quel de via Roma… un mes fa l’eva quel de via Firenze che’l picava a sta porta… l’ha cambià città… ma l’ha mia cambià ul vizi de pagà no i so debat…ul sciur cavaliér … Almanc al gavéss una fidanzatina da pudegh regalà tütt i gioi che’l cumpra… macchè! Ul matrimoni al fa no par lü… “i a tegni da part in cas d’un fögh” al dis… “stan ben due hinn… in cassaforte e mia sul coll o sui brasc d’una dona”… inscì però ogni santo dì che l’ha creà ul signùr o l’urevàas o ul sart o ul prestinèe o quaialter creditur hinn chì a batt la cassa… ma ul cavalier Perego Giüsepp… cittus muci… al sa fa no truvà … e chi ghe va da mezz? Mì, natüralment, la Mariuccia…. I mal paroll che ma tiran drè tütti quanti i e senti dumà mì… e i ball che devi cüntà sü per desfeciài… Certo che l’è un bel tipo, neh!? ul mè padrùn … La cassaforta l’è piena zeppa de giòi… In banca al gà fiùr de danèe… al so parchè ogni tant ghe guardi la posta… mìa par curiosità… no…. Lü la làssa lì in sul tavul e… ul mè öcc al scàppa propi lì… sul dare e avere… d’altra part… sunt la sua domestica de fidücia… lü l’è sol e bisogna pür che ghe sia un quaivün che le prutegg… o no? Eccu… però cunt tütt sti danè ca’l gà, a l’è cürt de brascc … piöcc e selvadigh cume pocch… selvàdigh, sì… mè un urs de muntagna… al vör stà tüt ul dì in de per lü… al vör vidè nissün… al leva sü che l’è quasi mesdì… sloffi e rimbambì che quand al sa fa la barba al sa taia sü tüt ul barbèl… per mì al gà bisogn d’una dona… ma chì l’è che le vör una bestia cumpagna? A pruposit de besti… seri adrè a desmentegà de dagh de mangià al so papagal… pover patàn… mè le ciama lü… (prende dello zucchero) tè, tè… patàn d’un patàn… patanìn… patanìn… Ahi! (il pappagallo le dà un morso sul dito) Te la fò pagà questa… eh!? Te la fo… oh! L’è drè a vegnì a ultra ul padrun… in faccia al ma par pussè negher dul solit, mè se’l fudes nai a un füneral… iessüs per lü… cume sa dis… l’è mèi che scumparissa, se de no al ma fa un’altra prediga e incö n’ho già sentì di mè… (via)
PEREGO – (Con un gran cerotto sula guancia)Scampato pericolo… devi ammétt … la Mariuccia l’è bona de de tiramm föra di rogn… l’è par quest che la tegni anmò press a mì… se da no l’avaria già sbatüda föra da un pezz… quasi quasi la par la mè tusa: cinica, forta, intraprendenta… sì, ma… devi stà attent… i malizi che lee la dupera cunt i alter, i a dupera anca cun mì… ghè no fine all’indecenza umana… l’umanità… la ma fa schivi…l’è fada de delinquent, ladar, busard… par esempi: ier sun stà dal mè barbè… gavevi bisogn d’un bel rasù… “ quest chì al taja che l’è un piasèe!” al m’ha ditt… e inveci…. Nient… al taja propi nient… anzi… al m’ha gratà via un tocch de pell… vardè scià… però l’ho pagà un sacch de danè… Va a fidàs dell’umanità… hinn bun de cascià di ball d’inferno… ecco l’umanità… che schivi che la ma fa a mì l’umanità! Che schivi! Altar esempi… vo a cumprà un’umbrela… s’evi ‘nà fö de cà senza e l’incuminciava a piöv… “Quant la vegn?” ghe dumandi alla cummessa “dersett franch” la ma fa…. Ghe molli là un cinquanta franch e cume rest la ma na dà trenta… “E i alter trii?” “Oh! Mi scusi…” la ma fa cunt una vus da chioccia “me sunt no curgiüda… che mi pardoni” … pardono? Che pardùn d’Egitt… te fai a posta, imbruiona d’una imbruiona! E intant sunt andà via tütt incazzà mè … no, no…. Ghè no da fidass di personn… busard e fals… mè l’asen d’ul presepi… la verità l’è stàda bandida… la verità… sì… l’è cume la lüna in dul pozz… pröva a ciapà la lüna ca la sa spécia in dul pozz… nagott, nagott, nagott… te restat lì cunt in di mann dumà l’aqua… (forte) Mariuccia! Mariuccia!... (con tristezza) aqua e nient altar…
MARIUCCIA – Sì?
PEREGO – Che facia l’ha fa ul urevàs?
MARIUCCIA – Ul urevàs?
PEREGO – Sì, ul urevàs … quell’omm che l’è pena andà via
MARIUCCIA – Ah! L’eva ul urevàs? L’avevi ciapà par un frà cercott
PEREGO – Fa’ no la ciala, par piasè… a l’è un mes e passa che’l vegn scià tütt i santi dì a sunà a la porta
MARIUCCIA – Sa devi savè mì? Lü al m’ha cumandà de mia fa passà nissün e mì stò mia lì a dumandà chi l’è o chi no l’è… mì a fò passà nissün… e cittus mucci!
PEREGO – Va ben! Stem mia chì a fa discüssiun , tant te vengiat sempar tì…. Che faccia l’ha faj stò omm che t’è mandà via?
MARIUCCIA – L’eva no una facia de un omm alegher… insomma al brilava no de contentezza, via!
PEREGO - Bene, bene, bene (sta per uscire, ritorna sui suoi passi) … te set regurdada almen de dagh da mangià al mè papagal?
MARIUCCIA – Come no? Quatar zullet de zucur e una beccadina
PEREGO – Beccadina?
MARIUCCIA – Sì, intant che ho cascià dent la man in la gabbia per dagh ul zucur, al m’ha beccà ul did… che’l varda scià…
PEREGO – Te vuraresset mia andà in malattia par quel?
MARIUCCIA – In malattia no… però se me vegn un infeziùn? Al capissarà… a podarò mai pü spusamm… chi l’è che’l töv una invalida al dì d’incö? E senza pensiun…
PEREGO – Va là, va là…. Ades ul tò did al va in cancreana par na becadina!... te set bona dumà de cascià di gran ball… a pruposit de ball…. Cume te ma trövat stamattina?
MARIUCCIA – Stamattina? … Stamattina al ma par pussè giuvin d’ul solit
PEREGO - Ecco: un’altra bala…
MARIUCCIA – ma no… al ma dev cred… l’è fresch e san cumè una rösa
PEREGO - Cumè una rösa, eh? Te set bona da tö cun la möia rossa…
MARIUCCIA – Ma l’è la verità
PEREGO – Parla no de verità! In sü la tò boca l’è una bestema… la verità
MARIUCCIA – Ma sciur cavaliér!
PEREGO – Me sunt pesà cinq minüt fa… e sunt calà de mezz ettu
MARIUCCIA – Al pararìa no… inscì a prima vista
PEREGO – Ma senti debul, fiacch, moll mè un biscott pucià in dul lacc
MARIUCCIA – La sarà un pu de pressiùn bassa… ca’l töva dul mél… o una grana de zucur
PEREGO – Giüsta quest! (va alla zuccheriera e apre) … Ohei! Quanti gran de zucur te ghè dai al papagal?
MARIUCCIA - Quatar
PEREGO – Quatar? Se ga n’eva dentar vott e adès in dumà dü? Che fin han fai i alter dü?
MARIUCCIA – Ma sarò sbaliada… senza accorgium ghe n’avarò dai ses…
PEREGO – No! Cara la mia bellezza amara! I alter dü gran de zucur te i e sbaffà tì!
MARIUCCIA – Ma s’al dis cus’è, cavalièr? Mi giüri..
PEREGO – Giüra no che se fa pecà… suratüt quand se giüra ul fals….
MARIUCCIA – Ma l’è la verità…
PEREGO – Alt! Dì mia quela parola lì par piasè… dila mia…
MARIUCCIA – Ma..
PEREGO – Ma… Va ben… ta credi… e vist che te set in vena de verità…. Dimmm un pu…. Se mi duvessi maridam, te credat che la mè spusa la ma farìa (Accenna alle corna)…
MARIUCCIA – Oh no, sciur cavaliér… propi no!
PEREGO – Te disat de bun? Te set sicüra?
MARIUCCIA – sicüra cum’è che sunt chì davanti a lü!
PEREGO – E parchè? Da duva riva sta gran sicüreza?
MARIUCCIA – Ma parchè lü sciur padrùn l’è cavaliér de nomm e de fatto… a l’è un scì gran bravu omm…
PEREGO – Bene, bene, bene
MARIUCCIA – (sola) L’ho cundida via ben!
PEREGO – Sent un pu, cara la mè tusa… tel set che mi te tegni sül palmo de la man… par mì tì te set, cume se dis, ul non plus ultra…
MARIUCCIA – L’è mia ul cas…
PEREGO – Ul non plus ultra di cascia ball e di facia de tola!
MARIUCCIA – Ma..
PEREGO – I dutùr han fai ul giürament d’Ippocrate… tì te fai ul giürament d’ipocrita!
MARIUCCIA – Ma..
PEREGO – Te set busarda e falsa
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Te ma fregat ul zucur, te me fet la cresta sü la spesa e te me fet mangià minestrìn e pancott cun la scüsa de la dieta
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Ma a mì me sta ben inscì… te tegni vulantera… me fa piasè vet chì al mè servizi…
MARIUCCIA – Ul sciur padrùn l’è propi generus
PEREGO – No… sun mia generus… mì te tegni chì press a mì perché vöri imparà de tì cume se fa a vess inscì imbruioni, ladar e voltagabbana!
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Ma un bel nagott! (cantando come se fosse un canto di chiesa) Non avendo più nulla da narrare, ti prego vattene e più non disturbare! (Mariuccia sta per uscire viene fermata) No! Ferma! Sta chì a fa giò la pulvur… che ta paghi anca par quest…. vo via mì! (via)

Scena due
(Mentre Mariuccia è intenta svogliatamente a spolverare entra il comm Cazzaniga, Mariuccia
gli volta le spalle e al suo richiamo si spaventa)

(CAZZANIGA E DETTI)

CAZZANIGA – Buongiorno, bella tusa!
MARIUCCIA – (trasalendo) Oh che stremizzi che’l ma fai ciapà!
CAZZANIGA – Te set stremissat par pocch, bela tusa… te gavaret la cuscienza spurca
MARIUCCIA – Cuscienza o mia cuscienza cume la fa a vegnì dentar?
CAZZANIGA – Cunt i pè!
MARIUCCIA – Ho mia ditt cun cosa, ma come
CAZZANIGA – A travers du la porta
MARIUCCIA – Quel me l’evi immaginà, vist che l’è no un fantasma che l’atraversa i mür… ghe rinnovi la dumanda… come l’ha fai
CAZZANIGA – Come, come come… bella tusa… la porta l’eva averta…
MARIUCCIA – Averta? O signor, se le sa ul cavaliér!
CAZZANIGA – E ti dighel no
MARIUCCIA – Bravo! Se le ved chì in cà, l’è bun de pensaà che l’ho fa vegnì dentar mì
CAZZANIGA - E che male c’è? Bella tusa… ti te set la soa domestica e…
MARIUCCIA – E gò l’urdin tassativo de fa vegnì dentar nissün
CAZZANIGA – E parchè?
MARIUCCIA – Parchè al ma urdenà de dì che lü al ghè no
CAZZANIGA – Parchè?
MARIUCCIA - Parchè ghe dà fastidi la gent e al vör vess lassà in pas
CAZZANIGA – Anca i amis?
MARIUCCIA – Suratütt i amis… i a ved cume ul fümm in di öcc…
CAZZANIGA – Dì mia sü di matucad… gò chì un invid par stasira…
MARIUCCIA – Un invid?
CAZZANIGA – Sì
MARIUCCIA – Par stasira?
CAZZANIGA – Sì, bella tusa
MARIUCCIA – Ah! Mò capissi parchè…
CAZZANIGA – Cosa t’è capì?
MARIUCCIA – Nient… nient…ma che ‘l vaga via de pressa, se da no una lavada de co ma la tira via nissün
CAZZANIGA - Stà tranquilla, bella tusa… sarai ripagata a dovere
MARIUCCIA – E come?
CAZZANIGA – (Dandole del denaro) Inscì va ben?
MARIUCCIA – L’inflaziun l’è aumentada… l’ha dìt anca il telegiornale
CAZZANIGA – (idem) e inscì?
MARIUCCIA – L’è ul doppi de l’ann passà
CAZZANIGA – (idem) è l’ultima offerta
MARIUCCIA – Ben, farò la tonta… A ben vederla, sciur comendatur (via)
CAZZANIGA – Ghè no una persona in tüta Milan ca l’è pussè fürba e scaltra du la Mariuccia… quela lì… l’è cü e camisa cul so padrùn, ma quand la po… la vegn a patto anca cul diavol
PEREGO – (uscendo) Ho desmentegà de digh una roba impurtanta a la… (vedendo Cazzaniga) Porca sidela ul Cazzaniga… cume la fa a vegnì dentar? Oh! Quand vedi la Mariuccia ghen disi quatar!
CAZZANIGA – Te’l chì ul mè amisùn Perego Cavalièr Giusepp
PEREGO – Piano cui titul, eh?
CAZZANIGA – Parchè te set mia cavaliér?
PEREGO – Cavalier sì, amisùn al ma par un pu tropp
CAZZANIGA – Oh La Peppa! Disèm alura… amis… o l’è tropp anca quest?
PEREGO – Passi l’amico… ma cume te fai a vegnì dentar?
CAZZANIGA – Semplice… ho sunà, la tua domestiga, bella tusa, l’ha m’ha dervì… ed eccomi qua
PEREGO – Ma mì gavevi dit…
CAZZANIGA – al so… de mia fa vegnì in cà nissün… Ma mì sun mia nissün…sunt ul tò amis Piergiorgio e alura…
PEREGO – E alura la Mariuccia la sentirà i so
CAZZANIGA – Ma sta mia lì a metala giò düra, diamine! Ho ricevü l’invid par stasira e vurevi savè a che ura…
PEREGO – A mezzanott! (solo) quand te bütarò föra de cà a pescià in dul de drè
CAZZANIGA – Ghè in gir i vus che te daret una festa coi fiocchi… una roba da mille e una notte
PEREGO – Chissà chi l’è che ha mettü in gir sti vus… insomma… sì… ghè sarà un sorpresina
CAZZANIGA – Ah sì!? Te set che la mè miè la sta pü in la pell…
PEREGO – Ah sì!? La sta pü in la pell? Sunt cuntent
CAZZANIGA - Te sett… i donn cume hinn fai… davanti ai fest na podan pü… ne prufitan par fass vidè… fass rimirà i vestì a l’ültima moda… parlà ben o parlà mal a segund di simpatii o antipatii…
PEREGO – L’è na bela dona la tò miè… carina
CAZZANIGA – Insomma…
PEREGO – Inteligenta… certi volt a ma dumandi cuma la fai a spusatt… (Cazzaniga tenta di reclamare ma viene fermato) Sa fa par dì… l’ha gà un non so che… un fascino … in di öcc… in di cavej… l’ha gà un bel andà de corp, insomma… l’è unesta?
CAZZANIGA – Oh quest l’è pocch ma l’è sicür
PEREGO – Parchè, te vedat, ghè in gir tanti donn che hinn mia unest
CAZZANIGA – A Milan?
PEREGO – No! In Cornovaglia!
CAZZANIGA – (solo e inquieto) Parchè al ma dis sta roba chi? (alto) Scüsa, neh?! Te sentì diolmai un quaicoss sura la mè miè?
PEREGO – Oh no, no! Sta quiétt… se avessi sentì di vus, te l’avaria ditt… immediatament
CAZZANIGA – oh! te m’è tirà giò una preia dul stomigh… tì sì che te set un vero amis… Sun propi cuntent du la tua amicizia
PEREGO – (solo) Al ma liscia un pu tropp… certament adès al ma dumandarà un quai piasè
CAZZANIGA – A pruposit… gavaria bisogn d’un piasè
PEREGO – Bingo! Se mettevi al lott vingevi
CAZZANIGA – Te savaret che mì alla dumeniga me piass andà a San Siro
PEREGO – Al savevi no che te pias ul balùn
CAZZANIGA – Macchè balùn d’Egitt! A San Sir ghè mia dumà ul balùn… ghè anca … (fa l’imitazione di un cavaliere in sella ad un cavallo)
PEREGO – I cavaj de cursa!
CAZZANIGA – Ecco! Me pias vidè e me pias…
PEREGO - Giügà
CAZZANIGA – Bravo!
PEREGO – E alura?
CAZZANIGA – Gò avü una dritta… un caval che ‘l va ‘mè ul vent! Lo danno vincente… ma…
PEREGO – Ma?
CAZZANIGA – Sun biott mè na mundela
PEREGO – Capisssi no… se c’entra la tua biottitudine cun i cavai de cursa e cunt i mundell?
CAZZANIGA – Gò nanca un centesim in sacoccia da pudè scumett
PEREGO – E tì te vurarissat che mì te slunghi là un quai biliett da mila per…
CAZZANIGA – Bravo!
PEREGO – Bravo un corno! Sun perà anca mì e püssè d’una mundela
CAZZANIGA – Ma la Mariuccia…
PEREGO – Lassa a stà quel balandran d’una dumestiga… in sto mument gò mia de valsente
CAZZANIGA – Cus’è?
PEREGO – Gò mia valsente
CAZZANIGA – E cusa ghe c’entra ul valsente cul prestit che t’ho dumandà
PEREGO – Oh signur! Te set cumendatur par nagott! Valsente al vör dì denaro… contante… cash, cume sa dis al dì d’incö… Te’l set no?
CAZZANIGA – Verament … no! Ma… propi nagott, nagott?
PEREGO – Nagott de nagott! Te’l disi in taliano… niente … e se te vörat anca in giapunes
CAZZANIGA – O la Peppa! Te set anca ul giappunes?
PEREGO – Sì, ma l’ha insegnà vün de porta Cicca
CAZZANIGA – Dunque…
PEREGO – Dunque… niente, nagott… eccetera… A pruposit… cume te ma trövat stamattina?
CAZZANIGA – Oh! Diamine… te ma parat pussè in gamba dul solit! Te ma parat un giuvinott… te ghè una pell liscia e profumada… te set fresch mè una rösa
PEREGO- Pian pian barbè che l’aqua la scotta … pian cui cumpliment
CAZZANIGA – L’è no un cumpliment! L’è la verità!
PEREGO – (solo) E dai cun la verità…. (alto) sent un bott: a speci de purtà a termin un afari… vegn chì dopumesdì che magari un quai biliett da mila al fò saltà föra… va ben inscì?
CAZZANIGA – Certo, certo…. Tì sì che te set un vero amis… e stà mia a lì a preocüpassan tropp … te set ammò un giuvinutùn!
PEREGO – (solo) Canaia! Alter che amis! Busard e fals mè l’asan dul presepi!
CAZZANIGA – (uscendo) E sü cun la vida! Te ghet una cera da fa invidia ai giuvinott! Te scamparet cent’ann!
PEREGO – (solo) Cent’ann par un quai biliett da mila… Porcu sciampìn! E pö sa vör che mi ami la gent… che ghe creda all’amicizia! No, no, no… busii sura busii, eccu sa l’è ul mund, l’umanità i oman e naturalment anca i donn…. Vedere la Mariuccia per credere…
MARIUCCIA – (Rientrando) E mì sarìa un balandran d’una dumestiga, eh?!
PEREGO – Hai sentito?
MARIUCCIA – Sì
PEREGO – E te fai mal… sa spia no dal büs du la serradüra… sa sculta no da drè di port…
MARIUCCIA – ma mì seri no drè a scultà… s’evi lì che nettavi la maniglia du la porta e par cas…
PEREGO – Va ben… lassem a buj… püttost quand el turna ul sciur cumenda Cazzaniga tì te ghe disaret che mì sunt andà a Varès
MARIUCCIA – A Varès?
PEREGO – Sì… gò vü una ciamada impruvisa… anzi no, … te ghe disaret che lì a Varès mì gò in pè un üselanda
MARIUCCIA – Un üselanda? A Varès?
PEREGO – Un üselanda duè tegni a balia i papagall…
MARIUCCIA – Sa la dis lü… che l’è ul padrùn… a mì ma par però una bala troppo grossa
PEREGO – Tass e übidis! E mò va avanti a netà la stanza che mì gò de fa sü i mè cünt de là (via)
Scena terza

(MARIUCCIA, AMBRÖS, PEREGO )

MARIUCCIA – A Varès? Un üselanda? Ma chi l’è che ‘l vör tö in gir?
AMBRÖS – (entra con la scopa in mano e per tutta la commedia evidenzierà una leggera balbuzie) Al stà chì ul sciur cavaliér?
MARIUCCIA – Orca sidela! Ho lasà de növ averta la porta
AMBRÖS – Alura bela tusa…. Mì t’ho fa una dumanda
MARIUCCIA – Ho capì, ho capì… ma tì te vegnat dentar in cà cun la scua?
AMBRÖS – Eeeeeh!... Ul cögh al gà ul matarel, ul suldà ul füsil, ul spazacamìn ul so scovolo, ul strascè la stadera… e ul spazìn al gà la scua… bela tusa
MARIUCCIA – E cusa l’è ca ta vörat, spazzìn, sa po savè?
AMBRÖS – Ambros , me ciami…. Giuvinotta
MARIUCCIA – E va ben, Ambros
AMBRÖS - Go bisogn de parlà al cavaliér… fam no ripet i stess ropp che beteghi e fo fadiga a parlà curett
MARIUCCIA – Ul cavaliér al ghè no
AMBRÖS – Beh! Alura s’ciao… tornarò quand l’è in cà
MARIUCCIA – Dimm a mì quel che te vörat dal cavaliér che riferissi
AMBRÖS – Alura me sun mia spiegà ben! Mì devi parlà cul cavaliér mia cun tì (alza il tono della voce)
MARIUCCIA – Sì, ma mì sun la sua domestega de fidücia… parlà cun mì o cun ul cavaliér l’è istess (risponde con lo stesso tono alto)
AMBRÖS – No, bela tusa, l’è una questiun de privaci (quasi urlando)
MARIUCCIA – Appunto…. De mì ul cavalièr al sa fida (stesso tono)
AMBRÖS – No, no, no…. Sun mì che ma fidi mia de tì
MARIUCCIA – Ben, alura sa l’è inscì… föra da stà cà e alla svelta! (urla)
PEREGO – Se ghè de vusà inscì tanto? Se po nanca ripusà un mument
MARIUCCIA – A l’è che’l sciur chì… preputent e malcreà…. (ad Ambros ) Ades te’l sentat… mì ad ogni bon cünt a scappi (fa per andare)
PEREGO – Ferma lì! Cume mai sto sciur chì l’è vegnì dentar in cà mea?
MARIUCCIA – al m’ha ditt: “sono il trumbè” e mì ho dervì la porta e lü… zac… cumè un stratega l’è vegnü dent
AMBRÖS - Nooooo!
MARIUCCIA – Come noooo? L’è la verità
AMBRÖS - Nooooo!
PEREGO – Alura? Sa po savè ul facc cume l’è andà debun?
AMBRÖS – La porta l’eva già averta
MARIUCCIA – Ma che’l ghe daga mia a trà, sciur padrun… a sto betegùn chì… al cugnoss ben la mia persona…
PEREGO – L’è ben perché te cugnossi che sun prupens a dagh rasùn al beteg… pardon… a che’l sciur chì …
MARIUCCIA – Ma sciur padrun….
AMBRÖS – Ehi, bela tusa! Va che mì de busii n’ho mai dì e ‘n disarò mai
PEREGO - Calma! Calma e gess! Tì de busii te n’è mai dì e t’en disat mai?
AMBRÖS – Vera!
PEREGO – Alura sentèmm un pu… cume te ma trövat stamatina?
AMBRÖS – La verità?
PEREGO – Sempre e dumà la verità
AMBRÖS – A l’è brüt cumè un sciatt du l’Ulona
MARIUCCIA – Lenguascia!
PEREGO – Cito tì! e se par cas mi me spusassi, ti te credat che la mè donna la ma mettaria i… (gesto significativo)
AMBRÖS – O quest l’è pocch ma l’è sicür
PEREGO – E parchè?
AMBRÖS – Ma al s’è mai vardà in dul specc? Al gà una facia da fa pagüra, göbb de drè ma anca davanti…
PEREGO – Te disat tì… ma i donn vardan pussè all’intelligenza d’un omm, mia dumà all’elemento estetico
AMBRÖS – Cert… e un omm che’l se lasa fa sü da la serva, al dimostra mia tanta intelligenza segund mì…
MARIUCCIA – Ehi tì vilàn quadar!
PEREGO – Al t’ha fai una bela radiografia, però…
MARIUCCIA (alza le spalle) Anca a lü sa l’è par quell
PEREGO - Comunque parchè te set vegnì chi in cà mea… sa ta vörat cus’è da mì?
AMBRÖS – L’è una roba privada… un segreto
PEREGO – (A Mariuccia) Beh! Se te fet ancamò chi? Smamare!
MARIUCCIA - Mì smami… però quand al gà bisogn de mì… (via)
PEREGO – Dunca… a nüm
AMBRÖS – L’ha mia perdù diolmai un quaicoss lü?
PEREGO – Mì? No… credi no
AMBRÖS – L’è sicür? Che’l varda ben… anca in di so sacocc
PEREGO – (si tasta la giacca e le tasche) O porca sidela! Ul mè purtaföi… ho perdü ul mè purtaföi
AMBRÖS – e mi l’ho ritruvà…
PEREGO – (stende la mano per riaverlo)
AMBRÖS - fermo lì!
PEREGO – Sa ta vuressat dì?
AMBRÖS - Quel che ho dì… prima accertarsi della identità… l’è lü ul sciur cavalièr Giuseppe Perego?
PEREGO – Sun mì
AMBRÖS - Favorisca i documenti
PEREGO – Ma i docüment in dentar lì, in dul portaföi..
AMBRÖS - Già… l’è vera… L’è lü ul cumendatur Giuseppe Perego de la targheta?
PEREGO – De la targheta?
AMBRÖS - Ma sì la targheta che ghè giò de föra dal purtùn, placcata oro
PEREGO - Ah sì, sunt mì quel du la targheta (a parte) ma sa’l vör cus’è quel cagazibett chì?
AMBRÖS - L’è dispost a giüra che lü l’è davera ul cavalier Perego Giuseppe?
PEREGO – Se te vörat di testimoni a vo a ciamà la serva..
AMBRÖS – No, a ma fidi no de quela là… ma fidi da lü
PEREGO – Alura, al giüri
AMBRÖS – Bene! De che culùr a l’è ul so purtaföi?
PEREGO – Negar tendente al bleu
AMBRÖS – Bene! Quanti franch a ghè dentar?
PEREGO – Desmila
AMBRÖS – Bene! Alura l’è so (glielo consegna) Missione compiuta… mì a vo
PEREGO – Un mument … (solo) ma l’è mia normal quel omm chì… duman al fiocca… (a Ambros) Specia un attim… sent… tegn almen cent franch
AMBRÖS – E parchè?
PEREGO – Come ricumpensa
AMBRÖS – Oh! Sciur cavaliér l’è mia ul cas … Ho fai semplicemnet ul mè duver
PEREGO – Appunto… tè
AMBRÖS – No, no… grazie l’istess
PEREGO – (solo) Ma l’è un miracul… ma crodan giò tütt i mè certezz… Uh! Che grand’idea che gò vü! Ades al metti de növ a la pröva… (Alto) sent un pu… Tì prima te m’è dai un para de giüdizi sura de mì mia tant bei…
AMBRÖS – Al se sarà mia ufes? Ghe dumandi scüsa… ma al sa… al m’ha impost de dì la verità
PEREGO – Tranquill… l’è propi la verità che me interessa.. per quest a sun dispost a dat düsent franch e mia cent
AMBRÖS – No, no… i spazzit hin gent unesta… spurch e cui cai in sui man, ma unest
PEREGO – cinqcent
AMBRÖS – Ho dì de no! Lü al svalza ul prezzi par pudèm ricattà pussè ben… e mi dovarìa vegnì lì in genugiùn ai so pè e sbrisigà mè un verman… no, no…
PEREGO – L’è no quel che te pensat tì… dim un pu… Cume te se ciamat?
AMBRÖS – Ambros
PEREGO – Bene, Ambros , ti te meritat un encomi
AMBRÖS – In manicomi? Mi devi andà in manicomi? Ma in manicomi te andaret tì, brütt balabiot d’un fanagutùn
PEREGO – Ma no! Se t’è capì cus’è? Ho dì: encomi… una lode, un elogio, insomma, per la tua sincerità
AMBRÖS – Insomma, mì sun mia bun de dì busìi
PEREGO – L’è apunto par quest che te me devat scultà… sent… mì gò bisogn d’un amis sincèr, de vün che cüra la mè cà cume se la fudess la sua
AMBRÖS – ma ghè mia già la bela tusa?
PEREGO – La Mariuccia? No, quela lì l’è pussè fürba dul diavul.. la cüra se stessa, mia la cà
AMBRÖS – E alura parchè la tegn in cà? Parchè la licenzia mia?
PEREGO – No, podi no… gò bisogn de vüna cume lee, che la sa tanti malizi e che la ma desbroia in tanti ropp
AMBRÖS – Ho mia capì tant ben… ma mì se devi fa?
PEREGO – Te me devat dì sempar la verità, tüta la verità, nient’altro che la verità
AMBRÖS – (picchia col manico della scopa il piede del cavaliere) Al giüri!
PEREGO – (saltando dal dolore) La scua!
AMBRÖS – L’è un mistè dua sa süda no
PEREGO – Sì, ma te devat stà sempar all’erta! Ghè da laurà, tel disi mì! Ti te faret cume un cacciadur… pianin pianott te üsmat ben la tua preda, te ghe stet adrè nott e dì… e apena te capiret che ghe in gir aria de trüfa e de imbroi… pam! Te spararet senza pietà!
AMBRÖS – Senza pietà! (di nuovo picchia la scopa sul piede del cavaliere)
PEREGO - Pietà!
AMBRÖS - Al ma par un laurà dul lella… e pö… se l’è lü l’imbruiùn?
PEREGO – Ghè una resùn in pü! Te spararet a raffica… Va ben inscì? Scià la man… tra amis l’è assè una bella strengiüda e semm a post
AMBRÖS – (sta quasi per stringere la mano) No! mì sto inscì ben cun la mè scua…(picchia di nuovo il manico della scopa per terra ma questa volta il cavaliere fa un salto e schiva la battuta)
PEREGO – Sent… fem inscì… quant te guadagnat cul tò mistè de spazzìn?
AMBRÖS – Vottcent franch al mes
PEREGO – Ben! Prima t’ho uffrì cinqcent… mò me impegni par mila franch al mes… va ben? Vitto e alloggio cumprès! D’acordi?
AMBRÖS – No… dopu lü l’è bun de damm una scuada e… ciao pepp… al ma sbatt in sü la strada mè un balabiot… a resti senza laurà e cunt una mano davanti e vüna de drè… no, no…
PEREGO – Te pensat che mì sunt mia bun de mantegnì la parola data?
AMBRÖS – Off! I parol in cume la nev al su… sa squaian mè nagott
PEREGO - Te sa fidat mia de mì?
AMBRÖS – Cume sa fà a fidass d’un omm che’l sa fida no du la gent? E pö… la fiducia l’è cume la lüna in dul pozz… te calat ul sidèl e quand te’l tirat sü… s’ciao …. Ghè denter dumà l’aqua… e la lüna l’è là de sura in ciel che la rid me na matta! E tì te restat lì cun nagott in man…
PEREGO – Te ragionat ‘mè mì, te’l set?… Inscì semm ancamò pussè visìn… Però se te ghe no fiducia… eccu… Femm un cuntratt… scritto e firmato,
AMBRÖS – Scritto firmato (toglie dalla tasca una penna) gò giüsta chi una pena..
PEREGO – e mi gò la carta…
AMBRÖS – L’ha dì mila franch, vera?
PEREGO – Sì e ghe metum anca una penal de desmila se ti te vet via o se mi te casci… va ben?
AMBRÖS – Passi per la penale… (solo) e chi la lassa pü un post inscì? (alto) cià che firmi
PEREGO – Eccu: (legge) Il sottoscritto Perego cavalier Giuseppe, nato… eccetera eccetera…. Di professione… si impegna ad assumere nella qualità di… nella qualità di….
AMBRÖS – spassìno
PEREGO – Ma no!
AMBRÖS – Operatore ecologico
PEREGO – Ma no!
AMBRÖS – Operatore della verità
PEREGO – Ecco, bravo… operatore della verità… il signor …
AMBRÖS – Ambros
PEREGO – Ma no! Bisogna scrival in talian… il signor Ambrogio… Ambrogio… ul cugnom?
AMBRÖS – Beee… beee…
PEREGO – Pecora
AMBRÖS – Noooo… beeee…. Beeee ..
PEREGO – Pecorella
AMBRÖS – Noooo. …Beee…
PEREGO – Beee…. Cosa?
AMBRÖS – Beeerino!
PEREGO – E va ben… tra pegura e berìn ghè poca diferenza…l’è dumà una questiun de ann… alura…Ambrogio Berino il seguente eccetera, eccetera… di desmila….
AMBRÖS - Eh! (fa segno di no)
PEREGO – Se ghè adès? Hem decidü desmila o no?
AMBRÖS – In taliano anca la cifra…
PEREGO - Va ben diecimila…. Nel caso di licenziamento senza motivo alcuno… eccetera…Tè firma (Ambrogio esegue) vüna a mì e vüna a tì… sem a post?
AMBRÖS – (cantando felice) mila franch al mes e desmila de penal… l’è mia mal, l’è mia mal, l’è mia mal…
Scena quarta

(MARIUCCIA, PEREGO, AMBRÖS)

MARIUCCIA – (entrando di corsa e trafelata) Sciur cavaliér, sciur cavalièr!
PEREGO – Se ghè?
MARIUCCIA – Ho vist pena adès passà ul so amis…
PEREGO – Amis? Sappi Mariuccia che mi gò no de amis… l’unich mè amis l’è il qui presente Ambros
MARIUCCIA – Ul spazzìn?
PEREGO – D’ura in avanti l’Ambros l’è pü un spazzìn… mì l’ho inalzà al rango de … amis…e operatore de verità
AMBRÖS – (cantando felice) mila franch al mes e desmila de penal… l’è mia mal, l’è mia mal, l’è mia mal…
PEREGO – Sssst! Al dev vess un segreto fra mì e tì… dì no sti ropp davanti a la Mariuccia che la gà no de savel
MARIUCCIA – Cosa cosa cosa? Cus’è che mì gò no da savè?
PEREGO – Ma nient! Baggianàd!
AMBRÖS – (cantando felice) mila franch al mes e desmila de penal… l’è mia mal, l’è mia mal, l’è mia mal…
MARIUCCIA – Parchè podi mia savè? Ma par de vess trattada cume ul manich du la scua
PEREGO – Parla no de manich du la scua che gà n’ho assè! (accennando ai piedi)
AMBRÖS – (cantando felice) Scritto e sottoscritto… firmato controfirmato… vitto alloggio e ben pagato…
PEREGO – Basta! Süguìta mia a ripet …. che la Mariuccia l’è mia scema…
MARIUCCIA – (piangendo) Alura ul sciur padrùn al gà intenziùn de mandam via
PEREGO – Podi no mandat via… e tì te set ul parchè
AMBRÖS – Sciur cavalier vuraria dì una roba che la ma stà propi chi in sül gozz
PEREGO – Parla, caro… fa cume se füdessi ul tò fradel
AMBRÖS – Ecco propi chi vurevi arrivà… vuraria dat dul tì cume tì de me le det a mì… cume dü fradei
PEREGO – Ma cert! Come no! Dam pür dul tì
MARIUCCIA – (sola) Anca dul tì… ma sa l’è diventà ciocch tütt a un bott ul mè padrùn? Sa l’ha bevü? L’aqua santa al post dul lacc?
PEREGO – E ades cara la mè tusa, vist che te set rivada chì, fam vidè un pu i cünt du la cà… (ad Ambrogio) e ti stà atent… drizza ben i urecc e… spara cume da cuntratt! ( Perego si siede alla scrivania e Ambrogio alla sua sinistra e Mariuccia a destra)
MARIUCCIA – (leggendo sul libro della spesa) Pan… tri franch
PEREGO – Tri franch par ul pan?
MARIUCCIA – l’è aumentà de növ
AMBRÖS – Ma indua ca l’è aumentà…? Se l’è mai calà?
MARIUCCIA – Capell da pret… vott franch
PEREGO – Vott franch par ul capell da pret?
AMBRÖS – Orcu sciampìn!
MARIUCCIA – l’è aumentà de növ
PEREGO – Ul capell?
MARIUCCIA – No
PEREGO – Ul pret?
MARIUCCIA – Ma no… la carna…l’è aumentada… pomm da tera, fasö e erbiùn… cinq franch… pulastar sett…
AMBRÖS – L’è tropp… l’è tropp… l’è tropp! Orca sidela!
MARIUCCIA e PEREGO – (all’unisono) Cus’è ca l’è tropp?
AMBRÖS – Ul pan l’è mia aumentà… la carna tanto menu… Ul pulastar pö… (a Perego) te set tì un pulastar, caro mio!
PEREGO – Cünta, cünta!
MARIUCCIA – Ma…
PEREGO – Tì cito! Lassal parlà!
AMBRÖS – Ma sa sevi lì mì dal cervelè! Ul pulastar te lè pagà cinq franch (litigando in crescendo)
MARIUCCIA – Tas, bruta bestia!
AMBRÖS – Parchè te vörat fa sü sto brav’omm?
MARIUCCIA – Ma sa ta disat sü cus’è? l’è mia vera!
AMBRÖS – T’è cüntà sü una gran sfilza da ball!
PEREGO – (separandoli e stando nel mezzo) basta! (poeticamente) Ma che bela sceneta da cumedia! Da una part la verità… e dall’altra la busia! E mì, ul cavalièr Perego Giuseppe in dul mezz… calmo e seren mè ‘na giurnada de primavera!
AMBRÖS – (ritornando la lite) Te l’è pagà cinq franch!
MARIUCCIA – Mì gò da respund dumà al mè padrùn!
PEREGO – Caro ul mè Ambros te m’è convinciü! Te set stà fort cume ul Garibaldi, ul brasc, e nobil mè ul Cavour, la ment! Bravo… T’è superà la pröva… Promosso a pieni voti! Ma adès va de là a lavatt che te set vunc mè un ratt! E te spüzat anca de grass! Va’! Va’! E .. ma racumandi… spara, eh!... spara senza pietà! (Ambros via) (sta andando via anche Mariuccia) No! Tì no! Sta chì!
MARIUCCIA – Al gà darà mia retta a quel balandran d’un spazzìn?
PEREGO – Tì pensigag no a quel là! Dunca, tì te fet la cresta al tò padrùn, eh?!, te robet al cavalirèr Perego Giuseppe, eh?!
MARIUCCIA – O sciur! Vurevi digh la verità
PEREGO – La verità (le accarezza la gola) Ma piasan i tò paroll
MARIUCCIA – Ma lü sciur padrùn al m’ha dit che par stasira…
PEREGO – Che bela ladra ca ma sun tirà in cà
MARIUCCIA – Capissi ca’l vör truvà una scüsa par licenziàm
PEREGO – Mì? No! Al ma passa nanca par l’umbrìa dul cervell
MARIUCCIA – Mì sunt una tusa unesta
PEREGO – Sì, sì… quanto te ghet in du la cassa da risparmi?
MARIUCCIA – la praivasi…
PEREGO – Cata mia scià ball
MARIUCCIA – Quindasmila franch
PEREGO – Bravissima! Te guadagnat settcent franc al mes…e te set al mè servizi da circa vott mess… brava… te ma piasat… grandissima risparmiadura, eh!?
MARIUCCIA – Ho eredità
PEREGO – Eredità? Tì? Tè… ta do cent franc par la tua facia de tola: ma piasan i tò busii, diman ancamò… te i e pagarò…
MARIUCCIA – Capissi che ul sciur al gà no fiducia de mì
PEREGO – Fiducia? Eh!? Fam no diventà matt…. Tirum mia föra di strasc… Va’… püttost te fai quel che t’ho dì mì par stasira? I mè urdin hinn stai ben rispettà?
MARIUCCIA – Oh! Quel lì sì, certament!
PEREGO – Brava! Ul ris al gà dentar i cagnott?
MARIUCCIA – Sì
PEREGO – E i turt de quanti dì a hinn?
MARIUCCIA – Trenta dì
PEREGO - Oh! Ma hinn freschissim! E la carna cume l’è?
MARIUCCIA – Düra ‘mè la söra di scarp
PEREGO - Benissim! oh! Cume sun cuntent… che bela sorpresina che gavaràn i mè amis
MARIUCCIA - Però … se trata mia inscì i amis… mì gavarìa un’idea…
PEREGO – Che ta na frega di me amis? Imbruiona d’una imbruiona! Va’ de là, adès! (cantando a mò di ecclesistico) Non avendo più nulla da narrare ti prego vattene e più non disturbare (Mariuccia via) E adès speci propi che vegnan chì da mì i me amis e che vegna anca la mezzanott! Parchè chì lì hinn mia amis… no… in canaia, alter che amis… cunt la scüsa che incö a cumpissi i ann, a vöran vegnì scià in cà mia a festeggià! Vöran fà burdèll, baldoria, tiràmm i urecc… e mì ghe tirarò adrè aqua marscia! ghe farò una sorpresina… sì… ghe darò da mangià i avanz de una setimana fa… cunt sü la müfa e cun dentar i cagnott! E quand sonarà la mezzanott ghe disarò: Barbuni… a sii tanti barbuni senz’arte né parte… gà n’hoo assè di vostar salamelecch… andè föra di ball… via! Via da cà mea! E quand saran andà via tücc alura farò festa… balarò… cantarò… ciaparò una ciucca ca l’è asè meza… Ghe sarà de rid, vel disi mì!

Fine primo atto



ATTO SECONDO

Scena prima

(AMBRÖS, PEREGO )

AMBRÖS – Vegn scià, gran bürlandari che te set… vegn scià un bott che te la do mì la mösta
PEREGO – Te set adrè a parlà de mì?
AMBRÖS – No, sciur cavaliér, me permetarìa mai de duprà sti paroll cun tì
PEREGO – Alura sa l’è tüta sta trüscia che te ghet adòs? Forsi che un quaivün al t’ha schiscià la cua?
AMBRÖS – Ghe l’ho cun la Mariuccia … figüres, neh?! Che gò sentì dì: “Ul sciur cavaliér al sta no chì, l’ha cambià residenza da dü dì!”
PEREGO – E a chi ghe le diseva?
AMBRÖS – A un tal che’l parlava cun la erre moscia e, par dì la verità, al ma preva un pù moscio anca lü… l’eva una specie de fru fru
PEREGO – Cun la erre moscia? Fru fru? Ah! Ho capì! L’eva ul mè sart.. ghe l’eva dì mì a la Mariuccia de ciapà quela scüsa lì se la videva ul sart
AMBRÖS – Alura ghe sunt curü adrè..
PEREGO – Alla Mariuccia ?
AMBRÖS – Ma no… al fru fru … e ho incumincià a vusà: “O sciur… o sciur che’l se ferma! Sa l’è che’l vör dal cavaliér?” E lü al s’è fermà, al m’ha girà un pó aturna, al m’ha surìs e de risposta l’ha fai: “Gò chì ul cünt di so arretrà” “Che me le daga a mì che sunt un so amis” ghe fo…. E lü: “De cert…. Belleza mia, de cert… oh! Che bell’omett… te set libar stasira?” Mì natüralmente gò ditt de no e alura lü al m’ha mulà ul cünt l’ha girà ul cü e l’è andai via… E tè chì adès ul tò cünt… l’è perfina profümà… all’eau de Coulogne
PEREGO (prendendo il biglietto) Grazie! (triste) Püssè profümà d’inscì!
AMBRÖS – Me par che set mìa cuntent! Te ghè una facia!
PEREGO - Ma tì te set scemu ben! Ma t’è mia capì che sun stai mì che me sun racumandà cun la Mariuccia che la disess…
AMBRÖS – Una busìa… o cavaliér! Sa fa no inscì… l’è mia bell…
PEREGO - Oh! Par una busìa! Una busiéta!
AMBRÖS – Tì te m’è dì de sparà valt e mì ho sparà! Valtissim!
PEREGO – Sì però t’è culpì in bass…. Va be… lassémm a büi… (si toglie la vestaglia) Pütost damm ul mè vestì… l’è lì taccà sü visin a l’üsell
AMBRÖS – (scoppia a ridere) Oh! Par san Valentin! L’ha fai lü?
PEREGO – Beh!? Se ghè de rid inscì tant?
AMBRÖS – Al fa propi schivi! Par san Lurenz!
PEREGO – Oh bè! (solo) a l’incumincia a rump i ball sto ciurlandari chì d’un spazzìn! (alto) Vütum a mett sü ul gilet… dai
AMBRÖS – la sarà una bela impresa, par santa Prada!
PEREGO – Ahi! Fa’ no ul pistòla! Par san Vitùr! Sta attent a due te mettat i man!
AMBRÖS – Ohè! Te ghet un pu de lard che créss! Debordi!
PEREGO – Sa ghè ammò? A mì ma par de vess mìa püssè brutt di alter… a cunfrunt…
AMBRÖS – Te se guardet no in dul specc? Va’ che bella panscia… una bela göba e… i gamb a sa scunfundan cui piastrèll… Devi dì che ul tò sart l’ha fai un miracul! L’è propi un artista
PEREGO – Regordas che sunt un artista anca mì
AMBRÖS – Sì… a tutto tondo… scumeti che ul Giotto al s’è ispirà a tì nel fa la sua famosa “o”
PEREGO – Dì mia scemà… tas! E va da là a tömm la mia perücca növa
AMBRÖS – Una perücca? Una perücca? … e chì caviàsc che te ghè sü?
PEREGO – Ma va de là, crico de ges!
AMBRÖS – Una perücca? Creparò dul rid! Par san tupè! (via)
PEREGO – Uh! Che zigàgn d’un omm… a l’incumincia a nös…e pö sun mia inscì da sbatt via… ma par de vess no pussè brütt d’un altar

Scena seconda

(MARIUCCIA, PEREGO, SIGNORA CAZZANIGA)

MARIUCCIA – (entrando) Sciùr cavaliér!
PEREGO – Se ghè ammò!?
MARIUCCIA – (misteriosa) Ghè de là la sciura Cazzaniga ca la desidera parlà cun lü… in segret
PEREGO – La miè du quel cagazibett d’un Cazzaniga? Una inscì bela donna in cà mia? Femela no specià… Oh! Peccà che sia spruvist du la perucca növa… Fala vegnì ultra, va’!
MARIUCCIA – Che la se comuda, sciura (esce incrociandosi con la signora)
SIGNORA – Cavaliér
PEREGO – Sciura… ca la sa seta giò
SIGNORA – No! Gò pressa… cume fo a setàmm giò?
PEREGO – la ciapa quest chì (accenna al sedere) e la mett lì su l’utumana
SIGNORA – No, grazie… l’è no necesari… sto chì dumà un minüt
PEREGO – (solo) L’è ancamò pussè bela… tȇte à tȇte
SIGNORA – Se na dis du la mia visita chì… in cà sua, senza ul mè marì?
PEREGO – Se gò de dì?
SIGNORA – Sun staia sfaciada, vera?
PEREGO – Ma no! Sa la dis cus’è? Anzi… vedèla chì adès inscì visina… che squasi la ma üsma ul fià, par mì a l’è…
SIGNORA – Stamatina l’ha vedü ul sciur Cazzaniga, vera?
PEREGO – Vera (solo) ma sa la tira a man ul so marì par fa?
SIGNORA – Al vureva un prestito, vera?
PEREGO – Vera (solo) orcu sciampìn ul cumenda l’ha mandà avanti la so sciura par cercàmm i danè… e mì che credevi la fudess vegnuda chì par mì… bisognerà agì cun indifferenza
SIGNORA – Dunca…
PEREGO – Dunca… sì… ma l’è stada una roba vaga… un pur parlè, mè sa dis…
SIGNORA – Ul mè marì al m’ha dì…
PEREGO – (solo) al so cusa al t’ha dì, al so
SIGNORA – E alura mì me sunt permessa de vegnì chì senza nanca dighel
PEREGO – (ironico) sì, de nascundùn
SIGNORA – (sola) L’ha cambià ategiament, parchè? (alto) Mì la preghi, la scongiüri…
PEREGO – (solo) Nanca se te se desbiottat te do cinq ghei … a tì e a quel minciùn d’un tò marì
SIGNORA – (si inginocchia) Me ümili chì davanti a lü in ginugiun
PEREGO – (solo) Vedèm adès cume la bütta…(alto) sun tüt urècc
SIGNORA – Che’l ga presta nanca un franch al mè marì
PEREGO – (stupefatto) Ah! Ba! Oh! Sì… no… (con premura) Ma la leva s … che la sa seta giò, dai, la staga mia inscì scomuda… una sciura mè lee (la signora si siede quasi spossata dalla domanda)
SIGNORA – Me la giüra su quel che’l gà de püssè car?
PEREGO – (si slancia sul divano per abbracciare la signora, ma ella si alza e il cavaliere sbatte sui cuscini, poi un po’ stordito) Incö l’è ul dì di giürament
SIGNORA – Me la giüra?
PEREGO - Ghel giüri
SIGNORA – (sta per abbracciarlo poi si ferma) Grazie
PEREGO – Cert che par mì l’è un sacrifizi enorme, eh!? Refüdà un piasè a un amis inscì car come ul cumenda Cazzaniga… ma vöri no cuntradila… sia fatta la sua volontà… amen par i desmila franch
SIGNORA – Amen… ul fatto l’è che lü al sa no…no, ma fò mal a digal
PEREGO – Cus’è che so no?
SIGNORA – Ul mè marì al gà un difett urribil
PEREGO – Al beev?
SIGNORA – No…
PEREGO – al spend…?
SIGNORA – no…
PEREGO – al gà un amante…?
SIGNORA – No… Al va matt par i cavai da cursa
PEREGO – Cusa gò da sentì? I cavai da cursa…
SIGNORA – Sì… hinn diventà i so cumpagn preferì… al passa la sua vita insema a lur… la mè cà l’è piena de cavai
PEREGO – O cribbi?! E dua i a mett, in la stanza da lecc?
SIGNORA – No… l’è piena… sa fà par dì… una metafora
PEREGO – Ho capì… metà föra e metà dentar
SIGNORA – Ma no!
PEREGO – Scherzavi… ‘demm… par tiragh sü ul mural… cert però che stagh a drè a chì creatür lì… in mezz a quela spüza de marsc… viv cum’è i pomm da tera… in dul stràm
SIGNORA – Mì par cünt mè, me sunt privada de tanti robb… ho rinuncià perfina a tö un cachemire… al capirà
PEREGO – Capissi!
SIGNORA – (piangendo) e lü, inveci, ul sciur cumendatur Cazzaniga… al s’è regalà un poni
PEREGO – (le offre un fazzoletto) Oh! Pora martura dell’equitaziùn! (La signora sta per mettere via il fazzoletto) Ul panètt l’è mè
SIGNORA – (restituisce il fazzoletto) Ca’l ma scüsa
PEREGO – Scusava!
SIGNORA – Alura ghe le dà no quela soma, vera?
PEREGO – Ma nanca par idea! E pö cume podi refudà un piasè a una sciura cume lee? Ma ca la sa seta giò un bott…
SIGNORA – No grazie!
PEREGO – A sarémm pussè comud in dul parlà
SIGNORA – No a vo… parchè se ul mè marì al dübitass…
PEREGO – (esaltato) Oh! Ca la staga chì ammò… un minüt… dumà un minütìn! Ca la sa lassa cuntemplà (le gira attorno) ul so prufil bizantìn… ul so nas… al par fai sul mudel d’una statua greca… e sti öcc…. fai a mandurla… dulz… dulz… (le prende un braccio e la bacia fino al collo)
SIGNORA – O cavaliér! Lü l’è brütt, ma al sa parlà al cör d’una donna
PEREGO – Che bel cumpliment!
SIGNORA – E pensà che ul mè marì al suita a dì che sunt una donna finida
PEREGO – Sì, finida cun lü… ca la vegna scià pussè a la lüs che riessi a videla mei… inscì (le prende l’altro braccio e la bacia fino al collo) Che bei cavei… a paran tanti und dul lagh… sbarlüsisan mè nev al su… ma scunfundan u l’anima, i idei…
SIGNORA – Anca i so cavei però a hinn bei vapurus
PEREGO – (solo) La s’è mia curgiüda che gò in co la perucca… (alto) Be’ … insomma la natüra l’ha mia badà a spes… cun mì
SIGNORA – Oh! (sospira)
PEREGO - Oh! (sospira. I due stanno quasi per baciarsi quando entra lo spazzino)

Scena terza

(DETTI, AMBRÖS E CAZZANIGA)

AMBRÖS – (cantando con un parrucca in mano) Sono un barbiere di qualità…. Et voilà!
PEREGO – Propi sül pü bell!
AMBRÖS - L’eva adrè a cuntrulà i tunsili?
PEREGO - Fa’ no ul bamba
AMBRÖS - Oh! Ma andè pür avanti a fa i vost comud…
PEREGO - Burich!
AMBRÖS - A mì me dè mia fastidi!
SIGNORA– (imbarazzata) Sa l’è cus’è?
AMBRÖS – Questa chì? L’è la perruca dul cavaliér
PEREGO – Ma nanca par sogn! Mì porti mia da perrucch
AMBRÖS – Ma sì
PEREGO – Ma no
AMBRÖS – Ma sì
PEREGO – Tas un bott! Bestia!
AMBRÖS – Al m’ha dì de tasè… dunca l’è la sua
SIGNORA– (Soffocando il suo riso) O cavaliér! Lü al porta una perruca?
PEREGO – (incerto) No… sì… ma dumà quand ghè ul carnavà… quand ma metti in mascura (alla signora) La credarà mia diolmai ai balusad de quel om lì?
SIGNORA– (salutando) Mì devi andà… ghe’l disarò a nissün, ca’l creda… al po cüntà sü la mia discreziùn
PEREGO – (salutando) sciura… (solo) ah! Quela bestia d’un spazzìn al m’ha fai perd una uccasiùn impurtanta
MARIUCCIA – Sciur cavaliér! L’è drè arrivà ul cumendatur Cazzaniga
SIGNORA– (spaventata) Oh! Signor! Ul mè marì! Se ‘l ma tröva chì gà no pü du la bona
PEREGO – Cosa?
SIGNORA– L’è pussè gelus du l’Alfio du la cavalleria rusticana… La cuparà, sciur cavaliér! La cuparà!
MARIUCCIA – (imitando l’opera) Hanno ammazzato compare Turiddu… anzi no: compare Giuseppe, cavalier Perego ! Hanno ammaz…
PEREGO – Cito! Menagram!... Pütost cur de là a digh che ghe sunt no!
AMBRÖS – Bell’esempi! Ubligà sta bela tusa a dì i busìi (correndo alla porta) Sciur cumenda! Sciur cumenda! Ul so amis cavaliér l’è chì… chel vegna pür avanti
PEREGO – Ma te set scemu tütt (si nasconde sotto il tavolo)
SIGNORA– E mì sa fò?
MARIUCCIA – Che la vegna press a mì, de là in cüsina
AMBRÖS – Che’l vegna sciur cumenda, che’l vegna… (cercando) ma duv’è che’l s’è cascià? (lo trova) Ah! Te’l chì ul so amis (lo fa uscire dal nascondiglio)
CAZZANIGA – Bundì, car amìs! Distürbi forse?
PEREGO – (impacciato) No… no… s’evi drè a sortì.. te me fet cumpagnia?
CAZZANIGA – Sott al tavul?
PEREGO – Ma no! Ho sbaglià porta! Te’l set … l’emuziùn de videt!
CAZZANIGA – Passavi de chì e par cas me sunt dì… Vo sü dal mè amìs, al salüdi e ghe cerchi i danè par ul mè caval… inscì a ciapi dü piviùn cunt una fava… ho resunà pulito?
PEREGO – Sì, ma t’è fai i cünt senza l’ost
CAZZANIGA – Sares a dì?
PEREGO – Sares a dì che mì de danè ghe n’ho propi no! Quel afari che t’ho dì l’è ‘ndà in nagott… anzi, varda, sun pien da puff
AMBRÖS – (solo) de danè ghe no propi no (al cavaliere) Ma parchè te disat inscì? (al commendatore) Ghe n’ha, ghe n’ha de danè… e come! Ul fato l’è che’l vör mia prestài
PEREGO – Ma interessat di afari to!
AMBRÖS – Ma come, cavaliér?
PEREGO – Te’l giüri, car amis, che se gavessi anca dumà un franch te le darìa, cun tüt ul cör
AMBRÖS – Oh! Ma sa l’è tüt chì ul prublema (va alla scrivania)
PEREGO – Quel lì al sa no quel che gò e quel che gò no… sun propi a bulèta… m’è restà dumà un quai ghel par pudè mangià
AMBRÖS – (mettendosi tra i due) Voilà i desmila franch
PEREGO – Ma tì te ghet un quai fuco femmina che te spassegia in dul cervell
CAZZANIGA – Ma sa l’è sta storia?
AMBRÖS – L’è ul purtaföi dul cavaliér che mi ho truvà e che mì gò ripurtà
PEREGO – (confuso) ah! Sì… me l’evi desmentegà… desmentegà in dul casset… (solo) a l’è la mè disgrazia sto spazzìn chì (scaglia il portrafolgio al commendatore) Tè! Ciapa ul valsente
CAZZANIGA – (mettendo il denaro in tasca) Senti già ul prufüm du la vitoria
PEREGO – E mì senti ul prufüm du la scunfitta!
CAZZANIGA – Car ul mè amis, mille ringraziamenti!
PEREGO – Mille non c’è di che
CAZZANIGA – Sa vedum stasira, alura… gò un pu de pressa (Prende il suo cappello e vede l’ombrello della moglie) Oh! Ma varda un pu tì! Che surpresa!
PEREGO – Cricu de gess! L’ha desmentegà l’umbrela
CAZZANIGA – (tornando indietro) Da chi l’è?
PEREGO - Varda!... (si allontana veloce) ul mè papagal!
CAZZANIGA - (prendendolo per il bavero) T’ho dumandà da chi l’è!?
PEREGO - (imbarazzato) L’è… l’è… un umbrela!
CAZZANIGA - Al vedi anca mì che l’è un umbrela… t’ho dumandà de chi l’è
PEREGO - L’è… l’è… d’una mè nevudina… un regal che duvarìa fagh par i so vint’ann
CAZZANIGA - (pensieroso) Sa l’è inscì…
AMBRÖS - Che’l ga creda no… l’è drè a cünta sü di gran ball
CAZZANIGA – Come?
AMBRÖS – a l’è un umbrela d’una sciura che la purtava anca un capel negar smuntà
CAZZANIGA – Un capell negar smuntà? Cumpagn de quel du la mè dona
PEREGO - Ma no! A l’è ul fuco femmina che…
AMBRÖS – e cunt un sciàl bianc ricamà
CAZZANIGA – Istess de quel du la mè dona… che cuincidenza!
PEREGO - Ma no! L’è sempar ul fuco femmina che…
AMBRÖS – e pocch prima ul sciur cavaliér al ghe vardava i tunsili… oh! Al duveva vidè che ugitt che’l ghe faseva… e cun la perruca…eh! Quela bela dul carnavà
CAZZANIGA - E duva l’è sta sciura chì?
PEREGO - Ta spiegarò tüscoss
CAZZANIGA – Cito tì! I spiegaziùn i a vöri da lü… parchè tì (allo spazzino) te disat sempar la verità, vera?
AMBRÖS – sempar!
CAZZANIGA – Dunca, parla! Dua l’è sta sciura?
AMBRÖS – Sta sciura l’o vista… ma adèss so no dua la sia andada
PEREGO - (solo) Respiri! Ul fuco femmina l’è sparì
CAZZANIGA – Turni a cà de cursa e se la mè miè la gà mia l’umbrela (esce)
SIGNORA – (entrando) La porta l’è sarada e ghè no la ciav… cume fò ad andà föra? (Vede lo spazzino) Oh ancamò lü (via)
AMBRÖS – Oh tela chì… tela chì
PEREGO - Ghè riturnà ul fuco
CAZZANIGA – (rientrando) Dua l’è? Dua l’è?
PEREGO - Fa mia paiascià, par piasè, che te set in cà mia
CAZZANIGA – Tì te tegnevat in cà tua la mè miè…
PEREGO - Te sa sbagliat de gross

Scena quarta
(entra Mariuccia con lo scialle ed il cappello della signora Cazzaniga. Lo scialle le copre il volto)

(GLI STESSI)
AMBRÖS – La s’è scürtava
MARIUCCIA – Ciao zietto!
PEREGO - (solo) Mariuccia! O che tusa intelligenta e scaltra
CAZZANIGA – (gli si avvicina) Che?
PEREGO - Nient! Disevi a la me nevudina… parchè sta tusa chì l’è la mè nevudina… vera?... ciapa un taxi e saluda ul tò om par mì… cun sentiment
MARIUCCIA - Sì, zietto (accenna ai soldi) par ul taxi
PEREGO - Ghè i ho no! Quel burich d’un spazzìn me i ha fregà
MARIUCCIA – e alura senza (accenna ai soldi) mì a scuprissi i altaritt
PEREGO - No! tè… m’è restà quaicoss
MARIUCCIA – Grazie, zietto… se vedum dopu (accenna sempre ai soldi)
PEREGO - Prego, sanguisughetta
MARIUCCIA – (spostando bruscamente sia lo spazzino che il commendatore) Pardon, la mè umbrela… che bel regall, zietto!
CAZZANIGA - (meravigliato le porge l’ombrello) Sciura…(Mariuccia esce accompagnata dallo spazzino) Mah! La sarà propi so nevuda? Mah! Vist che l’è mia la mè miè…
AMBRÖS – Che’l varda che questa chì l’è no quela de prima
CAZZANIGA – Cus’è?
AMBRÖS – Quell’altra l’eva pussè valta, men resciava
PEREGO - Ghè turnà a ultra ul fuco
CAZZANIGA – (solo) Al sarà vera? Boh! Comunque se ghè sott un quai imbroi al vegnarò a savè… gò i mezzi par fall (forte allo spazzino) Tì… fra des minüt te speci al bar chì sotta… cent franch par tì se te ma disat la verità
PEREGO - (al commendatore) Dai, fa no quela facia da füneral… a ghè andà a post tuscoss… o no?
CAZZANIGA – Insomma
PEREGO - te finì da fa ul gelus? Dimm un pu … chi te vörat imità adèss… l’Alfio o l’Otello?
CAZZANIGA – Ta dumandi scüsa… dubità d’un caro amis ‘mè tì… ul fatto l’è che mì sunt un omm de vita e… cugnossi cumè gira ul fümm
PEREGO - Capissi mia
CAZZANIGA – Ta spieghi… mì cui donn sunt un… vulcano
PEREGO - eh?!
CAZZANIGA – Sunt un fögh… gò dentar chì una lava…che la deborda… una lava di sesso
PEREGO - Oh dai!
CAZZANIGA - sì, cun mì i donn gan mia resistenza… cedono
PEREGO - Oh la peppa! Ta cugnusevi no come ul novello Casanova
CAZZANIGA – A gò un fascino latino che i e tramurtìss
PEREGO - Ah!... anca ul fascino latino, adès… ma se la tò miè la se corg?
CAZZANIGA – La sa corg no… mì cugnossi tütt i trüch de stu mund… varda una volta gò dì: me senti un sbrisighìn chì sül brasc… vo dal dutur a famm cürà… e ul dutur l’eva la mia amante… te capì?
PEREGO - Sì, ma riessi no a capì la tua gelosia
CAZZANIGA – Quela lì l’è un’altra roba… lì se tratta de difend ul mè unur, la mia rispettabilità, cume marì e cume cumendatur…
PEREGO - L’è ben strano ul tò ragiunà… sta atent che un quai dì te ricevaret pan per focaccia
CAZZANIGA – L’è no pussibil, la mè dona la sa azzardaria mai a mettum i corni
PEREGO - Come te fet a vess inscì sicür?
CAZZANIGA – Parchè se vegni a savè che la mè miè la ma tradis, anca dumà cul penser…. Ghe mettarìa nanca un segund
PEREGO - A fa cus’è?
CAZZANIGA – A mazala… prima lee e pö l’amante… pam, pam, pam
PEREGO - O madonna! Anca l’amante… Me vegn la pell de galina
CAZZANIGA – (solo) A l’è diventà bianc cume un pagn de bügada… che ghe sia davvera sott un qualcosa che so no? (forte) Dunca mì a vo… In guardia!

Scena quinta

(PEREGO, AMBRÖS E MARIUCCIA)

PEREGO - (allo spazzino che rientra) Te vist cusa t’è cumbinà? Cun la tua lapa che la parla par nient?
AMBRÖS – Ma mì ho dì duma la verità… secondo accordi
PEREGO - Ma che accordi d’Egitt… mì te licenzi… e te smamat immediatament…
AMBRÖS – Dam prima la penale e pö smami, cume te vörat tì
PEREGO - Desmila franch? Ma propi no… pütost me fò monaco buddista
AMBRÖS – Pensigh un pu sura… intant mì a vo a fa una spaseggiadina… in dul bar chì de bass… a buon intenditor poche parole (via)
PEREGO - Va’, va’… balabiott (solo) Che idea! Uh che idea che m’è vegnüda… (rientra Mariuccia)
MARIUCCIA - Gò ripurtà l’umbrela a la sciura Cazzaniga… Par ul mument l’è salva… L’eva tüta stremida e la tremava mè na föia… a l’ha da vess un bel rospo ul so marì
PEREGO - E anca un assasìn
MARIUCCIA - O mama! Che me la disa no, sciur cavaliér, che vo par tera
PEREGO - Inveci t’al dis…
MARIUCCIA - O mama! (fa per svenire)
PEREGO - Cun mì la taca no, dai… fa’ no la tuvaia… setas giò se te set straca, e scultum ben
MARIUCCIA - La sculti
PEREGO - Sent… tì incö te fai una roba magistrale.. e mì gò avü na grande idea… varda… ma par d’avè un quaicos de mefistofelico in di öcc
MARIUCCIA - Al gà un brüschìn in di öcc?
PEREGO - Ma no! L’è una manera de dì
MARIUCCIA - Ah!
PEREGO - Nüm devum reüssì a fa crudà i mür de Gerico
MARIUCCIA - Parchè al vör trà a bass i mür? Ghe impedissan la lüs?
PEREGO - Ma no! L’è una manera de dì
MARIUCCIA - Ah!
PEREGO - Come te trövat ul mè amìs Ambrös?
MARIUCCIA - Par dì la verità l’è mia mal.. a part quel suo ustinass cun la verità
PEREGO - Sunt cunten che te la pensat inscì… parchè mì vöri incruzà la razza… vöri datal in spus
MARIUCCIA - L’è una manera de dì
PEREGO - No, no.. stavolta l’è la realtà
MARIUCCIA - Ma mì so no..
PEREGO - Cito!
MARIUCCIA - a parli no
PEREGO - Te vedat, Mariuccia, tì te ghet la stoffa de la Lucrezia Borgia
MARIUCCIA - Ma chi l’eva?
PEREGO - Vüna che la mazava i marì
MARIUCCIA - No, no… mì vöri no vess complice d’un delitto… vöri no spusàl e pö mazaàl
PEREGO - Cito!
MARIUCCIA - a parli no
PEREGO - appunto! Parla no! Prima lasum spiegà… Dunca… mì te cuncedi l’Ambrös dumà se tì te ghe faret imparà a vess busard e fals, traditur e disunest… mè ul tò carattar del rest
MARIUCCIA - Sa fa par dì
PEREGO - No, no… sa fa sül seri… se te ghe riessat, la tò furtüna l’è sicürada… e adès va, fal diventà busard, gentil, leccapè… Ma racumandi, Mariuccia: busard, gentil, leccapè… (via)
MARIUCCIA - Fagh imparà a dì busìi? Che strana idea! Chi robb lì de solit se imparan no… a vegnan da par lur!


Fine secondo atto



ATTO TERZO

Scena prima

(AMBRÖS, MARIUCCIA)

AMBRÖS – Ul cumendatur Cazzaniga l’è propi un galantom! Al m’ha prumetù cinqcent franch se ghe fo vidè la dona che l’eva chi dal cavaliér! Ciumbia! Se la cati – gò dì – ve la porti immediatament… Inscì cinqcent da una part, milla dall’altra me metti via la dote e me spusi anca mì… A pruposit de spusas… Sun drè a legg la bela storia dei Promessi sposi… cummoventa! E che donna la Lucia! Come la ga tegn testa all’Innominato! Ah! Vurarìa truvà anca mì una dona cumpagna!
MARIUCCIA - Ah! Te set chi?! Seri drè a cercatt dapertütt
AMBRÖS – Sunt drè a legg, lassum in pas
MARIUCCIA - E cosa te leggiat da bel?
AMBRÖS - T’ha riguarda no
MARIUCCIA - Parchè te disat inscì? Te me odiat fino a tal punto?
AMBRÖS – No mi t’odi mia… ma se te suguitat a dì busìi te podaret no vess una mia amisa
MARIUCCIA - Fa’ no ul pantèla, dai… (A. si allontana) E sta chì visìn a mì… dua te vett? Inscì sa parlarà pussè ben
AMBRÖS – Devi legg… gò mia temp de parlà
MARIUCCIA - Oh bela! (gli strappa il libro) famm vidè un pu… I promessi sposi… oh! Ma l’è vegg cumè ul Carlo cudiga
AMBRÖS - Fa nagott se l’è vegg… ghè sempar modo da imparà quaicoss
MARIUCCIA - E tì cus’è che te vörat imparaà?
AMBRÖS - (con trasporto) L’amùr
MARIUCCIA - O santa Genueffa dul Cantun tisìn! Ma l’amùr al sa impara mia in sui libar
AMBRÖS - No?! E in dua, alura?
MARIUCCIA - Vegn scià che ta l’insegni mì
AMBRÖS - No… podi no imparà l’amùr cunt una dona visìna
MARIUCCIA - Tè! L’è la prima volta ca’l senti (lo solletica sotto il collo)
AMBRÖS - No! (si allontana)
MARIUCCIA - (c.s.) Te ghè no piasè?
AMBRÖS - Disi mia quest… ma… te me fet i ghilitti (si allontana e legge) Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma …
MARIUCCIA - (gli ruba il libro e lo butta sul divano) Basta! Pussibil che un bel omm cum’è tì al gabbia bisogn de legg una storia de mila an fa?
AMBRÖS - Ma come farò a imparà alura?
MARIUCCIA - Te spieghi mì tuscoss
AMBRÖS - Ma dai?! E te imparà anca tì coi promessi sposi?
MARIUCCIA - No! Cun la rüera
AMBRÖS - Davvera?
MARIUCCIA - (solleticandolo) Cert!
AMBRÖS - (si allontana) No!
MARIUCCIA - O santa puccia! Te pias no?
AMBRÖS - Sì… ma vöri savè cume va a finì la storia
MARIUCCIA - (lascia cadere un fazzoletto) (sola) Quest chì al funziona sempar… (entrambi cercano di raccoglierlo e rimangono faccia a faccia)
AMBRÖS - Pardon! (si allontana veloce rinanendo però in ginocchio)
MARIUCCIA - Oh! (delusa) L’è pussè dür dul manich du la sò scua
AMBRÖS - Tì te set adrè a famm sü, inscì dopu te vet dal cavaliér e te me denunciat
MARIUCCIA - No!
AMBRÖS - E dopu lü al ma licenzia
MARIUCCIA - Ma no! ( con seduzione) Ma scapa no, benedetto fiö! (lo solletica scompigliandogli i capelli) Ta l’ha mai dì nissün che te set un bell om?
AMBRÖS - Sì… (ci pensa) La mia mama… quand la ma petenava la banana in sül cò e la ma faseva la schirela
MARIUCCIA - Dumà la tua mama?
AMBRÖS - (ci pensa) No!... Anca ul mè barbè… quand al ma metteva a post ul züff dopu che’l ma rügava sü i cavei cunt ul sciampo… Al m’ha dì una volta: (alla fru fru) te’l set che te ghet un bel co, bellino, bellino, bellino? Perché te fè no l’abunament!? Una seduta la ta costa un franch… trenta sedute in dumà cinquanta franch… E mi ho fa l’abunament! A gò sì o no un bel cò?
MARIUCCIA - Sì… da rembambì propi… (lo butta sul divano e gli va addosso) Te ghet paüra de mì?
AMBRÖS - Un pu sì
MARIUCCIA - E parchè?
AMBRÖS - Parchè ma senti … ma senti … tütt sott sura… e…
MARIUCCIA - E…?
AMBRÖS - E se ta vuressat… (accenna al solletico solleticando lui stesso la gola di M. )
MARIUCCIA - (si scosta) Ad una cundiziùn sola
AMBRÖS - Quale?
MARIUCCIA - Che ti te fagat mia la spia al cavaliér ma…
AMBRÖS - Ma alura sun scià de dì i busìi
MARIUCCIA - Oh! Santa pulenta! Par una quai busietta! Sa ghè de ma?
AMBRÖS - No, no… l’è che dopu a diventi mè tì
MARIUCCIA - Parchè? A ta pias no come sun fada?
AMBRÖS - L’è mia quel…
MARIUCCIA - (lo solletica) e alura sa l’è?
AMBRÖS - Mmmm…
MARIUCCIA - (smette il solletico)
AMBRÖS - Mmmm… perché hai dismettuto?
MARIUCCIA - Parchè te set un brocch…
AMBRÖS -- Ta preghi… va avanti a fa… (fa segno il solletico)
MARIUCCIA - Tì te m’è ufendü
AMBRÖS - Ah! T’ho ufendü? Ho dì dumà la verità…
MARIUCCIA - e cioè?
AMBRÖS - che tì te set una ladra… Te se regordat no?… quand te ghè dì al cavaliér che ul pulastar al custava sett franch…
MARIUCCIA - Oh! A l’è par quel? Ma l’è par la festa de stasira
AMBRÖS - Cata mia scià di scüs… adès ho capì tüt ul tò da fa
MARIUCCIA - Ma no… a l’è ul cavaliér… al vör uffrì ai so amis tüta roba marscia… ma mì sun mia disposta a passà per una dumestiga sciattòna e inscì ho svalzà un pu i prezzi per tö roba fresca e genuina… senza fam acorg …
AMBRÖS - Ah! L’è par quest? Oh alura te set unesta… te dumandi scüsa par quel che t’ho dì prima… cià femm la pas (tenta di abbracciarla)
MARIUCCIA - (divincolandosi) Oh! L’è mia unest però brasciàas sü senza prima cugnossas
AMBRÖS - (c.s.) Alura cugnussemas… prima (la butta sul divano)
MARIUCCIA - (grida) Ah! Orca sidela!
AMBRÖS – Se ghè? T’ho fai ma?
MARIUCCIA - No, a m’è bürlà in tera la pignata e in dul andà a catala sü ho ciapà dentar ul spigul du la cüsina… gò chì ul brasc tüt murell… varda… (si rimbocca la manica)
AMBRÖS – O beata pignatta! Po… podi vidè? (le prende il braccio)
MARIUCCIA - Pian… string mia inscì fort
AMBRÖS – Oh! Cuma l’è delicà… morbid… lisc… mè la pell dul cunili
MARIUCCIA - Che bei paroll… te vedat che anca senza libar te set bun de rumanticheggià?
AMBRÖS – A capissi pü nient… gò ul cò tütt in baciocch
MARIUCCIA - Va’ là… lifrocch (sola) Al’eva ura!
AMBRÖS – (partendo dalla mano e andando verso il volto) mm… mmm… dam un basìn, ta preghi! Mariuccia! La tua boccuccia! (si sente un fischio)
MARIUCCIA - Dervìs un pu la finestra
AMBRÖS – (va ad aprire) te ghè cald?
MARIUCCIA - No! A l’è un segnàl! Al vör dì: Mariuccia, ul tò padrùn l’è andà via, podi vegnü sü da tì?
AMBRÖS – Porca sidela… ma chì l’è quel vilan che’l zifola?
MARIUCCIA - L’è ul mè murus
AMBRÖS – Come? Tì te ghet ul murus? Ma mì… mì…
MARIUCCIA - (sola) Adès al s’ciopa!
AMBRÖS – Ul tò mu… mu… mu..
MARIUCCIA - Ma sì… ul garzùn dul prestinè chi sotta… e quand dervi la finestra al vör dì: te podat vegnì sü parchè ul padrùn l’è mia in cà
AMBRÖS – Per santa gelusìa… e tì te me fai dervì a mì la finestra? (va a chiudere) Ma mì la sari sü sübit
MARIUCCIA - (sola) Gà l’ho in pügn (alto) Vurevi mia dital parchè l’è una roba delicada… persunal… Lü al m’ha dumandà in spusa
AMBRÖS – Eh no… anca mì… te na parlarò
MARIUCCIA - Tì? Famm mia rid un bott… te set tropp un impiaster
AMBRÖS – Mì? Mì ta farò vidè cosa sun bun de fa…
MARIUCCIA - Lassa perd che l’è mei
AMBRÖS – No, no… diventarò anca mì cumè lü
MARIUCCIA - Ma lü l’è svéli
AMBRÖS – Diventarò anca mì svéli
MARIUCCIA - Lü l’è fort
AMBRÖS – Diventarò anca mì fort
MARIUCCIA - Lü l’è fürbo
AMBRÖS – Diventarò anca mì fürbo
MARIUCCIA - Lü l’è busard
AMBRÖS – Diventarò anca mì bu… ah no… busard no… a l’è impusibil
MARIUCCIA - Alura dervis la gelusìa
AMBRÖS - (solo) La gelusìa, la gelusìa…. Magari podarissa dervila o sarala mè fudess una persiana…
MARIUCCIA - (sola) l’è cott!
AMBRÖS - Ma a tì cusa t’ha fa se disi la verità?
MARIUCCIA - Al m’ha fa tantissim… parchè quand mì sarò vegia, quand la mè pell la sa risciarà tüta quanta, e la me facia la sarà piena de rügh e i mè öcc bisenfi… a vurarià no che ul mè spus al m’ha disess… Mariuccia te me fet schivi dumà a videt!
AMBRÖS - Ma mì te’l disarò mai
MARIUCCIA - Alura te disaret una busia
AMBRÖS - sss…. No! Mai! Una busia mai!
MARIUCCIA - però quand se trata da mia ufend la persona che la te sta a cör … una busia… piccula piccula… anzi… quand se tratta de fa cuntent chi t’ha vör ben… (lo accarezza)
AMBRÖS - (debole) In effet… (esita) me pias quando te me fet i ghilitti…
MARIUCCIA - ma se sa disess sempar la verità sa pasarìa ul temp a bütàs in facia dumà parulasc e ingiüri… te capisaret che l’è mia una vita tantu bela… (sempre accarezzandolo)
AMBRÖS - Ma… cert… che… (risoluto divincolandosi dalle carezze) no! Mi de busìi na disarò mai e pö mai
MARIUCCIA - (sola) Podi no daghela vinta… se perdi me ciamarò pü Mariuccia (alto gettando un grido) Ahi! Ul murèl!! Ahia che mà! (mostra sotto il naso di A. il braccio)
AMBRÖS - Cià! Fa’ vidè! (riprende ad accarezzarlo e poi lo bacia)
MARIUCCIA - (si scosta bruscamente) Se ta vuressat, quél brasc chì al sarìa tò
AMBRÖS - E par avegal duvarìa dì una busia?
MARIUCCIA - Ghè nient de mà… (lo solletica)
AMBRÖS - (deciso) No… una busia mai… te saludi! (si stacca)
MARIUCCIA - (sola) Se’l gavrà in di ven quell’om lì?
AMBRÖS - Che peccà… però… a l’è na gran bela popola! (via)

Scena seconda

(DETTI E PEREGO)

MARIUCCIA - (sola) Ghe riessi no, ghe riessi no….
PEREGO – Alura, t’è uttegnü un quaicoss da quel pelabrocch là, sì o no
MARIUCCIA - A l‘è pussè dür dul manich du la so scua…. Ghe riessi no, ghe riessi no… mì a desisti
PEREGO – Cus’è? Te se tirat indrè già mò? Ta ricugnossi pü
MARIUCCIA - l’è mia culpa mia, mì ghe l’ho messa tütta
PEREGO – No, no… t’è mia fai assè
AMBRÖS - ghè rivà una letra… urgentissima… par ul cavaliér Perego Giusepp
MARIUCCIA - Umm… Cuma l’è profümada! Al par sandalo
AMBRÖS - profumo di scandalo… altar che sandalo (esce)
PEREGO – A l’è du la sciura Cazzaniga… du la bela, graziusa, generusa sciura Cazzaniga (mentre pronuncia queste ultime parole compie un giro con entrambe le braccia, M. lo imita)
MARIUCCIA - Oh! (sola) Che facia da salam ghè vegnü… adès ghe ciapa un infarto (forte) Sü. ‘ndem! L’è dumà una letra….
PEREGO – (rianimandosi e leggendo) “Tutto è perduto” cusa l’è che l’è perdutto? “Ul mè marì al sa ustina a vurèm purtà a la tò festa… Al s’è mettü in combutta cul tò spazzìn che l’ha giürà de ricugnoss la dona che l’eva in cà tua”
MARIUCCIA - O santa Barbara! Ghe sarà un macel!
PEREGO – “Post scriptum… vöri no vess disunurada… salvum par piasè… ne va du la vita…” se devi fa? Orcu sciampìn! … “Ho soppresso ul mè marì…” Urca che dona… ha soppresso ul marì…
MARIUCCIA - Ma no… ho sorpreso…
PEREGO – Ho sorpreso ul mè marì… peccato, a g’hinn pü i donn d’una volta…. Eh! … “Ul mè marì a l’è adrè a lüstrà la rivultela….” La rivultela no… mì sun bun de tirà dumà i frecett!
MARIUCCIA - Ghe sarà una carneficina!
PEREGO – E mì che riessi no a cunvinc quela bestia…
MARIUCCIA - a dì i busìii? A l’è impusibil… l’è püssè gnücch d’un mül
PEREGO – La verità, la verità… la ma purtarà drizz a la tumba (si inginocchia. A M. che si è inginocchiata pure lei) Se te fet cus’è?
MARIUCCIA - A preghi insema a lü
PEREGO – Gò mia bisogn de tì… püttost mì te paghi parchè ti te lavurat… va da là a netà la cüsina… va’… va’… so pregà in de per mì
MARIUCCIA - Vedi che’l me trata mè na serva… dopu quel che ho fai par lü (quasi piangendo)
PEREGO – Cun mì la taca no… te ghet la lacrima tropa facila
MARIUCCIA - (singhiozzando) Se ul sciur al cred che faga finta al sa sbaglia da gross… mì sun sincera…
PEREGO – sì… sta atenta che ul nas al ta sa slunga giamò… dai, dai…
MARIUCCIA - Sun propi l’ültima röda dul car
PEREGO – Va pür avanti a piang che ta diventan pussè bei i öcc
MARIUCCIA - Mì a vo de là… ma… (piange esageratamente) ma se trata mia inscì una dona da servizi cume mì… (sta per uscire poi ritorna sui suoi passi e con cipiglio) al ma dev dà cent franch
PEREGO - Sa ga no da sentì ammò? Mì sunt in debit cun tì?
MARIUCCIA - ul taxi
PEREGO – Ul taxi?
MARIUCCIA - Sì, ul taxi che la so nevudina l’ha ciapà par andà da la sciura Cazzaniga
PEREGO – Ah! La sciura… ma regurdavi pü
MARIUCCIA - Mì a speci (facendo cenno al denaro)
PEREGO – Tè, tè! Sufegaperdè… (campanello) mì ghe sun par nissün (M. via) (solo) Sunt in dul bel pastizz… quell’asan d’un Ambrös al spuiarà ul so goss cul Cazzaniga e mì ghe n’avrò pü du la bona… Cricu de gess! Ah! Una busieta innucenta la var pussè d’una immensa verità … pussibil che l’è mia bun da capila quel buricch d’un Ambrös? … par esempi… se mi disessi ad un amis… ma par da vidè spuntà sül tò cò un para da curnitt… lü al ma casciarìa via a pescià in dul de drè, al ma vusarà drè di gran paroll! L’amicizia la saltarìa… quest chì l’è l’effett du la verità… Mettèm cas inveci che mì disessi ad una sciura che ho pena vist fa i corni al so marì: Sciura desmeterò mai de elugià la sua virtù, la so mudestia, la so unestà…. Quale sarà la so risposta? La ma disarà… Sarò in obligh cun lü, par tüta la mè vita… e quest chì al sarìa l’effet du la busìa… Ul mund al va inscì… e mì pudarò mai cambiàl… né mì né la Mariuccia né l’Ambrös… Bisogna vardà in facia la realtà… savè che la lüna in dul pozz l’è dumà un riflèss…e basta!... e casciàsala mia se sa po no catà la lüna, bisogna savè vardà a la realtà… e cuntentàs du l’aqua
MARIUCCIA - A la porta ghè una sciura che la sa fa ciamà Irina e che la cerca dul sciur…
PEREGO – Dopu quel che m’è capità incö gò propi mia vöia da avegh a che fa cui donn…
MARIUCCIA - La m’ha dì che sa trata de una visita de curtesìa..
PEREGO – No, no… de curtesìi incö ghe n’ho già avü assè… vurarìa mia che’l vegniss in gir diolmai un quai marì e … pam, pam, pam…
MARIUCCIA - Ma l’è una veduva
PEREGO – Te set sicüra?
MARIUCCIA - certament
PEREGO – Dunca ul marì l’è…
MARIUCCIA - Mort (si mette in ginocchio. Il cavaliere la imita tentando di abbracciare M. che le dà uno schiaffo sulla mano)
PEREGO – Ahi! Che dulùr!
MARIUCCIA - Par la veduva?
PEREGO – No, par la man!
MARIUCCIA - alura, sciur cavaliér, la fò vegnì innanz?
PEREGO – E tì fala vegnì avanti
MARIUCCIA - La vegna sciùra… ul cavaliér l’è chì che la specia

Scena terza

(IRINA, PEREGO)

IRINA – Ca’l ma scüsa, sciùr cavaliér, se sun un pu invadenta… la distürbi forse?
PEREGO – La sa figüra, sciura… lee l’è veduva… vera?
IRINA – Pürtropp… sì
PEREGO – Bene, bene… sun cuntent ….
IRINA – Come? L’è cuntent che mì sun veduva?
PEREGO – Sì… cioè no.. vuressi dì… beh insoma, gò piasè che la sia rivada chì in sta cà …
IRINA – Ah! Ho capì… Lü al sa dumandarà cume mai mì gabbia vü la facia tosta de vegnì chì, suponi…
PEREGO – La suposta l’è giüsta… ma che la sa seta giò…
IRINA - Grazie… (siede) Dunca … par prima roba me presenti… Mi me ciami …

IRINA – No, quel lì l’è un nomm de battaglia… ul mè nomm vera l’è Spinazzi Carla vedova Broccoli… ul mè marì al faseva…
PEREGO – el verdüré de Porta cicca
IRINA – No!
PEREGO – Come no? Broccul lü, spinàzz lee…
IRINA - Ma no, se gh’entra? Mè marì l’eva l’avvucat Broccoli Egisto e mì, quand lü l’eva ammò in vita (si segna) mì… mì… ah! (si asciuga una lacrima) povar Egisto, che fin grama che te fai!... Al s’è bütà giò dal Punt du la Ghisolfa
PEREGO – Ho capì… a l’imbrucava nanca una causa… e alura…
IRINA – No, no… par quel no… a l’eva vün di avucat püssé bravi de Milan…
PEREGO – E alura?
IRINA – alura… al s’è mazzà par causa mia… (piange)
PEREGO – Va beh! Uramai l’è fada… che la sa dispéra no, sciùra Erburina…
IRINA – Spinazzi, prego…
PEREGO – Ca la ma perdona, sciùra… ho sbalià verdüra
IRINA – Al ved (si alza) … ul rimors, dopu dü ann, l’è chì ancamò che’l ma prüsna (si batte il petto) e al ma lassa no quiéttà… l’è par quest che mì sun vegnüda chì da lü, sciur cavaliér
PEREGO – O bella! Ma se gh’entri mì? L’ha ma scambià par un dutur che’l cascia via ul prurito? O par un pret che’l cascia via i rimors?
IRINA – Ma spieghi… mì gavevi un pu a nös de fa la sciura Broccoli, miè du l’avucat… inscì, par disperdum un pu via, ho fità un lucalin… a Varés … un pied a terre… duve davi ul puntel a tanti giuvinott … me fasevi ciamà Irina per l’ucassiùn e…
PEREGO – Sa sa … l’ucasiùn la fa l’omm ladar e la donna..
IRINA – La donna l’è stada suprafada
PEREGO – da l’uccasiùn
IRINA – no dai giuvinott… e ma sun perduda
PEREGO – Va ben… sun cumòs par la sua testimonianza e la sua cunfessiùn…. ma riessi nammò a capì parchè l’è vegnüda chì da mì
IRINA – Insomma… s’evi cumè una canna sbattüda dal vent… un pu de chì, un pu de là, un pu de chì, un pu de là
PEREGO – e gh’eva tantu vent che la sbatteva…?
IRINA – Tanto, tanto… finchè un dì ul mè Egisto l’è vegnü a savél
PEREGO - Che gheva tantu vent?
IRINA - Sì… e… par la vegogna al s’è suicidà… ed eccu, adès, mì vöri riparà…
PEREGO – e la vör riparà in cà mea?
IRINA – Da un certa part, sì
PEREGO – Ma lee l’è matta, se gh’entri mì? sciura barbabietola
IRINA – Spinazzi, prego…
PEREGO – L’è istés… cusa la cred? De tiràm dentar in dul sò lasc cumè un giavàn?
IRINA – L’è no cume al pensa… mì me sun pentida de quel che ho fai… vöri pü turnà a fa quel che fasevi de nascundùn dul mè marì… ul don Mario, chì, de la gesa de san Cels, al m’ha (con enfasi) redenta… e da alura par salvà tanti tusan che podaressen bürlà dentar in la palta cume sunt bürlada dentar mì … ma sun impegnada a costituì la società du la pera marscia
PEREGO – a l’ha cambià articul… da la verdüra l’è passada a la früta
IRINA – par mì l’è diventada una missiùn
PEREGO – Da escort a misionaria… la gà tüta la mia stima… ma a mì la so früta la ma resta in sül stomigh
IRINA - Ca’l disa no inscì… la mia missùn l’è quela de salvà tüt i pér … parchè, se sa, che se in d’un cest ghè dentar una quai pera marscia, quela pera lì la farà marscì anca quii alter… dunca
PEREGO – Dunca… in cà mea de peér marsc ghe n’è no… l’ha sbaglià cestìn
IRINA – Mì ho mai dì che in cà sua ghe sian di peér marsc… anzi…
PEREGO – Alura parchè la s’è presentada chì?
IRINA – Al gà cred se ghe disi che l’è stada una pura fatalità?
PEREGO – Cioè?
IRINA – Cioè… ho incuntrà ul so amis Ambrös… che’l m’ha dì che lü l’è un omm generus, altruista, nobil e bun… e mì me sun detta: tè, l’è propi l’omm ca’l fa par mì
PEREGO – (schermendosi) no, no
IRINA – sì, sì… sun stada propi firtünada… adès vo sü in cà sua, ma sun detta, ghe dumandi de fa una piccola donaziùn par la pera marscia e inscì l’è fada
PEREGO – (con forza) Eh no! Chichinscì se ghè vün che l’è fa quel lì a sun mì
IRINA - a benedissi ul so amis Ambrös
PEREGO - (solo) e mi al maledissi inveci… quanto mai l’ho ciapà in cà
IRINA – Dunca… mì sun cunvinta che lü l’è mia inscì insensibil cume al par… sota quela scorza düra lü al gà ul cör de un nobil cavaliér
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Lü a l’è inscì bun
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Inscì bravo
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Inscì altruista
PEREGO – (lusingato) sì
IRINA – Inscì generus
PEREGO – No… apena nasü ho fai un voto
IRINA – quale?
PEREGO – De mia prestà dané a nissün
IRINA – Ma nanca par la missiùn du la pera marscia?
PEREGO – Tanto meno par quéla
IRINA – Ma parchè? Ul so amis spazzìn al va adrè a dì…
PEREGO – Che la ghe daga mia a trà a quel balandran lì… a l’è pussè busard che Giüda … anzi, la sa se ghe disi? Che la porta ul spazzìn dal don Mario, a san Cels… inscì magari ul prevost l’è bun de cunvertil … e intant na po aprufittasan … al ga fa scuà ul sagrà du la gesa… dü piviùn cun na grana sola
IRINA – Ma la pera ?
PEREGO – Oh, quela lì bisogna destöla dal cestìn…
IRINA – Dunca?
PEREGO – Dunca, par ul mument che la sa desfescia lee… in seguit vedarèmm de desfescià anca la pera
IRINA – Ma…
PEREGO – Mariuccia!
MARIUCCIA – Sì?!
PEREGO - La sciùra la gà de andà
IRINA – Ma…
PEREGO – L’è finida l’ura del parlatorio… Addio sciura Carota
IRINA - Spinazzi
PEREGO – Spinazzi, l’è istess… ma la sappia che mì sun mia un peverùn … addio… e me racumandi… che la venda ben la so verdüra (Irina via) e attenta che i pér quand hinn madür a crodan giò di piant e se vegnan in cò a fann mà

Scena quarta

(MARIUCCIA, PEREGO, AMBRÖS)

MARIUCCIA – L’ha fa propi un cativi afari stamatina… eh? Sciur cavaliér..
PEREGO – Parlamen no, Mariuccia… che me sun già pentì… amarament
MARIUCCIA – Al ved sel vör dì mia scultà i mè cunsili? Al ma vureva büta föra de cà par tegnì chì quel brüt müsùn de galera! E intant al s’è cascià in di pastizz
PEREGO – Te ghet razùn, Mariuccia, ma ades sta mia lì a rugà cul bastùn in la…
MARIUCCIA – Sssst! L’è drè rivà ul so …. amis… bona furtüna… ad ogni bon cünt mì sto chì prunta a dagh una man
PEREGO – Grazie, Mariuccia, ta ricumpensarò par i extra che te fò fa (solo) Oh sa pudessi truvà una scüsa par mandal via… almeno par stasira… dumàn sa vedarà (con dolcezza a Ambrös) Te’l chì va, ul mè amis Ambrös… cume la ta passa? Te set cuntent? Te vörat diolmai fa un girett? Andà a truvà i tò amis spazitt? Te vörat cugnoss pussè ben la città?
AMBRÖS – No, grazie… stò ben chì… e pö la città la cugnossi cume i mè sacocc… i mè amis spazzitt hinn mia tanto amis… e par stasira gò da fa un lavurà impurtant
PEREGO – (solo) Cul cumendatùr Cazzaniga… al so (con dolcezza, ad Ambrös) Ma te set mia stüf de stà chì sarà sü in sta cà?
AMBRÖS – No… e pö sunt apena rivà dal bar chi da sott
PEREGO – (solo) La gà razùn la Mariuccia… l’è pussè dür dul manigh du la so scua
AMBRÖS – Incö duvarìa vütà la Mariuccia
MARIUCCIA – Oh! Ma mì gò mia bisogn dul tò aiüt… ghè ul garzùn dul prestiné che’l ma vütarà
AMBRÖS - Ul tò murus?
MARIUCCIA – Ul mè murus
AMBRÖS – (reagendo) E mì ghe darò una scuvada in cò
MARIUCCIA – Fa no ul balabiott… lü l’è pien de premüri par mì… lü l’è bun de dì una quai busia par salvà ul so padrùn
AMBRÖS – Una busia… no
MARIUCCIA – Una busia… sì… che mà ca ghè?
AMBRÖS – (risoluto) No, no… una busia… mai!
PEREGO – (solo) M’è vegnü una gran idea! Ho truvà la scüsa par disfesciàl a la bon’ura (ad Ambrös) Car ul mè amis Ambrös, gò de fat fa un lavurà urgent… anzi urgentissim
AMBRÖS - Pas stasira?
PEREGO – Te se disbrigaret in d’un attim
AMBRÖS – Par stasira podi no
PEREGO - Hinn assè des minüt
AMBRÖS – Sa l’è inscì ghè no prublema… sa devi fa?
PEREGO – Scultum ben… te vet chì da bass e te ciaparet ul tram numer vün
AMBRÖS – sì
PEREGO – subit dopu te saltaret giò in piazza Cadorna
AMBRÖS – sì
PEREGO – Subit dopu ammò te andaret drizz e de pressa alla pulizia ferroviaria
AMBRÖS – sì
PEREGO – Süguita no a dimm de sì… sculta piüttost
AMBRÖS – sì
PEREGO – Basta adés! Dunca… te vet dalla pulizia e de ghe disaret: “ Sciura pulizia devi andà a Bagg a sunà l’orghen ma gò mia ul pasaport”
AMBRÖS – … Gò mia ul pasaport… L’è la verità
PEREGO – E cert! Mì mai ta farò dì una busia…e sübit dopu “andè vialtar a sunà l’orghen a Bagg”
AMBRÖS – Dunca… “ Sciura pulizia devi andà a Bagg a sunà l’orghen ma gò mia ul pasaport e sübit dopu…
PEREGO – Senza sübit dopu
AMBRÖS - Ho capì… “ Sciura pulizia devi andà a Bagg a sunà l’orghen ma gò mia ul pasaport e senza sübit dopu…
PEREGO – No… sta attent na boma volta… te disaret “ Sciura pulizia devi andà a Bagg a sunà l’orghen ma gò mia ul pasaport… andè vialtar a sunà l’orghen a Bagg” chiaro?
AMBRÖS – Capito
PEREGO – Ben… alura va’!
AMBRÖS – E sübit dopu turnarò?
PEREGO – de cursa….
MARIUCCIA – (a Perego sottovoce) Ghè rivà ul sciùr cumendatùr cun la sciura so miè…
PEREGO – de cursa te vett e de cursa de turnet… par fa pussè in svelta ciapa l’ascensör… va… desciules!
AMBRÖS – A vughi! (via)





Scena ultima

(PEREGO, MARIUCCIA, AMBRÖS, CAZZANIGA E SIGNORA CAZZANIGA)

MARIUCCIA – Che’l vegna avanti sciur cumendatur… (con inchino) sciura…
PEREGO – (solo) Apena in temp! (forte) Oh! Eccu chì ul mè amisùn Cazzaniga… sciura i mè omaggi…. Cume sun cuntent che sii vegnü chì a festeggià ul mè cumpleann
CAZZANIGA – (aspro) Bonasira a tì e… grazie par l’invìd
PEREGO – (solo) L’è rabià ‘mè un vespas
SCIURA C. – (sottovoce a P.) T’è ricevü ul mè biliét?
PEREGO - (sottovoce) Sì… e ho mandà föra de cà ul spazzìn… cul direttissim
SCIURA C. – Respiri
CAZZANIGA – (aspro) Se te sevet drè a dì?
PEREGO – Nagott!
CAZZANIGA – (aspro) Epür t’ho vist che te parlavat in d’un uregia a la mè mièe
PEREGO – Ah! A la tò mièe… sevi drè a dì che te ma parat divers dul solit
CAZZANIGA – (solo) In effett.. te ghe mia tütt i tort… (solo e guardandosi attorno) Ma dua l’è che’l s’è cascià sto boia d’un spazzìn?
PEREGO – Cerca, sü, cerca… (cazzaniga si muove cercando in ogni angolo e Perego lo segue divertito) aqua… aqua… aqueta… (solo) te’l trovaret mai… (forte) aqua….
MARIUCCIA – In la sala de là ghè già tüt prunt… aperitivi e stuzzichini… gà n’è par tüt i güst… se i sciuri a vöran vegnìm adrè..
CAZZANIGA - Un mument! Prima de incumincià va vöri fa una bela surpresa
PEREGO – Oh la Peppa! Te ghet in ment un quai giögh de prestigio? O te vörat cüntà sü una barzelletta?
CAZZANIGA – Ridarà ben chi ridarà par ültim
SCIURA C. – A tremi tüta
PEREGO – Alura? Qual è la surpresa?
CAZZANIGA – Chi vivrà vedrà
SCIURA C. – Sto mia in pèe
PEREGO – (alla sciura C.) E i mè gamb me fann giacomo giacomo (ride forzatamente) Cuma l’è spiritus ul nostar cumendatùr!
CAZZANIGA – (solo) Ma in duva l’è andà a casciàs sto bamba d’un Ambrös?
PEREGO – Cerca, sü, cerca… (Cazzaniga si muove cercando in ogni angolo e Perego lo segue divertito) aqua… aqua… aqueta… (solo) te’l trovaret mai… (forte) aqua…. (alla signora C.) Abbi mia pagüra… l’Ambrös l’è luntan cent miia
CAZZANIGA – A riesi mia a vidè ul tò amis spazzìn
PEREGO – Al sarà de là in biblioteca… al s’è appasiunà di libar… (vedendolo entrare) Lü?!
AMBRÖS - Ehi! Ehi! Sciur cavaliér…
SCIURA C. – (sola) O santa Redegonda, a sun perdüda!
PEREGO – Tì?! Ma cusa te fet chichinscì? Te duvevat mia vess in piazza Cadorna?
AMBRÖS - sì, ma te me mia dai i danè par ul tram
PEREGO – Tè, tè… ciapa ul mè purtaföi… va svelt…
CAZZANIGA – (fermando Ambrös) Tela chì la mè surpresa! Te l’avevi prumetüda e adès te la vedaret
PEREGO – (fingendo sicurezza) Cuma l’è simpatich stasira ul mè amis cumenda Cazzaniga!... (cambiando tono) Ma senti mà… ma senti mà… gò bisogn un sustègn…
SCIURA C – E mì sunt bel’e che morta
PEREGO – (cercando l’aiuto di Mariuccia) Ul mè piano l’è drè andà tütt in balùn…Vütum!
MARIUCCIA – (accennando ai soli) Dipende
PEREGO – Par piasè!
MARIUCCIA - da sta uregia ghe senti pocch
PEREGO – (dall’altro lato) e da questa? (le dà i soldi)
MARIUCCIA – A sun guarida!
PEREGO – Balusòna d’una balusòna!
MARIUCCIA – Sa fa quel che sa po
CAZZANIGA – Dunca, Ambrös, tì te set quel che te me prumetü
AMBRÖS – Via! Ul spazzìn al gà una parola sola!
CAZZANIGA – La verità?
AMBRÖS – La verità
CAZZANIGA - (prendendo la mano della moglie) Te recugnossat sta sciura chi?
SCIURA C. – E tì te me vörat cumprumét davanti alla servitü? Cume sa fudessi una… (si ode un fischio)
AMBRÖS –(solo) Orcu sciampìn… ul murùs du la Mariuccia!
MARIUCCIA – Se te parlat al spusi stasira stessa
AMBRÖS – (esitando) Stasira? No…
CAZZANIGA – Alura? Sta verità? Parla, diavul bestia!
AMBRÖS – (forzatamente) Al vör savè la verità
PEREGO – (papagallescamente) Al vör savè la verità
MARIUCCIA - (con forza accennando al moroso) Al vör savè la verità
SCIURA C. – O santa Pudebonda, ma squagi tüta
AMBRÖS – Insomma… beh… eccu…
CAZZANIGA - Parla
AMBRÖS – (si ode un altro fischio) No! L’è mia lee
PEREGO, MARIUCCIA, SCIURA C. – Oh!! (sospiro di sollievo)
AMBRÖS – L’altra a l’eva püssè bassa e un pu gobba…
CAZZANIGA – alura stamatina te me dì una busia
AMBRÖS – Insomma… eccu… sì… gò dì una busia
PEREGO – O santi Moderato e Genziano … al dis i busii anca l’Ambrös
SCIURA C. – (al marito) E tì ta ma vurevat svergugnà davanti a tücc… una donna inscì par ben cume mì…
PEREGO- (sottovoce alla signora Cazzaniga) Fa’ finta de svegnì…
SCIURA C – Ah! (si lascia andare tra le braccia del cavaliere)
PEREGO – Te vist sa te fai? A cünt de la tua gelusia?
CAZZANIGA – Ma mì… o no! Sü, sü… ghè mia in gir du l’asè? Teresa, Teresina… mia bella
MARIUCCIA – De là… in cüsina… Ambrös, va’ de là a tö l’asè
AMBRÖS – De cursa
SCIURA C. – (sottovoce a Perego) Podi rinvegnì?
PEREGO – Ancamò no… specia un attim
CAZZANIGA – Teresa, Teresina…
AMBRÖS – Eccu chì l’asè
CAZZANIGA – (lo prende e lo fa respirare alla moglie) Sü. Sü. …
MARIUCCIA – (strappandogli la boccetta) Pian, pian barbè che l’aqua la scotta… che viulenza! Inscì la sufega pora crista!
PEREGO – (alla moglie di Cazzaniga sottovoce) Adès te podat rinvegnì
SCIURA C. – Ah! Piergiorgio duva sunt?
CAZZANIGA – In cà dul cavaliér Perego, mè amis, cara!
PEREGO – Che l’è stà acüsà ingiüstament de ves ul so amante (sottovoce alla signora Cazzaniga) E adès rabies… in crescendo…
SCIURA C. – Come? Come? Mì l’amante… (crescendo il furore) Eh no! Eh no! Eh no! L’è un’ufesa tropa granda! Mì l’amante de… de… quel rospo lì?
PEREGO - (Come sopra) Con moderazione… esagera no in di titul…
SCIURA C. – Quand turnerem a cà nostra te ghet da fa i cünt cun mì
CAZZANIGA – Cunt, marches duca… ma adès mucala… fa’ no paiasciàd!
SCIURA C. – Ah! Saria mì ul paiasc?
CAZZANIGA – Ho sbalià… al cunfessi
PEREGO – Sciura… la ghe perdona… l’ha cunfessà
SCIURA C. – (più calma) Ma sa po savè cusa te vurevet?
CAZZANIGA – Vurevi savè la verità
AMBRÖS – La verità?
CAZZANIGA – Sì… la verità
TUTTI – La verità!?
AMBRÖS – La verità… a l’è come la lüna in dul pozz… impussibil de catà…

FINE

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